C’è un memoriale, redatto da padre Fidenzio Volpi, un sacerdote incaricato dal Vaticano di indagare su questo misterioso Ordine. Padre Fidenzio è morto anche lui, vittima, forse, degli stessi misteriosi personaggi che hanno seminato terrore e vessazioni in quello che avrebbe dovuto essere un luogo di pace. Padre Fidenzio ha consegnato, poco prima di morire, il suo memoriale all’avvocato Giuseppe Sarno,
I traffici poco chiari di denaro sembra siano stati gestiti, in modo spregiudicato, dal fondatore dell’Ordine dei Frati dell’Immacolata:Stefano Maria Manelli. Si parla di ingenti somme ma anche di vessazioni e soprusi rivolti soprattutto alle suore francescane dell’Immacolata. Il memoriale di padre Fidenzio è stato consegnato al pm della Procura di Avellino, Adriano Del Bene, che dovrà indagare sulla natura patrimoniale di ben 54 immobili, 17 terreni, un impianto radiofonico, 5 impianti fotovoltaici e una casa editrice.
Ma anche le violenze fisiche saranno poste sotto la lente di chi indaga. Una suora ha denunciato, per esempio, di aver firmato un patto di fedeltà a Padre Manelli con il sangue. Il sacerdote avrebbe smentito questo fatto, peccato, però, che una perizia grafologica sulla sua firma abbia accertato l’autenticità della stessa. Padre Manelli che avrebbe indotto un’altra religiosa alla prostituzione. Un’altra suora, di origine filippina, morta nel 2002 in Russia per meningite, ebbe negate le cure con farmaci e medicine. Un’altra religiosa, molto ammalata, non venne dispensata dai digiuni, dall’alzata notturna e da tutto il penitenziale. La madre generale ebbe a dire: “Se non siamo capaci di mantenere la nostra vita religiosa non siamo suore!“. La religiosa passò a miglior vita. Certamente miglior vita, a giudicare da quel che accadeva in quest’Ordine Religioso.
I testimoni interrogati dagli inquirenti hanno affermato che chi arrivava al misterioso convento di Frigento dovevano tagliare i ponti con le proprie famiglie e far credere di essere spariti nel nulla.
A tutto questo si aggiunge un’altra indagine, condotta sulla morte di unasignora anziana di Benevento, un’ex insegnante non sposata, che aveva regalato a Padre Manelli 400.000 euro e un grande appartamento. Soldi che sarebbero affluiti a Roma per “sponsorizzare” la causa di beatificazione dei genitori di Padre Manelli.
Indaga anche la procura di Roma, su questo “strano” frate e sui suoi misteriosi movimenti. Alcuni reati, infatti, sarebbero stati commessi nel convento di Frattocchie, in provincia di Roma. La lista delle morti “misteriose” legate a Padre Manelli e all’Ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata va allungandosi sempre più. C’è una contessa perugina, titolare di un ingente patrimonio: palazzi, soldi, ville, una delle quali nel centro storico di Perugia. Anche lei donò tutte le sue proprietà a Padre Manelli, che le vendette una per una. I nipoti della nobildonna si opposero a queste vendite insensate, ma non ne ricavarono nulla. Ora anche i familiari di padre Fidenzio Volpi, l’investigatore del Vaticano, vogliono vederci chiaro sulla sua morte. Potrebbero sporgere denuncia affinché le autorità indaghino. Molte persone vicine al sacerdote, infatti, hanno affermato che nell’immediatezza della morte padre Fidenzio era molto nervoso. I famigliari del sacerdote sospettano che sia stato lentamente avvelenato con una sostanza che, con il tempo, gli ha provocato l’ictus che risulta essere la causa ufficiale del suo decesso.
Un inquietante filo rosso lega tra loro le persone gravitanti nel convento e decedute per suicidio: si erano tutti opposti a padre Manelli o avevano scoperto le colpe commesse da lui e dai suoi collaboratori. I religiosi interrogati dalla Procura di Avellino hanno, nel frattempo, confermato che i medicinali erano banditi dal convento.
“Non ci permettevano di curarci o di assumere farmaci. Io avevo valori del sangue sballati: avevo bisogno di un ematologo, ma niente. Mi dicevano che ero fuori di testa“, riporta il settimanale “Giallo“. Si tratta della testimonianza di suor Maria Serena, di Torre del Greco (Napoli), che è stata nell’Istituto dei Francescani dal 1992 al 1997. Continua suor Maria Serena: “Le penitenze erano comunitarie, alcune molto dolorose. La sera dovevamo indossare il cilicio: una cintura di corda e di cuoio, ruvida e cosparsa di nodi e o di punte, che dovevamo portare sulla pelle per penitenza. Un altro oggetto di punizione era una frusta con dei chiodi appuntiti: ferendomi mi ero addirittura infettata“.
E, come se non bastasse, dalle testimonianze raccolte emerge un quadro sconcertante: le suore venivano spinte a concedersi ai benefattori dei Francescani dell’Immacolata. Se non accettavano, come è accaduto ad una religiosa, venivano confinate nella clausura.
L’Ordine dei Frati dell’Immacolata, dunque, sembra l’anticamera di quell’inferno dal quale i religiosi dovrebbero stare lontani. Un ordine fondato più per un interesse privato del suo fondatore, uno strumento per rastrellare soldi e per sfogare frustrazioni su chi non poteva ribellarsi, su chi credeva di essere in mani ben diverse.
Le ombre cupe dipinte da Umberto Eco nel suo “Il nome della rosa” si allungano ancora più oscuramente su padre Manelli, sul suo operato, sul suo discutibile modo di intendere la religione, le donazioni, lo stato di povertà al quale i Francescani dovrebbero essere votati. Se tutto quello che sta emergendo verrà ulteriormente provato, c’è da augurarsi che simili avanzi umani possano presto passare ad altre celle: quelle delle patrie galere.
Nulla potrà, però, ripagare quelle anime offese, ingannate e violate che hanno avuto la sventura di incrociare la vita e le opere di un frate molto più simile ad un capo banda mafioso che ad un padre spirituale.