La verità sul Commissariamento dei Frati Francescani dell'Immacolata

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UNO SPORT NAZIONALE: LA MINACCIA

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Il Sindaco di Milano afferma che la metà delle centinaia di lettere pervenute ogni settimana prospettano delle violenze.

Anche noi ci iscriviamo alla grande ideale Associazione dei “Minacciati d’Italia”.

Se perfino chi svolge un ruolo molto marginale trova altre persone disposte a formulare prospettive truculente di o quanto meno espressioni malauguranti, possiamo immaginare che cosa succede a chi esercita ruoli di responsabilità.

Il caso del Sindaco di Milano è al riguardo illuminante: metà dei Fratelli Ambrosiani che si rivolgono per lettera al Primo Cittadino, lo fanno per significare che lo odiano e vorrebbero vederlo al più presto sotto terra; anche se per fortuna non tutti sono disposti a far seguire i fatti alle parole.

Perfino il Colonnello Bernacca veniva minacciato da alcuni italiani superstiziosi, convinti che avesse il potere di causare eventi atmosferici negativi.

Né serve – per sottrarsi a tale malevolenza – fare di “pace e bene a tutti!” il proprio motto: anche Padre Mariano contava legioni di detrattori particolarmente agguerriti, pronti a mettere per iscritto il loro risentimento.

L’Italia è il Paese dei Guelfi e dei Ghibellini, la Nazione che vive lo sport come un perenne surrogato della guerra civile, il popolo che si diverte contemplando i politicanti intenti a insultarsi nei “talk shows”.

Né i “leaders” sembrano svolgere alcuna funzione educativa nei confronti delle masse: Togliatti voleva prendere De Gasperi a calci nel sedere, Fanfani considerava pederasti tutti i divorzisti, Berlusconi definiva “coglioni” gli oppositori, ed ora il focoso Landini ritiene disonesti tutti gli elettori di Renzi.

All’insulto si unisce, nel più puro stile mafioso, l’intimidazione: basta scrivere un articolo ed esce fuori chi intima di cancellarlo (miracoli dell’elettronica, al tempo della carta stampata questo non era possibile).

Quale è, però, il denominatore comune di questi milioni di offensori, intimidatori e iettatori sparsi  per l’italico suolo?

La risposta è semplice: l’intolleranza verso le opinioni degli altri, che discende dalla assoluta certezza di essere detentori esclusivi della Verità.

In alcuni casi, questi presuntuosi vengono isolati, ma a volte riescono a circonfondersi di un’aura di perfezione morale (che comporta inevitabilmente infallibilità del pensiero), ed ecco allora stringersi intorno al Capo una falange di cortigiani e di adulatori, pronti a denunziare l’altrui devianza pur di guadagnare la fiducia del “leader”.

A volte questo genere di persone si limita a fare prendere in braccio dal santone i propri bambini, ma a volte la degenerazione giunge al punto di interpretare paranoicamente tutta le realtà in riferimento alla persona del capo.

Secondo i seguaci di Padre Manelli, i Cardinali avrebbero eletto Papa Bergoglio “in odio alla S. Messa Tridentina” o perché coinvolti nel complotto sionistico-massonico che ha voluto mettere nella naftalina  Papa Ratzinger.

A noi risulterebbe vero il contrario, basta analizzare il caso Vatileaks, i mandanti e il perché di quel fenomeno di eversione all’interno delle Mura Leonine.

In quel caso, grande fu Benedetto XVI nel comprendere che, per il bene della Chiesa, avrebbe dovuto affidare a un altro soggetto le “Chiavi di San Pietro” non senza avergli rivelato i cospiratori dei Sacri Palazzi.

Papa Francesco li stimmatizzò sin dalle sue prime omelie tacciandoli di “testardi” e dopo averle tentate tutte, ha dovuto finalmente pervenire a quelle rimozioni alle quali stiamo assistendo e che non sono di certo finite.

Il Manelli – qualcuno dice – è stato deposto data l’invidia che nutrono nei suoi confronti e del suo Istituto, altre Congregazioni.: tra narcisismo e paranoia, si tratta dello stesso delirio di grandezza che induce certi pazzi a credersi Napoleone, o altri grandi personaggi della storia.

Oltre agli uomini, tutto il creato cade nella paranoia manelliana: il sole sarà oscurato, ed una palla di fuoco – dice il Fondatore  – si abbatterà sulla terra, risparmiando però San Giovanni Rotondo e dintorni: non già per rispetto della memoria di Padre Pio, ma per risparmiare il Fondatore, che vi si è rifugiato, e che – in attesa degli eventi apocalittici annunziati – viene nutrito con pesce fresco giunto appositamente dal Gargano.

Nell’imminenza della periodicamente annunziata fine del mondo, chi ci crede mangia, beve e si diverte; nel caso dei seguaci di Padre Manelli, ingannando l’attesa con minacce ed insulti rivolti a Padre Volpi.

La volpe e il pigmeo nella foresta del califfato tradi-protestante

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Riccardo Cascioli è da ormai un anno “in comunione con il commissariamento dei Frati Francescani dell’Immacolata”.

Più importune che opportune se ne è infatti occupato diverse volte.

La levatura dei suoi interventi, accompagnata dal profondo rispetto da lui manifestato verso la dignità delle persone per sua bontà coinvolte, gli ha dato il merito  di trasformare un caso in un casino, cioè in un caso piccolino, da tam tam pigmeo.

L’interessante popolo dell’Africa Equatoriale, noto per la piccola statura, crede tradizionalmente alla metempsicosi.

Qualora un pigmeo analizzasse le risposte del Cascioli al Commissario FFI, potrebbe allora già sperare – nomen omen – nella sua futura reincarnazione in un … Volpi-no!

Sorridiamo al pensiero  di una volpe, inseguita da un affamato cacciatore pigmeo, immaginando la sfida tra una portatore quotidiano di bussola e un esperto conoscitore della foresta pluviale.

Chissà chi vincerà!

La preda o il predatore?

A proposito dei misteri dell’Africa possiamo ancora paragonare il blog LNBQ agli zombi: quando risorge, è più aggressivo di prima!

Poiché il dialogo interreligioso è un must dell’ecclesiologia postconciliare, uno spazio informatico che si reclama cattolico non può mancare di fare riferimento alle Religioni Tradizionali Africane!

L’aggiornamento non finisce qui.

La LNBQ è anche un’Araba Fenice, essendo risorta dalle proprie ceneri.

Non vorremmo che con il piglio aggressivo da fondamentalisti che la caratterizza, conduca i lettori anche verso l’Islamic State!

Che il Cascioli, da califfo del giornalismo, trasformi le rettifiche in sempre nuove polemiche è un fatto accertato.

Questo aiuta a capire la psicologia del personaggio e, accanto alla linea editoriale, la linea ideologica.

Chi si avventura nella giungla mediatica, dove davvero è indispensabile una nuova bussola quotidiana che non è però la LNBQ, oltre a preoccuparsi dell’orientamento, deve stare attento anche a dove mette i piedi.

Anche i Pigmei lo sanno!

Cascioli, infatti, cade nelle sabbie mobili di quel fango provocato da chi, come lui, ha osato e abusato troppo parlare sulla dolorosa vicenda di un Istituto religioso.

Questa dinamica impropria presenta la Chiesa, madre e maestra, come una matrigna che ne sa di meno dei tanti “mercenari” dell’ortodossia cattolica, quelli che si paventano naturalmente più cattolici del Papa e dei pastori “che danno la vita per le pecore”.

Se l’IS si finanzia soprattutto grazie ai pozzi petroliferi occupati, il “califfato cattolico” al quale LNBQ da prova di appartenere, si alimenta pur sempre dai pozzi neri, non quelli del petrolio, bensì quelli del materiale da spurgo utilizzabile, una volta essiccato, come biocarburante.

La disonestà intellettuale è evidente nell’interpretazione del seguente passaggio che il Cascioli cita “Cicero pro domo sua”:

Lo scopo finale delle richieste d’incardinazione in Diocesi appare chiaro: è la costituzione di una piattaforma di lancio, magari off shore come quella dell’Arcidiocesi di Lipa nelle Filippine o in diocesi di minoranza cattolica come in Inghilterra, per raggruppare chierici ordinati in sacris ed ex seminaristi FFI nella speranza di un ribaltone nell’attuale governo della Chiesa universale (…)”.

Il testo del post, tuttavia continuava dicendo: “(… ) che può solo contare su miraggi mentali ai quali non si sottraggono polemisti come Antonio Socci nel suo recente e noiosissimo libro ‘Non è Francesco’”.

E’ chiaro che la capacità di ribaltone non può essere resa possibile da una ventina di disperati.

 “Chi di speranza muore” aspetta piuttosto dagli altri un ribaltone, come se al prossimo Conclave i Cardinali eleggessero un Raymond Burke o come se l’attuale Pontefice dovesse essere deposto dopodomani o diventare vittima di un attentato o di una morte improvvisa.

Sembra fantapolitica, ma in alcuni ambienti cosiddetti “manelliani” circola anche questa vergognosa profezia

Questo è il delirio che il Cascioli attribuisce a noi?

Non pubblicava Cascioli un articolo di Massimo Introvigne nel quale parlava di deriva «pelagiana» come di una rigidità fondata sul sogno di un ritorno a un passato che non può tornare, propria di certi ambienti ultra-conservatori?

Sempre il Cascioli, in tempi non sospetti lasciava parlare l’Introvigne dello scivolone dottrinale di alcuni FFI che, con riferimento a noti insegnamenti di Benedetto XVI, affermavano che tra i giovani frati, tra le suore dell’Immacolata e sulle loro riviste “teologiche” si fosse diffusa una «ermeneutica della discontinuità e della rottura» rispetto al Concilio Ecumenico Vaticano II, che ne leggeva alcuni documenti – i testi, non solo le loro interpretazioni postconciliari – come in contrasto radicale con il Magistero precedente. La stessa interpretazione di «discontinuità» era data alla riforma liturgica: non solo si celebrava la Messa antica, ma si considerava in qualche modo «inferiore» – in qualche caso, addirittura «sospetta» – la Messa nel rito ordinario successivo alla riforma, e questo particolarmente presso le suore.

Il sociologo torinese, esperto di sette, spezzava solo alla fine della sua analisi una lancia a favore della presunta fedeltà al Papa di Padre Manelli, cosa però che dopo soli pochi mesi dal Commissariamento si rivelava ormai inesistente.

Alla resa dei fatti anche la dichiarazione di “devota obbedienza” scomparsa alla chetichella dal sito ufficiale FFI è diventata una bufala che rimane solo in qualche espressione poetica di un instant book sul Papa preparato dal Padre Manelli per la visita al santuario mariano di Castelpetroso (IS) del 19 marzo 1995 di Giovanni Paolo II.

Un atto di vassallaggio rivelatosi ipocrita perché – da più testimonianze – risulta che il Padre Manelli abbia pubblicamente criticato Giovanni Paolo II specialmente durante il Giubileo del 2000.

Nel 2005, in  tempi non ancora al 100% sospetti, l’allora vescovo di Campobasso, Mons. Armando Dini, mandò giustamente via sia i frati che le suore Francescani dell’Immacolata da Castelpetroso

All’epoca subito ne prese le difese Unavox: un fidanzamento allora annunciato con gli FI, ma matrimonio rato e consumato col Commissariamento.

Di fronte a questi soli semplici esempi, quale vescovo accoglierebbe dei religiosi problematici e in rottura con il loro stesso Istituto?

Fughe dal convento, distrazioni di beni, disobbedienze formali, lettere aperte, insulti e calunnie, eresie materiali, formazione incompleta, sono solo alcuni dei peccati rilevati nei poveri “transfughi FI perseguitati” (TFIP).

Può bastare come “passaporto ecclesiale” il dichiararsi “fedeli al Fondatore” facendo – tra l’altro – confusione tra il carisma e la persona?

Non è proprio l’asserita fedeltà a un uomo problematico, idolatrato come un dio e seguito da alcuni più del Papa, il motivo di preoccupazione della Chiesa?

Sarebbero delle nostre sdrammatizzazioni sarcastiche i deliri di cui parla Cascioli?

Peccato che una persona che si espone al pubblico come il Direttore di LNBQ sembri incapace di trovare aspetti divertenti in ogni contesto del quotidiano e vivere una vita all’insegna dell’ottimismo e dello stare piacevolmente insieme agli altri.

Chi sa bene quali siano le proprie virtù e le proprie debolezze e le accetta, è anche colui che sa prendersi non troppo sul serio riuscendo a ironizzare su di sé.

Non era forse proprio questo ciò che mancava all’autoreferenziale Padre Manelli e ai suoi seguaci?

Ci dispiace ora per Riccardo Casciòli (o Càscioli?)

Avranno entrambi perso la bussola?

Alle profezie di sventura sinceramente preferiamo l’Evangelii gaudium di San Francesco e di Papa Francesco!

Cercasi bussola disperatamente

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Il mondo dei cattolici fondamentalisti sembra “aver perso la bussola”.

Continua la saga degli attacchi insensati rivolti ora al Segretario CEI, ora al Commissario Apostolico FI Padre Volpi e a tutti coloro che “sono colpevoli” di seguire il Papa.

L’intervento a corrente alternata (A.C. come le iniziali dell’Anti-Cristo) di alcuni blog e portali ultra tradizionalisti rivela, oltre a una certa disperazione in un ambiente ormai agonizzante e privo di idee, l’esistenza di una rete lobbista senz’altro gnostica e politicizzata.

Essa, pur essendosi presentata nell’ultimo decennio quale garante dei valori non negoziabili, della sana tradizione, della stessa Chiesa, alla resa dei conti ha ceduto alla “mentalità dello scarto” facendo della Sposa di Cristo un oggetto a proprio abuso e consumo.

Al fine di stendere un velo pietoso su fatti e misfatti, si può intanto sdrammatizzare ridendo su chi si è coperto di ridicolo.

La Chiesa Cattolica, una santa e apostolica e romana, insieme con la Vittoria di Lepanto e di Vienna, dal 2013 in poi celebrerà oramai la sconfitta dei tradi-protestanti ogni 13 marzo. Il sogno di Don Bosco e il trionfo del Cuore Immacolato si realizzano. W il Papa!

La bussola è fondamentale per orientarsi, ma quando c’è la tempesta – come nel caso dei Francescani dell’Immacolata – è più sicuro utilizzare il GPS, come il Tom Tom.

Questo vale anche quando nel pelago mediatico ci si affida a nuove bussole quotidiane in formato informatico che sembrano i tam-tam dei Pigmei.

Che “La Nuova Bussola Quotidiana” non navigasse in buone acque è un fatto noto.

Solo due anni fa molti furono i mayday che trovarono nel transatlantico di qualche vescovo imbarcato sulla lobby di Dio”, il soccorritore dei naufraghi.

Come suggerisce il Vangelo: “Può forse un cieco guidare un altro cieco?” (cf. Lc 6,39)

Un salvagente salvaportale da almeno centomila euro annui non poteva che calamitare l’ago dell’impostazione editoriale verso il magnete dei magnati!

Non è la prima volta che “La Nuova Bussola Quotidiana” entra a gamba tesa sulla questione dei Francescani dell’Immacolata profittando ora anche dell’aspirante arbitro milanista.

Il portale ha la capacità di trasformare le rettifiche in nuove accuse.

Ogni azienda ha la sua cultura e si qualifica per la sua onestà deontologica e professionale.

Rientrando nel campo da gioco, l’aspirante direttore di gara, distratto a prendere appunti sul taccuino di giornalista-arbitro, si è dovuto fidare di un guardalinee.

Tra fischiettate, stop and go, misurazione di distanza dalla barriera, il nostro aspirante arbitro si gode – come noi – anche il gioco pimpante del tiki-taka con le sue triangolazioni.

E’ la tecnica del Nuovo Millennio!

Quanto alle squadre impegnate nel tiki-taka annoveriamo oltre alla “Bussola”, le serie cadette “Bastabugie”, “Sanpietro” nei pressi di Piacenza e “Messainlatino” che nell’amichevole con il Malta ha collezionato tanti cartellini gialli da riempire un paginone!

Chi vincerà la coppa del leone rampante ocra-crociato del trofeo “secundum cor tuum”?

“Poiché il calcio del futuro è da ricercare nel passato”, dice il buon Angel Cappa – magna, rimane però ancora efficace la “tecnica del catenaccio” dell’Atletico Argentino.

Visto il gioco sporco e falloso degli avversari, il Commissario Tecnico Volpi conta di far segnare gol ai suoi con i calci di punizione.

Qui ci vorrebbe Maradona, ma l’allenatore si concede nel frattempo un caffè Lavezzi in un bar di Galantina – di Puglia.

Con simili campioni, in caso di convocazione in (chiesa) Nazionale, come sempre ci penserà il corriere “corrispondenza romana”.

Se il fattorino dovesse perdersi malgrado la nuova bussola, gli consigliamo di andare più sul tradizionale.

Guardi la Stella, invochi Maria!

E’ meglio!

ISTITUTO F.I. — GLI ABUSI NON NEGOZIABILI

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– PRIMA PARTE —

Noi riconosciamo tutti gli aspetti positivi che fanno parte ufficialmente della struttura dell’Istituto dei Frati e delle suore francescane dell’Immacolata. Noi amiamo il vero francescanesimo e ci inseriamo nella linea kolbiana di un grandissimo amore alla Madonna. Noi stimiamo e apprezziamo ciò che è ufficialmente scritto nella sostanza della originale regola di vita dell’Istituto, ma rifiutiamo con ogni forza tutti i fanatismi, le esasperazioni, gli abusi, i sotterfugi, gli imbrogli, le violenze di vario tipo, le minacce, i fondamentalismi e le prevaricazioni aberranti, perpetrati nascondendosi dietro l’immagine pubblica artificiosamente creata dal fondatore e dai suoi complici, frati e suore. Noi stimiamo il carisma dell’Istituto, ma rifiutiamo gli abusi commessi SUL carisma e DIETRO il carisma. Non c’è dubbio che esistono indubbie cose buone di base in quest’Istituto, ma non c’è dubbio che, per la dabbenaggine dei superiori, È STATO FATTO UN USO CATTIVO E SQUILIBRATO DI QUESTE COSE BUONE, danneggiando sia le persone che l’Istituto stesso. Noi rifiutiamo solo questi usi cattivi. Noi rifiutiamo solo i “panni sporchi” abilmente occultati e perpetuati, dietro la facciata perbenistica e “perfettina” dell’Istituto. Questo è l’unica ragione che ci ha motivati in questa indagine e ci spinge a denunciare tutti gli abusi: liberare tanti giovani dalla “PRIGIONE MANELLI”, aiutarli a liberarsi dalle CATENE pesantissime (perché esse sono soprattutto mentali) che sono state poste sulla loro vita, sulla loro intelligenza e sulla loro libertà. Fino a quando non verranno eliminati gli abusi che elenchiamo non bisogna mandare i giovani a rovinare la loro vita e la loro vocazione. Con questo contributo non vogliamo certamente dire che in quell’Istituto esistono solo abusi, ma soltanto che questi sono GLI ABUSI NON NEGOZIABILI.

ABUSO N. 1 = FARISEISMO settarismo)

BASTA con questo delirio insegnato nell’Istituto per cui “solo i membri dell’Istituto di Manelli si salverebbero, gli altri vanno tutti o quasi tutti all’inferno! Solo nel loro istituto, ci sarebbe la vera religione, se non ne fai parte non hai la vera fede! Chi esce dall’istituto va all’inferno. Chi non entra nell’Istituto, quando il santone Manelli lo indica, va all’inferno. “Venite da noi. Solo da noi c’è salvezza. Solo quella nostra è la vera Chiesa”. Il fariseismo è una trappola mortale. Il fariseismo è una forma di razzismo spirituale e, come tutte le varie forme di razzismo, prima o poi, produce una qualche violenza. Il fariseismo è una forma di autoesaltazione delirante che porta sempre a disprezzare gli altri. Il fariseismo è disprezzare gli altri per innalzare se stessi (cfr. Lc 18,9-14). Quando un frate o una suora escono dall’Istituto di Manelli, non bisogna più parlare con lei, bisogna evitare di incontrarla e se la si incontra bisogna subito andare via. Inoltre di quel frate o di quella suora, o non se ne parla più, oppure se è portatrice di notizie pericolose, viene calunniata in tutti i conventi, parlando male di lei anche durante la ricreazione. Insomma come si fa nelle sètte!

ABUSO N. 2 = FONDAMENTALISMO (settarismo)

BASTA con l’obbedienza idolatrica e fanatica ed esasperata. S. Massimiliano M. Kolbe diceva che “quando il superiore comanda qualcosa che chiaramente, anche in cose minime, va contro la legge divina. In questo caso egli non è più interprete della volontà di Dio” (cfr. Scritti, Vol. I, Firenze, 1975, pp. 44-46. 113-114; in Breviario, Aggiunta al vol. IV – Settimane XVIII – XXXIV, Ufficio delle Letture, 14 Agosto, memoria liturgica di San Massimiliano Maria Kolbe, seconda lettura). Bisogna sempre mettere in guardia contro il peccato di idolatria verso il superiore stesso. Nell’Istituto, soprattutto negli ultimi dieci anni, è stata indotta, di fatto, l’idea che il superiore tiene il posto di “dio”, il superiore ha sempre ragione e addirittura nei conventi, soprattutto le suore, devono pensare in tutto come pensa la madre superiora! In questo modo si induce UNA SOGGEZIONE E UNA DIPENDENZA SPAVENTOSA E I SUPERIORI VENGONO DISONESTAMENTE DIVINIZZATI. L’OBBEDIENZA È UN MEZZO, NON È IL FINE DELLA VITA RELIGIOSA. Quando l’obbedienza diventa il fine, essa si trasforma in idolo! Quando l’obbedienza diventa il fine (bisogna obbedire per obbedire, indipendentemente da quello che viene chiesto oppure ordinato!) c’è anche la distruzione della personalità umana e le persone sono trasformate in schiavi. Sebbene l’obbedienza è soprannaturale, bisogna ricordare che i superiori non sono, ipso facto, Dio, NON SI IDENTIFICA CON DIO! La superiora non è, ipso facto, la Madonna, NON SI IDENTIFICA CON LA MADONNA! Posta questa grave distorsione ogni abuso è possibile: “L’OBBEDIENZA DIVENTA ESASPERAZIONE. Una obbedienza fondata sul fanatismo e sul fondamentalismo, addirittura sulla falsa credenza che il santone Manelli sarebbe sempre e solo ispirato, è fuori dalla Tradizione cattolica, ma anche dal buon senso.

ABUSO n. 3 = CULTO PERSONALITÀ DEL FONDATORE (settarismo)

Il fondatore di un Istituto, se è persona onesta ed equilibrata, deve lui stesso vigilare per non farsi idolatrare, per non creare intorno alla sua figura una culto di fanatismo e di esaltazione, per non diventare un sottile, ma per questo più insidioso, nuovo “vitello d’oro”.
La divinizzazione delle persone in vita – per fare un’analogia forse più comprensibile – è l’obbrobrio che accadeva, in altro ambito, per gli imperatori romani dell’ultimo periodo decadente (si pensi a Diocleziano) oppure per i gerarchi nazisti o per i dittatori comunisti. Ancora oggi i dittatori nord coreani vengono “adorati” come dei “messia” laici. A maggior ragione questo paganesimo non può essere ammesso, per nessun motivo, nella Chiesa. Il culto fanatico della personalità, scaturito dall’idolatria intorno al fondatore, fa in modo che egli possa esercitare un arbitrio assoluto e giustificare tutte le sue malefatte e qualsiasi suo abuso. Il rivoltante culto della personalità si basa su quello che possiamo definire il “PREGIUDIZIO PENTECOSTALE”: l’idea superstiziosa e pagana che solo manelli – (come un nuovo, falso, altro “messia”) sarebbe sempre ispirato (neanche il Papa gode di questo carisma!), e che ogni parola che esce dalla sua bocca sarebbe come un “ORACOLO DELLA SIBILLA CUMANA”, come un “frate indovino”. Da questa credenza superstiziosa scaturisce anche lo scandaloso silenzio e la complicità rivoltante con cui, per tanti anni, sono stati coperti, giustificati e addirittura negati come calunnie, i fatti oscuri dell’Istituto. Manelli si pone come un “SANTONE-IDOLO”, come un “VITELLO D’ORO-PENTECOSTALE” (quindi contro la tradizione cattolica). Questa “superstizione pentecostale” pone i suoi subalterni in una condizione di quasi assoluta schiavitù. Manelli, purtroppo, non è né il primo nell’ultimo di questi santoni-idolo!!! Se non viene asportato “chirurgicamente” questo “pregiudizio pentecostale” non ci sarà sanazione in radice del male. Questa mentalità superstiziosa ha infettato tutto l’istituto e – di fatto – costituisce il DNA del vecchio Istituto.
L’ISTITUTO E IL CARISMA SI IDENTIFICANO CON LA PERSONA DI MANELLI (così come c’era identificazione tra Marcial Maciel e la congregazione ei Legionari di Cristo: identificazione voluta dallo stesso Marcial. Nell’Istituto frati e suore considerano Manelli proprio come il nuovo MESSIA. Già il Commissario apostolico, P. Fidenzio Volpi, sin dal suo primo discorso aveva saggiamente messo in guardia contro questa aberrante deviazione: “I testi, i suggerimenti, gli atteggiamenti o le parole dei fondatori potrebbero essere considerati più decisivi dell’insegnamento del magistero quando se non addirittura non degli stessi testi biblici. In questo caso il movimento che si professa ufficialmente come una mediazione verso una forma nuova di evangelizzazione, ne diventa il sostituto” (Messaggio del commissario apostolico in occasione delle professioni perpetue, Tarquinia, 31 agosto 2013).
Manelli si è costruito su misura, un istituto “ad personam” (così come esistono i partiti ad personam).
Tutto l’Istituto e tutto nell’Istituto è costruito intorno a Manelli e per Manelli: tutto dipende da questa distorta impostazione di fondo. Bisogna pensare e parlare come Manelli e come i diversi superiori da lui nominati, senza discostarsene neanche di un millimetro! Altrimenti c’è l’esilio in paesi lontani o l’espulsione dall’Istituto. In questo modo è evidente che ci troviamo di fronte ad una chiesuola parallela, ad una settarella dentro la Chiesa! Se non si elimina questa superstiziosa mentalità pentecostale, anche se si toglie Manelli, sono pronti altri 10 oppure 100 “manelli” a prendere il suo posto. Tutta la sua azione riprovevole non poteva esistere e diffondersi se non ci fossero state numerose e prolungate complicità e acquiescenze, nonché colpevoli collaboratori. Ai manelliani è stato imposto un falso concetto di fondatore. Essere fondatore non significa, di per sé, essere infallibile, impeccabile, indiscutibile, non significa avere il diritto di gestire un potere assoluto, o peggio dispotico, arbitrario e incontrovertibile. Il fondatore non può costituirsi come una specie di “sultano musulmano” che avrebbe diritto di vita e di morte sui suoi sottoposti.
Nel passato E NEL PRESENTE ci sono già stati, insieme a tantissimi fondatori santi e illuminati, anche CASI DI FONDATORI CHE, AD UN CERTO PUNTO, HANNO DEVIATO.
Il falso carismatismo è uno dei tumori più devastanti nella vita della Chiesa. Questi cosiddetti “santoni” o pseudo-carismatici, danno origine a forme di psicosette, a culti para-settari, oppure, dentro la chiesa, a strutture che se non sono proprio delle sette, possono presentare singoli aspetti settari, nel senso che non si possono escludere a priori influenze settarie anche in gruppi cattolici: chi ha la grazia di uscire da questi tunnel ha bisogno di corsi di “deprogrammazione” della mente dai danni provocati da queste tecniche e condizionamenti ossessivi che limitano l’autonomia decisionale. La Stampa, di lunedì 10 dicembre 2007, a pag. 11, pubblica un articolo significativo: “I GURU NASCOSTI IN CHIESA” – Il boom di gruppi che si dicono fedeli al vescovo, ma obbediscono solo al fondatore. Nemmeno il Vaticano conosce il numero esatto di movimenti e comunità”. Giovanni Pannunzio: «L’Italia è diventata una jungla, una riserva di caccia dei “santoni”. Il fenomeno rimane sostanzialmente “sommerso”. In pratica non c’è istituto o gruppo o movimento dove non ci sia, ufficialmente o non ufficialmente, un “santone” o una “santona”, come se questa fosse la “conditio sine qua non” per avere un cattolicesimo forte e autentico. Un prova concreta e dolorosa del danno prodotto da Manelli col suo falso carismatismo è il gran numero di vocazioni deviate e indotte per suggestione dalla falsa convinzione che lui possederebbe una specie di “sfera di cristallo” per individuarle. Tanti infatti entrano in quell’Istituto perché manelli, a nome di una presunta Madonna o di un presunto Gesù, vengono convinti da questa forma di plagio che essi hanno la vocazione e sono chiamati solo nell’Istituto di manelli!! Proprio per questo tanti, quando escono dal suo istituto cambiano radicalmente la vocazione che il santone-visionario aveva garantito: a) alcuni addirittura si sposano (sia suore che frati), 2) altri diventano preti diocesani (frati), 3) altri rimangono senza scegliere né l’una né l’altra vocazione, 4) altri, quando escono hanno un periodo di rigetto della pratica religiosa di durata diversa. La mia convinzione è che un buon numero di coloro che sono nell’Istituto o non hanno proprio la vocazione religiosa (infatti tanti escono e si sposano anche dopo tanti anni di vita religiosa o di voti perpetui!) oppure hanno la vocazione religiosa ma non quella dell’Istituto di manelli, ma per altre realtà della Chiesa: manelli – in questi casi – intercetta e stravolge entrambe.

ABUSO N.4 = DISCIPLINA SETTARIA – CONTROLLO ASSOLUTO

Il sacerdote Michael Roos ha pubblicato nel 1998, un libro dal titolo “Flucht von der Teufelsinsel” (La fuga dall’isola del diavolo), dove tratta della “DIPENDENZA RELIGIOSA IN ALCUNI GRUPPI ”. /…/ Giovani donne vengono mandate in convento senza avere una vera vocazione. /…/ Una caratteristica delle sétte è un’obbedienza incondizionata. Secondo la dottrina cattolica c’è invece solo un’obbedienza responsabile. /…/ L’obbedienza da mezzo diventa fine: bisogna obbedire per obbedire; qualsiasi cosa chiede il superiore bisogna obbedire altrimenti si ..pecca! In questo modo il superiore viene identificato con Dio stesso, e la disobbedienza al superiore è disobbedienza a Dio. Anche se il superiore chiede cose che non può chiedere, bisogna obbedire lo stesso. L’obbedienza cieca riduce le persone a marionette. /…/ Il controllo assoluto e asfissiante c’è quando si determina ogni aspetto e momento della vita dei religiosi, controllandone pensieri, parole e ogni azione. Tutte le persone intervistate hanno riferito di questo controllo assoluto o quasi assoluto che i superiori di questo Istituto esercitano, in vari modi, sui loro subalterni. Quando inoltre si aprono le lettere, si ascoltano le telefonate e un colloquio da soli non è mai possibile allora è evidente che c’è un controllo settario” (cfr. http://www.sekten-jugend-kirche.de/Roosital.htm).
Nell’Istituto vige un CAPILLARE E FERREO CONTROLLO DISPOTICO DI TUTTI, che si serve della delazione come prassi sistematica. I ragazzi e le ragazze sono mortificati in modo assurdo. C’è una COSTRIZIONE PUNTIGLIOSA E PUERILE. Ci sono poi obbedienze infantili: “posso lavarmi?”. “Posso non mangiare questo?”, ecc. I cosiddetti “superiori” agiscono in modo da schiacciare le personalità, annullare la volontà e la capacità critica di pensare, per tenerle legate a loro. Così accade che in seguito non possono o non hanno più la determinazione e la forza di uscire. In pratica dentro la vita religiosa vivono in un clima di oppressione. Se escono fuori avranno bisogno di CORSI DI RECUPERO e di molto tempo per recuperare la normalità e prendere le distanze dai diversi danni psicologi provocati da uno stile traumatizzante. .
Ci sarebbe da chiedersi e da verificare questo interrogativo: il tipo di obbedienza squilibrata e dannosa (una severità esasperata) e la condizione costante di plagio psicologico e di fanatismo-esaltazione intorno al fondatore, INCLINA OPPURE NO I RELIGIOSI AD UNO STATO MENTALE DI DISTONIA? Per noi il dubbio non esiste!

ABUSO N. 5 = USO DELLE MINACCE E DEL TERRORISMO PSICOLOGICO.

Quando Manelli dice ad un ragazzo o ad una ragazza che la sua vocazione è di farsi suora o frate ovviamente nel loro istituto, se la ragazza o il ragazzo non obbedisce, viene minacciato che andrà all’inferno. A coloro che fanno già parte dell’Istituto se chiedono di uscirne, viene detto che se escono, andranno all’inferno, (se suora) che potrà diventare una prostituta, che si perderanno, ecc.
Emerge chiaramente la tecnica di Manelli e delle sue suore di reclutare le vocazione col terrorismo psicologico: “SE NON ENTRI NEL NOSTRO CONVENTO, (O SE NE ESCI) ANDRAI ALL’INFERNO”. Per cui è evidente che ci saranno un buon numero di frati e/o suore che non hanno nessuna vocazione religiosa ma sono dentro solo perché terrorizzati da Manelli e/o dalle sue suore, oppure hanno vocazione religiosa, ma non quella dell’Istituto di Manelli! Questa situazione è molto grave e richiede provvedimenti urgenti e radicali. Inoltre lo stile di obbedienza che si pratica in questo Istituto ricorre con frequenza e con facilità a minacce, forti sgridate, ricatti, gravi punizioni, ecc.

ABUSO N. 6 = ATMOSFERA DI FORTE SOGGEZIONE PSICOLOGICA.

A) “QUASI TUTTO È PECCATO”. B) Non bisogna mai parlare tra frati o tra suore. Per parlare con un’altra suora, anche dentro l’Istituto, bisogna chiedere il permesso alla Superiora. Bisogna chiedere il permesso per andare nella cella di una suora e spiegare prima perché uno ci deve andare. C) In mezzo ai frati e alle suore c’è sempre una spia. D) Si respira un clima di terrore, di paura di parlare: bisogna pensare e parlare solo esattamente come i superiori. L’ISTITUTO È come UNA GABBIA, come UNA PRIGIONE, come un reclusorio, una struttura cioè isolante ed escludente.

ABUSO N. 7 = CALUNNIA SISTEMATICA E DIFFAMAZIONE.

Si screditano e si calunniano gli appartenenti ad altri gruppi, istituti, movimenti, o sacerdoti e religiosi che non condividono pienamente il modo di fare del gruppo. Chiunque dentro o fuori l’Istituto mette in discussione, critica o conosce i molteplici “panni sporchi” dell’organizzazione, viene sottoposto ad una calcolata e programmata CALUNNIA SISTEMATICA e ad una DIFFAMAZIONE ORGANIZZATA a tutti i livelli e ovunque, in ogni convento (frati o suore) e fuori dai conventi. Le madri superiori o i frati superiori mandano e-mail o fanno telefonate ad altri superiori per avvertire che questo o quel sacerdote, o vescovo, o persona è un nemico, oppure che è pericolosa, che va tenuta lontana, che non bisogna parlare con lei ed evitare anche di avvicinarsi. Sempre viene comandato di togliere la stima e di infangare questa persona “presunta” nemica o pericolosa. È coltivata e promossa la CULTURA DEL NEMICO e quindi, inevitabilmente, del disprezzo. Persino durante la ricreazione si parla male e si infangano preti, vescovi e quanti altri o hanno osato mettere in discussione l’Istituto ma soprattutto il fondatore Manelli. Quando si tratta di coloro che criticano Manelli, la calunnia e la diffamazione verso di loro giunge alla cattiveria e alla persecuzione più ostinata e questo anche dopo molti anni. Tutti attestano che Manelli elimina, con qualsiasi metodo, chiunque lo ostacola. Nell’Istituto tutti sono “educati” a questa attività di diffamazione e di calunnia. Adesso Manelli ha dato prima l’ordine di calunniare i cinque frati-preti che hanno fatto l’esposto alla Congregazione dei Religiosi, poi di calunniare il Visitatore apostolico, poi il Commissario. Poi la Congregazione, poi i frati-preti che smascherano le sue malefatte.

ABUSO N. 8 = ESCLUSIONE TOTALE DI TUTTE LE PERSONE USCITE DALL’ISTITUTO.

Come in tutte le SETTE (T.d.G., Scientology, ecc.) quando un frate o una suora esce dall’istituto, viene fatta terra bruciata intorno a lui, gli si dà la “morte esistenziale”: c’è un isolamento ed un’esclusione totale di quella persona da ogni contatto con frati e suore dell’istituto. È vietato ogni tipo di contatto con quella persona uscita dall’istituto, anche casuale. I manelliani, sembra che abbiano una grande considerazione e stima del sacerdozio cattolico, ma solo innanzitutto dei sacerdoti del loro Istituto! Appena un sacerdote dello stesso Istituto però rivolge una critica o a Manelli o a qualche aspetto della vita dell’Istituto viene calunniato, lo si infanga, se ne parla male e si insegna a parlare male di lui in tutto l’Istituto. I cinque sacerdoti che hanno presentato esposto alla Congregazione, sono considerati nemici e traditori, pur essendo stati i primi e principali collaboratori di Manelli sin dalle origini dell’Istituto.

“CASA MARIANA DI VETRO”

St. Chapelle des Paris vetrate istoriate

Con la testimonianza di un Frate Francescano dell’Immacolata inizia il tempo della coerenza, della trasparenza e della pulizia.

Il caso dei Francescani dell’Immacolata è stato montato ad arte da personaggi senza scrupoli ai quali, subito dopo il commissariamento, si sono rivolti coloro che non hanno accettato la loro rimozione dal governo.

A leggere questa testimonianza che merita tutto il nostro rispetto per il coraggio di un Religioso consapevole della sofferenza dei suoi confratelli, si resta agghiacciati e addolorati.

Un’azione particolare è stata svolta dall’ex Procuratore Generale Padre Alessandro Apollonio, attualmente a Fatima, ma molto attivo negli spostamenti e nell’occulatamento o “fuga” di documenti sensibili apparsi miracolosamente sui blog ultratradizionalisti.

Padre Apollonio, che da sempre minacciava il chiasso mediatico in caso d’intervento della Santa Sede, incontrava a Roma personaggi come Roberto De Mattei e Alessandro Gnocchi rivelatisi precursori delle accuse contro il Commissario Apostolico.

Padre Apollonio è molto vicino ai Cardinali Raymond Burke e Mauro Piacenza  e – insieme con il Padre Serafino Lanzetta – al Monsignore Giuseppe Sciacca.

P. Apollonio, oltre ad essere l’agente dei contatti a nome del Fondatore, Padre Stefano Manelli, avvicina molti Sacerdoti e Frati Francescani dell’Immacolata di cui fu per anni ed anni il Rettore, cercando di dissuaderli dal rimanere nell’Istituto.

Si vuole far credere infatti che senza il Fondatore l’Istituto non potrà sopravvivere e che la gestione Volpi-Bruno è fallimentare.

La sudditanza morale nei confronti di padre Apollonio continua ed è stata pompata in gran parte dal Fondatore stesso, benché recentemente, dopo averlo destituito da Rettore del Seminario Filosofico Teologico (STIM) per mandarlo a Roma, avesse affidato al nipote e “Delfino”, Padre Settimio Manelli, il controllo esclusivo e totale del Seminario stesso, fatto poi chiudere a inizio 2014 dal Santo Padre Francesco.

A modo di Polizia Politica l’arma utilizzata fino ad oggi è quella della detrazione di cui parla il Serafico Padre San Francesco in persona.

C’è da chiedersi, tuttavia,  se Padre Apollonio è una vittima, un sicario del Padre Manelli, oppure entrambe le cose.

C’è ancora da chiedersi se lo faccia per dipendenza dal Padre Manelli o per convenienza, in vista di riguadagnare la considerazione di prima …

Queste pagine aiuteranno a fare “un po’ e solo un po” di luce  su una vicenda che è stata volutamente oscurata con un polverone per strumentalizzarla a regola d’arte per attaccare il Papa e utilizzare dei poveri frati come cavie sulla capacità della Chiesa di contenere le disobbedienze, tensioni e ribellioni interne e fronteggiare un’eventuale delegittimazione del Pontefice a partire da raggruppamenti di religiosi.

 

Portae Inferi non praevalebunt!

“Credo che per essere capaci di sviluppare una retta ermeneutica del comportamenteo di alcuni nostri confratelli, non si possa prescindere, dal metodo e dal contenuto usato per contattare un cospicuo numero di frati, chiedendo loro, di lasciare l’Istituto.

I frati venivano avvicinati sia di prima persona che per telefono e il contenuto di base delle conversazioni era il seguente:

 

Inizio citazione –

P. Stefano dice che facciamo bene ad uscire per raggrupparci in piccole comunità[1]. I conventi del post-Concilio sono pieni di omosessuali, alcolizzati, pedofili, conviventi, donnaioli, tossicodipendenti. Questo è il livello medio della vita religiosa in occidente. Visto che vogliono portarci su questa china (chi?), pure a noi, abbiamo il dovere morale di reagire. Quello che abbiamo imparato Padre Volpi farà di tutto per distruggerlo. Padre Volpi è proprio il teorico della distruzione degli ordini religiosi, è il maestro di coro di chi sta conducendo la vita religiosa sui crinali della distruzione completa. Ci hanno mandato lui proprio per questo (chi?). Gli ordini religiosi oggi sono riconducibili a questa metafora: men che raro se fumano il sigaro in mutande e in canottiera davanti alla televisione.

Fine citazione.

 

Questi per il nostro confratello sono I Frati Minori in specie e gli altri ordini religiosi in generale. Quello di uscire dall’Istituto è un obbligo morale impellente.

 

Nuova citazione:

La Congregazione dei Religiosi è nelle mani di un pensiero massonico e relativista ed il primo di tutti è Braz De Aviz. Noi siamo adesso nelle mani dei peggiori prelati della Curia Romana. Braz De Aviz, Carballo, Volpi, sono I peggiori, sono notoriamente conosciuti come i più lassi, i più secolarizzati; sono i meno alti sotto il profilo morale e spirituale. Questa non è la Chiesa con la C maiuscola, questi vi stanno sputando (sopra?) e noi non possiamo collaborare al male.

Fine

 

È chiaro che una volta che poni e accetti delle simili premesse entri in una sorta di delirio mentale che, cronicizzato, ti crea un abito paranoico, che può solo terminare in un cortocircuito dell’intelligenza, che finirà per giustificare ogni mezzo, pur di raggiungere il fine.

In effetti, alcuni dei nostri confratelli, autoinvestendosi di un ruolo messianico (in relazione alla Chiesa), si sono sublimati in una categoria di santità “nuova” , dove i paramatri della virtù sono stati ri-formati e fondati in una teologia spirituale, dove la menzogna, la calunnia, la disubbidienza e le “ruberie” diventano degli ideali nei quali specchiarsi e riconoscersi.

Io stesso ebbi ‘l’onore’ di essere calunniato  addirittura da entrambi i Padri Fondatori.

Fui accusato, infatti, d’aver passato al giornalista Sandro Magister le prime notizie riguardanti il nostro commissariamento, mentre un altro sacerdote dell’ex Consiglio Generale, sulla medesima questione, si preoccupava d’infangare P. Angelo Gaeta.

Il 2 settembre 2013 decisi quindi, di scrivere al Cofondatore ed ex Vicario Generale, P. Gabriele Pellettieri, questo messaggio:

 

“Ho saputo, purtroppo, che anche Lei (P. Stefano già lo fa da molti giorni) mi sta accusando, falsamente, di essere all’origine di documenti passati ai giornalisti. Poichè credo che siamo nella specie morale della calunnia questa mattina ho informato della questione il Padre Commissario.

Vedere i miei due Padri Fondatori scadere in questo genere di gossip di terza categoria è francamente molto deprimente. Spero in un vostro sussulto di dignità e in un comportamento dove il soprannaturale torni ad essere una presenza stabile e l’amore per la verità un valore indisponibile”.

 

Io ho sempre parlato in modo molto chiaro e quando, purtroppo, ebbi ad accusare i miei confratelli non temetti mai di farlo, sia per iscritto, sia dinanzi ad un registratore.

L’11 maggio 2014 scrivevo a P. Alessandro Apollonio:

 

“Lei è da molto tempo che si barcamena tra bugie e restrizioni mentali. Questo non è il modo di fare di un frate. Questo è il comportamento oramai abituale di P. Stefano e dei suoi laici (basta vedere le menzogne dette sulla negazione del permesso ad andare sulla tomba dei genitori il 1 maggio. E’ una vergogna !)….

Posso scrivere un libro delle menzogne di questi mesi….

Le auguro di uscire presto dal suo delirio e di rientrare realmente nella Chiesa Cattolica…..

Auguri da un confratello veramente addolorato”.

 

Ancora…

Alla fine di luglio, dovendo accompagnare nel nostro convento di Casalucense (FR) il nuovo superiore, mi ritrovai ad assistere ad una sequenza di scene, tipo film poliziesco. Trovammo P. Stefano Manelli nel Santuario della Madonna delle Indulgenze che imponeva le mani ad un nostro ex frate[2] inginocchiato ai suoi piedi (un altro era lì accanto), vestiti entrambi (gli ex frati) con  un abito religioso, “abusivo”, che viola le norme della Chiesa cattolica e dello Stato italiano.

Quando ci videro cominciarono a scappare, chi da una parte chi dall’altra. Padre Stefano si chiuse nella sua stanza, i due frati uscirono correndo dalla Chiesa e raggiunsero un terzo, (ex nostro frate), il quale, avendoci visto, cercava di nascondersi dietro un furgone (uno Scudo della FIAT)[3], sul quale stava caricando, (di fatto rubando) dei cartoni di libri e di viveri che appartengono all’Istituto.

 Su ciò che accadde subito dopo, taccio, per pietà e per disgusto.

Questi sono dei piccoli esempi di fatti realmente accaduti, ma che potrebbero essere moltiplicati indefinitamente.

Ciò che sgomenta è che se tu parli con loro, non hanno mai disubbidito, mai mentito, mai calunniato o rubato; loro sono assolutamente puri, immacolati, ma soprattutto… perseguitati!

Il dramma è che nel loro delirio, hanno smarrito la relazione tra la realtà e l’oggettività, ritrovandosi a vivere nella finzione della loro mente dove un’immaginazione “tirannica” gli crea, inesorabilmente dei contenuti che li situano a vivere tra stati o momenti di esaltazione auto celebrativa, contrapposti a paranoie persecutorie.

Loro, in concreto, non vivono più nella Chiesa, ma nella loro idea di Chiesa; non obbediscono più al Papa reale, ma all’idea che ne hanno.

La liturgia?

È quella che vive nella loro mente, sganciata dalle necessità concrete dei frati e dei fedeli.  Tali esempi potrebbero essere moltiplicati a dismisura, poiché, ciò che veramente esiste è unicamente il loro delirio. Queste persone, oramai, si sono sostituite alla Chiesa cattolica e, nello stesso tempo, si credono i salvatori. Loro sono gli unici a sapere quello che si deve fare per “salvare la Chiesa”, in quanto, investiti dall’Immacolata stessa di una vocazione messianica; anzi, di più: loro sono la transustanziazione storica ed attuale dell’Immacolata.

Con queste premesse, che si deducono storicamente ed esperienzialmente, dai loro comportamenti concreti è chiaro che si preclude a priori ogni forma di dialogo o di mediazione.

È chiaro, per esempio, che non è sufficiente dire: io sono il Fondatore, poiché anch’egli, in quanto figlio della Chiesa è fondato e non certamente fondante. Ma questa Chiesa, per loro, che Chiesa è? E questo Papa, chi è realmente?

Quando Papa Francesco fu eletto ci sono stati momenti di panico e di “disperazione”.

Padre Stefano fu il primo a dire che  questo era il Papa gesuita che avrebbe distrutto il francescanesimo; questo Papa era una tragedia: il peggior Papa possibile. Da un altro ex nostro superiore fu chiaramente detto che con l’elezione di questo Papa non ci rimaneva che scappare tutti nel deserto. Non virgoletto queste frasi, perché , chiaramente, non le ricordo, particolareggiatamente, nei loro contenuti letterali, ma la sostanza è certamente questa.

Altri frati di diversa estrazione, età e nazionalità possono testimoniare lo stesso.

Mi fermo qui perché queste piccole “porzioni” di affermazioni sono più che sufficienti per farne comprendere la valenza e l’importanza. La conseguenza immediata di queste affermazioni portò alla proibizione per i nostri chierici di andare alla prima santa Messa di Papa Francesco il 19 marzo 2013.

Questa proibizione valse per altri frati; e quando alcuni confratelli chiesero spiegazione sulla ragione di questa decisione, fu detto loro: “per motivi logistici”. Semplicemente ridicolo. Ciò  che conta è che non ci furono gli FFI alla Santa Messa d’intronizzazione di Papa Francesco, poi se loro hanno voglia di negare; neghino!

Ma questo non fa che aumentare il senso del ridicolo.

 Posso aggiungere che P. Alessandro Apollonio era favorevole alla partecipazione dei frati ma fu il nipote del Fondatore e Rettore Unico di tutti I nostri seminaristi a impartire l’infelice ordine. Più tardi un Frate degli Stati Uniti, uno studente di filosofia, andò in crisi per questo e più tardi è uscito dall’Istituto.

A riprova di questa verità, dal nostro “Settimanale di Padre Pio”[4], diretto e redatto dalle Suore Francescane dell’Immacolata, per ben due mesi circa sparì la rubrica della catechesi settimanale fatta dal Papa, la quale fu poi reintrodotta solo per le proteste di alcuni lettori.

Accadde anche questo fatto spiacevolissimo, per un Istituto religioso.

Il Papa, fece visita alla basilica di Santa Maria Maggiore in Roma e, una volta in sacrestia, incontrò anche due nostri confratelli, i quali gli dissero che avrebbero pregato per Lui. Il Santo Padre li ghiacciò, dicendo loro: ‘Ma voi pregate per me o contro di me?’

Il Papa evidentemente era già venuto a conoscenza di quello che si diceva di lui nel nostro Istituto.

Saputo di questo I nostri ex superiori cercarono di correre ai ripari organizzando, per una udienza del mercoledì, una presenza massiccia di frati e suore (ridicolo, perché  non hai neanche il “coraggio” della coerenza).

Ricordo che si parlava di una cinquantina di biglietti che già si possedevano (questo attraverso la nostra segreteria), ma si chiedeva ai frati di cercare di essere ancora più numerosi. Peccato che le udienze del mercoledì fossero già state sospese per la pausa estiva.

Negli ultimi anni, purtroppo, la critica al Papa era divenuta, per alcuni dei nostri frati un vissuto quotidiano. Da Giovanni XXIII a Paolo VI, senza farsi mancare Giovanni Paolo II, il santo che era diventato il “piccolo” santo, visto che non potevano più negarlo (c’era chi voleva attaccarlo sulla sua teologia di Dio, l’escatologia e, per qualcuno, la sua teologia del corpo era quasi insopportabile); anche Benedetto XVI veniva considerato, di fatto, un modernista e, se non fosse stato per il Summorum Pontificum, sarebbe rimasto nel novero dei novatores progressisti di Tubinga….

Desidero ora aprire una parentesi sul Papa Paolo VI, perché mi servirà per aprirne un’altra sulla figura di San Pio da Pietrelcina.

Il santo frate cappuccino è uno dei Protettori “speciali” del nostro Istituto.

La sua figura e i suoi insegnamenti sono, per così dire, “formativi” della spiritualità del frate francescano dell’Immacolata.

È da un pò di tempo però che sto riflettendo sempre di più sul fatto che noi FFI abbiamo una conoscenza ben poco aderente alla realtà del santo del Gargano, in quanto idealizzata e personalizzata, secondo le necessità e i gusti del nostro Padre Fondatore.

Mi spiego.

Parlandoci, per esempio, dell’Enciclica Humanae Vitae, P. Stefano Manelli ci ha sempre insegnato che fu il Santo del Gargano il “responsabile” della dottrina dell’intrinseca malizia degli atti contraccetivi, poiché Paolo VI nella sua Enciclica, in realtà, ne aveva condivisa la bontà, permettendone l’uso. Fu per l’intervento di San Pio, al quale il Santo Padre aveva inviato l’Enciclica, scritta di suo pugno che, quando gli fu restituita, la trovò modificata addirittura unicamente in quel punto specifico (l’intrinseca malizia della contraccezione), con la sua stessa calligrafia. Così Paolo VI, grazie ad un intervento divino, comprese il suo errore e riformò il suo giudizio erroneo sulla liceità della contraccezione.

Io ho creduto a questa sciocchezza per anni, raccontandola a molte persone, fino a quando, dovendo leggere l’Enciclica, per motivi di studio, mi resi conto che l’Humanae Vitae, era integralmente strutturata e finalizzata alla negazione della liceità della contraccezione = non sarebbe stato sufficiente modificarne una piccola parte, ma bisognava riscriverla radicalmente.

Inoltre, sin dall’annuncio della beatificazione di Paolo VI si è prodotta una mole enorme di testimonianze, sul nostro argomento, mettendo in evidenza come, per il novello beato, la negazione della contraccezione fosse una verità che il Papa riteneva espressione della sua stessa fede.

L’evidente menzona attribuita a San Pio da Pietrelcina sull’Humanae Vitae, si può estendere ad altre balle del Fondatore attribuite al Santo del Gargano.

Ad esempio, la famosa (per noi) questione delle “4 T” evocate da Padre Pio, cioè “TuTTo è Tenebra”.

Padre Manelli con estrema leggerezza poneva “le tenebre”  in relazione anche con il Concilio Vaticano II; la conseguenza era una disperazione che aumentava con il passare degli anni, creando un cortocircuito esistenziale dove ogni evento sia ecclesiale che “mondano”, veniva vissuto in modo drammatico. Altra balla era la storia “della palla di fuoco” dalla quale avremmo dovuto salvarci. Bisognava andare tutti a San Giovanni Rotondo e dintorni, perché quella zona – entro un raggio di 30 Km – era protetta da San Pio che ci avrebbe salvati.

La balla molto probabilmente serviva per giustificare l’imprudente costruzione di un albergo in zona di Monte Sant’Angelo.

Un modo per evitare il voto contrario di un Consiglio Generale comunque annichilito dai deliri e dall’autorità del Fondatore.

Sembra la “teologia” dei Testimoni di Geova. Scusate! Io sono parroco a Trieste e dovrei abbandonare i miei parrocchiani proprio nel momento del massimo bisogno, nel pericolo di una morte imminente? Siamo sacerdoti della Chiesa cattolica o pavidi conigli?

Vorrei chiedere al mio confratello, “piazzista” telefonico: ma un religioso così – pavido coniglio – come se lo immagina? Con le mutande o senza? Con il sigaro o ….? Faccia lui, poveretto.

Un altro fatto sgradevolissimo, accadde in concomitanza alla pubblicazione del Motu Proprio, Porta Fidei.

Sulla nostra rivista, Fides Catholica, apparve un editoriale dell’ex direttore, P. Serafino Lanzetta, nel quale si cercava di indurre il lettore ad una scorretta ed erronea interpretazione del reale pensiero del Pontefice.

All’inizio della pag. 7 si citano le parole di Benedetto XVI “Ho ritenuto che far iniziare l’Anno della Fede in coincidenza con il cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II possa essere un’occasione propizia per comprendere che i testi lasciati in eredità dai Padri conciliari, secondo le parole del beato Giovanni Paolo II, “non perdano il loro valore né il loro smalto”. È necessario che vengano conosciuti e assimilate come testi qualificati e normativi del Magistero, all’interno della Tradizione della Chiesa”. Peccato che il nostro “teologo” introduca le parole del Santo Padre in questo modo: “Benedetto XVI ha espresso, inoltre, anche se molto velocemente, un legame tra l’Anno della Fede e il Vaticano II”.

Ma come molto velocemente? Ma ci rendiamo conto, che qui, l’aggettivo e l’avverbio vengono usati unicamente per indurre ad una comprensione erronea del testo? Ma non è finita! Immediatamente dopo venne citato un altro insegnamento del Papa cercando nuovamente di corromperne il retto significato: “Io pure intendo ribadire con forza quanto ebbi ad affermare a proposito del Concilio pochi mesi dopo la mia elezione a Successore di Pietro: “se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica esso può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa”. Peccato che il nostro “teologo” introduca il pensiero di Benedetto XVI con un: “E subito dopo, in un modo meno esuberante del suo predecessore”.

Ma come meno esuberante!? Un Pontefice in un suo motu proprio,afferma “io pure intendo ribadire con forza”, e un “teologo” della Chiesa cattolica si permette di ridurre la potenza di una simile espressione con un ridicolo cappello introduttivo “in modo meno esuberante”?

C’è dell’altro: In puro stile tradi-progressista non vengono presentati gli insegnamenti del Motu proprio che sono centrali ai due sopra citati: “Sento più che mai il dovere di additare il Concilio, comela grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiate nel secolo XX: in esso ci è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre”.

Caspita! Quanto avranno infastidito queste parole del Santo Padre per censurarle radicalmente!

Inoltre, a pag. 6, troviamo un’altra chicca del Nostro: “La Chiesa è chiamata perciò a recuperare la fede, secondo il canone del Simbolo Cristiano”.

Ma cose da pazzi!

La Chiesa che deve recuperare la fede secondo il canone del Simbolo cristiano. Perché? Forse l’aveva persa?

Stendiamo un velo pietoso…

Quanto tempo ed energie andate perdute, per un argomento impostato male ed erroneamente!

Lo stesso P. Alessandro Apollonio, dando per scontato che non ci fossero errori teologici formali negli insegnamenti conciliari, era soddisfattissimo che P. Stefano non avesse chiesto a lui questo genere di studi, proprio perché li riteneva inutili per la Chiesa, per la teologia, per il nostro Istituto, e per la causa francescana stessa. Secondo il suo pensiero, per il taglio  datogli, erano solo un inutile perdita di tempo.

Sempre nel 2011 sull’altra rivista Immaculata Mediatrix, a pag. 238, compare un articolo in due puntate di suor Maria Cecilia Manelli, nel quale, nella parte II, è talmente saturo di errori filosofici e teologici che non si capisce  come possa essere stato pubblicato da una rivista del nostro Istituto (oppure proprio per questo …).

Ecco alcune “perle” di saggezza filosofico-teologica presenti nell’articolo.

“Concepì poi nel grembo, divenendo Madre di Cristo e del suo Corpo Mistico, la Chiesa. Le due concezioni, se così le vogliamo chiamare, avvennero nello stesso istante, con una differenza: l’essere che diviene, si trasforma in qualcosa di diverso da sè, in un essere divenuto, ossia non più essere originario, pur mantenendo alcune proprie caratteristiche. L’essere di Maria non muta divenendoMadre: Ella è Vergine e al contempo Madre: il suo essere non diviene qualcosa di diverso da sé, ma rimane essere in sè (vergine) e altro da sé (madre)”.

La cosa meravigliosa è che la Nostra ci dà la chiave per interpretare correttamente il suo pensiero, dicendoci, alla nota 47: “Intendo come essere, ciò che costituisce l’essenza di Maria e non l’esserecome creatura”. Provate a leggere e a sostituire, il termine essere con il termine essenza – nello scritto sopra citato – e vedete cosa ne viene fuori. Una pazzia.

Ancora: “Ella dona al Verbo “l’essere e lo fa essere” dando a Lui tutta la sostanza umana”. “Maria santissima è colei che prepara la materia del sacrificio redentivo nel suo grembo verginale, nel quale “il Verbo Incarnato assumendo la natura umana di Maria …”.

Mi fermo qui perché gli errori dottrinali, nell’articolo, sono talmente tanti che…

Un altro “scivolone” letterario appare, nuovamente, sulla rivista Fides Catholica nel 2012. Si tratta di un articolo molto critico nei confronti di una figura, certamente controversa, della nostra Chiesa, il vescovo Tonino Bello che può essere criticato per alcune sue affermazioni teologiche, mariologiche, liturgiche, antropologiche, senza però mai “scadere”al livello dell’infangamento personale, soprattutto nella sua dimensione, chiamiamola “morale”. Bene, quindi, la critica sui contenuti filosofico-teologici del pensiero “belliano”; inqualificabile e ingiustificabile l’attacco alla moralità interiore e personale del presule salentino, del quale è totalmente impregnato l’articolo del nostro confratello, derubricato (l’articolo) a semplice ed immorale espositore di gossip. Non può essere questo il genere letterario proprio e specifico di una rivista teologica.

Un esempio: “Bellissima l’Eucaristia (siamo in Etiopia) e partecipata in modo straordinario. All’offertorio, la sorpresa dei doni e, soprattutto, della danza improvvisata da suor Celinia…Ho posato poi sull’altare un vasetto di profumatissimo unguento orientale (portato dalla Palestina). Ho colto al volo l’occasione per avvicinarmi a tutte le suore e ungerle con l’unguento, dicendo ad ognuna “Sii il buon profumo di Cristo”. Commento del nostro confratello Padre Paolo Siano: “Al vescovo salentino piace vedere e toccare”. E più avanti, verso la fine dell’articolo: “Il Presule salentino denota una fantasia morbosa, segno di una discutibile integrità morale”.

Mi spiace, ma tutto questo è inaccettabile; questa non è né filosofia né teologia, ma solo una vergognosa “macchina del fango”; la stessa che hanno creato quando si è trattato di infangare tutti coloro che hanno obbedito al Papa, alla Congragazione e al Commissario Apostolico. Io stesso chiesi all’articolista la ragione di quelle conclusioni, assolutamente indeducibili dalle premesse del testo e quindi volontariamente forzate; la risposta fu: “mi è stato detto da P. Stefano, P. Alessandro e P. Serafino che va bene così, perché dobbiamo muovere le acque”, (suppongo in opposizione ad una possibile canonizzazione di Don Tonino Bello che per me significa unicamente: il fine giustifica i mezzi).

Questi sono una piccola porzione di episodi, espressione di un clima, di un modo di essere e di porsi che sempre più tendeva a caratterizzare il nostro Istituto, deludendo e scontentando un numero sempre più crescente di frati, molti dei quali, purtroppo, finivano per uscire dall’Istituto. Si pensi che nell’anno 2011 lasciarono l’Istituto una decina di frati solo tra i sacerdoti; era oramai prassi quasi “quotidiana” sentire che qualche confratello avesse “lasciato”, nonostante i tentativi degli ex superiori di “silenziare” il tutto.

Altro che escono per il commissariamento!

Ciò che maggiormente scontentava un numero sempre più crescente di confratelli (si pensi che almeno l’85% dei frati e forse anche un po’ di più, nonostante le menzogne scritte sui blog è rimasto fedele al Papa, alla Chiesa cattolica e alle sue disposizioni), era il taglio sempre più “monastico”, impresso al nostro Istituto con l’introduzione della liturgia antica (del suo tentativo d’imporla, con metodologie differenti, ne parlerò più avanti) che sempre più ne metteva in pericolo l’originalità e la verità del carisma.

Io non ho alcun dubbio nel ritenere che fosse giunto il momento di ricorrere alla guida sapiente della Chiesa cattolica per dirimire una questione che non poteva più essere risolta, isolatamente, all’interno del nostro Istituto, poiché i nostri ex superiori si erano, oramai, talmente “avvitati” su se stessi, da non riuscire più, senza un aiuto esterno, a liberare l’Istituto da quel provincialismo settoriale, che tendeva a ridurre il Voto Mariano ad una grazia di “nicchia”, privandolo di quello “sbocco” universale che gli compete per natura. 

Un primo problema da affrontare urgentemente, sembrava dato dalla perdita, drammatica (da parte del nostro Padre Generale), della consapevolezza che la vocazione francescana fosse la più analogica tra tutte le “chiamate” alla vita religiosa, poiché desidera esprimere la vita di nostro Signore Gesù Cristo in tutta la sua molteplice ricchezza e complessità. Dalla mistica più sublime, all’eroicità missionaria; ai grandi speculativi e dottori di scienza e sapienza, fino all’umilissimo fratello religioso, che ti “scalda” il cuore con la sua semplicità serafica.

Comprese nella ricchezza di queste polarità distinte e omogenee tra loro e mai conflittuali, un grande uomo, veramente di Dio, avrebbe dovuto cercare di rendere coese tra loro le differenti personalità, con le rispettive tendenze, creando quell’humus vitale, fatto di condizioni e circostanze, dove ogni frate potesse esprimere in pienezza quella ricchezza della quale era portatore, per volontà di Dio ed in ragione della sua “chiamata”. Egli invece, ha cercato, artificiosamente (questa è la mia idea di fondo) di renderci tutti delle copie impersonali di una certa suora[5], che ha un nome ben preciso e che tutti conoscono. Una suora che fino a quando ha obbedito, poteva essere realmente utile alla causa francescana, ma che una volta “beatificata” e quasi idolatrata, ha potuto dare libero sfogo alla sua personalità “eccessivistica” che, svincolandosi dai sapienti confini-limiti dell’obbedienza, si è ubriacata di vaneggiamenti fondazionali, figli legittimi di una chiara immaturità psicologica.

Il primo che mi parlò di questo pericolo, fu proprio P. Alessandro Apollonio, il quale, molte volte, mi palesò la sua effettiva preoccupazione, riguardo al comportamento di questa suora e della sua effettiva mancanza di equilibrio. Ricordo chiaramente che di lei si parlava, tra noi frati, come di una cripto femminista mistica (la maggior parte di loro stanno dalla parte di coloro che hanno disobbedito al Papa e alla Chiesa) e una tale preoccupazione si fondava su alcuni suoi scritti o articoli, che i frati erano costretti, costantemente, a correggere, prima che fossero pubblicati sulle nostre riviste. A volte li si voleva correggere anche ulteriormente, ma arrivava il momento che non si poteva più. Il solo parlare di questa suora era tabù assoluto e chi si permetteva di farlo….

Il suo problema di fondo, francescanamente parlando, era dato, di fatto, da una comprensione dualistica e conflittuale tra la contemplazione e l’azione, che veniva problematizzata senza possibilità risolutiva. La vita religiosa per questa suora era riconducibile, in definitiva, alla sola dimensione contemplativa; l’altra dimensione, quella attiva, alla fine, finiva per essere solo sopportata (per analogia, come vedremo in seguito, questa visione conflittuale, fatta di esaltazione e sopportazione, la possiamo serenamente applicare al rapporto tra Vetus e Novus Ordo, così come veniva a configurarsi nel nostro Istituto).

Questo modo di pensare la vita religiosa francescana – di fatto, seppur con meno intensità, la si voleva applicare anche alla vita dei frati – portava alla disgregazione interna dell’essenza stessa della vocazione francescana, dove le due dimensioni (contemplativa e attiva), nella I Regola, costituiscono un binomio inscindibile, che esprime nella contemplazione, considerata in concreto e non in astratto, ossia in un Istituto reale o in un frate reale (in un supposito), un primato sull’azione, non di ordine ontologico, ma cronologico, poiché entrambe, sempre unite e mai separate, sono espressioni necessarie della medesima ed unica dimensione formale della vita francescana fondata sulla I Regola (si pensi a san Massimiliano Kolbe dispensato dal suo Padre Provinciale dal Breviario in ragione della grande attività che impregnava il suo vissuto quotidiano – si pensi a san Pio da Pietrelcina, anche lui dispensato dal Breviario, seppur per motivi diversi”… (continua)

 

Dal profilo facebook di P. Alessandro Maria Calloni

https://www.facebook.com/profile.php?id=100004777485809

PS: Il titolo, l’introduzione e le note  sono del blog « La Verità sul Commissariamento dei Frati Francescani dell’Immacolata ».
 
 
Preghiamo e sosteniamo i Frati Francescani dell’Immacolata in comunione con la Chiesa, fedeli al Papa e obbedienti al Commissario Apostolico!


[1] I frati “dissidenti” cercano vescovi per raggrupparsi sotto un’Associazione e poi, ad acque più tranquille e con un eventuale cambio del governo nella Chiesa, costituire un Istituto Religioso. Gli ex studenti si barcamenano come nomadi tra San Ginesio e Cupramuntana nelle Marche e finalmente la Palanzana di Viterbo all’insaputa delle stesse famiglie disperate, ma non delle autorità diocesane e religiose informate da “pentiti” che sono in mezzo a loro o laici che li aiutano per pietà, consapevoli però dei loro sbagli…

[2] Giovani che il Fondatore ha fatto mettere in mezzo alla strada illudendoli sulla nascita di un nuovo Istituto religioso e ponendo su di essi una tonaca grigio canna di fucile che da’ l’impressione che siano dei Religiosi.

[3] Uno dei veicoli sottratto ai Frati Francescani dell’Immacolata dal nuovo rappresentante legale dell’Associazione “Missione dell’Immacolata” dove il Fondatore ha fatto estromettere i Religiosi per inserire suoi amici laici e figli spirituali.

[4] P. Stefano Manelli continua a scrivere sulle riviste di « Casa Mariana Editrice » in disprezzo all’autorità del Commissario Apostolico che ne ha dato un divieto formale a tutti i Frati, Fondatore compreso.

[5] Madre Maria Francesca Perillo promossa Superiora Generale a soli ventisette anni per volontà di Padre Manelli e poi accontentata nel ruolo di “Fondatrice dei Colombai“, un’esperienza  di stretta clausura a Città di Castello (PG), Alassio (SV), Lanherne (Inghilterra) e Carmen – Cebu (Filippine) per Suore Francescane dell’Immacolata che professano la Regola del I Ordine Francescano.  A causa della sua originalità e continui cambi statutari con stravaganze come il « marchio » a fuoco sul petto del trigramma IHS, molte sono depresse, qualcuna è in crisi vocazionale e rimane a casa dei genitori aspettando la fine della Visita Apostolica o di un eventuale Commissariamento per “non dare nell’occhio »  con una richiesta di Dispensa dai Voti al Dicastero; una suora che stava lì dentro (la nipote del Fondatore?) è in attesa e presto si sposerà.

VIA LA MASCHERA!

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Ci si domandava da qualche tempo il senso e soprattutto la paternità di un blogghino denominato All Christian.

Se “dai frutti si riconosce l’albero” è altrettanto vero che un determinato albero produce determinati frutti…

Il mistero che si celava sugli anonimi redattori e amministratori di All Christian viene impietosamente svelato con il semplicissimo accorgimento della ricerca WHOIS, il sistema pubblico informatico che rivela i proprietari dei vari domini internet.

All Christian è stato registrato dal sig. Claudio Circelli residente a Napoli.

Aveva da tempo destato sospetto la nascita di un blog nel quale dietro appena quattro tematiche, “La voce del Santo Padre, Famiglia, Attualità e il caso Francescani dell’Immacolata, si volesse in realtà ed esclusivamente attaccare e offendere l’operato e la persona del Commissario Apostolico FFI.

Nella sezione dedicata al Santo Padre ci sono solo cinque post. Il più aggiornato risale al 21 luglio e con un giorno di ritardo riprende l’Angelus di Papa Francesco.

Circa la sezione famiglia le cose vanno peggio con soli quattro post di cui il più aggiornato è del 10 luglio 2014. Gli altri tre post sono dell’anno precedente, ma è solo una finzione informatica poiché il dominio di “All Christian” è stato registrato il 19 giugno 2014.

Lo stesso espediente è adottato per la sezione “Attualità”, in realtà poco aggiornata con i suoi cinque post di cui l’ultimo è una “lettera aperta al sindaco di Perugia” del 21 luglio 2014.

Sull’ultima sezione, “il caso Francescani dell’Immacolata”, ci sono invece quindici post.

Non si tratta di una prolifica produzione in ben cinque mesi di attività, ma appare evidente il disegno di creare uno spazio informatico – tra l’altro poco indicizzato – con una malcelata ed esclusiva mission: insulto e polemica.

Altra peculiarità del blog è l’inserimento di sarcasmi o invettive contro il Segretario Generale dell’Istituto, P. Alfonso Maria Bruno, presente in almeno sei post.

E’ un odio personale contro il malcapitato o si agisce sotto commissione di un mandante che non ha neppure il coraggio di affrontare faccia a faccia le persone?

Forse anche altri post contengono gli stessi parossismi, ma occorrerebbe un’analisi più approfondita che ci risparmiamo soprattutto per la pallosità (in ambo i sensi) delle lettere aperte, rivolte addirittura al Papa!

E poi c’è chi dice(va) che “Francesco non sa(peva) nulla…”

Entriamo ora nel merito dell’ultimo post con calma ma con altrettanta rapidità e lucidità, quella che manca ai tanti blogghisti, polemisti ed ex giornalisti immischiatisi nel montato caso dei Francescani dell’Immacolata senza neppure conoscerli e averli mai visti, come Socci e Tosatti stessi affermano, da professionisti seri qual sono.

Su quanto scriviamo, se riusciremo anche a far divertire i lettori, oltre che interessarli, avremo messo in pratica anche la carità, oltre all’applicazione della verità.

La “carta da visita” del post e cioè il titolo, è un capolavoro di stile: Istituzione & carisma? Sì, ma con verità & carità”. La trappola

C’è la domanda, la risposta invitante e fuori virgolettato la chiave ermeneutica: la trappola.

Poiché le & sono due, l’estensore dell’articolo autoconfessa col simbolo && la valutazione a corto circuito (del suo pensiero), nota nel linguaggio dei programmatori informatici.

L’introito è una sorta di petitio principii che è come dire: “Che io abbia ragione e che dica il vero, lo dico io”.

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Nel penultimo post di All Christian, il redattore definendosi genitore di una suora francescana dell’Immacolata in un “nota bene” scrive: “Sinceramente siamo un po’ stanchi di rispondere alle solite reiterate accuse a molte delle quali già altri hanno più che sufficientemente ribattuto; per il futuro valuteremo l’opportunità di replicare solo ad eventuali nuove accuse. Il mancato possibile riscontro non dovrà essere interpretato come scarsezza di argomenti”.

Siamo sinceramente contenti di ritrovate energie e di nuovi argomenti che ci confermano, con  i lettori,  intanto del nervosismo del blogghista con la goffa animosità di cui è afflitto.

Sarebbe perlomeno più onesto nei confronti dei pochi lettori che ogni tanto lo leggono, sconsacrarlo con il nome di “No Christian”.

Siamo fieri di aiutare i Frati Francescani dell’Immacolata legittimamente governato dal degno confratello di S. Pio da Pietrelcina, il simpatico e preparato Padre Fidenzio Volpi coadiuvato dai 4/5 dell’Istituto a partire dal Segretario Generale, Padre Alfonso Maria Bruno, una persona che conosciamo, amiamo e stimiamo soprattutto per la sua capacità di abbracciare la Croce nell’aver speso una vita, ancora in consumazione,  nel servizio a un Fondatore che – secondo autorevoli testimonianze – parla solo male di lui a frati, suore, laici, autorità di Chiesa, senza però riuscire a scalfire minimamente la sua immagine e dignità di figlio di Dio, sacerdote e consacrato.

Questo atteggiamento di ostilità, decisamente lontano dalle virtù cristiane, oltre che dalla vita dei santi, è esteso a tutti i frati che sono obbedienti alla Chiesa, che seguono il Papa piuttosto che il Fondatore.

E’ questa la formazione di Padre Manelli?

Portare a Cristo o a se stesso?

L’Immacolata e San Francesco – a cui si richiama quale transustanziazione e reincarnazione – avrebbero agito così?

Si legge su un social network a firma dello pseudonimo Giusy Quaranta, melliflua ed educata penna, che Padre Stefano attualmente “in cura” a San Giovanni Rotondo, è stato con “estrema crudeltà privato del suo assistente personale ed ora ha addosso un bruniano che lo controlla a vista!”

Abbiamo chiesto informazioni, anziché scrivere e parlare a vanvera, scoprendo invece che:

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1)   Padre Stefano non è alla Casa Sollievo della Sofferenza ma – come d’abitudine – in ottemperanza al Capitolo XI della Regola Bollata di San Francesco, è all’interno del convento delle Suore Francescane dell’Immacolata di San Giovanni Rotondo (FG) dal 15 ottobre 2014 (sic). Ha effettuato visite e controlli in ospedale, ma attualmente non c’è nessuna cura o analisi diagnostica, che non possa effettuarsi in qualunque struttura sanitaria nazionale.

2)   Nessun “assistente personale” gli è stato brutalmente sottratto. Non è forse stato Padre Manelli ad invitare tanti frati a non rinnovare i Voti e uscire dall’Istituto in vista di uno nuovo? Possiamo credere che non abbia fatto lo stesso proprio con il suo ex infermiere, autista, cuoco, barbiere, lavandaio, etc ?

3)   Il Commissario Apostolico si è preoccupato di fornire a Padre Manelli un nuovo domestico full optional con tanto di  laurea ed abilitazione in medicina. Si tratta di un sacerdote degno e rispettabile di cui l’Istituto si priva per metterlo a disposizione del Fondatore a tempo pieno. Poiché il Padre e Dottor Agnello è “bruniano” – neologismo del Circelli per indicare chi come Padre Bruno non è un plagiato del Fondatore e segue “l’istituzione delle Chiesa e il carisma FI” –  Padre Stefano preferisce al medico e sacerdote “bruniano”  le cure delle Suore “all manelliane”, poiché anche nel loro interno ci sono varie gradazioni di fanatismo e idolatria: all, soft, cripto… -manelliane. Attualmente Padre Agnello occupa un appartamento attiguo al convento delle suore, uno dei tanti sparsi in Italia e ceduti in eredità alle suore da vecchiarelle nonuagenarie. Fa una vita da eremita, si mette a disposizione del Fondatore e il risultato è… il disprezzo?

L’autore-detrattore del post scrive poi:

“Una petizione vile e sotterranea è stata condotta contro P. Manelli e il suo governo verso il 2011, poco prima o poco dopo”.

L’indeterminatezza della collocazione spazio-temporale, nonché l’assenza dell’oggetto della petizione fanno scadere nell’insinuazione il blogghista.

In cosa consisteva la petizione?

Perché a gennaio 2012 Padre Manelli fece trattare “a pesci in faccia” i Padri Fehlner, Iorio, Zangheratti, Geiger, Santoro che da lontano erano venuti a Roma per parlargli sulla deriva dell’Istituto?

Come si è permesso Padre Manelli di farli chiamare “dissidenti”, termine che poi si è rivoltato contro i suoi Feldmarescialli e fanti?

La dose è rincarata da:

“ Durante la Visita apostolica e il presente Commissariamento i padri cospiratori hanno continuato a fare propaganda diffamante e calunniosa contro P. Manelli, superiori, seminario”

Ci chiediamo chi siano i “padri cospiratori” e cosa abbiano detto nella loro propaganda.

Seppur fosse vero,  dei Frati davvero convinti della bontà del vecchio governo, li avrebbero forse ascoltati? 

All Christian poi continua il suo cronico piglio accusatorio dichiarando: “Dopo la petizione pro-Ecclesia Dei, P. Alfonso Bruno e seguaci (Chi?) in Filippine e Africa si sono industriati per strappare (sic) ritrattazioni a suon di minacce del tipo: ‘Chi non ritratta è contro il Papa e contro la Chiesa e sarà cacciato dall’istituto o sospeso a divinis’… Eppure la petizione pro Ecclesia Dei era rivolta a Papa Francesco!”

Intanto sappiamo com’è andata a finire la storia sulla petizione e la considerazione di cui è stata oggetto, ma il nostro caro blogghista, che ogni tanto si firma in modo apersonale e comunista sotto il titolo del sedicente “Comitato dell’Immacolata”, da dove tira fuori le sue presunte conoscenze?

La fonte è Padre Manelli I, II o III ?

L’ultima chicca degli attori di Dinasty è la seguente: “Gira voce che qualche seminarista straniero, pur di non essere allontanato dagli studi, abbia accontentato la nuova leadership FFI firmando qualcosa contro qualche ex superiore manelliano… “

Crediamo di essere più onesti basandoci sui FATTI e non sul “gira voce…”

I Frati stranieri, comunque, erano i più insofferenti del regime Manelli e non si capisce cosa debbano aver firmato di fronte a delle evidenti devianze.

L’autore del post, poi, sembra un cultore della teologia apofatica poiché considera discorso su Dio e fedeltà a Cristo la negazione di critica al “neomodernismo” di Rahner, Martini e Kasper.

Sappiamo che il blogghista non è un teologo e che in vita sua non ha mai letto nulla sui tre autori appena citati, almeno per farne una critica scientifica.

Nella sua via negationis , quando cita il neomodernismo, ne conosce il significato?

I manelliani, infatti, non si rendono conto che, alla stregua della “sola scriptura” dei Protestanti, la loro “sola traditio” li pone sullo stesso livello di acattolicità.

Necessario dunque l’intervento – anche sul piano dottrinale – della Santa Sede se questa è la formazione impartita ai laici legati ai Francescani dell’Immacolata.

Contraddittorio poi il contestare il modulo da football americano 25+25 e poi attribuire uscita di dati confidenziali (sic) dalla Curia FFI.

Insomma sono 50 o 500 i membri della “guardia preto-manelliana”?
Quanto al nostro blog, così insieme ad altri veniva definito dalla pagina del sito ufficiale: 
“Oltre a confermare il carattere istituzionale del portale  www.immacolata.com, del FB ufficiale  e del twitter UCFFI, la nostra famiglia religiosa saluta l’iniziativa spontanea di altri luoghi di comunicazione ( 1 ; 2 e 3) che pur avendo un carattere indipendente – essendo amministrati da laici – forniscono informazioni che finora ci risultano veritiere e degne di nostra conferma”.
Speriamo di continuare a meritare questo elogio allora attribuito.
Da ricordare che quella dichiarazione si accompagnava allo « sconfesso »  di  un social network.
Questa azione avrà infastidito gli amici della signorina che lo gestisce.

Esiste tuttavia anche Misericordia e fair play nel mondo dei blog.

Su All Christian l’autore dell’articolo che nel precedente post si considerava “un intellettuale” e che si offendeva dall’essere chiamato “picciotto di Padre Manelli” – cosa che credevamo fosse per lui un onore – merita infatti le nostre scuse.

Nell’Onorata Società “Picciotto” è colui che ricopre solo il grado più basso della struttura.

Dopo la “prova di tirata” che forse è la creazione e manutenzione del blog, il secondo grado della Onorata Società è quello del cosiddetto “Camorrista”.

Last but not least, concordando pienamente col blogghista, Rappresentante legale della “Casa Mariana Editrice”, così come si evince dagli Atti Pubblici della Camera di Commercio ove appare in buona compagnia della cognata del Padre Manelli (Giusy Quaranta?) “la questione patrimoniale la lasciamo volentieri a giudici e avvocati”.

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UN ARTICOLO RIDICOLO

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(ALL  CHRISTIAN ,  21/11/2014 cfr. (http://www.allchristian.it/dinamico.asp?idsez=11&idssez=12&id=35)

 

Veramente  questo articolo è DUE VOLTE ridicolo: 1) prima perché dimostra di essere stato profondamente  colpito dalle verità espresse nel sito “verità sul  commissariamento”,  perché ad esse risponde risentito e stizzito come chi è stato colto  con “le mani nella marmellata”,  come chi è stato smascherato mentre voleva continuare a lavorare indisturbato;   2) SECONDO perché   ogni due righe accusa L’AUTORE dell’articolo “Istituzione  e carisma”  DI ESSERE ANONIMO, e poi lui, senza vergogna , è rigorosamente  ANONIMO!!  Una ciclopica CAVOLATA!.

Nella stessa linea  di falsità, l’anonimo di All Christian, si straccia le vesti  perché il sito (https://veritacommissariamentoffi.wordpress.com)  secondo i suoi occhi un po’ strabici sarebbe “un sito gestito da ignoti e dunque di valore ignoto, ossia nullo, perché ovviamente gli ignoti gestori inventano tutto ciò che vogliono”,  mentre poi un articolo come questo del 21/11/20214 che è gestito da ASSOLUTI IGNOTI, quindi – come loro stessi dicono – anche lui nullo, anche lui “ASSOLUTAMENTE FASULLO” (ma nullo soprattutto nei contenuti!) stranamente non gli fa per niente problema. Insomma “il bue chiama cornuto l’asino!”. E la stessa persona che poco dopo straparla di una presunta schizofrenia degli altri (dell’anonimo) senza avvedersi della  ……… loro.

 

— I  manelliani – come è nello stile del loro santone –  si autoglorificano da soli: prima ci sarebbe stato solo il paradiso terrestre, oggi, tutto sarebbe sbagliato! Direbbe Totò: “Ma mi faccia il piacere!  La gestione precedente era un incubo!!! E chi scrive oggi si lamenta solo perché gli sono state tolte le chiavi del campo di concentramento!

 

L’anonimo di All Christian, inoltre sembra una mente allucinata: prima afferma che l’anonimo di “Istituzione e carisma”…. “ rivela progetti e proposte fatte in alto loco”, poi afferma che questi progetti “lui sa bene che sono tutte cose ancora, per fortuna, campate in aria”. Come fa a saperlo? Ha la sfera di cristallo anche lui come manelli, oppure accede anche lui alle alte sfere? Insomma accusa l’altro delle sue stesse pretese!

 

— L’ignoranza dell’anonimo di All  Christian rasenta poi la stupidità in un altro passo. Critica l’anonimo perché cita Mons. Pozzo (Ecclesia Dei) quando afferma che “la Messa “tridentina” può essere vietata dall’autorità ecclesiastica”.  La S. Messa o è tridentina oppure è Novus Ordo può essere vietata dalla Chiesa: non fa differenza se è in latino o in italiano.

Infatti al di là della messa in italiano o della messa tridentina (non fa differenza), esiste UN RENDICONTO DI OGNI SACERDOTE E DI OGNI ISTITUTO RELIGIOSO ALLA SANTA SEDE PER LA FEDE, LA MORALE E LA DISCIPLINA, e su questi ambiti la Chiesa può decidere che fino a normalità ripristinata, la stessa celebrazione pubblica della S. Messa (in italiano o in latino, non fa differenza) o altri aspetti della vita sacerdotale o religiosa POSSONO ESSERE TEMPORANEAMENTE SOSPESI (cfr.  Can 1338, §2 “Non si può privare alcuno della potestà d’ordine, ma SOLTANTO PROIBIRE DI ESERCITARLA O DI ESERCITARE ALCUNI ATTI”). Mons. Emmanuel Milingo (il 10-3-2009) e Padre Tomislav Vlasic di Medjugorje (il 10-3-2009) che celebravano SOLO LA MESSA IN ITALIANO, per motivi gravi la Santa Sede li ha ridotti entrambi allo stato laicale e ha  proprio tolto loro la celebrazione della S. Messa. Nessuno in quei casi ha blaterato che si è andati contro il diritto universale e la legge naturale!

A Padre Pio hanno vietato la celebrazione pubblica della Messa PER UN PERIODO DI TEMPO eppure nessuno si è sognato di dire che la Chiesa non poteva adottare quel provvedimento!

 

—– Ma l’assurdità dell’anonimo di All  Christian tocca l’apice quando si mostra stizzito perché “l’Istituto si fregia del titolo “dell’Immacolata” e del voto mariano, nonostante le loro continue calunnie e persecuzioni contro P. Manelli, frati, suore, laici”.  Come se il voto mariano e addirittura il titolo  “dell’immacolata”  fossero UN MONOPOLIO ASSOLUTO DI MANELLI (non li ha neanche inventati lui!)  e come se manelli non fosse stato destituito insieme al suo consiglio generale e quindi sono tutti  decaduti.  Sveglia manelliani! Il commissariamento ha cambiato la classe dirigente (come era giusto e doveroso) non ha soppresso l’Istituto!

 

—–Sconcertante poi l’affermazione dell’anonimo di All Christian: “Addirittura l’anonimo si appella a P. Manelli perché convinca frati, suore e laici a non resistere al Commissario”.

Ciò che il  cripto-estensore di All Christian non capisce è che l’anonimo con cui interloquisce, ha detto invece una cosa giusta e sacrosanta:  “Perché Padre Manelli non ha mai preso le distanze dalle critiche al Papa, alla Congregazione per i Religiosi, al Commissario, ai suoi figli, in nome di chi credeva di difenderlo con mezzi immorali?”. Perché Manelli non ordina, almeno ai suoi manelliani, di smettere di infangare (attraverso articoli, siti internet e facebook, raccolte assurde di firme, e altre strampalate attività da lotta di classe) la Santa Sede, la Congregazione dei Religiosi, il Commissario, i visitatori apostolici, Padre Bruno, ecc.?  Forse perché è proprio manelli il mandante occulto o palese di tutte le azioni anti-ecclesiali e anti-commissariamento  fin ora messe in atto dai suoi manelliani?

 

—- L’anonimo di All Christian continua a inveire contro l’anonimo della verità sul commissariamento  farfugliando di presunti messaggi  minacciosi ed arroganti, quando lui  non ha fatto altro lungo tutto l’articolo che ingiuriare “l’anonimo e LA SUA BANDA”.
—–  Infine ricordiamo allo stizzito anonimo di All Christian che i vescovi devono agire nel rispetto dei provvedimenti della Santa Sede, non possono mettersi contro di essi, altrimenti si comporterebbero essi –  mi pare – grottescamente con arroganza, non è certo arrogante chi chiede loro di essere in linea con i provvedimenti della Santa Sede! I vescovi diocesani devono riconoscere e farsi carico della attuale situazione straordinaria dei manelliani e non agire come se essa non esistesse, arrecando ingiuria all’azione della Santa Sede.

Un “ghost buster” di eccezione: Marco Tosatti

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Il noto vaticanista sulle tracce degli ectoplasmi ecclesiastici.

Nelle librerie italiane si possono trovare molti titoli dedicati ai fantasmi che popolano il Bel Paese, che in fatto di ectoplasmi e presenze arcane non ha davvero nulla da invidiare alla Scozia.

Marco Tosatti ci avverte però di una differenza fondamentale tra l’Italia e la Caledonia: mentre nelle brume del Nord i fantasmi popolano i castelli, da noi è più facile trovarli in ambiente ecclesiastico.
Se Marx avvisava, nel suo “Manifesto dei Comunisti” che un fantasma si aggirava per l’Europa, Tosatti ammonisce che un suo collega si aggira nel più ristretto ambito dei corridoi della Conferenza Episcopale Italiana: tale presenza spiritica avrebbe le sembianze di Padre Fidenzio Volpi, Commissario dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata.
I lettori possono immaginare lo spavento dei Presuli, davanti ai quali il Volpi si materializzava mettendo in guardia ora questo ora quello dall’accogliere nelle loro diocesi i frati che volevano uscire dalla Congregazione affidata al suo governo.
E’ infatti tipico dei fantasmi ripetere ai malcapitati cui appaiono vuoi le colpe commesse durante la loro esistenza (di qui la denominazione di “anime in pena”), vuoi quelle compiute dai viventi.
Il fantasma di Padre Volpi ammonisce i Confratelli insigniti dell’Episcopato che le pene dell’inferno li attendono se cadono nella tentazione di accogliere qualche frate intento a fuggire dalle grinfie del Commissario Apostolico.
Il quale, come scrisse San Pietro “circuit tamen leo rugens, quaerens quem rapeat”.
Tosatti non precisa se le apparizioni di Volpi ad Assisi siano avvenute nottetempo, al fine di incutere maggior terrore ai malcapitati.
Nel racconto del vaticanista non manca nulla, comprese le leggende sulla vita terrena dell’ectoplasma, avvolta naturalmente nel mistero.
“In realtà – annota con un vago riferimento all’arcano – non è mai stato detto per quali motivi concreti la Congregazione per i Religiosi abbia deciso” il commissariamento: qui la pretesa leggenda decade in realtà ad un livello da opuscolo dell’Ente Turismo, dato che questi motivi non sono affatto misteriosi, o forse risultano tali solo ad un appassionato dell’occulto a buon mercato quale è appunto il Tosatti.
“Non ci sembra un bel clima – annota – quello che si respira attualmente.
Le guide turistiche non sarebbero guide turistiche se non ammonissero i visitatori: “Attenti al fantasma!”
Il mistero, comunque, si infittisce: “Il caso non sembra ancora trovare (…) una spiegazione chiara”.
Entrano dunque in scena le apparecchiature usate dai “ghost busters” per spiegare i fenomeni paranormali.
Il fenomeno, però, dilaga, ed i fantasmi divengono una torma, una legione, proprio come i demoni evocati da Dante Alighieri nell’Inferno:, dato che si aggirano per l’Italia, come anime in pena, un gruppo (25+25) di presbiteri ed ex studenti dei Frati Francescani dell’Immacolata”.
La misteriosa sigla “25+25”, che rievoca i 4+4 di Nora Orlandi al Festival di Sanremo, da un tocco di formula alchemica alla rappresentazione evocata da Tosatti.
Ci domandiamo come possano passere inosservati cinquanta (dicansi cinquanta!) fantasmi che trasmigrano in gruppo da una plaga all’altra dell’italico suolo, equamente divisi tra presbiteri e novizi.
Supponiamo che davanti a una simile apparizione dovrebbe mobilitarsi l’intero Congresso degli Esorcisti Italiani, dal Presidente Padre Amorth fino a quello dell’ultima Diocesi.
Immaginiamo un conflitto apocalittico, ed attendiamo una cronaca “horror” redatta da Tosatti.
Quale succulenta anticipazione, il vaticanista ci getta in pasto che i cinquanta fantasmi non cercano un castello, bensì una “piattaforma di lancio”, preferibilmente “off shore”, collocata nelle Filippine oppure in Inghilterra (in Scozia c’è troppa concorrenza).
Siamo dunque ai fantasmi in formato esportazione: dopo la “fuga dei cervelli”, mancava soltanto la “fuga delle anime”.
Per fortuna, ci ha pensato Padre Fidenzio Volpi.

LA SAGRA DEL “VIN-TAG”

Goldene Himbeere

“A San Martino ogni mosto è vino” recita il popolare adagio che accompagna nel mese di novembre l’assaggio del vino nuovo dopo la cessata fermentazione del mosto.

L’alzata di gomito fa sicuramente perdere di lucidità e non risparmia nessuna categoria sociale, giornalisti compresi; meglio ancora se “à la retraite”!

In vino veritas, nel vino è la verità, diceva Plino il Vecchio.

Che cosa non rivela l’ebbrezza?

Come scrive Orazio, “essa mostra le cose nascoste” e altrove scrive che i re “torturano con il vino colui che essi non sanno se sia degno di amicizia”.

Come lo rivelerebbe “il test del palloncino” c’è da supporre che sia questa la prova alla quale vengono sottoposti dai “farisei contemporanei” gli “scriba contemporanei” da assoldare per attaccare il Papa e la sua azione di governo.

Più che saga FFI sarebbe allora meglio parlare di sagra del vino!

Marco Tosatti aiuta a capire molto bene questo “spirito” e rivela come nella vicenda dei Francescani dell’Immacolata qualche giornalista caduto in disgrazia sia stato inserito su un libro paga.

Dopo la sottrazione dei beni ai Francescani dell’Immacolata per volontà del Fondatore molto generoso la scorsa estate verso i suoi figli e soprattutto le sue figlie spirituali, il montepremi da offrire agli scribacchini non scarseggia affatto.

E’ difficile infatti giustificare un costante interesse sullo stesso tema divenuto “vintage”.

La sindrome dei vent’anni sicuramente affliggeva il Padre Manelli se circa ogni due decenni doveva necessariamente affondare e poi fondare una nuova “corte dei miracoli”.

Ai cultori del disco vintage sarà sicuramente capitato il fenomeno del “disco incantato” visto che il Tosatti ripete sia il 16 che il 20 novembre 2014 le stesse cose: un copia e incolla!

–     “Come già notato sia su questo spazio che da altri, il Commissariamento dei Francescani dell’Immacolata si contraddistingue sia per la vaghezza delle motivazioni – in realtà non è mai stato detto per quali motivi concreti la Congregazione per i Religiosi abbia deciso il provvedimento, salvo un’accusa di deriva “criptolefebvrista” – sia per il grado di conflittualità interna che ha provocato, e la severità della reazione, di cui questo ultimo episodio è un’ulteriore conferma”.  

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       “Come già notato sia su questo spazio che da altri, il Commissariamento dei Francescani dell’Immacolata si contraddistingue sia per la vaghezza delle motivazioni – in realtà non è mai stato detto per quali motivi concreti la Congregazione per i Religiosi abbia deciso il provvedimento, salvo un’accusa di deriva “criptolefebvrista” – sia per il grado di conflittualità interna che ha provocato, e la severità della reazione, di cui questo ultimo episodio è un’ulteriore conferma”.

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e ancora:

–        “Da profano, mi chiedo perché un religioso che non si sente più di continuare all’interno di una congregazione debba essere quasi costretto a rimanere, invece di portare il suo contributo di sacerdote in una diocesi, in un momento in cui le vocazioni non è che abbondino. Celiando, si potrebbe dire che sono rifugiati anche loro…E perché il Commissario Pontificio si rechi ad Assisi per dire “Attento…” a questo o quel vescovo”.     (16 novembre)

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       “Osservando la questione da un punto di vista laico e civile, non è facile capire perché un religioso che non si sente più di continuare all’interno di una congregazione debba essere quasi costretto a rimanere, o ad abbandonare totalmente il suo cammino spirituale, invece di rimodellare in una diocesi la sua vita, in un momento in cui le vocazioni, fra l’altro, sono scarse”.  (20 novembre)

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Ci viene subito in mente un’idea!

Perché non istituire un Razzie Awards per il giornalismo?

Marco Tosatti, anche se non ama seguire Papa Francesco,  potrebbe almeno imitarlo mettendo all’asta di beneficenza i “lamponi dorati” del trofeo senz’altro assegnatogli annualmente.

La tecnica di Tosatti ci ricorda tanto i dischi e i loro “incantatori” che hanno accompagnato le lotte operaie, le contestazioni del ’68, le feste degli anni ’70 … Poi quasi in contemporanea con il crollo del  Muro di Berlino è iniziato l’inesorabile declino di quell’epoca  ed il caro, vecchio 45 giri ne è stato la prima vittima.

Il Papa che abbatte i muri e costruisce i ponti, deve evidentemente dare fastidio ai venditori dei “dischi incantati” e una delle prime vittime deve essere stato qualche cultore del vintage, incappucciato grigio o con cappellina rossa che sia…

Addolora il plagio perpetrato ai danni di tanti ragazzi e ragazze che con la ripetitività del mantra e l’isolamento settario che fa vedere persino nella Chiesa “il nemico alle porte”, sono caduti nella rete del Padre Manelli.

Perché il Tosatti non intervista le vittime del Padre Manelli, visto che si chiede tanto quali siano i motivi del commissariamento?

Perché non intervista donne e uomini entrati poco più che minorenni nella vita religiosa e poi usciti quasi quarantenni, distrutti a causa del Padre Manelli?

Perché non intervista i loro anziani familiari?

Perché non verifica lo stile di vita tenuto fino ad oggi dal Padre Manelli e dai suoi accoliti?

Altro che fedele osservanza della vita religiosa!

Quella è tutta in quello che Tosatti chiama “nuovo corso FFI”!

Perché l’illustre vaticanista non fa un’inchiesta sulla destinazione dei beni dell’Istituto e il loro uso attuale?

Perché non interroga gli ex Superiori e confratelli Conventuali del Padre Manelli?

Perché non intervista vescovi e preti che hanno avuto a che fare in passato con il Padre Manelli?

Se non lo fa lui, altri professionisti seri di sicuro lo faranno…

Per essi si prepara piuttosto il Premio Pulitzer!

Il Razzie Awards sappiamo già a chi potrà essere assegnato…

L’atteggiamento a-professionale, fazioso, ripetitivo del Tosatti & Company si sta rivelando oramai la Waterloo del novello “Napoleone francescano”.

Il Padre Manelli ha sempre cinicamente ricattato i vescovi profittando delle loro poche forze di clero.

Come scritto sul blogghino San Pietro e dintorni, secondo lui in “un momento in cui le vocazioni sono scarse” i vescovi dovrebbero accogliere nelle loro diocesi chiunque.

Questo vale anche per coloro che sono ladri, eretici, donnaioli, arroganti, ignoranti,  pedofili e omosessuali, proprio come era successo nella Diocesi dell’amico vescovo di Albenga?

Bene ha fatto allora Monsignor Nunzio Galantino – se è vero – ad inviare una lettera circolare all’episcopato italiano.

Come Segretario CEI era suo dovere.

Monsignor Galantino non era nelle liste dei potentati curiali e Papa Francesco lo ha fatto eleggere proprio per questo.

E’ la stessa sorte che è toccata a chi oggi, nel nuovo corso FFI “impersonato  – sono le parole del Tosatti – dal segretario e portavoce, padre Alfonso Bruno” si trova ad essere diventato un eroe, suo malgrado.

Diversamente, l’importanza attribuitagli e gli attacchi infertigli, non si giustificano.

Poiché qualche prelato potrebbe lasciarsi commuovere dalla solita versione dei “frati perseguitati” e lasciarsi altrettanto commuovere dall’obolo di qualche “anima generosa” e amante del “vintage”, una di quelle che bussano con la punta di piedi e non con le nocche delle dita alla porte dei sacri palazzi, avendo le “mani occupate a tener fagotti e capponi”, era doveroso non piagare ulteriormente la Chiesa, anche nella sua dimensione locale e diocesana, con dei nuovi farisei.

Dopotutto, non sono essi che duemila anni fa hanno fatto condannare a morte Gesù Cristo?

Historia repetit…

“Peccatori sì, ma non corrotti” ci dice papa Francesco.

E sui blog continui pure la sagra del vintag!

Sulla giostra c’è posto per tutti!

TOSATTI STA INVECCHIANDO!

trasformisti

In merito al nuovo articolo di Marco Tosatti sulla Stampa non è possibile non rilevare alcune sue evidenti contraddizioni.

STRANE  PRETESE

Tosatti quando era giovane si limitava a fornire informazioni e ad approfondire e ragguagliare i lettori su fatti e avvenimenti della Chiesa, senza pretendere di fare entrate a gamba tesa. Adesso che è vecchio sembrerebbe invece quasi pretendere che la Santa Sede chiedesse prima il suo parere per poi agire! O comunque che l’azione della Santa sede – non si sa per quale assurdo motivo – dovrebbe prima passare al vaglio del suo presunto discernimento addirittura anche per il normale esercizio della sua legittima autorità e nell’espletamento della sue ordinarie funzioni e compirti. Siano alla fantascienza!!

PRASSI  ORDINARIA

Inoltre la vecchiaia gli fa dimenticare lo stesso diritto canonico della Chiesa.

Rinfreschiamo la memoria a Tosatti. I vescovi diocesani, di per sé, non avrebbero avuto neanche bisogno che Mons. Galantino, segretario generale della C.E.I., scrivesse quella lettera.  Essi, i vescovi diocesani, sanno che quando un religioso chiede di uscire dal suo Istituto per essere incardinato in diocesi, devono chiedere informazioni sul candidato all’Istituto di provenienza. Mons. Galantimo, quindi, con la sua lettera, HA SOLO RICORDATO AI VESCOVI DIOCESANI LA PRASSI ORDINARIA DELLA CHIESA. Trattandosi di un Istituto commissariato, in cui il superiore è il Commissario apostolico, è ovvio che le informazioni sul religioso che vuole trasferirsi, debbano esser chieste al Commissario!  Qual è il problema?  Perché Tosatti finge di cadere dalle nuvole?  Non era un giornalista corretto? E perché adesso fa da sponda allo spirito di disobbedienza dei manelliani?

SOLITO  TRUCCO?

Non si tratta forse solo di un trucco per riciclare e riproporre la solita tiritera dei soliti manelliani che forse lo hanno abbindolato?  L’Istituto è di diritto pontificio per cui la Santa Sede ha il diritto-dovere, in base alla documentazione e alle testimonianze in suo possesso, di AGIRE CON I MEZZI, I MODI E I TEMPI CHE RITIENE OPPORTUNO.

Inoltre la grande superficialità di base del “vecchio” Tosatti – a differenza del giovane – gli fa dimenticare una cosa importante: conta o non conta la vocazione?  Oppure è “acqua fresca”? Oppure è un elemento insignificante? Questi che vogliono andare nelle diocesi, infatti, fino ad un anno fa giuravano e spergiuravano che essi erano soltanto francescani, solo manelliani, che potevano vivere soltanto in quell’Istituto. All’improvviso la loro vocazione religiosa francescana, non conta più nulla è evaporata e svanita nel nulla:  vorrebbero correre tutti a fare i preti  diocesani! Delle due cose:  o non erano veri religiosi prima (e allora quando parlavano di carisma da difendere erano falsi) o non sono preti diocesani oggi (e allora bisogna impedire una nuova falsità). Tertium non datur!

TRASFORMISTI  E  CAMALEONTI

A mio avviso, allora, ha ragione padre Alfonso Bruno quando afferma che questo improvviso “esodo” verso le diocesi di questi religiosi “snaturati”  – per i quali non conta più niente quel tipico carisma francescano su cui fino a poco fa facevano invece tanto chiasso – è solo uno “STRATAGEMMA PER SOTTRARSI INTANTO ALL’AUTORITÀ DELLA CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E DELLO STESSO COMMISSARIO APOSTOLICO IN UNA FASE DI VERIFICA CANONICA, DOTTRINALE, DISCIPLINARE E FINANZIARIA”.

In questo caso si tratterebbe solo di un illusorio “GIOCO DI PRESTIGIO”, di uno SQUALLIDO TRASFORMISMO ECCLESIALE, di un DISONESTO MIMETISMO sul tipo di quello dei camaleonti!.

Riccardo Piccarreta