La verità sul Commissariamento dei Frati Francescani dell'Immacolata

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IL DOTTO DEOTTO E L’INDOTTO DELLE BANANE

aprile: 2015
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Paolo Deotto non è un dirigente sportivo, ma un ammiratore di Carlo Tavecchio aspirante alla presidenza della Federcalcio.

Lo ha difeso strenuamente dalle critiche mossegli da tutti gli ambienti politici, sportivi e pubblicistici per esternazioni razziste su calciatori extracomunitari da lui definiti, “mangiabanane”.

Non sappiamo se la stitichezza, il diabete, l’ulcera gastroduodenale o la tendenza all’obesità impediscano al Nostro di gustare il frutto tropicale di cui si nutrono specialmente quei primati il cui comportamento è spesso emulato da chi presume di conciliare l’animalità con la razionalità.
Forse per dispetto qualche scimmietta o qualche… sportivo extracomunitario deve aver lanciato una buccia di banana sul marciapiede di casa del Deotto, vista la rovinosa scivolata “a gamba tesa” sulla questione dei Francescani dell’Immacolata.

Tutti ricordiamo la storiella de’ “La volpe e l’uva” il cui significato è la forza distruttiva dell’invidia attraverso l’arma della detrazione.

Paolo Deotto non si limita a sentenziare su fatti che non conosce, ma mette in discussione quanto altri – più onesti e professionali di lui – dicano su una vicenda che oramai conosce risvolti giudiziari e cronachistici non più rappresentati da blogghini di nicchia come per l’appunto, “Riscossa Cristiana”.

Non è da escludere che qualora Paolo Deotto  fosse davvero ben informato sui fatti,  il magistrato non esiterà ad interrogarlo come « persona informata sui fatti ». Saremo allora curiosi di conoscere la fonte delle sue dichiarazioni. Il resto è solo millanteria.

Ai benpensanti rincuora sapere che a difendere un decaduto Fondatore siano rimasti solo i blog di nicchia, quelli dalla monocampana stonata, quelli del killeraggio mediatico fatto per simpatia e ideologia,  quelli che si vendono per… un casco di banane?

Essi rappresentano un modello da utilizzare nei laboratori delle Scuole Medie per far capire ai ragazzi il principio fluidodinamico dei vasi comunicanti.

Nel post intitolato La strana vicenda del sequestro dei beni…“, Paolo Deotto afferma che:

“La Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata non possiede e non ha mai posseduto beni”.

A noi risulta che i Frati non avessero piuttosto proprietà, rilevando finalmente la confusione del Deotto tra uso (o possesso) e proprietà di beni.

Inutile ricordare che su qualche spazio mediatico emerge anche che il Fondatore avesse un conto corrente personale.

Ne era per l’uso o per la proprietà?

Chiederemo ai Frati se nelle Costituzioni FI è permesso a un loro Religioso avere un conto corrente personale…

Padre Volpi è accusato dal Deotto di ricevere 5000 euro al mese.

Per il lavoro che svolge ne meriterebbe il doppio, ma è un vero peccato che Deotto, pur ritenendosi così informato e amico dei Frati, non abbia saputo dagli stessi quanto tale notizia sia una maliziosa bufala.

Volpi, infatti, non è salariato e non riceve compensi o onorari per i suoi servizi.

Crediamo che sia una scelta secondo il suo stile. 

Dovrebbe essere un fatto risaputo almeno ai gentiluomini o gentildonne che lo giudicano quotidianamente e fanno credere di saperla lunga sui Frati.

Peccato per il Deotto e per i calunniatori in attesa di “lettera dalla busta verde”, che lo scoop sia diabolicamente apparso la prima volta sul profilo facebook di un « familiare » (?) al Fondatore molto esposto al grande pubblico. 

Verrebbe da dirgli: “Vade retro!”

Un’autentica perla informativa è poi la seguente affermazione:

“Le donazioni, cospicue, che nei decenni sono state fatte da tanti benefattori, sono sempre state a favore di associazioni di fedeli, formate da laici, non da religiosi. Queste associazioni, da prima del commissariamento, sono presiedute da laici, non da religiosi”.

Il Deotto ne è proprio sicuro?

Perché non chiede alla Procura di Avellino gli Atti degli Avvisi di Garanzia e ci spiega su cosa si basa la truffa aggravata e il falso ideologico?

Chi faceva capo alle Associazioni?

Chi ne erano membri effettivi prima del Commissariamento?

Laici – come lui dice – o Religiosi?

Quando sono state fondate le Associazioni?

A partire da quando sono subentrati i laici familiari e amici del Fondatore?
 
Sono atti pubblici di accesso universale.
 
Associazione Missione dell’Immacolata, Associazione Missione del Cuore Immacolato, Associazione Casa Mariana Editrice.

Paolo Deotto non è informato sui fatti o mente sapendo di mentire?

Il Nostro confonde poi la misconoscenza dei Frati sul patrimonio milionario con la conoscenza dei benefattori della loro donazione.

Uno smeraldo di logica!

Tizio dona a Sempronio un appartamento e non è al corrente di quanto ha fatto?

C’è bisogno del Deotto per rilevare qualcosa di ovvio?

Ammesso che i Frati (tranne qualcuno…) non ne sapessero nulla, l’illustre direttore deve dimostrarci se ogni singolo donatore fosse però a conoscenza dell’intero patrimonio …

Abbiamo i nostri dubbi.

Il Deotto incalza:

“I beni, mobili e immobili, amministrati dalle associazioni di laici, sono utilizzati per gli scopi specifici della Congregazione: apostolato, opere caritative, buona stampa, informazione religiosa.”

Concentriamoci sul primo assioma e più precisamente su quel riferimento ai laici: “(…) associazioni di laici…”

Come già detto, non erano esclusivamente Frati e Suore i Soci delle Associazioni fino al Commissariamento?

Cosa è successo dopo e perché?

Chi aveva permesso l’ingresso di quei Religiosi nelle Associazioni se non il Fondatore Padre Manelli?

Chi aveva escogitato l’ipocrita “fictio iuris” per dare parvenza di povertà se non il Padre Manelli?

Chi aveva pensato alla creazione di un’Associazione privata di diritto pubblico, se non Manelli?

Lo scopo?

Sottrarre i beni al controllo della Santa Sede.

Perché?

Semplice!

Il Padre Manelli aveva sempre considerato la Chiesa come covo di eretici e massoni di cui diffidare.

Sognava nel delirio paranoico una monarchia cattolica delle banane; virtuoso com’era una riforma dall’interno, una sorta di restaurazione borbonica a suon di milioni o miliardi delle vecchie lire, quelli il cui utilizzo potrebbe essere già intuibile, immaginando i tanti, ma decaduti protettori al suo soldo.

Chi ha permesso nelle associazioni l’ingresso successivo di laici se non il Manelli?

Chi aveva voluto inserire nello statuto delle Associazioni la clausola originaria per la quale potevano essere soci solo Frati e Suore Francescani dell’Immacolata?

Il Manelli!

Chi ha designato i laici che sono subentrati ai Religiosi?

Il Manelli!

Chi ha fatto cambiare le regole e la finalità dello statuto da

“apostolato, opere caritative, buona stampa, informazione religiosa” 

a “spirito del Padre Manelli”?

Il Padre Manelli!

Di una cosa ha ragione il Deotto, quando scrive:

“Tutto ciò non è certo una novità!”

Di un’altra cosa, invece, ha torto marcio il Deotto:

“Le vere ragioni del commissariamento non sono mai state chiarite”.

Dopo l’obbedienza  (a se stesso) e la povertà (per gli altri) scivolate sulla buccia di banana, cosa resta ancora al Fondatore da nascondere?

Più il chiasso aumenta, più il sole sale allo zenit.

Ne vedremo e sentiremo ancora delle belle nel tormentone degli imbananati e imbananate dal Manelli…

Quale sarà il prossimo scandalo chiarito e schiarito alla luce della verità?

Firmato:

 Optì Pobà,

titolare nella Lazio e testimonial della Chiquita