La verità sul Commissariamento dei Frati Francescani dell'Immacolata

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STEFANO MANELLI E LA TRACOTANZA

L’osservazione della personalità del presbitero Stefano Manelli conferma proprio in questi giorni la sua tracotanza.
L’istrione istriano potrebbe figurare tra i personaggi meno esemplari che la tragedia greca definisce hybristes, ossia colpevole di tracotanza.
Dopo sette anni dalla legittima e benedetta deposizione del Manelli da superiore generale dei Frati Francescani dell’Immacolata, il nostro personaggio non ha ancora esaurito il ricco repertorio di colpi bassi per sfidare tutto e tutti: truffe, calunnie, appropriazioni indebite, false testimonianze, corruzione, menzogne, atti libidinosi, lobbismo, alleanze politiche ed ecclesiali con gli oppositori del Papa… patto col diavolo!
Dopo lo sfratto di quaranta frati dal complesso conventuale di via Boccea a Roma, il Manelli ha avuto la recente sfrontatezza di chiedere al Vicariato di Roma l’accoglienza canonica per l’ammucchiata umana dei suoi adepti.
Ha chiesto lo stesso anche a Mons. Gino Reali, vescovo di Porto Santa Rufina, ma con un ricatto luciferino: il condono condizionato di 900 mila euro pretesi come affitto per l’immobile di via Boccea dal 2016, anno della fine del comodato d’uso e quindi della restituzione del complesso di via Boccea, 590, alla sua (del Manelli) associazione.
Non è solo il delirio geriatrico che muove il Manelli; c’è anche la consolidata consapevolezza di coperture ecclesiastiche benché da reparto di geriatria: Dziwisz, Sodano, Ruini… sono solo alcuni nomi dei suoi vecchi cardinali protettori che hanno permesso ai più recenti patroni come Burke, Rodé, Piacenza… di fare il buono e il cattivo tempo.
Del commissario pontificio al quale avrebbe dovuto sottomettere il suo progetto essendogli suddito, se ne frega altamente: lo considera un “balocco” salesiano.
La cavalcata trionfale del Manelli, tuttavia, è sul dorso di un pony.
Esiste una leggenda riguardante Filippo Argenti che ben si addice al Manelli.
Si dice che questo “guelfo nero” girasse per le vie di Firenze tenendo le gambe ben aperte, in modo da colpire in faccia qualsiasi persona capitasse vicino a lui.
La gente, esasperata da questo comportamento, andò a reclamare in Comune chiedendo che l’Argenti cavalcasse con le gambe più chiuse possibile; la richiesta venne approvata, ma Filippo sfrontatamente continuò a comportarsi come se nulla fosse. Il celebre poeta Dante scoprì anche un caso di corruzione all’interno della politica gestionale dell’urbe toscana, in cui era coinvolto proprio Filippo Argenti.
Ieri come oggi personaggi come l’Argenti rivivono nei tracotanti come Manelli.
Questa lor tracotanza non è nova;
ché già l’usaro a men segreta porta,
la qual sanza serrame ancor si trova.
Sovr’ essa vedestù la scritta morta:
e già di qua da lei discende l’erta,
passando per li cerchi sanza scorta,
tal che per lui ne fia la terra aperta».
(Inferno VIIII)
Dante colloca addirittura al V cerchio del’Inferno Filippo Argenti.
Sempre nei racconti dell’epoca si narra di come una volta prese a schiaffi Dante e di come la sua famiglia si oppose alla revoca del bando a carico del Poeta. Si narra anche che avesse incamerato i beni di Dante finiti sotto confisca.
Che il Manelli si sia ispirato a questo dannato?
La tracotanza e l’insolenza in greco si chiama ὕβρις (hybris).
Nella cultura greca antica è anche personificazione della prevaricazione dell’uomo contro il volere divino: è l’orgoglio che, derivato dalla propria potenza o fortuna, si manifesta con un atteggiamento di ostinata sopravvalutazione delle proprie forze.
Chi si comporta da tracotante, tuttavia, viene punito dagli dèi direttamente o attraverso la condanna delle istituzioni terrene.

Genitori Manelli: Causa Revocata

Da cinque anni ormai il Manelli si sta prendendo gioco del commissario pontificio don Ardito Sabino che ridicolizza a ogni pié sospinto: “non capisce niente… lo teniamo in pugno… è ricattabile… quanto ancora può rimanere… pensano proprio a lui….”.
È riuscito a farlo isolare dal Dicastero Vaticano per la vita consacrata dopo essersene servito con l’arrembaggio persuasivo e difensivo dei suoi accoliti: religiosi e laici.
Il Manelli detesta chiunque gli è superiore e non accetta di interloquire direttamente con don Ardito, salvo che per asservirsene anche a mezzo di menzogne come sua forma maniacale di relazione con gli altri.
Il tema della tracotanza ricorre molto frequentemente nella Divina Commedia in ottica cristiana; qualsiasi peccato può essere ricondotto all’hybris dell’uomo, che tenta di arrivare con la ragione a comprendere i misteri del divino, ponendosi egli stesso come Dio, come “Padre Comune”.
Mi ha riferito un frate che P. Gabriele Pellettieri, il cofondatore prima vittima del Manelli, andava dicendo: “Tra Padre Stefano e la Chiesa, seguo Padre Stefano. Mi sono sempre trovato bene con lui. È la via più sicura”.
Le superiore delle Suore Francescane dell’Immacolata invece dicevano: “Tra il Papa e il fondatore, bisogna obbedire al Fondatore!”
Come soldatini di latta o bambole di plastica il Manelli manipola queste persone, abusa della loro anima e della loro salute inducendo al crimine, al peccato, all’eresia, al sacrilegio, alla rinuncia ai voti… come se nulla fosse.
“Chiedi la dispensa, chiedi l’esclaustrazione, chiedi l’assenza domo, vai a parlare con quel vescovo amico, trasferisci quella somma di denaro, convinci quella ragazza ad entrare da noi, fatevi dare quell’eredità, mettete questa firma, vai ad aiutare quella (mia) comunità, vai a predicare in quel monastero…. “ e così via e così sia.
All’hybris tuttavia segue la νέμεσις (nemesis).
Essa è la punizione giustamente inflitta dagli dei o comunque una conseguenza negativa inevitabile per cui qualcuno – che non è necessariamente il colpevole originario – potendo trattarsi anche di generazioni successive, di un raggruppamento umano o un adepto come i prestanome delle associazioni che dovrà pagare un prezzo.
Un frate che ne ha visto solo la foto, sta da qualche tempo sognando Settimio Manelli senior.
Ha lo sguardo truce e fisso verso il figlio Stefano. Per chi non lo sapesse, la causa di beatificazione dei coniugi Manelli è ufficialmente bloccata.
È questo un altro capolavoro di Stefano Manelli.
È come se il capostipite si stesse rivoltando dalla tomba, quella tomba abusiva nella cripta del santuario di Frigento, dove la presenza dei coniugi Manelli non ha più alcun senso e si presta a ulteriori critiche sulla tracotanza del figlio Stefano.
Nel corso della tragedia il fantasma di Dario, padre di Serse, compariva infatti per condannare la follia del figlio esortandolo a non oltraggiare più gli dei “con tracotante ardire”
Da nostre reminiscenze accademiche Il termine hybris si rinviene anche in campo giuridico. Nella legislazione greca, infatti, era considerato un oltraggio compiuto senza versare sangue, un vero e proprio reato in quanto la persona era sottoposta al disprezzo pubblico perdendo così il proprio onore. Il dibattito infatti ruota proprio sul valore originario di questo lemma: se la sua accezione sia stata questa fin dal principio o se solo in un secondo momento sia passata alla sfera giuridica. Nelle Opere e giorni di Esiodo il termine ha significato di “tracotante, violento”, escludendo colui che ne pecca dalla comunità civile.
È esattamente quanto accadrà a Padre Stefano Manelli esclusosi dalla comunità ecclesiale e civile lasciando un cattivo ricordo di sé e della sua famiglia.
È condannato ormai giocare fino in fondo la sua partita sperando in un improbabile colpo di teatro ma questo ormai non succederebbe più nel suo caso, “ nemmeno a ogni morte di Papa” … o di commissario pontificio!
MLC