La verità sul Commissariamento dei Frati Francescani dell'Immacolata

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PADRE MANELLI E LA PROTESTA DEI SANDALI ROSSI

Il 25 Novembre  è la data che identifica una lotta che si deve fare giornalmente ovvero la Lotta contro la Violenza sulle Donne.

Da quando l’artista messicana Elina Chauvet nel 2009 espose 33 scarpe rosse a Ciudad Juárez, nota per l’elevato tasso di femminicidio, queste calzature sono diventate simbolo di  violenze, morti e maltrattamenti che le donne hanno subito nella loro vita.

Il 25 novembre scorso in tante piazze del mondo le scarpe vuote hanno urlato tutto lo strazio, la vergogna, le paure e la condanna di chi ha deciso finalmente di DIRE BASTA.

E’ un problema culturale che riguarda la società ed è un problema che non risparmia nemmeno le istituzioni ecclesiastiche.

Ho dovuto e voluto dire “BASTA” anche io arrivata alla soglia degli “anta” con un velo, non solo in testa, ma mantenuto davanti agli occhi per troppi anni, sin dalla post adolescenza, l’età dei sogni, l’età degli ideali, l’età degli amori, l’età della vocazione, l’età della fragilità.

A troppi ormai è noto il caso del fondatore delle Suore Francescane dell’Immacolata, Padre Stefano Manelli che la Santa Sede ha rimosso dal governo del “suo” Istituto nel 2013 e che la Magistratura italiana ha sottoposto a indagine giudiziaria per abusi sulle religiose finiti in prescrizione per decorsi termini di procedibilità e a procedimenti giudiziari civili e penali con rinvio a giudizio per malversazioni sul patrimonio ecclesiastico.

Forse non è un caso se quest’anno la Giornata di Lotta contro la Violenza sulle Donne coincidendo con la solennità di Cristo Re, ricordava anche l’anniversario di ordinazione sacerdotale di p. Stefano Manelli.

In quest’occasione ogni anno numerose religiose gli tributavano omaggi presso l’Abbazia Hotel di Frigento, una struttura alberghiera che il Manelli rilevò in contanti sonanti di milioni di euro per radunare le sue “devote” diffuse sul territorio nazionale.

L’operazione fu quantificata per difetto al fisco con la compiacenza della mia ex superiora Carmela De Luca (Madre Consiglia di Calore Irpino).

Nei miei ricordi di ex adepta ricordo come i nostri genitori profittavano degli anniversari del fondatore: Cristo Re, 1 Maggio e 26 Dicembre, per celebrare padre Stefano Manelli con adulazioni e doni, spesso buste consistenti per ottenere un trattamento più benevolente da parte delle superiore in quei conventi lager dove vivevamo.

Ai familiari anche più stretti era fatto veto bilaterale di contatti e frequentazioni spontanee e regolari, in forma telefonica o personale, mentre la posta era controllata dalla superiora e l’uso di internet e di una casella e-mail privata era vietato.

Tutto era centellinato in una gara all’autodenuncia e alla disumanizzazione quale traguardo finale che vedeva nel muro alla libertà quel punto d’arrivo contro il quale tante volte ci abbiamo sbattuto la testa.

Con compiacenza ho appreso della recente discesa in campo dell‘Unione internazionale delle superiore generali che invita chi ha subito abusi a non restare in silenzio.

Si chiede, in considerazione anche di storie recenti di suore vittime di stupro da parte di prelati (eloquente il caso del vescovo indiano Franco Mulakkal, arrestato e processato dalle autorità locali dopo la denuncia di una suora, rimosso dal Papa dal suo incarico) che ogni religiosa che abbia subito un abuso non resti in silenzio.

Purtroppo con le nostre superiore non ci era dato di parlare poiché qualunque atteggiamento ambiguo del padre Manelli era interpretato come “slancio mistico” mentre gli approcci libidinosi più palesi venivano giustificati dal “bisogno represso” di un’infanzia vissuta lontano dalla mamma.

L’abuso di ogni sorta – sessuale, verbale, emotivo, o un uso improprio del potere all’interno di una relazione – lede la dignità e il sano sviluppo della persona che ne è vittima.

Le superiore generali si pongono “accanto alle donne e agli uomini che hanno dimostrato coraggio, denunciando i casi di abuso alle autorità…”.

“Condanniamo i fautori della cultura del silenzio e dell’omertà, che si servono spesso del pretesto di ‘tutelare’ la reputazione di un’istituzione o che definiscono tale atteggiamento ‘parte della propria cultura’ – dichiara l’Unione delle Superiori Maggiori -. Sosteniamo una trasparente denuncia di abuso alle autorità civili e penali, sia all’interno delle congregazioni religiose che nelle parrocchie o diocesi, o in qualsiasi spazio pubblico”.
“Ci impegniamo – continua la UISG in un testo – a collaborare con la Chiesa e le autorità civili per aiutare le vittime di ogni forma di abuso a sanare le ferite del passato attraverso un processo di accompagnamento e di richiesta di giustizia e a investire nella prevenzione dell’abuso attraverso una formazione collaborativa e programmi educativi per bambini, donne e uomini, desiderando costruire reti di solidarietà per contrastare queste situazioni disumanizzanti e contribuire a una nuova creazione nel mondo”.

In verità sto seguendo con amarezza il modus procedendi dell’attuale commissaria delle Suore Francescane dell’Immacolata, suor Noris Adriana Calzavara e non c’è nulla di buono da sperare.

Io ho fatto ormai la mia scelta, è vero, sono uscita dall’Istituto, ma quali e quante sono le ferite non ancora cicatrizzate.

Quali e quante sono le responsabilità delle mie superiori di ieri e della Madre Commissaria di oggi?

La Suor Noris ha lasciato inalterati gli assetti di governo interno, non è riuscita a frenare l’adorazione al fondatore Manelli permettendogli sotto il suo naso di continuare a venire nelle nostre case e a farci pressioni – come a Fontanarosa – per togliere ad esempio il mandato all’avvocato Sarno che sta cercando di recuperare le nostre temporalità dirottate ai nuovi associati laici, amici parenti e amici degli amici del fondatore.

Ha fatto chiudere case religiose storiche a Frigento per assecondare quelle consorelle che le avevano detto di non poterle più abitare per motivi di salute e che hanno poi rioccupato sotto la veste della nuova pseudo-congrega femminile patrocinata dal padre Manelli.

Non è in grado di tenere testa su ogni atto di governo ai ricorsi dell’avvocato rotale Emilio Artiglieri, un protetto del “clan dei prelati genovesi” legato esplicitamente al tradizionalismo militante e a quell’estrema destra cattolica ostile al pontificato attuale. https://www.riscossacristiana.it/le-radici-culturali-della-destra-di-emilio-artiglieri/

Non si capisce inoltre come sia possibile che l’Artiglieri lavori per quello stesso Dicastero, la CIVCSVA, che ci ha messo sotto inchiesta: è giudice e imputato allo stesso tempo. Fantastico!

La Madre Commissaria è stata incapace di tenere coese le periferie missionarie e di mettere a contributo le poche suore disposte a collaborare con lei avallando piuttosto la loro emarginazione come in Argentina.

  “Chiediamo che ogni donna religiosa vittima denunci quanto accaduto alla superiora della propria congregazione e alle autorità ecclesiali e civili”, afferma l’Uisg, promettendo sostegno a chi abbia “il coraggio” di parlare.

Sembra una presa in giro, un insulto alle vittime di fronte all’atteggiamento del Dicastero per la Vita Consacrata e della Commissaria Apostolica.

Dove sono finite le denunce al padre Manelli a Dottrina della Fede?

Quale è stato il loro seguito?

In che modo sta conducendo la sua vita il mio ex Fondatore?

Come ha celebrato il suo anniversario anche quest’anno a dispetto delle direttive della Santa Sede?

Con quante suore e laici ha condiviso, fuori dal suo convento di Albenga, una delle diverse torte preparate per lui?

Di cosa si fa garante l’Unione Internazionale delle Superiore Maggiori se non riesce a gestire da quasi cinque anni un caso tanto pietoso quanto eclatante che ci riguarda?

“Il profondo dolore e l’indignazione per la serie di abusi perpetrati nella Chiesa e nella società odierna” delle duemila superiore generali delle Congregazioni femminili di tutto il mondo, che rappresentano oltre cinquecentomila religiose” è chiacchiera se non si passa ai fatti.

Come si continua a permettere che un fondatore messo sotto inchiesta per licenze su giovani donne che gli pendevano dalle labbra, che si sentivano fiere di essere palpeggiate, che erano completamente isolate dal resto del mondo per essere controllate e condizionate con facilità,  continui ad incontrare delle consacrate, a fare loro la “direzione spirituale” e la confessione?

Come risposte alle nostre perplessità e paure garantiste nei suoi confronti diceva: “Le Commissarie non capiscono niente… questo Papa non mi farà niente… il suo Successore mi darà ragione… Francesco dovrà dare le dimissioni… è una pedina della Massoneria… Elena Aiello lo predisse… la Chiesa non ha più vocazioni… siete rimaste solo voi con le vocazioni… sono tutte femministe, non pregano… salviamo la Chiesa (!)”.

Il peggio è che rideva e beffeggiava l’Autorità della CIVCSVA dicendo: “Vedete.. mi hanno mandato una lettera… e io faccio quello che voglio, è un’obbedienza ingiusta, anche con Padre Pio hanno fatto così, andiamo avanti…”.

Come si può permettere che le famiglie delle suore continuino ad elargire beni in liquidità e immobili pro Manelli e affiliati?

Come si può permettere che delle religiose continuino a lavorare gratis per delle opere sottratte all’Istituto dai prestanome di padre Manelli?

Le Suore Francescane dell’Immacolata continuano ad andare di parrocchia in parrocchia nell’urbe e nell’orbe farfugliando timidamente qualcosa per vendere i messalini da novanta milioni di euro l’anno non tassati per “aiutare le missioni” alle quali arrivano le briciole.

Non dice nulla il fatto che delle ex suore continuino a chiedere “il permesso per andare in bagno” al marito o ai genitori?

Che responsabilità ha la Chiesa e che responsabilità hanno le Commissarie Apostoliche davanti a Dio e alla storia?

Non sono forse “violenza omologata” quell’insieme di coercizioni, pressioni, diseducazioni, adorazioni ai fondatori alle quali tristemente si continua ad assistere nel 2018?

E’ ora di dire BASTA e lo faremo aggiungendo ormai a quella scarpe rosse, segno di una libertà esteriore mai avuta, i nostri sandali da vestali ed odalische di un Padre Stefano Manelli corrotto e corruttore logori con cartelle cliniche e referti medici accompagnati da querele di parte rivolte anche alla troika commissariale e alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata “albergo” di collusi, fannulloni e incapaci.

Non auguriamo ai “figli”, nipoti, amanti (uomini e donne) degli officiali e prelati di Curia, gli escrementi che coprendo Manelli per non essere ricattati stanno facendo inghiottire a noi, quegli stessi escrementi che alcune mie consorelle vomitavano di fronte a superiore incapaci di distinguere una celeacia da un mal di pancia, una diarrea da un morbo di Crohn.

L’ira degli dèi, come in modo malcelato fa intendere Manelli nella sua “teologia del cinismo”, si placa infatti con il sacrificio della vita delle vittime e con le vite rovinate e sacrificate al suo “io” al posto di Dio.