La verità sul Commissariamento dei Frati Francescani dell'Immacolata

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PADRE STEFANO MANELLI: MONDANO O MONTANISTA

 “Manelliani” e “manellismo”  sono due neologismi del lessico teologico e sociologico cattolico attribuibili rispettivamente alla compagine degli adepti di P. Stefano Manelli e alla sua ideologia.
Stiamo parlando del casus belli antibergogliano sul controverso personaggio del fondatore dei Francescani dell’Immacolata commissariato nel 2013 dopo ventitré anni di ininterrotto governo assoluto su frati, suore e… laici.
In un’Università Pontificia si sta preparando una tesi di Licenza – che sarà successivamente ampliata come lavoro dottorale – sulle devianze dei fondatori di nuovi istituti religiosi sorti nell’ultimo cinquantennio.
Il Manelli rientra nel case study che dalla cronaca sarà consegnato alla storia, consultabile da studiosi, accademici, storici interessati alla Chiesa, alla religione, alle sette.
Avendone contribuito alla documentazione fontale, dietro invito del Decano di Facoltà, abbiamo il piacere di fornire qualche anticipazione che segue per il bene comune e a monito per le nuove generazioni.
Il manellismo, nella sua pretesa teologica, è la riproduzione di un’antica eresia: il montanismo.
Anche il montanismo non aveva un vero apparato dottrinale, si basava invece sulla dottrina cristiana modificata da una serie di comportamenti e precetti.
I contrasti con la Chiesa cattolica erano sorti perché i montanisti affermavano la superiorità dei loro profeti sul clero istituzionale e permettevano, in aperto contrasto con la Chiesa “ufficiale”, la partecipazione delle donne ai riti, soprattuttola loro centralità nelle rivelazioni e nelle profezie: Massimilla e Priscilla su tutte.
Quanto alle dinamiche del montanismo, il Manelli ha sempre esaltato e coesi i suoi “sudditi” proprio sull’argomento dellapresunta superiorità morale e dottrinale rispetto agli altri chierici e religiosi.
Il termine dispregiativo che racchiudeva la sua acredine verso gli altri consacrati era: “suore/ frati rilassate/i”.

Il Manelli inoltre aveva sviluppato una sorta di “sacro femminineo” assolutizzando e adulterando grossolanamente una ben più felice intuizione mistica di S. Massimiliano Kolbe  nella quale parlava di “transustanziazione” nell’Immacolata con chiara lettura retorica e interpretativa di tipo analogico più che ontologico.
Il Manelli la rivolgeva  alle “sue” suore per autoesaltarle nel loro narcisismo muliebre spingendole materialmente verso un’altra eresia: l’ecclesio-angelismo.
Si tratta della credenza errata che la Chiesa, per essere la vera Chiesa deve per forza essere perfettissima e tutti i suoi membri devono essere dei santi come gli angeli: immacolati.
Nell’instant book autoreferenziale, “La leggenda francescana dell’Immacolata” nella quale il Manelli celebra sé stesso all’indomani della separazione dai Conventuali, dissimula la sua paternità letteraria con lo pseudonimo di Italo Cammi che letto a rovescia significa: immacolati.
Il Manelli, dopo aver citato un sublime insegnamento di S. Chiara,  in una circolare a frati e suore del 29 Novembre 2011 – di cui ci è stata data una copia – si esprimeva così in una sorta di monologo –rimprovero-delirio:
 E allora?… E allora si vede che siamo ben lontani dal vivere ciò che insegna San Bonaventura sulla vita contemplativa nei riguardi di San Francesco e dei figli di San Francesco!
Il Dottore Serafico, infatti, a proposito dei contemplativi  (contemplantium),
 parla dell’Ordine di coloro che attendono a Dio (Ordo vacantium Deo), secondo un modo ‘sursumattivo’, ossia estatico o eccessivo“.

Nel II secolo i vescovi Zotico di Cumana e Giuliano d’Apamea, furono talmente preoccupati dalle finte o ricercate estasi che, dopo la morte di Montano, tentarono senza successo di esorcizzare Massimilla a Pepuza, profetesse montaniste che si spacciavano per vergini ma che in realtà avevano abbandonato i loro mariti.
Ora, se il Manelli (o chi per lui ha scritto il testo) avesse davvero studiato S. Bonaventura con rigore scientifico e non ideologico, saprebbe che il Dottore Serafico dice che 
il rischio più grave è quello di fraintendere una felice intuizione o un momento di consolazione col raggiungimento della meta.

Si cade allora nel pericolo di insuperbirsi per avere semplicemente ricevuto un dono o un invito alla conversione.
Non basta mostrare con tutta la possibile insistenza che la contemplazione è possibile e sensata solo se si accetta di divenire progressivamente degni del dono in virtù di una coerente opera di assimilazione all’oggetto stesso della contemplazione.
Si contempla divenendo diversi; e si diviene diversi non per un attimo di intelligenza, meno ancora per un sentimento devoto, ma per una rigorosa assunzione di responsabilità.
I mezzi impiegati per l’ecclesio-angelismo producevano giocoforza il volontarismo pelagiano e la mondanità spirituale.
Di quest’ultima parleremo più avanti.
Un importante ruolo nella corruzione del Padre Manelli è stato esercitato da Marcella Perillo, già Madre Maria Francesca.
Non è mai stato molto limpido il rapporto tra i due e la reciproca influenza psico-affettiva e delirio-dottrinale.
Questa ragazza, descrittaci come un tempo magrolina e bionda, sensuale e capricciosa, venne imposta poco meno che trentenne al rango di superiora generale dal Manelli.

Nel 2009 ebbe si tolse lo sfizio di inaugurare all’interno delle Suore Francescane dell’Immacolata un ramo esclusivamente claustrale chiamato “Il Colombaio” e diventarne ancora una volta la superiora. Quest’esperienza, allontanandosi dall’ispirazione originaria della vocazione kolbiana delle Suore Francescane dell’Immacolata, scivolò in forme ibride di monachesimo.
Sfocia nel ridicolo la rivalità (gelosia isterica) con le Clarisse dell’Immacolata che la Perillo riteneva concorrenziali alla sua esperienza “ecclesiale”.
Fu un totale fallimento che portò alla sua soppressione da parte della CIVCSVA durante il regime commissariale.
Il Colombaio rivelò, oltre ad abusi di governo contro la dignità umana, pratiche ascetiche che scimmiottavano anacronisticamente l’epoca barocca delle più strutturate, pertinenti e complesse riforme teresiane e clariane come quella di S. Veronica Giuliani.

Si passava dal marchio a fuoco sui petti delle monache del trigramma IHS alle “pungiute” per siglare un patto di sangue col Fondatore. In virtù del memento mori  si esponevano teschi umani in refettorio (trafugati chissà da quale ossario) e si mangiava mettendosi in ginocchio.

Sembra che la Perillo, oltre alla quotidiana autoflagellazione, amasse anche farsi flagellare e infierire colpi sulle suddite.
Un’accurata osservazione psicologica rivela nel Manelli e nella Perillo, il suo alter ego al femminile, il comune denominatore di chiare sintomatologie psicotiche e non semplicemente nevrotiche.
La storia ha registrato più di un caso di suore uscite dal convento per disturbi psichiatrici.
Eclatante il caso della religiosa che pur di fuggire dal monastero-colombaio di St. Magwan in Cornovaglia, scavalcò il muro di cinta fratturandosi una gamba! Ad Alassio un’altra suora (la nipote del Manelli) soffriva talmente la solitudine che di nascosto teneva un gabbiano nella cella.

La “colombina” pochi anni più  tardi uscì dal “Colombaio” e trovò il suo piccione con il quale convolare a nozze deponendo il velo… pietoso.
I montanisti erano inoltre convinti che le profezie dei loro fondatori completassero e riscoprissero la dottrina proclamata dagli apostoli.
Più volte il Manelli veniva da tanti considerato un oracolo, grazie anche alla promozione sconsiderata dei suoi parenti e figlie spirituali che per troppo esaltarlo lo hanno consegnato al ludibrio.

Più di una volta il Manelli ha pubblicamente annunciato scismi, attentati al papa, cataclismi, giorni di buio, carestie, prelatura personale per i lefebvriani…

Peggio ha rivelato date, luoghi e circostanze mai verificatisi malgrado le sue monache e figlie spirituali avessero fatto provvista di ceci, farina e candele benedette dal Padre Manelli per sopravvivere alla “tre giorni di buio”.

Di questo abbiamo raccolto documentate testimonianze.
I montanisti erano anche convinti che i cristiani che uscivano dalla grazia divina non potevano redimersi, in contrasto con l’idea cristiana che il pentimento potesse portare ad una remissione dei peccati da parte della Chiesa.
Il Manelli, specie negli ultimi anni del suo governo, ripeteva spesso la frase: semel malus, sempre malus. Con essa voleva intendere l’incapacità di una suora e di un frate di rialzarsi dopo una caduta qualsiasi.
Secondo la visione montanista, i profeti erano messaggeri di Dio, e parlavano in sua vece ai credenti: “Io sono il Padre, il Figlio ed il Paraclito”, diceva Montano, in modo simile a come facevano i profeti dell’AT.
Il Manelli si era autoproclamato “Il padre comune” per esprimere così il suo imperio su suore, frati e laici.

Uno Zeus dell’Olimpo cattolico benché dotato di tutti i difettucci, vizi e fragilità delle divinità greche.

I montanisti osservavano, inoltre, periodi di digiuno molto severi, erano inflessibili con chi commetteva i peccata graviora(adulterio, omicidio, apostasia) ed arrivavano a condannare coloro che scappavano durante le persecuzioni lodando, anzi, l’autodenuncia.
Le suore francescane dell’Immacolata avevano l’obbedienza, sotto obbligo di coscienza, di denunciarsi in caso di trasgressioni al Galateo (!) cioè un testo manualistico- casistico e… incasinato su una serie di precetti da osservare in contraddizione col Vangelo, il Diritto Canonico, la Legge Civile e la Morale cristiana.

Tuttavia il vero punto focale del movimento montanista era lo spirito millenarista, l’attesa della Parusia, suggerita, forse, dall’influenza sul mondo cristiano dell’epoca che ebbe l’Apocalisse di Giovanni. Tale credenza aveva come conseguenza la totale assenza di interesse per il mondo e per la storia, ritenute cose che presto sarebbero finite. La stessa credenza rendeva i seguaci della dottrina montanista moralmente poco flessibili.

Era esattamente quanto stava accadendo all’interno dei conventi dei frati e delle suore governati dal Manelli.

Il millenarismo – in questo caso – serviva soprattutto ai laici per indurli ai lasciti testamentari.

Fu così che il Manelli in meno di venti anni cumulò immobili per trenta milioni di euro intestati a due Associazioni pubbliche di Diritto privato, dove, dopo aver ingannato il notaio e commendatore Edgardo Pesiri di Avellino, estromise i religiosi dalla compagine associativa e inserì parenti, amici e amici degli amici.

Commise sottrazione e distrazione di beni ecclesiastici per la qual cosa si potrebbe arriva come pena canonica fino alla riduzione allo stato laicale come per il recente caso del deposto cardinale Theodore Edgar McCarrick arcivescovo emerito di Washington D.C.

Il Manelli ormai non potrà ancora contare per molto sulla protezione di cardinali corrotti e sul gioco della ricattabilità politico-ecclesiale.

Come si esercitava nei manelliani la mondanità spirituale neo-montanista?

Attraverso l’autoreferenzialità!

Sotto pretesto di una chiesa eretica e scismatica il Manelli aveva creato un suo seminario con annesso studio “filosofico e teologico”: lo STIM.

Papa Francesco cita spesso Henri de Lubac che nel suo libro «Meditazioni sulla Chiesa», del 1953, definisce la mondanità spirituale come «il pericolo più grande per la Chiesa:  “Per noi, che siamo Chiesa, la tentazione più perfida, quella che sempre rinasce, insidiosamente, allorché tutte le altre sono vinte, alimentata anzi da queste vittorie”».

Fu il benedettino tedesco, naturalizzato inglese, dom Anscar Vonier O.S.B. (1875-1938) a parlare di mondanità spirituale prima ancora del De Lubac.
I suoi libri sono ancora oggi ristampati in inglese e si leggono con grande piacere e profitto – è molto attento all’influenza degli angeli, buoni e cattivi, sulla nostra anima. Il contesto è un capitolo sui doni dello Spirito Santo e su come il peccato contro lo Spirito Santo consista nell’«estinguere lo Spirito», nel sottrarsi consapevolmente alla sua influenza. Questo è stato il peccato di Lucifero. In quanto angeli, spiega Vonier, Lucifero e i suoi seguaci «non potevano peccare a causa delle passioni, il loro unico rischio era quello che si compiacessero di se stessi, dei loro stessi doni, perfino dei loro poteri soprannaturali, senza più affidarsi alla volontà che era al di sopra della loro, al movimento dello Spirito». I poteri soprannaturali di tutti gli angeli, compresi quelli di Lucifero, erano una cosa buona. Quello che non era buono era amarli per se stessi, usarli per se stessi, «rifiutarsi di andare dove lo Spirito conduce».
Questo ha conosciuto il manellismo!

Quando nella storia si conseguono tanti «risultati umani», si conquista anche tanta «gloria temporale»: missioni, opere, vocazioni di cui si vantava un Manelli applaudito come «eccellenza» della Chiesa.
E’ qui che sorse la «mondanità». Spesso intendiamo per mondanità della Chiesa «l’amore della ricchezza e del lusso di certi suoi dignitari»: questo è male, certo, «ma non è il male principale». La Chiesa ha sempre trovato forze per superare abbastanza rapidamente le crisi di mondanità materiale. Ha avuto molte più difficoltà con la mondanità spirituale.
Non senza l’intervento del Demonio, la mondanità spirituale parte da un rifiuto ostentato – talora, peraltro, anche sincero – della mondanità materiale. L’uomo di Chiesa che è vittima della mondanità spirituale non si compiace di lussi e di ricchezze. Può anche vivere in estrema povertà, e convincersi di stare dando l’esempio di una morale particolarmente elevata. In realtà, sta preparando qualcosa che dom Vonier definisce «disastroso» per la Chiesa. Può darsi che la moralità del mondano spirituale sia davvero elevata. Ma i suoi «standard morali sono fondati non sulla gloria di Dio ma sul profitto dell’uomo: uno sguardo completamente antropocentrico sarebbe esattamente quello che intendiamo per mondanità. Anche se gli uomini fossero pieni di ogni perfezione spirituale, ma queste perfezioni non fossero riferite a Dio (supponendo che questa ipotesi sia possibile), si tratterebbe di una mondanità incapace di redenzione». Si tratta, ancora, di mondanità «spirituale» e non solo morale, perché alla fine la stessa spiritualità si corrompe, trasformata dalla «mondanità della mente» in una spiritualità dell’uomo e non più di Dio.
Dom Vonier è molto severo. «Se il Cristianesimo – scrive – dovesse mai abbassarsi al livello di una perfetta società etica il cui solo scopo fosse la promozione della prosperità umana, o perfino la promozione della moralità umana, la Chiesa sarebbe così completamente apostata come lo è Lucifero stesso: avrebbe negato lo Spirito, avrebbe rifiutato di seguirlo dove vuole condurla, avrebbe preferito piacere agli uomini piuttosto che a Cristo e avrebbe fatto dell’applauso umano la sua suprema ricompensa».
La mondanità spirituale è dunque insieme il più grande peccato e la più grande «catastrofe» per la Chiesa. Lo illustra dom Vonier, che è alle origini del concetto e che varrebbe la pena di conoscere meglio, lo ripete de Lubac citando ampi brani di dom Vonier. E oggi lo insegna Papa Francesco, quel Papa che il Manelli dichiara pubblicamente “un massone e impostore che vuole distruggere la Chiesa”.

Léon Bloy diceva: «Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio».

E’ il peccato del Manelli; è il peccato dei Manelliani.

I.F.S.

FARO DI ROMA: LA LETTERA DI UNA EX SUORA INCHIODA PADRE MANELLI

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La lettera di una ex suora

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Pubblichiamo la lettera di una ex suora con nuove rivelazioni su vizi, debolezze e irregolarità presenti all’interno dell’Istituto di padre Stefano Manelli, da noi chiamato a ragion veduta il “boia di Frigento”.

“Non ho dormito serena per varie notti a causa di quelle che per me sono bugie e che dice per televisione l’avvocato di padre Manelli. Sono rimasta nell’Istituto per quasi quindici anni e poi sono uscita perché mi arrabbiai con madre Consiglia, lei mi disse: ‘o fai così o te ne vai a casa’. Io non la sopportavo più e andai via dal convento, fortunatamente dopo cinque anni mi sono sposata e ringrazio Dio per questo. Mio marito mi ha chiesto più volte se il Fondatore delle suore che uscivano per televisione mi apparteneva. All’inizio l’ho distratto, ma poi ho voluto dirgli la verità, e lui mi ha convinto ad aiutare la Polizia nelle indagini.

Lo dico: ‘E’ vero che padre Stefano Manelli faceva cose strane con le suore. Una volta facemmo una foto di gruppo e mi sentii toccare il sedere. Credevo che fosse lo scherzo brutto di una consorella, ma era la mano di Padre Manelli!’. Lo guardai storto e lui ritirò la mano dalle mie natiche come fanno i ragazzi a scuola, non chiese scusa, ma fece semplicemente finta di niente. Accanto a me però c’era Madre Francesca Perillo, e potrebbe darsi che il tocco del fondatore fosse per lei che era da sempre la prediletta. Quando si rinchiuse nel monastero di clausura di Città di Castello vedevamo Padre Manelli abbastanza depresso.

Quando vennero approvate le Clarisse dell’Immacolata la Madre Perillo si arrabbiò molto e la cercammo di calmare. Non so se è vero che è andata in Inghilterra dove si è spogliata e ha fondato un nuovo ordine non riconosciuto dal Vaticano prendendo il nome di Suor Elia. Così ho sentito dire. All’epoca dei fatti parlava male di Papa Francesco e voleva che anche noi seguivamo la sua idea. Se non eravamo d’accordo con lei ci prendeva in giro in refettorio davanti a tutte le altre. Pensava sempre ai conti e ai soldi ed era nervosa, ci trattava male e dava punizioni severe. Un’altra cosa che mi è dispiaciuta è quando si dice che i voti erano i quattro voti che noi scrivevamo con il sangue e niente più. Non è vero.

C’era sì questo ma esisteva veramente una formula di fedeltà a padre Stefano e a padre Gabriele il cofondatore con una intenzione speciale di offerta come vittima. Dovevamo in tutto seguire la formazione dei fondatori ed era un voto di obbedienza assoluta e incondizionata a loro. Padre Manelli aveva sempre paura che noi suore parlavamo con altri sacerdoti. Le superiore ci facevano mille domande e dovevamo dire tutto, anche cose della confessione. Quando non c’era il fondatore che non ce la faceva a seguire tutte, erano le madri che dovevano sapere tutto. Io mi vergognavo, non mi sembrava giusto. Alle volte padre Stefano dava anche degli schiaffi nella confessione e confermo che toccasse la medaglia al petto, quando sei donna tu ti accorgi se è una cosa innocente o meno ed a me faceva una brutta sensazione.

Dopo questi atti andai a confessarmi da don Nello Castello, un sacerdote di Rovigo amico di Padre Stefano perché pure lui era figlio spirituale di padre Pio e mi disse: “Padre Stefano è un santo. Se fa certe cose è perché è ispirato…” (da chi e da cosa ci piacerebbe saperlo). Per altre suore i comportamenti di padre Stefano dovevano essere compresi perché “aveva bisogno”. Io non capivo bene, ma credevo che tutto era normale. Come un papà o un nonno ci poteva toccare e qualche suora diceva che questo gli ricordava mamma Licia, la sua mamma. Ero confusa, ma non ci pensavo più di tanto perché quando stava in convento da noi eravamo tutte agitate e ognuna cercava di attirare la sua attenzione, anzi era un privilegio se lui mostrava interesse a qualcuna. Io stessa ho provato gelosia verso qualche consorella. Oggi mi rendo conto che erano sciocchezze, ma padre Manelli era tutto il nostro universo”.

Selezione sull’aspetto: le magre con padre Manelli, ha capito il confessore?

“Una volta ci fu come una selezione tra le suore più prosperose e quelle meno. Qualche superiora era preoccupata perché qualcuna incominciava a lamentarsi e allora cercavano di dividere la direzione spirituale tra padre Stefano e padre Gabriele. Quando vedeva suore più corpulente il fondatore si comportava in modo strano. Stava sempre con madre Perillo che era molto magra invece e una volta rimase anche una settimana con lei da solo nell’eremo di Monte Muto dove ci sono i Frati Minori. Si fece accompagnare solo da una postulante che preparava per loro. Io non ho mai pensato a male, ma ora che sono nella vita normale e sento cose brutte, mi pongo qualche domanda”.

La voglia di arricchimento, l’avarizia di Manelli

 

“Cambiava ogni due anni la macchina e riceveva sempre buste. Una famiglia mi ha detto che si è allontanata da padre Manelli perché i laici facevano a gara a chi dava più soldi”.

I controlli sui bisogni organici e le altre umiliazioni

“Le superiore, poi, ci seguivano nei bagni, dicevano di non tirare lo scarico per vedere se eravamo andate in bagno davvero per fare i nostri bisogni o meno. Una violenza folle. Mi sentivo umiliata. Si pensava sempre a male. Io sono disposta a testimoniare questo davanti a qualunque tribunale e le superiore devono avere il coraggio di dire che non è vero se non sono bugiarde. Io darò luogo, giorno, ora e particolari come testimonianza insieme ad altre suore che stanno ancora dentro. Quando una suora per fame mangiava anche un biscotto fuori dai pasti, doveva umiliarsi davanti a tutta la comunità e chiedere il perdono pubblico.

Quando si rompeva un bicchiere o un piatto dovevamo metterci i cocci al collo. Era un lager! Loro invece potevano e possono fare quello che vogliono. Ora non so più cosa stia esattamente succedendo dentro il convento, ma mi risulta che le superiore siano rimaste le stesse. Le suore sono compatte perché non c’è nessuna comunicazione con l’esterno. Ma è apparenza. Hanno paura. Non ci sono giornali, radio, televisione. Mancava l’affetto e se ci tenevano chiuse e isolate per evitare le tentazioni, bastava che vedevamo un uomo e subito eravamo tentate”.

 

Edoardo Izzo

http://www.farodiroma.it/2016/04/16/altre-rivelazioni-affondano-lorrido-padre-manelli-ennesima-lettera-di-una-ex-suora-lo-incastra/

LETTERA DOLOROSA

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Scrive una ex suora con nuove rivelazioni su vizi, debolezze e irregolarità presenti all’interno dell’Istituto di Stefano Manelli

Non ho dormito serena per varie notti a causa di quelle che per me sono  bugie e che dice per televisione l’avvocato di padre Manelli.

Sono rimasta nell’Istituto per quasi quindici anni e poi sono uscita perché mi arrabbiai con madre Consiglia.

Mi disse “o fai così o te ne vai a casa”.

Io non la sopportavo più e andai via dal convento.

Dopo cinque anni mi sono sposata per grazia di Dio.

Mio marito mi ha chiesto più volte se il Fondatore delle suore che uscivano per televisione mi apparteneva.

All’inizio l’ho distratto, ma poi ho voluto dirgli la verità.

Lui mi ha detto che devo dare il contributo alla Polizia e ho deciso di farlo.

E’ vero che padre Stefano Manelli faceva cose strane con le suore.

Una volta facemmo una foto di gruppo e mi sentii toccare il sedere. Credevo che fosse lo scherzo brutto di una consorella, ma era la mano di Padre Manelli!

Lo guardai storto e lui ritirò la mano dalle mie natiche come fanno i ragazzi a scuola.

Non chiese scusa e fece finta di niente.

Accanto a me però c’era Madre Francesca Perillo.

Può darsi che il tocco del fondatore fosse per lei che era da sempre la prediletta.

Quando si rinchiuse nel monastero di clausura di Città di Castello vedevamo Padre Manelli abbastanza depresso.

Quando vennero approvate le Clarisse dell’Immacolata la Madre Perillo si arrabbiò molto e la cercammo di calmare.

Non so se è vero che è andata in Inghilterra dove si è spogliata e ha fondato un nuovo ordine non riconosciuto dal Vaticano prendendo il nome di Suor Elia.

Così ho sentito dire.

Oggi sembrano persone strane sia lei che padre Manelli.

Madre Consiglia era per me insopportabile. Ha fatto uscire un sacco di suore.

Parlava male del Papa Francesco e voleva che anche noi seguivamo la sua idea. Se non eravamo d’accordo con lei ci prendeva in giro in refettorio davanti a tutte le altre.

Pensava sempre ai conti e ai soldi ed era nervosa, ci trattava male e dava punizioni severe.

E’ vero o no? Deve avere il coraggio di dirlo oppure deve tacere!

Se mi denuncia sono io che la denuncio per i danni sulla salute che ancora ho per colpa sua.

Cercarono di toglierla dall’incarico di economa generale, ma altre suore che stavano accanto a lei si stufarono perché era insopportabile e lei rimase a gestire da sola il patrimonio.

Non ci abbiamo mai capito nulla e faceva una vita particolare.

Un’altra cosa che mi è dispiaciuta è quando si dice che i voti erano i quattro voti che noi scrivevamo con il sangue e niente più.

Non è vero.

C’era sì questo ma esisteva veramente una formula di fedeltà a padre Stefano e a padre Gabriele il cofondatore con una intenzione speciale di offerta come vittima.

Dovevamo in tutto seguire la formazione dei fondatori ed era un voto di obbedienza assoluta e incondizionata a loro.

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Questo perché il fondatore aveva paura della Chiesa, cioè credeva che l’Abate di Montecassino poteva comandare sulle suore e non farlo lui.

Padre Manelli aveva sempre paura che noi suore parlavamo con altri sacerdoti.

Voleva solo lui fare la direzione spirituale.

Le superiore ci facevano mille domande e dovevamo dire tutto, anche cose della confessione.

Quando non c’era il fondatore che non ce la faceva a seguire tutte, erano le madri che dovevano sapere tutto. Io mi vergognavo, non mi sembrava giusto.

Poi ci fu la fissazione con il Rito Tridentino.
Dovevamo studiare latino. Ci dicevano che la S. Messa che non era in latino valeva di meno. Era la S. Messa studiata dai vescovi della massoneria.

Poi iniziammo anche la Liturgia delle Ore in Tridentino.

Non capivamo nulla e stavamo sempre a fare le prove di canto e su come fare gli inchini.

Era una preghiera lunghissima e la vita spirituale si indeboliva.

Padre Stefano diceva sempre che il Vaticano II era “tutte tenebre”.

Diceva questo come se fosse un segreto che solo pochi sapevano e diceva che lo aveva detto Padre Pio.

Io ho chiesto a due cappuccini e a un vescovo e mi hanno detto tutti e tre che è una calunnia contro Padre Pio!

Alle volte padre Stefano dava anche degli schiaffi nella confessione e confermo che toccasse la medaglia al petto.

Quando sei donna tu ti accorgi se è una cosa innocente o meno.

A me faceva una brutta sensazione.

Andai a confessarmi da don Nello Castello, un sacerdote di Rovigo amico di Padre Stefano perché pure lui era figlio spirituale di padre Pio e mi disse: “Padre Stefano è un santo. Se fa certe cose è perché è ispirato…”-

Quando dopo essere uscita dal convento mi sono fatta seguire da un sacerdote molto serio e bravo, mi ha detto di denunciare queste cose al Vaticano, ma io non me la sentivo, avevo paura e mi dispiaceva tornare ai ricordi passati.

Altre suore, poi, mi dicevano che “padre Stefano aveva bisogno” quando chiedevo certe spiegazioni.

divieto palpeggiare

Io non capivo bene, ma credevo che tutto era normale.

Come un papà o un nonno ci poteva toccare e qualche suora diceva che questo gli ricordava mamma Licia, la sua mamma.

Ero confusa, ma non ci pensavo più di tanto perché quando stava in convento da noi eravamo tutte agitate e ognuna cercava di attirare la sua attenzione, anzi era un privilegio se lui mostrava interesse a qualcuna.

Io stessa ho provato gelosia verso qualche consorella. Oggi mi rendo conto che erano sciocchezze, ma padre Manelli era tutto il nostro universo.

Una volta ci fu come una selezione tra le suore più prosperose e quelle meno.

Qualche superiora era preoccupata perché qualcuna incominciava a lamentarsi e allora cercavano di dividere la direzione spirituale tra padre Stefano e padre Gabriele.

Quando vedeva suore più corpulente il fondatore si comportava in modo strano.

Stava sempre con madre Perillo che era molto magra invece e una volta rimase anche una settimana con lei da solo nell’eremo di Monte Muto dove ci sono i Frati Minori. Si fece accompagnare solo da una postulante che preparava per loro.

Io non ho mai pensato a male, ma ora che sono nella vita normale e sento cose brutte, mi pongo qualche domanda.

Non si cercava il nostro bene.

Tutti erano cattivi per padre Stefano e le superiore, tutti eretici, modernisti e padre Stefano usava la parola rilassati per i religiosi di altri Ordini.

Criticava la povertà dei Conventuali e poi cosa ha fatto?

Cambiava ogni due anni la macchina e riceveva sempre buste.

Una famiglia mi ha detto che si è allontanata da padre Manelli perché i laici facevano a gara a chi dava più soldi.

Anche padre Massimiliano Maffei, un sacerdote paterno che prima era rappresentante di medicine faceva propaganda per dare i soldi.

Non critico a lui perché sono sicuro che era quello che padre Stefano voleva, cioè lui capiva che questo faceva piacere a padre Manelli e tutti volevano fare piacere a lui perché in verità il fondatore non era molto alla mano ma era molto complicato poter parlare con lui specie per i laici anche se aveva delle persone predilette con le quali stava sempre a telefono o a colloquio ore e ore.

Ho voluto dare questa testimonianza perché ho sentito tante cose non vere per televisione e delle testimonianze a favore di padre Stefano che dicono sempre le stesse cose.

A queste persone io direi perché non vanno a vivere loro in convento?

Cosa ne sanno loro di quello che abbiamo sofferto noi?

Fino a oggi mi sembra ancora di dover chiedere a qualcuno e cioè a mio marito il permesso di andare in bagno.

Le superiore, poi, ci seguivano nei bagni, dicevano di non tirare lo scarico per vedere se eravamo andate in bagno davvero per fare i nostri bisogni o meno.

Una violenza folle. Mi sentivo umiliata. Si pensava sempre a male.

Io sono disposta a testimoniare questo davanti a qualunque tribunale e le superiore devono avere il coraggio di dire che non è vero se non sono bugiarde.

Io darò luogo, giorno, ora e particolari come testimonianza insieme ad altre suore anche che stanno ancora dentro.

Hanno paura, ma non ce la fanno più. Una ha il telefonino e qualche altra riesce a mandare messaggi all’esterno con bigliettini e lettere che da ai benefattori.

Quando una suora per fame mangiava anche un biscotto fuori dai pasti, doveva umiliarsi davanti a tutta la comunità e chiedere il perdono pubblico.

Quando si rompeva un bicchiere o un piatto dovevamo metterci i cocci al collo.

Vero o falso? Me lo devono dire le superiore! Abbiano il coraggio delle loro responsabilità!

Era un lager! Loro invece potevano e possono fare quello che vogliono.

Io credevo che fosse questa la vita religiosa e per amore di Gesù sopportavo tutto.

Una volta mi fecero anche ingoiare il vomito perché stavo male e vomitavo spesso, credo per il nervosismo.

Ora non so più cosa stia esattamente succedendo dentro il convento, ma mi risulta che le superiore siano rimaste le stesse. Ci sono tre commissarie e spero e prego che riescano a scoprire e a capire cosa succede.

Le suore sono compatte perché non c’è nessuna comunicazione con l’esterno.

Ma è apparenza. Hanno paura.

Non ci sono giornali, radio, televisione.

Le superiore però dalla mattina alla sera su internet e stampavano gli articoli di siti che difendevano padre Manelli.

Poi ho scoperto il vostro sito e ho inviato il mio e-mail nei commenti per farmi contattare perché per me voglio salvare quelle che stanno ancora dentro.

Mancava l’affetto e se ci tenevano chiuse e isolate per evitare le tentazioni, bastava che vedevamo un uomo e subito eravamo tentate.

Poteva essere un frate o il medico o qualcuno che faceva i lavori da noi.

Se devo essere sincera mio marito è una brava persona ma io sono infelice perché non mi sono liberata dagli scrupoli.

Anche l’uso del sapone è per me uno scrupolo perché ci davano tutto calcolato.

Per due anni dopo l’uscita sono stata come una zombi, poi la mia famiglia mi ha molto aiutato e una amica medico mi ha fatto uscire piano piano dalle ansie e dalle paure.

Ho fino ad oggi problemi di stomaco perché mangiavamo cose scadute e poi per il nervoso verso le superiore la gastrite.

Loro dicono che sono tutte bugie, ma io mi farò pagare i danni e darò tutto ai poveri se insistono.

Scusa è l’aiuto alle missioni perché anche la storia degli orfanotrofi era partita bene, ma poi in Brasile sono rimaste solo sette ragazze quando ho lasciato l’Istituto e in Nigeria se non si facevano suore venivano mandate via appena si facevano grandi.

Se le suore non riescono a badare a se stesse, a crescere come maturità e come santità, come possono educare delle bambine e delle adolescenti?

Non è facile il compito e allora è meglio che non rovinino altre persone perché è meglio essere povere che essere schiave.

Prego l’Immacolata perché aiuti le brave suore che veramente hanno la vocazione e aiuti le commissarie. Che la Chiesa e la Legge facciano qualcosa!

Ave Maria!

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Sanzioni in arrivo per padre Manelli, il boia di Frigento

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Non si sgonfierà come una bolla di sapone il caso di padre Stefano Manelli, il fondatore dei francescani dell’Immacolata esautorato dalla Congregazione vaticana dei religiosi nel 2013, con un provvedimento approvato prima da Benedetto XVI e poi da Papa Francesco. Sono ora in arrivo, infatti, ulteriori sanzioni canoniche dopo le notizie (rilanciate anche da questo quotidiano on line) relative a patti vergati con il sangue, marchiature a fuoco e altre umiliazioni inflitte principalmente alle giovani più deboli tra le suore del ramo femminile dell’istituto che in alcuni casi avrebbero subito anche molestie e addirittura sarebbero state spinte a prostituirsi. “Boia di Frigento” lo abbiamo definito perché tutto questo manifesta una spaventosa propensione ad abusi di potere e di ogni genere.

La Santa Sede non lascerà senza giustizia le vittime di tali abusi. “Stiamo lavorando con tenacia – assicura il cardinale Joao Braz d’Aviz, prefetto della Congregazione vaticana in un’intervista al Servizio Informazione Religiosa – perché i disguidi sono seri. Il terribile voto nel sangue è stato sciolto da Papa Francesco. Stefano Manelli è stato allontanato. La questione economica è in mano alla magistratura italiana. La formazione è stata affidata alle Università Pontificie e ai centri riconosciuti. Ci sono tre commissari che stanno guidando l’Istituto in un percorso di normalizzazione. Ciò avverrà soltanto se ci sarà un cambiamento: non tutti, però, sono d’accordo. Abbiamo fiducia che qualcosa si muova. Quel che è sicuro, è che Stefano Manelli non potrà più restare”.

Ha distrutto tante anime: dal 1998 ad oggi quante denunce per padre Manelli

Al 1998 risalgono le prime denunce insabbiate proprio in Vaticano e dal 2002 Manelli non poteva essere più superiore generale, ma ha “fatto le carte false”, come si suol dire, per rimanere attaccato alla sua poltrona. Ma la storia di padre Stefano Manelli parte da più lontano. Il sacerdote è nato a Fiume\Rijeka (Hrvatska) il 1° maggio 1933, è stato membro dei frati conventuali, dai quali si era allontanato per seguire una vocazione connotata da un maggiore rigore di vita e da una più accentuata pietà mariana, sul modello di San Massimiliano Kolbe. Ma, col passare del tempo il sacerdote cambia atteggiamento tentando di imporre alla nuova Congregazione (con i metodi che il nostro quotidiano online ha descritto con vari pezzi supportati dalle indagini portate avanti da Papa Ratzinger) una “sterzata” in senso tradizionalista, con la richiesta di adottare la messa in latino come liturgia ordinaria ed esclusiva, cosa non possibile essendo l’Istituto nato dopo il Concilio. Una recente inchiesta della magistratura ha poi fatto emergere imponenti irregolarità amministrative. Intanto i “fedelissimi” di padre Manelli hanno lasciato le fraternità trovando accoglienza in due diocesi (una in Italia e l’altra nelle Filippine).

La malattia di padre Volpi

Un vero ginepraio, nel quale padre Volpi nel luglio 2013 si è trovato coinvolto. Il primo commissario apostolico nominato dalla Santa Sede, padre Fidenzio Volpi, scelto perché segretario del Cism, l’organismo rappresentativo dei religiosi in Italia non immaginava che il centro di Manelli fosse così compromesso alla radice, ed alla scoperta di una situazione davvero irrisolvibile decise comunque di accettare per: “per obbedienza al Santo Padre”. Lo stress di questa situazione difficile però non ha lasciato scampo al sacerdote. L’Ictus che ha colpito il cappuccino lo scorso 29 aprile è stato letale, due mesi di ospedale finiti in tragedia con la morte in giugno. “Nel giorno in cui la Chiesa celebrava il Corpus Domini, come il chicco di grano che muore nella terra, siamo sicuri – si legge nella nota dei Francescani dell’Immacolata (ovvero della maggioranza che è rimasta nell’Istituto ed applica il Concilio Vaticano II) – che simile sacrificio porterà abbondanza di frutti spirituali”.

I frati, non tutti sono colpevoli

I Francescani dell’Immacolata non sono certo come padre Stefano Manelli, anzi, molti di loro hanno cercato con il tempo di distanziarsi dal fondatore. I tre Commissari nominati dalla Santa Sede stanno rimettendo tutto al posto giusto benché incontrino resistenze da uno sparuto e spaurito numero di irriducibili religiosi fedeli al Fondatore a prescindere da tutto e da tutti. La volontà delle massime autorità vaticane è tagliare completamente il “cordone ombelicale” che lega gli istituti al fondatore. Questa grossissima resistenza di alcuni fa sorgere spontanee alcune domande: la fedeltà a oltranza nasconde un patto? Un legame familiare stretto o l’interesse personale di alcuni? L’idea che ci siamo fatti è che forse mancando lo spessore umano in molti di loro c’è paura a rimanere senza chi li ha protetti, anche perché nell’immaginario collettivo il “caso dei Francescani dell’Immacolata” è diventato sinonimo di orrore e di errori riconducibili al Fondatore degli Istituti maschile e femminile quale effetto collaterale di chi ha voluto avocare a sé stesso ogni scelta di governo, di formazione e di gestione secondo il noto e pubblicizzato adagio: “… non c’è foglia che cada che Manelli non voglia…”. Molti si chiedono fino a che punto siano responsabili delle aberrazioni anche alcuni frati, suore, familiari e laici a lui vicini; resta il fatto che il Manelli abbia comunque “lasciato fare…”, e comunque da ciò che abbiamo potuto apprendere da altre testimonianze (ed è l’ipotesi che a noi sembra più realistica) sarebbe stato padre Manelli a “viziare” e compromettere persone (trovate in un momento di debolezza) a lui vicine per crearsi una sorta di “guardia pretoriana”. Dopo le prime denunce del 1998 insabbiate purtroppo dal Vaticano, la magistratura italiana oggi ha aperto un’indagine, e facendo i rilievi del caso presto potrebbero esserci importanti novità che peserebbero come un macigno sul padre Manelli oltre agli annunciati provvedimenti canonici per i quali sono interessati tre organismi vaticani e un pool di esperti. Lo scaltro “boia” Manelli stava ultimamente architettando una via di fuga con la creazione di una sorta di Repubblica di Salò grazie a un pugno di fedelissimi; in queste ultime ore ci giunge voce che il tentativo è miserevolmente fallito. Scabrose nuove rivelazioni arrivano ogni giorno ed anche dall’estero su aiuti a famiglie di frati poveri in cambio di sudditanza al Manelli. Suor Francesca Perillo fu trascinata nell’oblio più profondo e lei come tanti altri frati e suore hanno chiesto e ottenuto la dispensa dai voti per avvicinarsi al lefebvrianesimo in Inghilterra. Una clarissa dell’Immacolata che faceva parte delle formatrici fino a poco tempo fa affermava addirittura: “i lefebvriani salveranno la Chiesa!”. A noi viene spontaneo riflettere e concludere l’ennesimo pezzo su questo “improponibile” sacerdote con una frase: “Homo faber ipsius fortunae” (ogni uomo è artefice del proprio destino)… E Manelli pagherà per la sofferenza inflitta.

 

Edoardo Izzo

Originale al link: http://www.farodiroma.it/2016/02/05/sanzioni-canoniche-in-arrivo-per-il-boia-di-frigento/

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STEFANO MANELLI NON POTRA’ PIU’ RESTARE

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Il Servizio Informazione Religiosa (SIR), agenzia vicina alla Conferenza Episcopale Italiana, ha pubblicato il 2 febbraio 2016, Giornata della Vita Consacrata e chiusura dell’Anno dei Religiosi, un’intervista esclusiva al Cardinale Joao Braz de Aviz. (qui http://agensir.it/)

Più tardi la notizia è stata ripresa da altre testate a partire da Toscana Oggi. (http://www.toscanaoggi.it/)

Dopo il Papa il presule brasiliano è la massima autorità della Chiesa sui religiosi quale Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.

Il giornalista Riccardo Benotti, reagendo alle dichiarate preoccupazioni del Prefetto su alcune situazioni della vita religiosa nella Chiesa, ha chiesto a bruciapelo:

 “È il caso dei Francescani dell’Immacolata?

Molte persone sono turbate dalle notizie relative a patti vergati con il sangue, marchiature a fuoco…”

 Il Cardinale Braz de Aviz, ha risposto:

“Stiamo lavorando con tenacia (sui Francescani dell’Immacolata ndr), perché i disguidi sono seri. Il terribile voto nel sangue è stato sciolto da Papa Francesco. Stefano Manelli è stato allontanato. La questione economica è in mano alla magistratura italiana. La formazione è stata affidata alle Università Pontificie e ai centri riconosciuti. Ci sono tre commissari che stanno guidando l’Istituto in un percorso di normalizzazione.

Ciò avverrà soltanto se ci sarà un cambiamento: non tutti, però, sono d’accordo.

Abbiamo fiducia che qualcosa si muova.

Quel che è sicuro, è che Stefano Manelli non potrà più restare”.

Sono dichiarazioni chiare e forti.

La Chiesa riconosce “disguidi seri” nel governo di Padre Manelli, ma anche nell’apparato dottrinale che aveva elaborato per le sue fondazioni.

E’ nella volontà delle massime autorità vaticane che la sua presenza e la sua influenza verso gli Istituti da lui fondati sia ridimensionata fino all’interdizione.

Il problema della formazione dei seminaristi è stato risolto con il loro ingresso nelle Università Pontificie bocciando quindi i professori e lo studio interno del quale le ultime generazioni di Francescani dell’Immacolata si avvalevano per la formazione al sacerdozio.

I tre Commissari stanno rimettendo tutto al posto giusto benché incontrino resistenze da uno sparuto e spaurito numero di irriducibili religiosi fedeli al Fondatore a prescindere da tutto e da tutti.

C’è da chiedersi, tuttavia, se la fedeltà a oltranza non nasconda un patto, un legame familiare stretto o l’interesse personale di chi, senza grande spessore umano, una volta privo dell’appoggio del Fondatore, teme – da buon francescano – di essere privato del suo piccolo palcoscenico.

Oramai nell’immaginario collettivo il “caso dei Francescani dell’Immacolata” è diventato sinonimo di orrore e di errori riconducibili al Fondatore degli Istituti maschile e femminile quale effetto collaterale di chi ha voluto avocare a sé stesso ogni scelta di governo, di formazione e di gestione secondo il noto e pubblicizzato adagio: “… non c’è foglia che cada che Manelli non voglia…”.

Tutto questo per venticinque anni di ininterrotto superiorato!

Molti si chiedono fino a che punto siano responsabili delle aberrazioni anche alcuni frati, suore, familiari  e laici a lui vicini; resta il fatto che il Manelli abbia comunque “lasciato fare…”.

Altre testimonianze, invece, affermerebbero che è Padre Manelli che avrebbe “viziato” e compromesso persone a lui vicine per crearsi una sorta di “guardia pretoriana”.

Al 1998 risalgono le prime denunce insabbiate proprio in Vaticano e dal 2002 Manelli non poteva essere più superiore generale, ma ha « fatto le carte false », come si suol dire.

La Magistratura in ciò che le compete sta facendo i rilievi del caso e presto potrebbero esserci importanti novità che peserebbero come un macigno sul Padre Manelli oltre agli annunciati provvedimenti canonici per i quali sono interessati tre organismi vaticani e un pool di esperti.

Il Manelli stava ultimamente architettando una via di fuga con la creazione di una sorta di Repubblica di Salò grazie a un pugno di fedelissimi; in queste ultime ore ci giunge voce che il tentativo è miserevolmente fallito.

Manelli ha messo letteralmente in mezzo a una strada una trentina di uomini facendoli uscire dall’Istituto e promettendo loro mari e monti non senza ricorso a (sue) profezie.

Anche per il ramo femminile, la sua prediletta, Suor Francesca Perillo ha trascinato nella stessa dinamica se stessa e un altro gruppetto di suore che hanno chiesto e ottenuto la dispensa dai voti per avvicinarsi al lefebvrianesimo in Inghilterra.

Una clarissa dell’Immacolata che faceva parte delle formatrici fino a poco tempo fa affermava addirittura: “i lefebvriani salveranno la Chiesa!”

Sembra che questa religiosa sia stata portata a più miti consigli dopo che la Santa Sede ha rifiutato di riconoscere, per le claustrali con la Regola di S. Chiara, l’origine fondazionale di Padre Manelli.

Nel ramo maschile, intanto, malgrado ogni macchinazione e giro di soldi corruttore a favore di terzomondiali, le periferie rimangono distanti da Padre Manelli e anche all’interno della compagine nazionale più calda affiorano crepe e… pentiti.

Scabrose nuove rivelazioni dallestero su aiuti a famiglie di frati poveri in cambio di sudditanza al Manelli.

Di pochi giorni fa l’ultima testimonianza pervenuta alla Santa Sede.

Il sistema ormai sta crollando sotto i piedi del « Califfo » .

Presto l’epilogo del « Califfato » .

“Homo faber ipsius fortunae” (ogni uomo è artefice del proprio destino)…

FRANCESCA PERILLO: VOLLE I MARCHI A FUOCO, ORA E’ IN INGHILTERRA

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VOLLE I MARCHI A FUOCO, MISSIONARIA IN INGHILTERRA

Madre Francesca Perillo introdusse la pratica, ora dirige un ordine monastico.

Loredana Zarrella

 

“Dal noviziato tra i conventi di Frigento e Fontanarosa, stretti intorno al Santuario della Madonna del Buon Consiglio, a Città di Castello, in provincia di Perugia, per ricoprire il ruolo di Madre delegata di tutti i Colombai del mondo, lì dove uno statuto rigidissimo avrebbe imposto regole che vanno ben oltre la regola di Santa Chiara osservata dalla monache clarisse.

È la storia di Madre Francesca Perillo, la suora attualmente in Inghilterra per fondare un nuovo Istituto, che diede inizio, verso il 2000, a una nuova esperienza di clausura, sostenuta da Padre Stefano Maria Manelli. A lei si attribuisce l’inaugurazione di pratiche di penitenza estreme come la marchiatura a fuoco con il cristogramma di San Bernardino «IHS».

«Pratiche non imposte», ammettono le suore fuoriuscite, ma in pratica necessarie per non essere messe in minoranza e considerate religiose a metà. «Quelle che non lo facevano erano stimate meno virtuose, oppure si diceva che non amavano Gesù – racconta un’ex suora – . Quando non si faceva, le Superiore dicevano che la suora non era pronta per fare la professione perpetua e non veniva ammessa». Perché poi imitare alla lettera Santa Veronica Giuliani e Beata Florida Cevoli dopo più di trecento anni?

Una deriva tradizionalista che, insieme ad altri elementi, ha fatto scattare mesi fa il commissariamento dell’Istituto delle Suore Francescane dell’Immacolata da parte della Santa Sede. Sotto i riflettori i Colombai in Italia e all’estero, ossia quelli di Alassio e Città di Castello, quelli di Lanherne in Cornovaglia e di Carmen nelle Filippine. Da uno degli Statuti dei Colombai, stampato nel 2006, si legge: «Ogni volta che s’incontra la Madre, le si faccia un inchino di testa…quando si passa davanti alla cella della Madre, si faccia un inchino. Quando però ci sono la Madre Comune o i Padri Fondatori ci si inchini solo davanti a loro e alle loro celle». E ancora: «Le suore che servono a tavola, prima di svolgere il loro servizio, bacino per terra, davanti al tavolo della Madre».

E in altre pagine: «Durante la visita dei familiari alle suore in parlatorio, vi sia sempre “l’angelo”, cioè la suora ascoltatrice (non vista) designata dalla Madre. È evidente che gli esterni (i visitatori, familiari, ecc) non devono sapere della presenza dell’angelo in parlatorio. L’ufficio dell’angelo (l’ascoltatrice) si usi anche per il telefono». Poi ancora: «Le lettere, come è di prassi, si consegneranno alla Madre aperte e si riceveranno aperte (eccetto quelle al oppure dal Padre spirituale, alla oppure dalla Madre Generale o alla oppure dalla Delegata per i Colombai)».

Sono forse questi una sorta di abusi codificati nei Colombai? O una nuova esperienza positiva di clausura, di gran lunga però più restrittiva della vita delle Clarisse dell’Immacolata? Sta di fatto che diversi genitori si sono appellati alla Santa Sede per avere risposte su questo controllo maniacale delle vite delle loro figlie”. .

 Il Mattino, edizione di Avellino – 17 gennaio 2016

IL “FONDATERRORISMO” MANELLIANO

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Affinità e particolarità del Manelli nel confronto con Osama Bin Laden

 

Raul Caruso e Andrea Locatelli, nel gennaio del 2005 scrissero un saggio  intitolato «Pushing the Prize Up. A Few notes on al-Qaeda’s reward Structure and the Choice of Casualties».

L’idea interpretava Bin Laden come l’organizzatore di una specie di gara tra gruppi terroristici diffusi a livello mondiale.

In questo ruolo, si immaginava Bin Laden premiare ex-post il terrorista più bravo ed efficace nel colpire obiettivi occidentali piuttosto che pianificare personalmente l’ondata di violenza e terrore che andava diffondendosi in alcuni Paesi.

Il pericolo sembrava essere quindi che al-Qaeda sostenesse una specie di gara permanente spingendo gruppi auto-organizzati ad attivarsi e a perfezionarsi al fine di vincere questa competizione divenendo quindi sempre più brutali e sanguinosi.

Nell’analizzare da un punto di vista criminologo la dinamica messa in opera da Stefano Manelli, notiamo come le comuni caratteristiche comportamentali abbiano originato la stessa dinamica fondamentalista e terrorista.

Per il principe saudita si trattava di estremizzare il wahabbismo – salafismo islamico affinché si armasse e in nome del Corano lanciasse una fatwa sanguinaria e distruttiva.

Per il religioso tarsatico si trattava di estremizzare il fondamentalismo cattolico e lanciare una crociata contro una presunta Chiesa corrotta.

Nel coniare un neologismo potremmo definire tale fenomeno con il termine di “fondaterrorismo” e cioè la parola composita formata da “fondamentalismo” e “terrorismo”.

Esistono tuttavia anche delle differenze tra i due personaggi:

se Osama Bin Laden intimidiva con le armi e incoraggiava gli adepti con la promessa escatologica della terra dove “scorre latte e miele”, il Manelli terrorizzava con maledizioni e invettive lanciate ai suoi oppositori e alle loro generazioni antecedenti e susseguenti promettendo invece il “paradiso” cristiano ai suoi fedelissimi.

In entrambi c’era sempre bisogno della dicotomia semplificativa premio-pena per la necessaria presa su persone poco inclini alle analisi e sintesi più elaborate, il cosiddetto discernimento.

Nel compound pakistano dove i soldati americani hanno eliminato l’autore ideologico dell’11 Settembre, c’erano le diverse  mogli  e i numerosi figli del fondaterrorista.

Il Manelli è a sua volta attorniato da un gruppo di fedelissimi e fedelissime, paghe di un solo suo sguardo e parola compiacente; meglio se di preferenza rispetto alle altre.

Più il loro odio e le loro azioni sono sadiche e violente contro i presunti oppositori di Padre Manelli, più i “manelliani” (= seguaci del Padre Manelli) dissipano l’insicurezza di non beneficiare di un ruolo di privilegio nell’harem cattolico.

Tale immagine non è solo concettuale, ma è risaputo che da decenni il Manelli ama risiedere in quelli che considera i suoi harem e cioè i conventi femminili delle Suore Francescane dell’Immacolata e delle Clarisse dell’Immacolata.

La sua mistificazione si sviluppa proprio dall’autopersuasione spavalda di stare al di sopra delle regole, cioè di non rispettare la clausura e l’intimità che spetta a delle consacrate.

Padre Manelli ha avuto la costante abilità di creare divisione fra i suoi adepti con l’espediente del macchiavellismo.

Come Bin Laden stimolava a una sorta di gara nel colpire i suoi avversari.

Al vincitore simulava per almeno ventiquattro ore il premio di una maggiore attenzione, di una generosa manciata di poetici elogi o, nei casi più impegnativi, il conferimento di qualche carica tra i religiosi o i laici a lui collegati.

Nel saggio «The Road to Martyrs’ Square» Anne Marie Oliver e Paul F. Steinberg notano che è impossibile capire la «cosmologia dell’intifada» se non si entra nella testa dell’aspirante martire che «si vede non solo come un vendicativo Ninja ma come una star del cinema, un sex simbol».

Osama Bin Laden prediligeva come letture le teorie del complotto e movimenti cospirazionisti di tutti i tempi: sulle mensole del covo in cui rimase dieci anni campeggiavano testi sull’Ordine degli Illuminati – una società segreta del Settecento, che aveva una struttura analoga alla Massoneria e aspirava al dominio del mondo attraverso l’instaurazione di un nuovo ordine – o  “Genealogia dei Cospiratori: Storia del Comitato dei 300″ di John Coleman, che nel 1992 pubblicò i nomi di 209 organizzazioni, 125 banche e 341 membri passati e presenti di questo comitato fondato dalla Nobiltà Nera veneziana nel 1729, tramandatosi nei secoli fino a comprendere l’intero sistema bancario mondiale e i più importanti rappresentanti delle nazioni occidentali.

Non meraviglierebbe se tra le letture del Manelli, così come emerge dalle sue conferenze ancora presenti su youtube o da qualche suoi scritto, ci fossero gli stessi interessi.

Il narcisista che diventa paranoico; Erode che cerca il bambino… e massacra gli innocenti!

Il messaggio di Fatima si trasforma allora in una “caccia alle streghe” , la Chiesa vittima di un complotto degno dei fantaromanzi di Dan Brown; il Concilio Vaticano II il vero Terzo Segreto mai rivelato e il tutto suffragato da penne poco titolate alla teologia come la Siccardi, il De Mattei o ancora il famigerato “fatimista” padre Nicholas Gruner, controverso sacerdote canadese deceduto il 30 aprile 2015.

Che Padre Manelli si fosse lasciato influenzare o avesse sfruttato movimenti e personaggi estremisti nella Chiesa, è un fatto vecchio e risaputo.

Proprio Padre Nicholas Gruner ricevette gli ordini sacri a Frigento (Avellino) nel 1976 protetto da Padre Manelli.

Nel 1978 cioè due anni dopo, a ordinazione ottenuta,  lasciò la Casa Mariana di Frigento  e ricevette dall’allora vescovo di Avellino il permesso di risiedere in Canada, dove iniziò il suo apostolato su Fatima spalleggiato da una lobby miliardaria che gli forniva alloggio nelle suites degli hotels a cinque o sette stelle delle capitali mondiali.

Chi volesse creare all’epoca e ancora oggi destabilizzazione all’interno della Chiesa, in anni nei quali si parlava del caso IOR, di Emanuela Orlandi e di Mons. Marcinkus, lo sanno anche le pietre, le stesse pietre che sanno degli appoggi passati e attuali del Manelli, le stesse pietre che la sanno lunga sul Vatileaks, sugli antibergogliani e sui Cavalieri di Malta il cui cappellano è il cardinale statunitense Raymond Burke, noto protettore del Manelli spalleggiato dall’estrema Destra italiana.

La differenza rispetto al saudita, tuttavia, era che mentre Bin Laden offriva una certa autonomia creativa alle cellule di Al-Qaida, il Manelli ha continuato e continua a tenere tutto sotto controllo come effetto collaterale della tecnica di spersonalizzazione totale che rende i suoi seguaci completamente incapaci di autodeterminazione.

Il fenomeno che da qualche anno la Chiesa sta studiando nei suoi più alti vertici e facendo analizzare anche da specialisti esterni, si confronta con il dovere della Magistratura che dispone di un quadro sempre più chiaro.

In quattro decenni si è prodotto un lento ma inesorabile genocidio morale nei confronti di centinaia e centinaia di giovani vite rovinate e intere famiglie sfruttate sul piano economico.

Esse si sono poi viste abbandonate a se stesse con figli e figlie restituiti una volta resi inservibili come malati psichiatrici.

Nella Provvidenza di Dio, sta per chiudersi una delle pagine più tristi e dolorose della storia della Chiesa del postconcilio che ha prodotto anche mostri dei quali si è corso ai ripari solo dopo evidenti abusi e denunce rimaste ancora in parte ancora inevase dal potere ecclesiastico.

Il Tribunale della storia ha già emesso la sua sentenza.

Il resto lo affidiamo alla Misericordia di Dio.