La verità sul Commissariamento dei Frati Francescani dell'Immacolata

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BLONDET SCRIVE, IL PUBBLICO RIDE

In risposta all’articolo di Maurizio Blondet

 

Ho conosciuto il Blondett a Milano meno di vent’anni fa in occasione della presentazione dell’uccellosauro, il titolo di un suo libro di critica all’evoluzionismo darwiniano.

Mi è piaciuta la sua ricerca, meno le posizioni ideologiche sempre più radicalizzate fino al complottismo patologico e un dichiarato antisemitismo che lui giustifica in nome dell’eteroprassi degli Ebrei.

Transfugo di diverse testate cattoliche dalle quali è uscito così com’è entrato, ha avuto una vicenda personale tormentata che spiega le sue psicosi.

I genitori lavoravano in una fabbrica di armi a Sesto San Giovanni e gli zii militavano per la Repubblica di Salò: dei fascistoni direbbero i benpensanti.

La famiglia soffrì lutti per le crudeltà della Brigata Garibaldi il che esacerbò un odio viscerale verso i “comunisti”.

La mamma gli raccontava le storielle degli antichi elleni che familiarizzarono il giovane Blondett alla tragedia greca.

La sua ermeneutica della storia è tutta complottista-tragedista e non risparmia nemmeno la Chiesa, divisa tra buoni e cattivi, veri e falsi, santi e peccatori, modernisti e tradizionalisti che naturalmente lo vedono catalogato dalla parte dei giusti.

Maurizio Olindo Blondet, conosciuto con la firma di Maurizio Blondet ha pontificato raramente sul caso dei francescani dell’Immacolata e quando l’ha fatto ha rivelato il pressapochismo squalificante di chi riporta fatti e personaggi per “sentito dire”.

La fine ingloriosa di un giornalista qualora fosse mai stato tale.

San Giovanni Paolo II era per lui “discendente dagli Ebrei e incarnava il ruolo di anticristo” mentre l’attuale Emanuele Macron è “un pedofilo omosessuale” anche se ha sposato l’ex professoressa di scuola ben più anziana di lui…

Forse Blondet è più una persona malata, un Ligabue della penna…

Non sfugge al coro di chi ha voluto recentemente presentare sommessamente il presunto epilogo di una mediazione civile tra l’allora commissario apostolico Padre Fidenzio Volpi e i “familiari” di Padre Stefano Manelli “offesi” dalla lettera confidenziale all’Istituto che il defunto cappuccino scrisse per notificare le malversazioni del deposto fondatore sui beni ecclesiastici dell’Istituto religioso da lui fondato nel 1990.

Non entro nel merito delle idee personali del Blondett, ma giudico senz’altro la sua disonestà intellettuale.

Titola il suo pezzo nel modo seguente: “Condannata la nuova gestione dei Francescani dell’Immacolata voluta da Bergoglio”.

Una grande ingenuità per un “professionista” come lui che imprime a tutto il dettato una dichiarata comprensione antipapale privandosi della soddisfazione di vedersi letto dalla stragrande maggioranza di un pubblico annoiato dai soliti manifesti antibergogliani da “resto d’Israele”.

Poco avvezzo alla procedura del Diritto civile, parla di “condanna” ai danni della congregazione fondata dal Manelli: i Francescani dell’Immacolata.

Il Blondett parla di “oppressione” e “persecuzione” di frati, suore e terziari, termine improprio per indicare i laici aderenti al movimento.

Parla di “soppressione” da parte di Bergoglio di un Ordine più fiorente di quello di Assisi.

Si tratta secondo lui di Francescani più autentici dei Francescani stessi. Apperò!

E se il grande divisore luciferino fosse lo stesso P. Stefano Manelli, il biloso per la rimozione dal governo?

Il Blondett esalta l’Istituto dei Francescani dell’Immacolata come troppo severo, troppo tradizionalista, dotato della Messa in latino… che però non aveva mai avuto fino al 2008.

Mette in dubbio le palpatine alle suore del “novantenne” (ottantacinquenne) Manelli che però davanti ai microfoni di RAI DUE parlò di fatti avvenuti ventiquattro anni fa, quando non era novantenne…

Parla di “stipendio ai commissari” ignaro del mantenimento ultradecennale del Manelli alle famiglie dei suoi fratelli e sorelle di numerose prole, per i nipoti soldati e soldatesse da affidare ai ranghi della sua guardia pretoriana.

Disotterra Mario Palmaro che nel merito “evocò l’uso dei regimi totalitari di addebitare ai familiari dei condannati il costo delle pallottole usate per l’esecuzione” dimenticando però che sono i familiari del Manelli a chiedere soldi all’Istituto per strumentali quisquille giudiziarie abituati da sempre a fare gli accattoni…

Dopo la critica a Carballo e Braz de Aviz del Dicastero vaticano per la vita consacrata, secondo lui frutto di leggerezze di scelta da parte di Bergoglio, ritorna sui morti dichiarando che Volpi era già deceduto prima della data ufficiale…

Un complotto vaticano insomma di un uomo che dimesso dall’ospedale San Giovanni di Roma, andò al Gemelli e dal Gemelli al Don Gnocchi per la riabilitazione post ictus.

Si trattò insomma di uno scambio di persona con la falsificazione delle cartelle cliniche e del certificato di decesso.

Lo scopo?

Cedere il posto a una troika commissariale ancora più virulenta verso un santo di nome Manelli, custode di reconditi segreti e novello messia.

Il Blondett scrive che i sacerdoti dei francescani dell’Immacolta “non possono uscire dalla vita religiosa”, ma sembra ignorare che nel frattempo tanti si sono già diocesanizzati come Giovanni, il nipote dello stesso p. Manelli o addirittura sposati e spretati come qualche altro dei suoi fedelissimissimi.

Blondett afferma ancora che i frati “devono strappare dal petto la Medaglia Miracolosa” che però ho visto ancora portare fino a pochi giorni fa incrociandoli nei pressi di Termini.

Critica il fatto che dovranno coricarsi senza l’abito e magari anche toglierselo per fare la doccia o andare in spiaggia proprio come faceva il Manelli con le suore o la famiglia Lucianelli.

Blondett assicura infine che i frati dovranno “cancellare” il Voto Mariano e che non potranno più fare riferimento a San Massimiliano.

D’ora in poi infatti il loro unico riferimento sarà il Manelli, più santo di P. Kolbe e canonizzato in vita, primo caso nella storia della Chiesa.

La santità gli è valsa per i meriti di “essere prigioniero” con la maglia rosa del  giro d’Italia da un convento (di suore) a un altro con la sua berlina,  autista incluso.

Insomma i Manelliani sono fedelissimi nell’obbedienza. Eroicamente fedeli. Agnelli fra le mani del macellaio… l’uomo di Santa Marta, dicono.

Il Blondett infine conclude ritornando sul suo personaggio preferito, Papa Francesco al quale attribuisce uno sdoppiamento di personalità per un tumore al cervello diagnosticatogli da tale Fukushima lo strizzacervelli con apparecchio tomografico sotto il braccio per fare dal Giappone la diagnosi al Papa.
E quando a Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio si rivolse a Dio dicendo: «Padre, siamo divisi. Uniscici! » naturalmente è per il Blondett un invasato perché il “Padre Comune” Stefano Manelli continua a dire a frati, suore e laici: “continuate a scannarvi perché è solo me che dovete adorare ed è questo il sacrificio a me gradito!”

UNA DELLE BUGIE DI PADRE STEFANO MANELLI

Riepilogo dei fatti su recenti articoli circa la “condanna” dei Francescani dell’Immacolata e “le ragioni” di Padre Manelli riconosciutegli dal “Tribunale” di Roma.

Preambolo

L’11 Luglio 2013, festa di San Benedetto Patrono d’Europa, l’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata viene commissariato dalla Santa Sede.

Il Fondatore Stefano Manelli è destituito dalla carica di Superiore Maggiore che deteneva senza interruzione dal 1990 con frode elettorale dal 2002.

Il cappuccino Padre Fidenzio Volpi, segretario della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori, è incaricato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica di assumere il governo dell’Istituto come Commissario ad nutum Sanctae Sedis.

Il compito non si rivela facile soprattutto a partire dal momento in cui il novello commissario incomincia a scavare nel dossier Manelli.

Scopre che il deposto superiore maggiore dei Francescani dell’Immacolata non ha commesso soltanto abusi di governo e si è allontanato dalla comunione ecclesiale, ma non è il “santo” che molti credono.

E’ una persona dalla vita doppia, immorale, narcisista e spietato.

Ha costruito un impero facendosi credere un taumaturgo e sfruttando naturalmente la semplicità e l’ingenuità popolare di tante persone disperate.

In questa operazione viene aiutato dalla numerosa famiglia che insieme a un manipolo di donne, nubili e spasimanti, ingrossa le fila degli adepti presentandosi come “l’erede di Padre Pio”.

Molti lasciano terreni, case, ville, stipendi “in cambio del Paradiso”.

Alcuni influenti uomini di Chiesa, la cui stagione si sta esaurendo,  lo proteggono per decenni in un gioco di corruzione e ricatti, denaro e contiguità ideologica con la messa a disposizione del mini esercito di frati e suore disseminati con opere in diversi Paesi del mondo.

Nella Provvidenza di Dio è proprio un confratello cappuccino del glorioso Padre Pio a smascherare Padre Stefano Manelli e mettere il dito nelle piaghe gangrenose della sua vita ambigua.

Stefano Manelli deve salvaguardare la sua immagine e soprattutto non può privarsi di quei beni materiali che gli hanno garantito finora cittadinanza e impunità nella Chiesa.

Dopo l’operazione di dirottamento delle temporalità dell’Istituto dalla titolarità dei religiosi a quella di laici parenti, amici e conoscenti, incita alla disobbedienza.

Spera in un rifiuto unanime di ogni atto di governo del Commissario, ma viene tradito dalle sue stesse Costituzioni anticanoniche che attribuiscono al Superiore Maggiore un potere quasi di vita e di morte sui sudditi.

Molti aderiscono al Commissario, altri chiedono di uscire dall’Istituto, pochi fanatizzati gli prestano ossequio usque ad mortem.

Il Manelli vuole creare un Istituto parallelo.

Non può rischiare che i suoi frati capiscano in quale meccanismo perverso erano caduti.

E’ un esaltato narcisista che “crede” e fa credere di dover salvare una Chiesa peccatrice, una vita religiosa in decadenza di cui lui rappresenta il salvatore.

Sono in molti a credergli ma altrettanti lo abbandoneranno più tardi denunciando il suo atteggiamento alle autorità della Chiesa.

 Vexata quaestio

Il Commissario Apostolico P. Fidenzio Volpi l’8 dicembre 2013 scrive una lettera all’Istituto dove presenta il quadro della situazione.

Il nipote P. Settimio Manelli, designato quale successore in pectore dell’ormai ottuagenario zio P. Stefano Manelli, capeggia la “resistenza” e consegna a siti tradizionalisti il testo riservato ai frati che viene immediatamente pubblicato on line.

La famiglia Manelli fa la parte della vittima e per complicare ulteriormente la vita al Commissario Volpi lo denuncia, ma solo in ambito civile, per evitare un dibattimento giudiziario penale che potrebbe risolversi in una condanna riconvenzionale su di essi.

Affida il patrocinio all’avv. Davide Perrotta uno dei giovani squali del Foro di Roma che agogna notorietà sperando nel chiasso mediatico della vicenda Manelli.

La famiglia Manelli, di cui alcuni componenti sono stati sempre “aiutati” dalle risorse dell’Istituto, chiede un indennizzo di 20.000 euro che diviso per ciascun componente della numerosa famiglia è la pretesa del miserabile.

A questo si affianca la richiesta della pubblicazione di scuse da parte del Commissario.

Si vuole ad ogni modo delegittimare l’operato di Padre Fidenzio Volpi, umiliarlo, farlo destituire e sottrarre risorse all’Istituto per sabotare ulteriormente la sua operatività apostolica.

Padre Stefano Manelli con i suoi adepti riuscirà finalmente nel 2015 a cagionare la morte di P. Fidenzio Volpi esasperato al massimo. Morirà in seguito a un ictus cerebrale, forse propiziato da avvelenamento farmacologico indotto. Si apre un’inchiesta giudiziaria ma non si procede alla perizia necroscopica per “irritualità” diranno più tardi i giudici per far tacere una vicenda che assume proporzioni più rilevanti degli stessi fatti.

L’opinione pubblica da quel momento in poi ha un giudizio di condanna e disgusto verso Stefano Manelli accusato anche di atti libidinosi da suore successivamente uscite dall’Istituto.

I fatti risalgono agli anni Novanta quindi il Manelli si salva grazie alla prescrizione giudiziaria, ma non vuole affrontare il processo che potrebbe dichiarare la sua innocenza: sa di essere colpevole.

Nel frattempo, siamo ancora nel 2014, il Commissario Volpi ancora vivente, l’ordinamento giuridico italiano prevede la cosiddetta mediazione obbligatoria per dirimere controversie in sede civile.

Nell’accordo allegato al verbale di mediazione Padre Volpi prende atto dell’esistenza del giudizio per asserita diffamazione e nello spirito francescano di pace  – contrariamente al cinico Padre Manelli –  accetta di porre fine a quest’annosa vicenda anche se la modifica apportata dalla Assemblea dei Soci allo Statuto dell’Associazione “Missione del Cuore Immacolato” ha reso possibile la nomina alla carica di Segretario della stessa Associazione dell’Ingegner Antonio Allocca, marito della Signora Pia Manelli, sorella di Padre Stefano Maria Manelli.

Le sbavature della stampa

 

E’ evidente che nessuna sentenza di condanna è stata mai emessa da un Tribunale né P. Volpi ha mai riferito o “ammesso il suo reato di calunnie e menzogne”.

La famiglia Manelli si precipita a notificare ai siti tradizionalisti la volontà di Padre Volpi di chiudere bonariamente la vicenda.

Maria Guarini responsabile del blog tradizionalista Chiesa e Postconcilio utilizza nel titolo l’espressione “accuse calunniose”  e successivamente la parola “sentenza” dando ad intendere, al pubblico che legge, che è in maggior parte un pubblico di religiosi digiuno di competenze giuridiche, che è intervenuta una sentenza di condanna per calunnia e che Padre Volpi abbia ammesso il reato di “calunnie e menzogne”.

La notizia così come proposta non corrisponde, evidentemente,  alla verità dei fatti ed ha una volontà chiaramente diffamatoria e proveniente da soggetti che avversando la nomina del Commissario Apostolico dei Frati Francescani dell’Immacolata, mirano a screditarlo per indurlo nella migliore delle ipotesi a dimissioni così come purtroppo in qualche commento alla notizia viene adombrato.

Di pari e forse di maggiore gravità si appalesa l’articolo comparso sul sito internet “Le pagine don Camillo” di Elio Lops ove, oltre al turpiloquio di cui già si è detto, si attribuisce alla lettera dell’8 dicembre 2013 “il punto di appoggio per un durissimo Commissariamento, voluto fortemente da Benedetto XVI, che senza verificare queste chiacchiere, ha affidato a Padre Volpi il compito di riportare l’ordine…” .

Sia la Guarini che il Lops (che all’epoca risiedeva presso la Parrocchia San Gregorio Magno di Roma) vengono querelati alla Procura della Repubblica di Roma.

La morte di Padre Volpi interromperà il procedimento, ma non il cinismo di Padre Manelli e dei famelici familiari che vogliono rifarsi sul consulente giuridico e la nipote del defunto Commissario.

Padre Volpi non accetta più le condizioni bonarie della mediazione perché capisce che è strumentale al metterlo sotto accusa facendo credere alla ristretta porzione di pubblico che segue la vicenda che il Manelli è innocente e lui è il cattivo, così come i titoli capziosi di ANSA Campania e Avellino today vogliono far intendere in quanto apparso pochi giorni fa anche se questa volta gli attori diventano l’Istituto in questione e la dottoressa Loredana Volpi oggetto di un odio imperituro del Manelli e dei seguaci del santone.

 Conclusioni

 

E’ uno degli ultimi gesti disperati di un uomo a fine corsa, consapevole della sua colpevolezza, del suo fallimento, ma che deve tenere coesi gli adepti con notizie che diffonde in maniera tutto sommata sommessa per evitare quel contraddittorio che da esperiti nel Diritto e nella vicenda gli stiamo procurando.

Da fonti certe abbiamo anche appreso di una sanzione canonica pendente sul Manelli.

Far scrivere che “Il Tribunale di Roma gli da ragione” non ha nulla a che vedere con le accuse in sede penale di atti libidinosi, né con il falso ideologico e truffa per i beni sottratti all’Istituto. In questo caso il padre Manelli, già finita l’istruttoria, è imputato in attesa di giudizio.

Le recenti notizie si riferiscono semplicemente alla banale mediazione civile del 2014 impugnata dal Volpi dopo le calunnie a mezzo stampa susseguenti l’accettazione delle risoluzioni-trappola.

Qualcosa di analogo venne diffuso su internet dai pronipoti ragazzini del Manelli dopo il riconoscimento della prescrizione, cosa ben diversa dall’assoluzione, ma dove si ebbe l’ardire di scrivere “caso chiuso, Manelli prosciolto”.

Stucchevole infine la scelta di far scrivere sui titoli, “Francescani dell’Immacolata condannati”.

E’ il segno che il Manelli voglia adesso concentrarsi sull’associazione parallela di fedeli (uomini e donne) creata ad arte e artificio tramite il vescovo filippino  Ramon Arguelles difeso proprio dalla Guarini il 4 Febbraio 2017 in occasione delle dimissioni impostegli dal Vaticano due giorni prima.

Esporre così la sua “creatura canonica”, l’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata, che finora aveva parato il lato B alla sua mediocrità rappresenta l’autosodomizzazione di un decadente e vergognoso fondatore.

MLC