La verità sul Commissariamento dei Frati Francescani dell'Immacolata

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FARODIROMA: IL QUINTO VOTO CHE ANNULLAVA LA DIGNITA’ DELLE FRANCESCANE DELL’IMMACOLATA

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Il quinto voto che annullava la dignità
delle Francescane dell’Immacolata

Dal sito “La verità sul Commissariamento dei Frati Francescani dell’Immacolata” pubblichiamo una lettera indirizzata alla Congregazione dei religiosi da un’ex suora francescana dell’Immacolata che racconta del “quinto voto” imposto dal fondatore padre Stefano Maria Manelli, che sempre più si conferma “il boia di Frigento” per l’efferatezza dei suoi comportamenti. 

“Mi chiamo ——  —— e sono una ex suora Francescana dell’Immacolata, ho già scritto precedentemente alla vostra congregazione dei vari problemi e difficoltà che avevo con il fondatore, cioè padre Stefano Maria Manelli, e con le suore francescane dell’Immacolata.

In questa nuova vorrei accennare particolarmente al quinto voto privato, anche se nel passato ne avevo già parlato ma poiché in questi giorni ho proprio trovato la formula esatta ho pensato di inviarvela.

Vorrei anche accennare alcune cose che non ho scritto prima, cioè che di questo voto non se n’è parla ne durante il postulandato ne durante il noviziato. Sia postulanti che novizie sono completamente all’oscuro di questo quinto voto, viene detto solo al momento della prima professione semplice ed esattamente qualche settimana prima della professione semplice.  In genere le neoprofesse fanno voto la sera della prima professione semplice, oppure il giorno dopo, ma ovviamente a questa funzione partecipano soltanto le neoprofesse. Ricordo che quando lo feci io, insieme alle altre mie consorelle cioè che avevamo professato insieme, questo voto l’ho fatto solo nelle mani di padre Stefano M. Manelli, perché padre Gabriele Pellettieri non c’era. Comunque tengo a sottolineare che in realtà Padre Gabriele M. Pellettieri non conta molto nell’istituto.
Come potete leggere nella formula che vi ho inviato,  questo voto si fa una sola volta e vale per tutta la vita, ma tuttavia c’è stato un eccezione perché un gruppo  di suore non aveva avuto l’occasione di fare questo voto insieme, ma l’hanno fatto separatamente, hanno chiesto a padre Stefano M. Manelli di rinnovare tutte insieme sia nelle mani di padre Stefano M. Manelli, sia nelle mani di padre Gabriele Pellettieri. Ma poiché era un periodo di tre giorni di studio le suore erano quasi tutte, infatti le suore hanno chiesto di rinnovare il voto  erano le neoprofesse, ma ricordo che alla segretaria giovane dell’Istituto Sr Maria Massimiliana venne in mente di chiedere se tutte le suore potevano rinnovare questo voto e così lo rinnovarono tutte insieme, anche se non è necessario poiché questo voto è per tutta la vita.
Comunque meglio sottolineare che le suore sono convinte che l’Immacolata  parla attraverso padre Stefano M Manelli e qualsiasi cosa dice è sempre la Madonna S.S. che parla attraverso padre Stefano M. Manelli anche se si tratta di qualcosa contraria al Codice di diritto canonico, ecc.
Un altro insegnamento di padre Stefano M. Manelli riguarda l’obbedienza cieca, lui vuole che le suore arrivino a questo punto, cioè senza più riflettere, anche se si tratta di qualcosa di poco chiaro, ricordo in particolare di una suora che mi disse “io tante cose non le capisco ma le faccio per obbedienza, poiché essendo legata da questo quinto voto non posso fare altrimenti”.
Infatti ricordo quando io dissi a padre Stefano M. Manelli che volevo uscire dall’Istituto delle suore francescane dell’Immacolata poiché non avevo più fiducia in lui, e non mi sentivo in realtà di stare in questa famiglia religiosa neanche per le suore, (ricordo che mi sentivo un pesce fuor d’acqua poiché non si vive in realtà in questo istituto la Carità evangelica). Ricordo che lui, cioè padre Stefano M. Manelli, mi disse che io ero disobbediente e che avrei dovuto obbedire e fare tutto ciò che avevo stabilito poiché avevo giurato per tutta la vita obbedienza ai fondatori.
Vi chiedo la carità di aiutare queste suore, poiché sono annebbiate da padre Stefano M. Manelli e fanno tutto ciò che lui vuole e qualsiasi cosa devono fare chiedono sempre a padre Stefano M. Manelli, lo credono un santo e lui fa credere alle suore di essere un santo e che l’Immacolata parla da attraverso lui.

Cordiali saluti”

 

Lettera firmata

 

 Nella foto il testo autografo della lettera e quello del “quinto voto” come fu dettato alla giovane religiosa

MANELLI METTE IN DIFFICOLTA’ IL VATICANO

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La vicenda degli abusi all’interno dell’Istituto delle Suore Francescane dell’Immacolata non è una novità.
Sin dal 1998, data dell’erezione pontificia che tolse al fondatore ogni “freno inibitorio”, fioccarono lettere di denuncia dirette in Vaticano.
Chi erano e chi sono i protettori del Manelli?
Sarà impossibile difendere le presunte tesi della difesa di un fondatore che ha « distrutto » la vita di centinaia di donne e di uomini con la compiacenza di qualche monsignore di curia.
Prima si chiude la vicenda, meglio sarà per tutti, ma soprattutto per lo stesso Manelli Stefano e le superiore delle suore.
Le vittime si manifestano sempre di più fornendo nelle opportune sedi documenti schiaccianti.
Lo Stato laico arriverà prima della santa Chiesa a sciogliere i nodi?
Le vittime chiedono verità e giustizia, oltre ai danni morali e materiali che il Manelli ha inferto alle singole persone e all’immagine delle sue religiose e degli Istituti dei Francescani dell’Immacolata.
Alla Chiesa si chiede dignità e coerenza nella tutela delle vittime.
I responsabili di Chiesa eviteranno denunce per complicità, collusione, corruzione e omissione di atti d’ufficio, sia in sede civile-penale che canonica?
Nuovo scandalo nello scandalo in vista?
LA TESTIMONIANZA
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Mi chiamo ——  —— e sono una ex suora Francescana dell’Immacolata, ho già scritto precedentemente alla vostra congregazione dei vari problemi e difficoltà che avevo con il fondatore, cioè padre Stefano Maria Manelli, e con le suore francescane dell’Immacolata.
In questa nuova vorrei accennare particolarmente al quinto voto privato, anche se nel passato ne avevo già parlato ma poiché in questi giorni ho proprio trovato la formula esatta ho pensato di inviarvela.
Vorrei anche accennare alcune cose che non ho scritto prima, cioè che di questo voto non se n’è parla ne durante il postulandato ne durante il noviziato. Sia postulanti che novizie sono completamente all’oscuro di questo quinto voto, viene detto solo al momento della prima professione semplice ed esattamente qualche settimana prima della professione semplice.  In genere le neoprofesse fanno voto la sera della prima professione semplice, oppure il giorno dopo, ma ovviamente a questa funzione partecipano soltanto le neoprofesse. Ricordo che quando lo feci io, insieme alle altre mie consorelle cioè che avevamo professato insieme, questo voto l’ho fatto solo nelle mani di padre Stefano M. Manelli, perché padre Gabriele Pellettieri non c’era. Comunque tengo a sottolineare che in realtà Padre Gabriele M. Pellettieri non conta molto nell’istituto.
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Come potete leggere nella formula che vi ho inviato,  questo voto si fa una sola volta e vale per tutta la vita, ma tuttavia c’è stato un eccezione perché un gruppo  di suore non aveva avuto l’occasione di fare questo voto insieme, ma l’hanno fatto separatamente, hanno chiesto a padre Stefano M. Manelli di rinnovare tutte insieme sia nelle mani di padre Stefano M. Manelli, sia nelle mani di padre Gabriele Pellettieri. Ma poiché era un periodo di tre giorni di studio le suore erano quasi tutte, infatti le suore hanno chiesto di rinnovare il voto  erano le neoprofesse, ma ricordo che alla segretaria giovane dell’Istituto Sr Maria Massimiliana venne in mente di chiedere se tutte le suore potevano rinnovare questo voto e così lo rinnovarono tutte insieme, anche se non è necessario poiché questo voto è per tutta la vita.
Comunque meglio sottolineare che le suore sono convinte che l’Immacolata  parla attraverso padre Stefano M Manelli e qualsiasi cosa dice è sempre la Madonna S.S. che parla attraverso padre Stefano M. Manelli anche se si tratta di qualcosa contraria al Codice di diritto canonico, ecc.
Un altro insegnamento di padre Stefano M. Manelli riguarda l’obbedienza cieca, lui vuole che le suore arrivino a questo punto, cioè senza più riflettere, anche se si tratta di qualcosa di poco chiaro, ricordo in particolare di una suora che mi disse “io tante cose non le capisco ma le faccio per obbedienza, poiché essendo legata da questo quinto voto non posso fare altrimenti“.
Infatti ricordo quando io dissi a padre Stefano M. Manelli che volevo uscire dall’Istituto delle suore francescane dell’Immacolata poiché non avevo più fiducia in lui, e non mi sentivo in realtà di stare in questa famiglia religiosa neanche per le suore, (ricordo che mi sentivo un pesce fuor d’acqua poiché non si vive in realtà in questo istituto la Carità evangelica). Ricordo che lui, cioè padre Stefano M. Manelli, mi disse che io ero disobbediente e che avrei dovuto obbedire e fare tutto ciò che avevo stabilito poiché avevo giurato per tutta la vita obbedienza ai fondatori.
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Vi chiedo la carità di aiutare queste suore, poiché sono annebbiate da padre Stefano M. Manelli e fanno tutto ciò che lui vuole e qualsiasi cosa devono fare chiedono sempre a padre Stefano M. Manelli, lo credono un santo e lui fa credere alle suore di essere un santo e che l’Immacolata parla da attraverso lui.
Cordiali saluti
Lettera firmata
LA FORMULA DEL VOTO PRIVATO A MANELLI
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GENTE: NEL CONVENTO DEGLI ORRORI SI SPALANCA LA CRIPTA NERA

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GENTE: Avellino. Perquisizione choc all’Istituto Francescano dell’Immacolata

Soldi, abusi. E ora l’indagine per una morte sospetta. Tre inchieste cercano di far luce su Stefano Manelli, padre padrone del monastero

NEL CONVENTO DEGLI ORRORI
SI SPALANCA LA CRIPTA NERA

da Frigento (Avellino) Loredana Zarrella

Una cripta misteriosa, un frate morto in circostanze poco chiare, un giro vertiginoso di soldi destinati ai poveri e invece rimasti lì, in appositi conti correnti. Nel mezzo, il sospetto di plagi e abusi sessuali ai danni di decine di suore. Tutti elementi che hanno costretto i carabinieri a un nuovo sopralluogo a Frigento, cuore della provincia di Avellino. E così l’attenzione sui Frati Francescani dell’Immacolata è di nuovo massima.

E’ una vicenda, a metà tra Il nome della rosa di Umberto Eco e i romanzi fantareligiosi di Dan Brown, che dura addirittura dal 1998 quella che vede protagonista il convento irpino. Con al centro un solo, ambiguo personaggio: padre Stefano Manelli, 83 anni il prossimo 1° maggio. Lui che, attualmente indagato dalla procura di Avellino per violenza sessuale e maltrattamento e destituito dal ruolo di guida dell’ordine dalla Santa Sede, si è ritirato in una comunità religiosa a San Giovanni Rotondo. Il paese di San Pio, il frate dei miracoli al quale padre Manelli per decenni ha detto di rifarsi autoproclamandosi addirittura, secondo alcune testimonianze, depositario delle sue sacre stimmate.

Eppure c’è lo sguardo vigile della Santa Sede, ma anche quello più palpabile della magistratura sulla sua opera ecclesiastica. Su quell’ordine religioso che conta circa 700 religiosi tra frati e suore, sparsi in tutto il mondo, già commissariato nel 2013. Ora un bliz dei carabinieri ha scosso la quiete del convento irpino, lì dove padre Manelli avviò a partire dagli anni 70 una nuova esperienza di vita francescana sulle orme di san Massimiliano Maria Kolbe. Un progetto di fede che, secondo decine di testimonianze, si è infranto a partire dal 1990, dopo cioé che la Chiesa riconobbe il nuovo istituto. A quel punto si sarebbe instaurato progressivamente un vero culto verso il fondatore, un controllo assoluto e dispotico sulla vita dei religiosi e una vigilanza morbosa sui movimenti delle suore.

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Gente num. 17-2016, prima di copertina – vedi in basso a sinistra

FRA’ MATTEO MORI’ CADENDO IN UN POZZO E FU SEPOLTO NELL’IPOGEO

E’ per vederci chiaro che la Procura di Avellino ha dunque predisposto il sopralluogo nel convento e nel vicino santuario della Madonna del Buon Consiglio. Quindici carabinieri hanno ispezionato in particolare la cripta, la dispensa e il luogo dove venne ritrovato cadavere, nel 2002, frate Mattew Lim, rinvenuto in un pozzo cisterna. E hanno verificato tra l’altro le condizioni igieniche dell’ipogeo, uno spazio angusto interrato dove dal 2000 sono stati sepolti nove corpi, tra cui i genitori di Manelli, Settimio e Licia, dichiarati Servi di Dio dalla Chiesa, suore, frati e benefattrici che alla loro morte hanno lasciato i beni all’istituto di padre Stefano. Beni non esigui: si parla di parecchi ettari di terre, di appartamenti, di ville e negozi tra Roma e Perugia. Sarebbe stato proprio il fondatore a volere questa sorta di cimitero privato, in vista della creazione di un movimento religioso intorno al Santuario.
Una decisione che suscita non poche perplessità: perché, ci si chiede ora, far riposare nella cripta i resti di consacrati e laici, senza aver avuto il visto della Diocesi che è l’ente proprietario della struttura? E le autorizzazioni rilasciate a suo tempo dall’Asl e dal Comune, ora in mano ai carabinieri, sono tutte regolari?

Sepolto laggiù c’è appunto anche il frate filippino Mattew Lim, originario di Quezon City, che a 30 anni, nel luglio 2002, fu trovato esanime nel pozzo del convento. Un incidente, secondo gli inquirenti di allora che non trovarono sul corpo del frate tracce di colluttazione. Qualcuno, timidamente, azzardò l’ipotesi del suicidio. Ma i confratelli lo esclusero perché fra’ Matteo, come veniva chiamato, era gioviale e gran lavoratore. Oggi, alla luce di nuove testimonianze e incongruenze, si fanno largo sospetti ben diversi. E’ per questo che la Procura ha deciso di riaprire il caso per escludere che possa essersi trattato invece di omicidio.

Quanto alla dispensa, i militari sono andati alla ricerca di cibi scaduti. Tra le accuse mosse a padre Stefano da alcuni religiosi, infatti, c’era la costrizione a mangiare alimenti avariati. In questo senso, però, nessuna traccia di anomalia è stata trovata dagli agenti. Del resto, sarebbe stato difficile a tre anni di distanza, dal momento che le accuse risalgono al periodo precedente al 2013, quando un decreto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, firmato dal prefetto Joào Braz de Aviz e approvato da Papa Francesco, dispose il commissariamento dell’Istituto per disordini interni alla vita religiosa.

Accanto alle indagini della Santa Sede e della Procura di Avellino, c’è poi anche quella avviata dalla Guardia di Finanza. Perché questa è anche una storia di soldi e nel mirino è finita la gestione di un cospicuo patrimonio: 30 milioni tra denaro e beni immobili sequestrati a due associazioni legate all’istituto, con un’ipotesi di reato pesantissima per truffa e falso ideologico. Un filone anche penale, avviato dall’avvocato Giuseppe Sarno, legale della gestione commissariale dell’ordine con un dossier da brivido. Che passa anche da giuramenti dell’orrore.

UN’EX SUORA: “DURANTE UN RITIRO SPIRITUALE MI TOCCO’ IL PETTO, DISSE CHE ERA UN MODO PER ACCAREZZARE GESU’ “

Un’ex suora racconta: “Il Manelli nel convento di Frattocchie, vicino Roma, ci disse che avremmo dovuto scrivere una formula con il sangue con cui ci impegnavamo a obbedire ai Padri Fondatori, specie a lui”. Ci sono poi i presunti vizi del religioso. Un’altra ex suora ha rivelato: “In occasione di un ritiro a Pietralcina, in un casolare di campagna, padre Stefano mi metteva la mano in petto e la muoveva in senso rotatorio. Alla mia sorpresa a quel gesto insolito disse che, poiché ero piena di Gesù e dell’Immacolata nel mio cuore, lui in quel modo li sentiva, era come se li accarezzasse. Ha continuato anche in seguito e ho notato che faceva questa cosa anche ad altre suore”. C’è chi racconta di veri tentativi di approccio da parte del frate: “Non vergognarti, considerami il tuo sposo”. E qualcuno parla anche di induzione alla prostituzione di alcune suore nei confronti di sedicenti benefattori del convento.

Papa Francesco è intervenuto. Con un decreto del 19 ottobre 2015 si sono dispensati tutti i membri religiosi dal voto privato di speciale obbedienza alla persona del fondatore. Il quale si dichiara innocente, anzi vittima di una macchinzione. “E’ tutto un complotto”, sostiene attraverso l’avvocato Enrico Tuccillo, “un golpe ordito da alcuni frati per mettere le mani sui soldi dell’istituto”.

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QUEI PATTI DI SANGUE. Uno dei giuramenti scritti con il sangue dalle suore. Il patto secondo le testimonianze era preteso da padre Manelli. Papa Francesco ha sciolto le religiose da ogni tipo di vincolo.

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LE ALTE SFERE VENIVANO PER LUI DAGLI STATI UNITI. Il cardinale americano Raymond Leo Burke, 88 anni, nel 2010 con padre Manelli e madre Michela Cozzolino, superiora delle suore francescane dell’Immacolata.

 

Loredana Zarrella
Gente, num. 17 – sett. 3/05/2016, pag. 37.

 

FARO DI ROMA: LA LETTERA DI UNA EX SUORA INCHIODA PADRE MANELLI

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La lettera di una ex suora

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Pubblichiamo la lettera di una ex suora con nuove rivelazioni su vizi, debolezze e irregolarità presenti all’interno dell’Istituto di padre Stefano Manelli, da noi chiamato a ragion veduta il “boia di Frigento”.

“Non ho dormito serena per varie notti a causa di quelle che per me sono bugie e che dice per televisione l’avvocato di padre Manelli. Sono rimasta nell’Istituto per quasi quindici anni e poi sono uscita perché mi arrabbiai con madre Consiglia, lei mi disse: ‘o fai così o te ne vai a casa’. Io non la sopportavo più e andai via dal convento, fortunatamente dopo cinque anni mi sono sposata e ringrazio Dio per questo. Mio marito mi ha chiesto più volte se il Fondatore delle suore che uscivano per televisione mi apparteneva. All’inizio l’ho distratto, ma poi ho voluto dirgli la verità, e lui mi ha convinto ad aiutare la Polizia nelle indagini.

Lo dico: ‘E’ vero che padre Stefano Manelli faceva cose strane con le suore. Una volta facemmo una foto di gruppo e mi sentii toccare il sedere. Credevo che fosse lo scherzo brutto di una consorella, ma era la mano di Padre Manelli!’. Lo guardai storto e lui ritirò la mano dalle mie natiche come fanno i ragazzi a scuola, non chiese scusa, ma fece semplicemente finta di niente. Accanto a me però c’era Madre Francesca Perillo, e potrebbe darsi che il tocco del fondatore fosse per lei che era da sempre la prediletta. Quando si rinchiuse nel monastero di clausura di Città di Castello vedevamo Padre Manelli abbastanza depresso.

Quando vennero approvate le Clarisse dell’Immacolata la Madre Perillo si arrabbiò molto e la cercammo di calmare. Non so se è vero che è andata in Inghilterra dove si è spogliata e ha fondato un nuovo ordine non riconosciuto dal Vaticano prendendo il nome di Suor Elia. Così ho sentito dire. All’epoca dei fatti parlava male di Papa Francesco e voleva che anche noi seguivamo la sua idea. Se non eravamo d’accordo con lei ci prendeva in giro in refettorio davanti a tutte le altre. Pensava sempre ai conti e ai soldi ed era nervosa, ci trattava male e dava punizioni severe. Un’altra cosa che mi è dispiaciuta è quando si dice che i voti erano i quattro voti che noi scrivevamo con il sangue e niente più. Non è vero.

C’era sì questo ma esisteva veramente una formula di fedeltà a padre Stefano e a padre Gabriele il cofondatore con una intenzione speciale di offerta come vittima. Dovevamo in tutto seguire la formazione dei fondatori ed era un voto di obbedienza assoluta e incondizionata a loro. Padre Manelli aveva sempre paura che noi suore parlavamo con altri sacerdoti. Le superiore ci facevano mille domande e dovevamo dire tutto, anche cose della confessione. Quando non c’era il fondatore che non ce la faceva a seguire tutte, erano le madri che dovevano sapere tutto. Io mi vergognavo, non mi sembrava giusto. Alle volte padre Stefano dava anche degli schiaffi nella confessione e confermo che toccasse la medaglia al petto, quando sei donna tu ti accorgi se è una cosa innocente o meno ed a me faceva una brutta sensazione.

Dopo questi atti andai a confessarmi da don Nello Castello, un sacerdote di Rovigo amico di Padre Stefano perché pure lui era figlio spirituale di padre Pio e mi disse: “Padre Stefano è un santo. Se fa certe cose è perché è ispirato…” (da chi e da cosa ci piacerebbe saperlo). Per altre suore i comportamenti di padre Stefano dovevano essere compresi perché “aveva bisogno”. Io non capivo bene, ma credevo che tutto era normale. Come un papà o un nonno ci poteva toccare e qualche suora diceva che questo gli ricordava mamma Licia, la sua mamma. Ero confusa, ma non ci pensavo più di tanto perché quando stava in convento da noi eravamo tutte agitate e ognuna cercava di attirare la sua attenzione, anzi era un privilegio se lui mostrava interesse a qualcuna. Io stessa ho provato gelosia verso qualche consorella. Oggi mi rendo conto che erano sciocchezze, ma padre Manelli era tutto il nostro universo”.

Selezione sull’aspetto: le magre con padre Manelli, ha capito il confessore?

“Una volta ci fu come una selezione tra le suore più prosperose e quelle meno. Qualche superiora era preoccupata perché qualcuna incominciava a lamentarsi e allora cercavano di dividere la direzione spirituale tra padre Stefano e padre Gabriele. Quando vedeva suore più corpulente il fondatore si comportava in modo strano. Stava sempre con madre Perillo che era molto magra invece e una volta rimase anche una settimana con lei da solo nell’eremo di Monte Muto dove ci sono i Frati Minori. Si fece accompagnare solo da una postulante che preparava per loro. Io non ho mai pensato a male, ma ora che sono nella vita normale e sento cose brutte, mi pongo qualche domanda”.

La voglia di arricchimento, l’avarizia di Manelli

 

“Cambiava ogni due anni la macchina e riceveva sempre buste. Una famiglia mi ha detto che si è allontanata da padre Manelli perché i laici facevano a gara a chi dava più soldi”.

I controlli sui bisogni organici e le altre umiliazioni

“Le superiore, poi, ci seguivano nei bagni, dicevano di non tirare lo scarico per vedere se eravamo andate in bagno davvero per fare i nostri bisogni o meno. Una violenza folle. Mi sentivo umiliata. Si pensava sempre a male. Io sono disposta a testimoniare questo davanti a qualunque tribunale e le superiore devono avere il coraggio di dire che non è vero se non sono bugiarde. Io darò luogo, giorno, ora e particolari come testimonianza insieme ad altre suore che stanno ancora dentro. Quando una suora per fame mangiava anche un biscotto fuori dai pasti, doveva umiliarsi davanti a tutta la comunità e chiedere il perdono pubblico.

Quando si rompeva un bicchiere o un piatto dovevamo metterci i cocci al collo. Era un lager! Loro invece potevano e possono fare quello che vogliono. Ora non so più cosa stia esattamente succedendo dentro il convento, ma mi risulta che le superiore siano rimaste le stesse. Le suore sono compatte perché non c’è nessuna comunicazione con l’esterno. Ma è apparenza. Hanno paura. Non ci sono giornali, radio, televisione. Mancava l’affetto e se ci tenevano chiuse e isolate per evitare le tentazioni, bastava che vedevamo un uomo e subito eravamo tentate”.

 

Edoardo Izzo

http://www.farodiroma.it/2016/04/16/altre-rivelazioni-affondano-lorrido-padre-manelli-ennesima-lettera-di-una-ex-suora-lo-incastra/

RASSEGNA: IL NOME DELLA ROSA (Il giardino di Hekàte)

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Il nome della rosa…

C’è un ordine religioso, nella provincia di Avellino, che è al centro, ultimamente, di torbide vicende di truffe, di appropriazioni indebite di beni e denaro e forse di omicidi. Le vittime sono quasi tutte religiosi. L’ordine di cui si parla è quello dei Frati Francescani dell’Immacolata. Il luogo è Frigento.
C’è un memoriale, redatto da padre Fidenzio Volpi, un sacerdote incaricato dal Vaticano di indagare su questo misterioso Ordine. Padre Fidenzio è morto anche lui, vittima, forse, degli stessi misteriosi personaggi che hanno seminato terrore e vessazioni in quello che avrebbe dovuto essere un luogo di pace. Padre Fidenzio ha consegnato, poco prima di morire, il suo memoriale all’avvocato Giuseppe Sarno,
I traffici poco chiari di denaro sembra siano stati gestiti, in modo spregiudicato, dal fondatore dell’Ordine dei Frati dell’Immacolata:Stefano Maria Manelli. Si parla di ingenti somme ma anche di vessazioni e soprusi rivolti soprattutto alle suore francescane dell’Immacolata. Il memoriale di padre Fidenzio è stato consegnato al pm della Procura di Avellino, Adriano Del Bene, che dovrà indagare sulla natura patrimoniale di ben 54 immobili, 17 terreni, un impianto radiofonico, 5 impianti fotovoltaici e una casa editrice.
Ma anche le violenze fisiche saranno poste sotto la lente di chi indaga. Una suora ha denunciato, per esempio, di aver firmato un patto di fedeltà a Padre Manelli con il sangue. Il sacerdote avrebbe smentito questo fatto, peccato, però, che una perizia grafologica sulla sua firma abbia accertato l’autenticità della stessa. Padre Manelli che avrebbe indotto un’altra religiosa alla prostituzione. Un’altra suora, di origine filippina, morta nel 2002 in Russia per meningite, ebbe negate le cure con farmaci e medicine. Un’altra religiosa, molto ammalata, non venne dispensata dai digiuni, dall’alzata notturna e da tutto il penitenziale. La madre generale ebbe a dire: “Se non siamo capaci di mantenere la nostra vita religiosa non siamo suore!“. La religiosa passò a miglior vita. Certamente miglior vita, a giudicare da quel che accadeva in quest’Ordine Religioso.


I testimoni interrogati dagli inquirenti hanno affermato che chi arrivava al misterioso convento di Frigento dovevano tagliare i ponti con le proprie famiglie e far credere di essere spariti nel nulla.
A tutto questo si aggiunge un’altra indagine, condotta sulla morte di unasignora anziana di Benevento, un’ex insegnante non sposata, che aveva regalato a Padre Manelli 400.000 euro e un grande appartamento. Soldi che sarebbero affluiti a Roma per “sponsorizzare” la causa di beatificazione dei genitori di Padre Manelli.
Indaga anche la procura di Roma, su questo “strano” frate e sui suoi misteriosi movimenti. Alcuni reati, infatti, sarebbero stati commessi nel convento di Frattocchie, in provincia di Roma. La lista delle morti “misteriose” legate a Padre Manelli e all’Ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata va allungandosi sempre più. C’è una contessa perugina, titolare di un ingente patrimonio: palazzi, soldi, ville, una delle quali nel centro storico di Perugia. Anche lei donò tutte le sue proprietà a Padre Manelli, che le vendette una per una. I nipoti della nobildonna si opposero a queste vendite insensate, ma non ne ricavarono nulla. Ora anche i familiari di padre Fidenzio Volpi, l’investigatore del Vaticano, vogliono vederci chiaro sulla sua morte. Potrebbero sporgere denuncia affinché le autorità indaghino. Molte persone vicine al sacerdote, infatti, hanno affermato che nell’immediatezza della morte padre Fidenzio era molto nervoso. I famigliari del sacerdote sospettano che sia stato lentamente avvelenato con una sostanza che, con il tempo, gli ha provocato l’ictus che risulta essere la causa ufficiale del suo decesso.

Un inquietante filo rosso lega tra loro le persone gravitanti nel convento e decedute per suicidio: si erano tutti opposti a padre Manelli o avevano scoperto le colpe commesse da lui e dai suoi collaboratori. I religiosi interrogati dalla Procura di Avellino hanno, nel frattempo, confermato che i medicinali erano banditi dal convento.
Non ci permettevano di curarci o di assumere farmaci. Io avevo valori del sangue sballati: avevo bisogno di un ematologo, ma niente. Mi dicevano che ero fuori di testa“, riporta il settimanale “Giallo“. Si tratta della testimonianza di suor Maria Serena, di Torre del Greco (Napoli), che è stata nell’Istituto dei Francescani dal 1992 al 1997. Continua suor Maria Serena: “Le penitenze erano comunitarie, alcune molto dolorose. La sera dovevamo indossare il cilicio: una cintura di corda e di cuoio, ruvida e cosparsa di nodi e o di punte, che dovevamo portare sulla pelle per penitenza. Un altro oggetto di punizione era una frusta con dei chiodi appuntiti: ferendomi mi ero addirittura infettata“.

E, come se non bastasse, dalle testimonianze raccolte emerge un quadro sconcertante: le suore venivano spinte a concedersi ai benefattori dei Francescani dell’Immacolata. Se non accettavano, come è accaduto ad una religiosa, venivano confinate nella clausura.
L’Ordine dei Frati dell’Immacolata, dunque, sembra l’anticamera di quell’inferno dal quale i religiosi dovrebbero stare lontani. Un ordine fondato più per un interesse privato del suo fondatore, uno strumento per rastrellare soldi e per sfogare frustrazioni su chi non poteva ribellarsi, su chi credeva di essere in mani ben diverse.
Le ombre cupe dipinte da Umberto Eco nel suo “Il nome della rosa” si allungano ancora più oscuramente su padre Manelli, sul suo operato, sul suo discutibile modo di intendere la religione, le donazioni, lo stato di povertà al quale i Francescani dovrebbero essere votati. Se tutto quello che sta emergendo verrà ulteriormente provato, c’è da augurarsi che simili avanzi umani possano presto passare ad altre celle: quelle delle patrie galere.
Nulla potrà, però, ripagare quelle anime offese, ingannate e violate che hanno avuto la sventura di incrociare la vita e le opere di un frate molto più simile ad un capo banda mafioso che ad un padre spirituale.

Frigento, lasciti sospetti al convento, si apre un nuovo filone di inchiesta

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Loredana Zarrella

Tra i nove corpi che riposano nella cripta del Santuario del Buon Consiglio, a Frigento, c’è anche quello della contessa Margherita degli Oddi, originaria di Perugia. Morì a Frigento dopo aver donato all’Istituto tutti i suoi beni. A nulla valse il tentativo dei nipoti della donna di opporsi a tale lascito. Il sospetto è che Padre Stefano, indagato ora dalla Procura, e su cui peserebbero anche severe sanzioni canoniche, abbia esercitato pressioni su altri anziani per accumulare somme di denaro e beni immobili, quali ville e appartamenti. SU IL MATTINO, ed.Avellino.
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Lo Scandalo. Verifiche sulle presunte pressioni esercitate su anziani facoltosi perché donassero tutto all’Istituto.
di Loredana Zarrella
Frigento. Nuovi scenari, sulla già complessa mappa delle indagini, potrebbero prendere forma a seguito del sopralluogo dei militari dell’Arma all’interno del convento dei Frati Francescani dell’Immacolata, in via Piano della Croce, nella frazione Pagliara. Sono scenari che si tingono di giallo, spazi di mistero racchiusi tra le intercapedini della struttura religiosa, ora al vaglio degli inquirenti.
Accanto al giallo sulla morte di fra’ Matteo, ritrovato esanime nel pozzo del convento nel luglio del 2002, sempre più seri sono i dubbi sulla liceità della sepoltura di nove corpi nella cripta del Santuario della Madonna del Buon Consiglio. Pare infatti che i carabinieri, guidati dal capitano della Compagnia di Mirabella Eclano Leonardo Madaro, si siano soffermati in modo particolare in questo spazio angusto, dove riposano i resti mortali di frati, suore e benefattrici. I militari avrebbero avuto da ridire su una simile sepoltura.
L’ispezione di giovedì mattina, fatta scattare dal pm Adriano Del Bene, era volta ad appurare anche questo aspetto, quello cioè relativo alle condizioni igienico sanitarie del luogo in cui, all’epoca della reggenza di Padre Stefano Manelli, si decise di portare i corpi di alcuni defunti vicini all’Istituto religioso. Una sepoltura inusuale agli albori del 2000. Nessun Santo se non i genitori del fondatore dell’Ordine, Settimio Manelli e Licia Gualandris, riconosciuti dalla chiesa come Servi di Dio, e per i quali è in corso il processo di canonizzazione. Sulla loro tomba si recano in pellegrinaggio le coppie sterili, considerato che i due coniugi procrearono ben 21 figli. Sarebbe stato proprio Stefano Manelli a volere lì i loro resti, in vista della creazione di una cittadella della fede intorno al Santuario.
Da qui la richiesta delle autorizzazioni per la realizzazione di una sorta di cimitero privato, dove riposa pure Mattew Lim, l’allora frate filippino, trentenne, su cui pare essersi riaperto il caso, nonostante gli accertamenti del 2002 stabilirono che si trattò di un incidente. Sono le nuove testimonianze a insinuare il dubbio. Cadde davvero nel pozzo durante normali lavori di manutenzione o accadde altro?
Tra i corpi che riposano nella cripta anche quello di Suor Gloria, la religiosa filippina che, racconta una sua ex consorella, non fu esentata dalle penitenze estreme della quaresima nonostante il pessimo stato di salute, per disposizione dell’allora superiora generale Madre Francesca Perillo, ora in Inghilterra. Su un’altra lapide spicca poi il nome della contessa Margherita degli Oddi, originaria di Perugia. Morì a Frigento dopo aver donato all’Istituto tutti i suoi beni. A nulla valse il tentativo dei nipoti della donna di opporsi a tale lascito. Il sospetto è che Padre Stefano, indagato ora dalla Procura, e su cui peserebbero anche severe sanzioni canoniche, abbia esercitato pressioni su altri anziani.

IL MATTINO: Benevento. Blitz in convento, inchiesta sui frati morti e sui presunti abusi alle suore

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di Loredana Zarrella

Frigento. Nuove telecamere sono state puntate sul convento del Buon Consiglio. Sono gli occhi elettronici diretti dai militari dell’arma, non più quelli dislocati, fino a qualche settimana fa, dai registi di Rai e Mediaset. Ieri mattina, verso le 9.30, il sopralluogo dei Carabinieri, con tanto di dispositivi per l’acquisizione di immagini, guidato dal capitano della Compagnia di Mirabella Eclano Leonardo Madaro. Un’ispezione minuziosa su mandato del pm Adriano Del Bene, il magistrato titolare del filone d’inchiesta sui presunti abusi perpetrati da Padre Stefano Manelli, il fondatore dell’Ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata destituito dalla Santa Sede dal suo ruolo di guida.

Si cercano tracce e riscontri oggettivi sui fatti che risalgono al governo del frate ultraottantenne indagato dalla Procura della Repubblica di Avellino per i reati di violenza sessuale e di maltrattamento. In modo particolare, i 15 militari dell’Arma che ieri mattina si sono portati presso il convento ed il santuario della Madonna del Buon Consiglio, si sono soffermati sulla cripta, sulla dispensa e sul luogo dove venne trovato cadavere, nel 2002, frate Matteo. Tre locali, tre luoghi cardine dell’inchiesta. Guidati dal padre guardiano del convento e rettore del Santuario Padre Tarcisio Pascale, i militari hanno verificato le condizioni igienico-sanitarie della collocazione di diversi cadaveri nell’angusto spazio della cripta.

Nove i corpi sepolti, a partire dai primi anni del 2000, con l’assenso del Comune e dell’Asl. Ci sono i resti dei genitori di Manelli, per cui è in corso il processo di beatificazione, quelli di alcuni benefattori, di frati e suore, tra i primi il filippino di 30 anni Mattew Lim, originario di Quezon City, che nel luglio del 2002 cadde, come risulta dai registri, nel pozzo del convento. Il nuovo sopralluogo, e le rinnovate verifiche sulla fattibilità accidentale, scattano a seguito delle accuse mosse da alcune religiose in particolare, denunce raccolte anche nell’ormai famoso dossier scandalo a disposizione della Procura.

Fu davvero un incidente quello di fra’ Matteo? Perché e in quali condizioni igieniche sono state conservate le spoglie dei defunti nella cripta? Perché non nel cimitero comunale? Si tratta di tombe a norma? Altri inquietanti interrogativi potrebbero porsi se dovessero essere accertati profili di reato ben più gravi. Tutti i fatti al vaglio degli inquirenti sono accaduti nel tempo in cui Padre Stefano era Ministro Generale dei Frati che hanno appuntato sull’abito grigio-celeste, al lato del cuore, la cosiddetta «medaglia miracolosa».I militari si sono soffermati anche intorno alla dispensa dei frati per verificare se ci fossero o meno alimenti scaduti. Nessuna traccia. Dopotutto le accuse dei religiosi, costretti a mangiare cibi avariati, fanno riferimento al periodo che precede il commissariamento del 2013.Sorpresa e incuriosita intanto, ieri mattina, all’arrivo delle pattuglie, la gente del posto, lungo quella via, Piano della Croce, che ospita il complesso religioso ma anche case, bar e tabaccherie.

I riflettori di nuovo riaccesi sul convento, dove attualmente vivono circa nove frati, riportano alla ribalta mediatica l’inchiesta avviata dalla Procura di Avellino su più filoni, di natura penale e patrimoniale. Esclusa per ora dai controlli e dalla visita delle Forze dell’ordine la casa delle Suore Francescane dell’Immacolata, poco distante dal convento maschile.

Giovedì 14 Aprile 2016, 23:08:06 – Ultimo aggiornamento: 15-04-2016 10:29

http://www.ilmattino.it/avellino/inchiesta_morti_blitz_convento-1670339.html
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LETTERA DOLOROSA

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Scrive una ex suora con nuove rivelazioni su vizi, debolezze e irregolarità presenti all’interno dell’Istituto di Stefano Manelli

Non ho dormito serena per varie notti a causa di quelle che per me sono  bugie e che dice per televisione l’avvocato di padre Manelli.

Sono rimasta nell’Istituto per quasi quindici anni e poi sono uscita perché mi arrabbiai con madre Consiglia.

Mi disse “o fai così o te ne vai a casa”.

Io non la sopportavo più e andai via dal convento.

Dopo cinque anni mi sono sposata per grazia di Dio.

Mio marito mi ha chiesto più volte se il Fondatore delle suore che uscivano per televisione mi apparteneva.

All’inizio l’ho distratto, ma poi ho voluto dirgli la verità.

Lui mi ha detto che devo dare il contributo alla Polizia e ho deciso di farlo.

E’ vero che padre Stefano Manelli faceva cose strane con le suore.

Una volta facemmo una foto di gruppo e mi sentii toccare il sedere. Credevo che fosse lo scherzo brutto di una consorella, ma era la mano di Padre Manelli!

Lo guardai storto e lui ritirò la mano dalle mie natiche come fanno i ragazzi a scuola.

Non chiese scusa e fece finta di niente.

Accanto a me però c’era Madre Francesca Perillo.

Può darsi che il tocco del fondatore fosse per lei che era da sempre la prediletta.

Quando si rinchiuse nel monastero di clausura di Città di Castello vedevamo Padre Manelli abbastanza depresso.

Quando vennero approvate le Clarisse dell’Immacolata la Madre Perillo si arrabbiò molto e la cercammo di calmare.

Non so se è vero che è andata in Inghilterra dove si è spogliata e ha fondato un nuovo ordine non riconosciuto dal Vaticano prendendo il nome di Suor Elia.

Così ho sentito dire.

Oggi sembrano persone strane sia lei che padre Manelli.

Madre Consiglia era per me insopportabile. Ha fatto uscire un sacco di suore.

Parlava male del Papa Francesco e voleva che anche noi seguivamo la sua idea. Se non eravamo d’accordo con lei ci prendeva in giro in refettorio davanti a tutte le altre.

Pensava sempre ai conti e ai soldi ed era nervosa, ci trattava male e dava punizioni severe.

E’ vero o no? Deve avere il coraggio di dirlo oppure deve tacere!

Se mi denuncia sono io che la denuncio per i danni sulla salute che ancora ho per colpa sua.

Cercarono di toglierla dall’incarico di economa generale, ma altre suore che stavano accanto a lei si stufarono perché era insopportabile e lei rimase a gestire da sola il patrimonio.

Non ci abbiamo mai capito nulla e faceva una vita particolare.

Un’altra cosa che mi è dispiaciuta è quando si dice che i voti erano i quattro voti che noi scrivevamo con il sangue e niente più.

Non è vero.

C’era sì questo ma esisteva veramente una formula di fedeltà a padre Stefano e a padre Gabriele il cofondatore con una intenzione speciale di offerta come vittima.

Dovevamo in tutto seguire la formazione dei fondatori ed era un voto di obbedienza assoluta e incondizionata a loro.

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Questo perché il fondatore aveva paura della Chiesa, cioè credeva che l’Abate di Montecassino poteva comandare sulle suore e non farlo lui.

Padre Manelli aveva sempre paura che noi suore parlavamo con altri sacerdoti.

Voleva solo lui fare la direzione spirituale.

Le superiore ci facevano mille domande e dovevamo dire tutto, anche cose della confessione.

Quando non c’era il fondatore che non ce la faceva a seguire tutte, erano le madri che dovevano sapere tutto. Io mi vergognavo, non mi sembrava giusto.

Poi ci fu la fissazione con il Rito Tridentino.
Dovevamo studiare latino. Ci dicevano che la S. Messa che non era in latino valeva di meno. Era la S. Messa studiata dai vescovi della massoneria.

Poi iniziammo anche la Liturgia delle Ore in Tridentino.

Non capivamo nulla e stavamo sempre a fare le prove di canto e su come fare gli inchini.

Era una preghiera lunghissima e la vita spirituale si indeboliva.

Padre Stefano diceva sempre che il Vaticano II era “tutte tenebre”.

Diceva questo come se fosse un segreto che solo pochi sapevano e diceva che lo aveva detto Padre Pio.

Io ho chiesto a due cappuccini e a un vescovo e mi hanno detto tutti e tre che è una calunnia contro Padre Pio!

Alle volte padre Stefano dava anche degli schiaffi nella confessione e confermo che toccasse la medaglia al petto.

Quando sei donna tu ti accorgi se è una cosa innocente o meno.

A me faceva una brutta sensazione.

Andai a confessarmi da don Nello Castello, un sacerdote di Rovigo amico di Padre Stefano perché pure lui era figlio spirituale di padre Pio e mi disse: “Padre Stefano è un santo. Se fa certe cose è perché è ispirato…”-

Quando dopo essere uscita dal convento mi sono fatta seguire da un sacerdote molto serio e bravo, mi ha detto di denunciare queste cose al Vaticano, ma io non me la sentivo, avevo paura e mi dispiaceva tornare ai ricordi passati.

Altre suore, poi, mi dicevano che “padre Stefano aveva bisogno” quando chiedevo certe spiegazioni.

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Io non capivo bene, ma credevo che tutto era normale.

Come un papà o un nonno ci poteva toccare e qualche suora diceva che questo gli ricordava mamma Licia, la sua mamma.

Ero confusa, ma non ci pensavo più di tanto perché quando stava in convento da noi eravamo tutte agitate e ognuna cercava di attirare la sua attenzione, anzi era un privilegio se lui mostrava interesse a qualcuna.

Io stessa ho provato gelosia verso qualche consorella. Oggi mi rendo conto che erano sciocchezze, ma padre Manelli era tutto il nostro universo.

Una volta ci fu come una selezione tra le suore più prosperose e quelle meno.

Qualche superiora era preoccupata perché qualcuna incominciava a lamentarsi e allora cercavano di dividere la direzione spirituale tra padre Stefano e padre Gabriele.

Quando vedeva suore più corpulente il fondatore si comportava in modo strano.

Stava sempre con madre Perillo che era molto magra invece e una volta rimase anche una settimana con lei da solo nell’eremo di Monte Muto dove ci sono i Frati Minori. Si fece accompagnare solo da una postulante che preparava per loro.

Io non ho mai pensato a male, ma ora che sono nella vita normale e sento cose brutte, mi pongo qualche domanda.

Non si cercava il nostro bene.

Tutti erano cattivi per padre Stefano e le superiore, tutti eretici, modernisti e padre Stefano usava la parola rilassati per i religiosi di altri Ordini.

Criticava la povertà dei Conventuali e poi cosa ha fatto?

Cambiava ogni due anni la macchina e riceveva sempre buste.

Una famiglia mi ha detto che si è allontanata da padre Manelli perché i laici facevano a gara a chi dava più soldi.

Anche padre Massimiliano Maffei, un sacerdote paterno che prima era rappresentante di medicine faceva propaganda per dare i soldi.

Non critico a lui perché sono sicuro che era quello che padre Stefano voleva, cioè lui capiva che questo faceva piacere a padre Manelli e tutti volevano fare piacere a lui perché in verità il fondatore non era molto alla mano ma era molto complicato poter parlare con lui specie per i laici anche se aveva delle persone predilette con le quali stava sempre a telefono o a colloquio ore e ore.

Ho voluto dare questa testimonianza perché ho sentito tante cose non vere per televisione e delle testimonianze a favore di padre Stefano che dicono sempre le stesse cose.

A queste persone io direi perché non vanno a vivere loro in convento?

Cosa ne sanno loro di quello che abbiamo sofferto noi?

Fino a oggi mi sembra ancora di dover chiedere a qualcuno e cioè a mio marito il permesso di andare in bagno.

Le superiore, poi, ci seguivano nei bagni, dicevano di non tirare lo scarico per vedere se eravamo andate in bagno davvero per fare i nostri bisogni o meno.

Una violenza folle. Mi sentivo umiliata. Si pensava sempre a male.

Io sono disposta a testimoniare questo davanti a qualunque tribunale e le superiore devono avere il coraggio di dire che non è vero se non sono bugiarde.

Io darò luogo, giorno, ora e particolari come testimonianza insieme ad altre suore anche che stanno ancora dentro.

Hanno paura, ma non ce la fanno più. Una ha il telefonino e qualche altra riesce a mandare messaggi all’esterno con bigliettini e lettere che da ai benefattori.

Quando una suora per fame mangiava anche un biscotto fuori dai pasti, doveva umiliarsi davanti a tutta la comunità e chiedere il perdono pubblico.

Quando si rompeva un bicchiere o un piatto dovevamo metterci i cocci al collo.

Vero o falso? Me lo devono dire le superiore! Abbiano il coraggio delle loro responsabilità!

Era un lager! Loro invece potevano e possono fare quello che vogliono.

Io credevo che fosse questa la vita religiosa e per amore di Gesù sopportavo tutto.

Una volta mi fecero anche ingoiare il vomito perché stavo male e vomitavo spesso, credo per il nervosismo.

Ora non so più cosa stia esattamente succedendo dentro il convento, ma mi risulta che le superiore siano rimaste le stesse. Ci sono tre commissarie e spero e prego che riescano a scoprire e a capire cosa succede.

Le suore sono compatte perché non c’è nessuna comunicazione con l’esterno.

Ma è apparenza. Hanno paura.

Non ci sono giornali, radio, televisione.

Le superiore però dalla mattina alla sera su internet e stampavano gli articoli di siti che difendevano padre Manelli.

Poi ho scoperto il vostro sito e ho inviato il mio e-mail nei commenti per farmi contattare perché per me voglio salvare quelle che stanno ancora dentro.

Mancava l’affetto e se ci tenevano chiuse e isolate per evitare le tentazioni, bastava che vedevamo un uomo e subito eravamo tentate.

Poteva essere un frate o il medico o qualcuno che faceva i lavori da noi.

Se devo essere sincera mio marito è una brava persona ma io sono infelice perché non mi sono liberata dagli scrupoli.

Anche l’uso del sapone è per me uno scrupolo perché ci davano tutto calcolato.

Per due anni dopo l’uscita sono stata come una zombi, poi la mia famiglia mi ha molto aiutato e una amica medico mi ha fatto uscire piano piano dalle ansie e dalle paure.

Ho fino ad oggi problemi di stomaco perché mangiavamo cose scadute e poi per il nervoso verso le superiore la gastrite.

Loro dicono che sono tutte bugie, ma io mi farò pagare i danni e darò tutto ai poveri se insistono.

Scusa è l’aiuto alle missioni perché anche la storia degli orfanotrofi era partita bene, ma poi in Brasile sono rimaste solo sette ragazze quando ho lasciato l’Istituto e in Nigeria se non si facevano suore venivano mandate via appena si facevano grandi.

Se le suore non riescono a badare a se stesse, a crescere come maturità e come santità, come possono educare delle bambine e delle adolescenti?

Non è facile il compito e allora è meglio che non rovinino altre persone perché è meglio essere povere che essere schiave.

Prego l’Immacolata perché aiuti le brave suore che veramente hanno la vocazione e aiuti le commissarie. Che la Chiesa e la Legge facciano qualcosa!

Ave Maria!

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