La verità sul Commissariamento dei Frati Francescani dell'Immacolata

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Corriere Sera: Il Papa manda in pensione Oliveri, il vescovo che accolse i pedofili

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Corriere della Sera

Roma / Cronaca

VATICANO

Il Papa manda in pensione Oliveri,
il vescovo che accolse i pedofili

In un incontro a porte chiuse il Pontefice ha chiesto e ottenuto le dimissioni dei prelato difensore della tradizione liturgica. Al suo posto, ad Albenga arriva Guglielmo Borghetti, coadiutore della diocesi ligure e uomo di fiducia del Santo Padre

di Redazione Roma

Monsignor Mario Oliveri, vescovo di Albenga, va in pensione. Papa Francesco ha chiesto e ottenuto le dimissioni del religioso noto come difensore della tradizione liturgica. Lo sostituisce monsignor Guglielmo Borghetti, uomo di fiducia del Pontefice, che lo scorso maggio aveva già «svuotato» il seminario ligure nel quale erano stati accolti aspiranti al sacerdozio scartati dalle altre diocesi: le norme varate da Ratzinger stabiliscono infatti che non può essere sacerdote chi ha tendenze omosessuali.

I sacerdoti perseguiti dalla giustizia

La diocesi di Albenga seguiva però una policy diversa, perché il 72enne Oliveri era fedele a Benedetto XVI solo nella possibilità di celebrare la messa con il vecchio rito (cosa che amava fare personalmente a differenza del Papa Emerito), ma non nella severità riguardo alla condotta del clero e alla repressione della pedofilia. Tanto che Albenga era diventata una sorta di refugium peccatorum per sacerdoti e religiosi perseguiti dalla giustizia o in fuga dalle inchieste dei loro vescovi.

 I nomi discussi

Ad Albenga si sono ritrovati personaggi come padre Stefano Manelli, il fondatore dei Francescani dell’Immacolata, esautorato dalla Santa Sede e inquisito per reati gravi contro il patrimonio e le persone; don Paolo Piccoli, accusato di omicidio (la vittima: un confratello di 92 anni); don Renato di Pietra Ligure, patteggiamento a tre mesi per pedofilia; don Luciano, condannato a sette anni e otto mesi, riguardo al quale il vescovo si oppose alla riduzione allo stato laicale; don Luigi, ancora a Pietra Ligure, che fino a pochi mesi fa celebrava regolarmente la messa nonostante la condanna per favoreggiamento di un pedofilo che aveva molestato un parrocchiano. Oliveri ha sempre rivendicato la propria buona fede nell’accogliere preti e religiosi in fuga da altre realtà: «Qui – sosteneva – c’è stata solo una condanna, il resto sono ricostruzioni giornalistiche».

Il «commissariamento»

Secondo fonti del Vaticano Papa Francesco, dopo un incontro a porte chiuse, avrebbe suggerito al prelato di lasciare il suo incarico. Al suo posto il Pontefice ha nominato Borghetti, finora coadiutore della diocesi di Albenga: il Santo Padre lo aveva inviato nella cittadina ligure nel marzo 2015 concedendogli i pieni poteri. Per Oliveri – rimasto in carica per 26 anni – era stato una sorta di commissariamento per le polemiche suscitate dalle sue decisioni.

 

PER PADRE MANELLI ORA SPUNTA ANCHE UN’ACCUSA DI TRUFFA

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GIALLO ESCLUSIVO

Convento degli orrori di Avellino: nuovi guai per il fondatore dei Francescani dell’Immacolata, già indagato per violenza sessuale e maltrattamenti

PER PADRE MANELLI ORA SPUNTA ANCHE UN’ACCUSA DI TRUFFA

Le nuove indagini riguardano l’immenso patrimonio della congregazione, che vale oltre 30 milioni di euro. Il Vaticano ha trasferito il religioso a 800 chilometri di distanza

Frigento (Avellino). “Padre Manelli è indagato per i reati di truffa e falso”. Si allarga lo scandalo che coinvolge padre Stefano Manelli, fondatore dei Frati Francescani dell’Immacolata, già indagato dalla Procura di Avellino per i reati di violenza sessuale e maltrattamenti.

Le nuove indagini degli inquirenti questa volta riguardano l’ingente patrimonio della congregazione: 59 fabbricati, 17 terreni, un impianto radiofonico e cinematografico, 5 impianti fotovoltaici e 102 vetture, per un valore di oltre trenta milioni di euro, nonché ingenti disponibilità finanziarie.

Ricchezze affidate a due associazioni i cui vertici sono finiti sotto inchiesta insieme a padre Manelli, già accusato di violenza sessuale.

ORA VIVE IN CONVENTO IN LIGURIA

Non sono queste le uniche novità che riguardano padre Manelli. Nei giorni scorsi, infatti, il Vaticano con una lettera gli ha comunicato il suo immediato trasferimento in un convento di Albenga, lontano circa ottocento chilometri da Frigento, in provincia di Avellino.
Ma torniamo alle nuove accuse rivolte al fondatore di quello che, ormai, è tristemente noto come il “convento dell’Orrore”. L’inchiesta di natura economica e patrimoniale, avviata dalla Procura della Repubblica di Avellino, procede di pari passo con quella per i presunti abusi sessuali commessi da Manelli sulle suore rinchiuse in clausura nei vari conventi sparsi sul territorio e in particolare in quello di Frigento (Avellino) dove il frate aveva organizzato la direzione generale della congregazione riconosciuta dal Vaticano. In quest’ultimo filone di inchiesta come anticipato da Giallo alcuni mesi fa, anche una serie di morti ancor oggi avvolte nel mistero, sulle quali la magistratura irpina intende far luce. I guai per padre Manelli, esautorato nel 2013 dalla congregazione dei Francescani dell’immacolata nel 2013 con provvedimento approvato prima da Benedetto xvi, e poi da Papa Francesco, non finiscono qui.
Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti c’è la morte del frate filippino Matthew Lim, 20 anni, noto a tutti come fra Matteo, un probabile caso di omicidio. Il frate morì il 22 luglio del 2002 precipitando in un pozzo, che oggi è chiuso con un grande masso. Nonostante il frate avesse invocato aiuto con delle urla che sentirono in molti, morì annegato. La Procura avellinese in merito a questo “incidente” ha in mano l’importante testimonianza di una ex sorella, LT, che in una relazione finita in un corposo dossier nelle mani dei giudici afferma: “Ho conosciuto personalmente Fra Matteo: era una persona sorridente, solare. Prima che morisse mi rivelò sgomento: “Ci sono e si fanno cose che non vanno in questo Istituto”. Con lui nei giorni precedenti al suicidio parlava sempre un frate, uno dei quaranta nipoti di Manelli”. Ma quella del frate filippino non è l’unica morte sospetta avvenuta in quel convento: nel famoso dossier alcuni testimoni indicano almeno 5 casi di presunti “omicidi o suicidi strani”.

LA STRANA MORTE DEL COMMISSARIO

A questi si aggiunge anche la strana morte di padre Fidenzio Volpi, il Commissario Apostolico inviato da Papa Benedetto XVI per scoprire cosa accadeva nel convento degli orrori di Frigento. I suoi familiari hanno presentato alla Procura di Roma una dettagliata denuncia per omicidio volontario. Il frate morì il 7 giugno del 2015, ufficialmente a causa di un ictus da stress. Ma la verità potrebbe essere un’altra: Padre Volpi potrebbe essere stato ucciso.

L’ipotesi, fondata su alcune confidenze raccolte da persone a lui vicine, è che padre Volpi sia stato avvelenato lentamente, con piccole dosi di veleno somministrate giorno per giorno.

Questo terribile sospetto è stato confermato dal ritrovamento tra i capelli e la barba di padre Fidenzio di alcune particelle di arsenico, un potente veleno. Ma chi aveva interesse a eliminare padre Fidenzio? L’inchiesta della Procura di Roma potrebbe partire proprio dall’ultimo incarico di padre Volpi, ricevuto da Papa Benedetto XVI, che dice: “In data 11 luglio 2013 con decreto 52741/2012 nomino padre Fidenzio Volpi Commissario Apostolico dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata”. Un incarico che non era stato preso di buon grado da padre Manelli e i suoi seguaci che in tutti i modi cercarono di ostacolare il suo lavoro di verifica. Il giudice nel sequestrare le ricchezze dei Francescani dell’Immacolata il 26 marzo 2015 nominò come custode dei beni pignorati proprio padre Fidenzio. Il provvedimento scatenò le ire di chi aveva tutto l’interesse a gestire l’ingente patrimonio. Le stesse persone che, oggi, si ritrovano indagate per truffa.

di Gian Pietro Fiore

PADRE MANELLI INDAGATO PER TRUFFA – trasferito d’urgenza ad Albenga

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Frigento: Lo scandalo nel convento francescano

PADRE MANELLI INDAGATO PER TRUFFA

Il religioso è stato trasferito d’urgenza ad Albenga dalla Santa Sede
Gian Pietro Fiore

Nuovo capitolo dello scandalo che ha coinvolto padre Stefano Manelli, il fondatore della congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata: la Procura di Avellino lo ha scritto nel registro degli indagati per i reati di truffa e falso.
La notizia è stata anticipata dal settimanale “Giallo”, il periodico di Urbano Cairo che fa riferimento anche ad un provvedimento urgente della Santa Sede con cui è stato trasferito ad horas padre Manelli. Il religioso, ex direttore generale dell’ordine e fondatore, è stato trasferito d’urgenza presso una struttura religiosa ad Albenga, in provincia di Savona, a circa 1000 chilometri di distanza dal convento di Frigento, dove recentemente il frate era tornato a dimorare.
E’ opportuno ricordare che padre Stefano Manelli risulta indagato, sempre nell’ambito di una inchiesta avviata dalla Procura di Avellino, anche per i reati di violenza sessuale e maltrattamenti.
L’inchiesta di natura finanziaria, affidata al pubblico ministero Fabio Del Mauro, che ha coinvolto il frate riguarda l’ingente patrimonio della congrega: 59 fabbricati, 17 terreni, un impianto radiofonico e cinematografico, cinque impianti fotovoltaici e 102 autovetture per un valore di oltre 30 milioni di euro, nonché ingenti disponibilità finanziarie. Risorse affidate a due associazioni i cui vertici sono finiti sotto inchiesta insieme al frate.
L’indagine di natura economica e patrimoniale, avviata dalla procura della repubblica di Avellino, procede di pari passo con quella per i presunti abusi sessuali, coordinata dal pubblico ministero Adriano Del Bene, commessi dal Manelli sulle suore rinchiuse in clausura nei vari conventi sparsi sul territorio e in particolare quello di Frigento (Avellino) dove il frate aveva organizzato la direzione generale della congregazione riconosciuta dal Vaticano.
Guardia di Finanza e Carabinieri stanno sentendo nelle ultime settimane decine di persone prima che le due inchieste vengano chiuse. I guai per il fondatore dei francescani dell’Immacolata, esautorato dalla Congregazione vaticana per i religiosi nel 2013 con un provvedimento approvato prima da Benedetto XVI e poi da Papa Francesco, non finiscono qui. Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti c’è la morte di fra Matteo, avvenuta in circostanze misteriose il 22 luglio del 2002. Il frate, da appena 10 giorni a Frigento, era precipitato in un pozzo oggi chiuso con un grande masso. Proprio la morte del frate filippino Mattew Lim, originario di Quezon City, di 30 anni è stata indicata da alcuni ex frati e ex suore come un probabile caso di omicidio.

PADRE MANELLI SI DICHIARA “SANTO E INNOCENTE”

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Nel rientrare in un convento dell’Istituto, Padre Manelli chiede a un quotidiano on line di pubblicare un articolo in sua propaganda e rilascia un’intervista. (http://www.dentrosalerno.it/web/2016/06/06/325237/)

Padre Stefano Manelli dal 6 giugno 2016 ha fatto rientro a Frigento.

Il religioso indagato per una serie di ipotesi di reato contenute in  almeno due corposi fascicoli delle Procure della Repubblica di Avellino e di Roma, si è finalmente piegato all’obbedienza del Commissario Apostolico.

In realtà durante il periodo estivo, secondo le testimonianze raccolte, Padre Manelli ha sempre soggiornato a Frigento per stemperare la calura stagionale.

Sembra, inoltre, che molti suoi familiari abbiano case in affitto per tutto l’anno a Frigento per poter trascorrere sui monti dell’Irpinia piacevoli vacanze.

L’atteso e doveroso rientro di Padre Manelli in una casa religiosa segue comunque il lungo soggiorno a S. Giovanni Rotondo presso una confortevole e costosa struttura alberghiera.

Il Padre Manelli, infatti, aveva ricevuto da mesi il divieto di risiedere presso il convento delle Suore Francescane dell’Immacolata della città sul Gargano, dove si era trattenuto per più di un anno con il pretesto di cure mediche nel vicino ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”.

Il clamore mediatico con il relativo scandalo avevano costretto la Santa Sede, sin dallo scorso autunno, a prendere misure precauzionali per la tutela degli Istituti da lui fondati, specie quello femminile.

Non sappiamo se il Padre Manelli si stabilizzerà a lungo a Frigento.

Sembra infatti che non riesca a sopportare nessuna forma di autorità.

Frigento è il luogo dove Padre Manelli nel 1970 inaugurò con Padre Gabriele Pellettieri, sistematicamente da lui eclissato e spersonalizzato, un’esperienza di vita conventuale pressoché autocefala.

Nel 1982 grazie ai voti dei frati del convento di “Casa Mariana” di Frigento, la cui accoglienza venne allargata anche a soggetti non idonei alla vita religiosa, Padre Manelli divenne Ministro Provinciale dei Frati Minori Conventuali di Napoli.

Un lungo governo fino al 1988 quando la sconfessione da parte dell’Ordine di appartenenza “ispirarono” a padre Manelli la fondazione di un nuovo Istituto: i Frati Francescani dell’Immacolata.

Un governo ininterrotto il suo dal 1990 al 2013, anno del commissariamento apostolico.

Pochi anni dopo fece seguito la fondazione delle suore sulle quali il fondatore aveva quasi un diritto di “vita, morte e… toccamenti” accompagnato da un esercizio diretto di governo sul loro Istituto.

Celebre è l’idillo del Padre Manelli con suor Maria Francesca Perillo che nominò in disprezzo alle più anziane suore filippine, Madre Generale a soli 28 anni.

Questa stessa religiosa poi, deprimendo il Padre Manelli per la lontananza, fondò un monastero a Città di Castello scimmiottando la clausura delle Clarisse e la liturgia delle Benedettine fino a uno scivolone nel lefebvrianesimo.

A fine 2015 Suor Perillo ha ottenuto la dispensa dai voti e si è rifugiata in Inghilterra con un gruppo di consorelle egualmente dispensate dai voti per fondare un monastero filolefebriano. Complimenti!

Sotto il pontificato di Benedetto XVI il provvedimento vaticano fece seguito a una visita apostolica che Padre Manelli cercò d’inficiare senza successo.

Poco dopo la transizione al soglio pontificio, con provvedimento speciale del nuovo pontefice Papa Francesco, il Padre Manelli fu estromesso dal governo dell’istituto da lui fondato.

Come motivi del commissariamento, allo stile di governo autoreferenziale e clanico, alla formazione dei seminaristi incompleta e affrettata, ai rapporti con le suore ambigui, alla gestione delle temporalità poco trasparente, emersero presto altre deficienze anche grazie alle resistenze all’obbedienza di Padre Manelli.

Emerse un mondo di alleati chiamati alle armi dallo stesso Padre Manelli, dall’estrema destra politica al tradizionalismo cattolico filolefebvriano  con il sostegno di qualche porporato come il Raymond Leo Cardinale Burke, grande oppositore e critico dell’attuale pontificato.

Dopo la misteriosa morte del commissario apostolico Padre Fidenzio Volpi, padre Stefano Manelli esultante si stava preparando alla reconquista del suo impero profittando della misconoscenza della realtà dell’Istituto da parte dei nuovi tre commissari.

Il commissariamento del ramo femminile, l’arroganza e le disobbedienze dei suoi accoliti e familiari, l’insincerità truffaldina sulla situazione patrimoniale dell’Istituto e le denunce di alcune ex suore scompaginarono il suo piano.

C’è ormai un disegno di Dio che si delinea con sempre più chiarezza: P. Stefano Manelli non ha saputo vivere ed interpretare ecclesialmente il carisma da lui stesso presentato.

In un Istituto di Vita Consacrata, ha confuso il dono dello Spirito Santo alla Chiesa nella strumentalità degli uomini con un presunto diritto di vita, morte e interpretazione del carisma degli Istituti dei Francescani dell’Immacolata.

Fino ad oggi, infatti, interpellando un suo “figlio spirituale” ci siamo sentiti ripetere sgomenti: “l’Istituto è di Padre Manelli e ne fa quello che vuole”. (sic)

 Lo stesso giorno del rientro di Padre Manelli a Frigento, il piccolo quotidiano on line, “DENTRO SALERNO”, pubblicava un’articolo-intervista al religioso firmata da Rita Occidente Lupo, una “leonessa” classe 1957.

Nel suo contenuto si conferma una forma patologica di narcisismo a causa di riferimenti personali e autoreferenziali con evocazioni di San Pio da Pietrelcina poco pertinenti con la vicenda giudiziaria e canonica che interpella Padre Manelli.

E’ di pubblica conoscenza che il padre Manelli abbia utilizzato la figura dello stigmatizzato del Gargano per accreditarsi verso i suoi devoti, quasi che la santità si trasmettesse per eredità o per il solo fatto di aver fatto la Prima Comunione da un santo e averlo conosciuto.

Se così fosse, il laico presidente Sandro Pertini, amico di San Giovanni Paolo II dovrebbe essere elevato agli onori degli altari!

Il Padre Manelli esordisce la sua intervista propiziata verosimilmente da suoi adepti del salernitano dichiarando: “non so di cosa mi accusino”.

E’ un insulto alle vittime, alla Magistratura e alla verità.

Attraverso gli avvisi di garanzia ricevuti, sa bene su quali capi di accusa è indagato.

Per la cronaca ricordiamo la presunta truffa aggravata, falso ideologico e associazione a delinquere per la questione patrimoniale; atti libidinosi, violenza privata, omissione si soccorso per la questione riguardante i foschi rapporti con le giovani suore.

Quanto al presunto avvelenamento a padre Fidenzio Volpi, gli inquirenti sono discretamente, ma efficacemente all’opera.

Con l’enorme giro di soldi e di beni che Padre Manelli faceva circolare attraverso le donazioni di persone plagiate e disperate che cercavano grazie e consolazioni, è “molto facile” imbastire per i propri genitori un processo di canonizzazione.

Negli anni Quaranta, Cinquanta, tante erano le coppie in un’Italia religiosa e contadina che si aprivano generosamente alla vita offrendo al Signore pene e dolori di un pane quotidiano stentato. Nessuna singolarità nella famiglia Manelli, tampoco per un ostentato rapporto con Padre Pio da Pietrelcina i cui figli spirituali erano centinaia di migliaia.

In nessuna biografia ufficiale si è mai letto finora della famiglia Manelli come “prediletta” di Padre Pio.

Anche se fosse, essa non sta certo onorando un santo al quale pretestuosamente il religioso Stefano si richiama.

Quanto all’apparizione mariana a Settimio Manelli, padre di Stefano, numerose sono le persone che dichiarano in buona fede di aver visto la Madonna o Gesù anche in luoghi non sempre riconosciuti dall’autorità ecclesiastica in merito a manifestazioni soprannaturali: Oliveto Citra, Gallinaro, Medjugorie, etc…

Che tutti o tutte siano canonizzabili?

Ridicola e fuori contesto la poetica immagine del nugolo di uccellini che cinguettavano sul davanzale della finestra della stanza del parto di Padre Manelli.

Ornithocheirus in flight

Ornithocheirus in flight

Questo è successo anche a mio nonno!

Qualora Padre Manelli avesse ricevuto le grazie di diventare un San Francesco redivivo, per il suo attuale comportamento le ha perse tutte.

Speriamo solo in una sincera conversione finché il venerando religioso è in vita.

Sta ancora in tempo.

Mostri obbedienza sincera e duratura, chieda perdono a frati, suore e laici per la divisione che ha provocato e restituisca i beni all’Istituto anziché incantare con le storielle quelle stesse persone semplici che iniziano ormai a porsi più di qualche dubbio sulla sua onestà e sincerità.

Se è davvero umile, la smetta di rilasciare interviste da autoesaltazione.

La gente davvero non se lo merita.

IL MATTINO: PADRE FIDENZIO, LA PROCURA INDAGA SULLA MORTE

IL MATTINO 5 MAGGIO 2016

Frigento L’inchiesta sul convento francescano

PADRE FIDENZIO, LA PROCURA INDAGA SULLA MORTE

Il Commissario apostolico inviato nell’istituto temeva per la sua vita. Si segue la pista dell’avvelenamento
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La Procura di Roma indaga sulle tracce di arsenico rinvenute sulla barba e sui capelli di Padre Fidenzio Volpi, il commissario apostolico nominato da Papa Benedetto XVI e inviato nel convento di Frigento. La notizia, pubblicata in esclusiva dal settimanale Giallo, è trapelata dagli ambienti giudiziari romani e se all’esito delle indagini dovesse essere confermata potrebbe portare ad una sconcertante verità: Padre Fidenzio potrebbe essere stato avvelenato.

La denuncia, sempre stando ad indiscrezioni, sarebbe stata presentata dai nipoti del religioso che per diversi mesi ha soggiornato a Frigento, nel convento balzato alla ribalta della cronaca per una triste storia di presunti maltrattamenti e violenze sulle quali sta indagando da tempo la Procura della Repubblica di Avellino. Il pubblico ministero Adriano Del Bene indaga per i reati di violenza sessuale e maltrattamenti padre Stefano Manelli, fondatore dei Frati Francescani dell’Immacolata.

LA TRACCIA I magistrati di Roma verificano la presenza di arsenico sui capelli.

La morte di padre Fidenzio non ha mai convinto mai nessuno, ad iniziare dai suoi più stretti collaboratori e amici. Questa testimonianza raccolta da Giallo a gennaio di quest’anno: “Pochi giorni prima di morire misteriosamente, padre Fidenzio Volpi era molto nervoso. Mi aveva detto: “Se mi succede qualcosa, sai cosa fare del dossier scritto sull’Ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata”. Pertanto era lo stesso padre Volpi ad essere molto preoccupato per la sua sorte. Sospettava che qualcuno avrebbe potuto fargli del male, al punto di confidarlo a più di una persona. Ad una in particolare padre Volpi affidò un dossier, pregandolo di consegnarlo alla Procura se fosse morto all’improvviso. Così è stato. Due giorni dopo la sua morte un noto avvocato avellinese ha depositato alla procura di Avellino il dossier che gli era stato consegnato dal primo commissario apostolico. Ma chi, quindi, avrebbe potuto far del male a padre Fidenzio e soprattutto perché? Questo non è dato saperlo, saranno le indagini a chiarire ogni aspetto di questa torbida vicenda. Padre Fidenzio quando è morto aveva 75 anni e godeva di buona salute. Il commissario Apostoico nominato dal Papa nel giugno 2013, è morto ufficialmente il 7 giugno 2015 con un ictus di sovra stress. Il sospetto, fondato su alcu confidenze raccolte da persone vicino al prete defunto, è che sia stato avvelenato lentamente con dosi giornaliere. Il risontro di questa indiscrezione è spiegato nel ritrovamento tra i capelli e la barbadi padre Fidenzio di alcune particelle di arsenico.

C’è da dire che l’invio da parte del Papa del commissario apostolico non era stato accettato di buon grado lì nel convento di Frigento. In diverse note giunte proprio in Vaticano si segnala che nel corso del commissariamento scatena contro di lui “una sistematica azione di intimidazione di diffamazione e di vilipendio, realizzata su di una infinità di pubblicazioni, specie elettroniche, mentre i religiosi rimasti fedeli a Padre Manelli impugnavano sistematicamente tutti i provvedimenti amministrativi da cui essere erano interessati”.

f.p.g.

PADRE MANELLI INDAGATO PER ABUSI GRAZIE A RAI UNO (E NON SOLO)

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Padre Manelli indagato per abusi. Grazie a Rai Uno (e non solo)

“Padre Stefano Manelli, il fondatore dell’ordine dei frati Francescani dell’Immacolata, è indagato dalla Procura della repubblica di Avellino per i reati di violenza sessuale e di maltrattamento”. Lo scrive il Mattino, nella sua edizione di Avellino. Il pubblico ministero, Adriano Del Bene, dopo aver meticolosamente vagliato una serie di testimonianze raccolte dai carabinieri del comando provinciale di Avellino ha iscritto nel registro degli indagati il frate al centro dello scandalo, che ha interessato il convento di Frigento. La notizia era  stata anticipata in esclusiva dal settimanale Giallo, che riferisce anche che la Procura sta indagando su una serie di morti sospette, così come segnalato nel corposo dossier consegnato agli inquirenti lo scorso 15 giugno. Sarebbero almeno una decina i casi presi in considerazione dagli investigatori che hanno portato all’iscrizione del frate nel registro degli indagati. Ascoltate dai carabinieri le persone che nel dossier venivano indicate come le vittime di violenze e maltrattamenti, hanno confermato quanto subito nel corso degli anni.

Se tutto questo ora viene alla luce il merito va attribuito a Papa Francesco, senza dimenticare quanto fatto anche dal suo predecessore Joseph Ratzinger prima come Prefetto di Dottrina della Fede e poi come pontefice, specie nella lotta contro la pedofilia. La copertura sistematica da parte della diocesi americana degli abusi sessuali commessi su minori da oltre 70 sacerdoti locali risponde agli angosciosi interrogativi di qualunque uomo di fede su come si sia potuto arrivare solo oggi alla triste scoperta delle presunte malefatte di un fondatore di istituti religiosi. Padre Manelli (nella foto con il cardinale tradizionalista Burke) e la battaglia del nostro quotidiano online oltre che di Rai Uno che con “La Vita in Diretta” ha seriamente indagato sulla vicenda. Potremmo parlare di un nuovo caso nel quale grazie al nostro intervento ed a voi lettori la Chiesa potrà finalmente riformarsi e la giustizia potrà assicurarsi pericolosi criminali?

Da qui in poi una testimonianza riportata sul blog “La verità sul commissariamento dei frati Francescani dell’Immacolata”, quella di una donna ferita ancora oggi da padre Manelli:

“Mio marito che era accanto a me in poltrona mi ha tenuto la mano stretta per i tre quarti della proiezione e mi ha più volte sussurrato: ‘hai fatto bene ad uscire!’. In realtà sia il film che la puntata televisiva di ieri hanno riaperto in me profonde ferite con l’aggravante di quanto l’avvocato di Padre Manelli racconta in un mantra minimalista inganna – puerperi. Benché abbia ricostruito la mia esistenza affettiva e sociale, penso a chi è stata meno fortunata di me e a chi risiede ancora nei “conventi dell’orrore” – li cito al plurale – oppressa da sensi di colpa e avviluppata dai tentacoli del plagio all’interno di un sistema clanico e mafioso. Malgrado il camuffamento elettronico riesco a riconoscere le mie consorelle che testimoniano in TV e confermo tutto quello che dicono. Convocata presso la Compagnia dei Carabinieri su sollecitazione della Procura della Repubblica, ho deposto la mia testimonianza. Ho firmato il verbale assumendomene la totale responsabilità. Di quale complotto vuole parlare il dr. Tuccillo? Si parla di avidità verso gli almeno trenta milioni di beni degli Istituti. Chi ne era a conoscenza davvero, prima del sequestro della Guardia di Finanza? Non ha detto l’avvocato Sarno che si era proposta al Manelli una transazione con la devoluzione del tutto alla Santa Sede che avrebbe disposto dell’equa ripartizione tra frati e suore? Queste cose le sto seguendo! Come sta reagendo invece il Manelli? Con il malloppo perso teme di non disporre più del “nervo della guerra”? Gli orchi non sempre si vedono, sono fantasmi, sono traditori di Dio che assassinano anime innocenti. Anche se le ferite delle vittime possono rimarginarsi con il tempo, rimangono orribili cicatrici sull’epidermide dell’anima. Uno strano modo di fare giustizia… Persone hanno sofferto (e stanno soffrendo) e le mie ex consorelle – a detta del dr. Tuccillo – si permettono di ridicolizzare l’inviata Sara Verta con i soliti sketch infantili ai quali mi sono dovuta anche io spesso piegare per far piacere al Fondatore in visita ai nostri conventi? Mi rendo conto che la nostra era una recita in tutti i sensi, quella alla quale rimangono ancora salde sul palco le mie ex consorelle. Riconoscere per tante gli abusi del Manelli significherebbe riconoscere il proprio fallimento, la propria debolezza, la propria dipendenza da un uomo che da più giovane ha succhiato come attaccato a un seno, i nostri sogni di gioventù. Sono tante le maschere di questa vicenda cinica. La dichiarazione del cardinale Braz de Aviz su SIR, confermata pochi giorni dopo su Vatican Insider, rappresenta una speranza che forse mi farà ritrovare pace e restituirà credibilità all’istituzione Chiesa.  Chi ha coperto il Manelli in questi lunghi venti anni? Chi sono i suoi protettori? Se la partita non si chiude occorrerà scoprirli e colpirli! Sarebbe bastato per il Manelli accettare, non dico virtuosamente, ma in maniera disciplinata, il commissario e il commissariamento per evitare il rovesciamento del suo carro di letame. Fino a quando non ci sarà un giudizio chiaro, al quale la Magistratura rischia di pervenire prima di una Chiesa che “sapeva tutto”, continueremo ad essere moralmente abusate ogni giorno. Il dr. Tuccillo presenta il Manelli come l’ultraottuagenario da sedia a rotelle. L’espediente della malattia trentennale gli ha permesso di scavalcare sempre e ovunque l’austerità da lui stesso imposta nelle nostre comunità. Come nei più scandalosi e beceri luoghi del consumismo tutto era personalizzato per lui: dagli orari, all’alimentazione e persino il riposo. Quello che è mancato prima e quello che manca adesso è la dignità. Questo lo dico forte.

Nel film Spotlight la madre di una delle vittime non vuole chiedersi nessun perché, difende il prete, che ha sodomizzato il figlio, a prescindere da tutto. L’orco è come un dio al quale tutto è concesso, compreso il diritto di vita e di morte sui suoi sudditi. Se gli orchi di quella storia bostoniana sono ispirati dal più banale e pervertito desiderio di possesso sui corpi dei ragazzi, mi chiedo cosa soggiaccia alle ispirazioni del Manelli. Più volte si è parlato di disturbi della personalità, di delirio di onnipotenza, narcisismo patologico, megalomania, fino alle grottesche etichette di guitto e califfo.

Non sta a me giudicare, ma ne ho viste tante… Ci sono volute le dimissioni di Benedetto XVI per lanciare un sasso nello stagno di acqua putrefatta di un sistema curiale. Mi aspetto dalla Chiesa, insieme alle mie sorelle, discernimento nella sapienza del cuore e nella prudenza; giustizia nella verità e nella carità, ma mi aspetto soprattutto una decisione, anche se non necessariamente di condanna. Come successo per altri fondatori o altre figure carismatiche di cui lo stesso Manelli ci parlava con disprezzo, è giunta l’ora che lui stesso sia allontanato nel senso di non più interferire sulla vita dei Francescani dell’Immacolata, suore, frati e laici. Lo richiede il bene comune. Non sta a me trovare le formule canoniche o le soluzioni pratiche più adatte, ma la Chiesa non può più indugiare sul tempo. I cattolici scendono nel Circo Massimo contro la stepchild adoption del ddl Cirinnà e la Chiesa permette che si perpetui violenza contro due famiglie religiose scaraventate nel Circo mediatico propiziato da un uomo ancora lucido, vivo e vegeto, con impeto decisionista? Alla stampa chiedo certamente rispetto e non gossip, sia sulle vittime che sul carnefice e le complici. In questo senso sto apprezzando il lavoro di RAI Uno. C’è tanto clamore e tanto materiale da rendere inutili ipotesi romanzate. Questo favorirebbe solo il finale del thriller nel quale l’orco del film dell’orrore, vorrebbe la distruzione totale. So che esiste una parte ancora sana negli istituti, ma credo soprattutto nella redenzione, quella che auguro al Manelli, prima che sia troppo tardi. Fino all’ultimo respiro c’è ancora posto in Paradiso per il ladrone pentito…”.

Dopo aver pubblicato questa testimonianza credo di non dover aggiungere null’altro…

 

Edoardo Izzo

http://www.farodiroma.it/2016/02/26/dai-pedofili-di-boston-a-padre-manelli-linchiesta-di-rai-uno-e-non-solo-inchioda-il-male/

IL CASO MANELLI E LA STAMPA: UN NUOVO SPOTLIGHT ALL’ITALIANA?

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Sabato scorso, incuriosita dalla critica e sensibile al tema, mi sono recata al cinema per assistere alla prima visione di Spotlight nella mia città.

E’ un film che mi è piaciuto e del quale sento l’esigenza di condivisione dopo aver assistito ieri all’ennesimo intervento televisivo sul caso Manelli a “La Vita in Diretta” di RAI UNO.

Nel seguire con attenzione l’intera vicenda ho scoperto forti analogie con quanto è accaduto a Boston nel 2002.

Nel film l’istituzione ecclesiastica difende e protegge i predatori senza volto, senza coscienza, senza anima, è complice del loro spirito predatorio, e perde alla fine la battaglia di verità e di giustizia, contro l’omertà, dei valorosi investigatori del pool giornalistico denominato “Spotlight” .

Da allora credo che molte cose siano cambiate e non solo in America, nella conduzione del governo della Chiesa universale e locale, a benefico della trasparenza e dell’eredità storica nostrana di “Mani Pulite” anni Novanta.

Merito innegabile lo sta avendo Papa Francesco, senza dimenticare quanto il mio amato Papa Ratzinger abbia fatto prima come Prefetto di Dottrina della Fede e poi come pontefice, specie nella lotta contro la pedofilia.

La copertura sistematica da parte della diocesi americana degli abusi sessuali commessi su minori da oltre 70 sacerdoti locali risponde alle mie perplessità su come si sia potuto arrivare solo oggi alla triste scoperta delle presunte malefatte di un fondatore di istituti religiosi.

Mio marito che era accanto a me in poltrona mi ha tenuto la mano stretta per i tre quarti della proiezione e mi ha più volte sussurrato: “hai fatto bene ad uscire!”

In realtà sia il film che la puntata televisiva di ieri hanno riaperto in me profonde ferite con l’aggravante di quanto l’avvocato di Padre Manelli racconta in un mantra minimalista inganna – puerperi.

Benché abbia ricostruito la mia esistenza affettiva e sociale, penso a chi è stata meno fortunata di me e a chi risiede ancora nei “conventi dell’orrore” – li cito al plurale – oppressa da sensi di colpa e avviluppata dai tentacoli del plagio all’interno di un sistema clanico e mafioso.

Malgrado il camuffamento elettronico riesco a riconoscere le mie consorelle che testimoniano in TV e confermo tutto quello che dicono.

Convocata presso la Compagnia dei Carabinieri su sollecitazione della Procura della Repubblica, ho deposto la mia testimonianza.

Ho firmato il verbale assumendomene la totale responsabilità.

Di quale complotto vuole parlare il dr. Tuccillo?

Si parla di avidità verso gli almeno trenta milioni di beni degli Istituti.

Chi ne era a conoscenza davvero, prima del sequestro della Guardia di Finanza?

Non ha detto l’avvocato Sarno che si era proposta al Manelli una transazione con la devoluzione del tutto alla Santa Sede che avrebbe disposto dell’equa ripartizione tra frati e suore?

Queste cose le sto seguendo!

Come sta reagendo invece il Manelli?

Con il malloppo perso teme di non disporre più del “nervo della guerra” ?

Gli orchi non sempre si vedono, sono fantasmi, sono traditori di Dio che assassinano anime innocenti.

Anche se le ferite delle vittime possono rimarginarsi con il tempo, rimangono orribili cicatrici sull’epidermide dell’anima.

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Da cattolica inquieta e vittima,  ad ascoltare il difensore del Manelli, come nel film, non sono soddisfatta del circo mediatico-giudiziario con giornalisti semidei, che rovesciano la logica dell’insabbiamento delle notizie, procedono eroicamente e svergognano una trama di patteggiamenti tra vittime. Lancio tuttavia la mia accusa anche a quegli avvocati che nel film sopra il dolore privato e le violenze private di molti preti fanno un monte di soldi. 

Uno strano modo di fare giustizia…

Persone hanno sofferto (e stanno soffrendo) e le mie ex consorelle – a detta del dr. Tuccillo – si permettono di ridicolizzare l’inviata Sara Verta con i soliti sketch infantili ai quali mi sono dovuta anche io spesso piegare per far piacere al Fondatore in visita ai nostri conventi?

Mi rendo conto che la nostra era una recita in tutti i sensi, quella alla quale rimangono ancora salde sul palco le mie ex consorelle.

Riconoscere per tante gli abusi del Manelli significherebbe riconoscere il proprio fallimento, la propria debolezza, la propria dipendenza da un uomo che da più giovane ha succhiato come attaccato a un seno, i nostri sogni di gioventù.

Sono tante le maschere di questa vicenda cinica.

La dichiarazione del cardinale Braz de Aviz su SIR, confermata pochi giorni dopo su Vatican Insider, rappresenta una speranza che forse mi farà ritrovare pace e restituirà credibilità all’istituzione Chiesa.

Chi ha coperto il Manelli in questi lunghi venti anni?

Chi sono i suoi protettori?

Se la partita non si chiude occorrerà scoprirli e colpirli!

Sarebbe bastato per il Manelli accettare, non dico virtuosamente, ma in maniera disciplinata, il commissario e il commissariamento per evitare il rovesciamento del suo carro di letame.

Fino a quando non ci sarà un giudizio chiaro, al quale la Magistratura rischia di pervenire prima di una Chiesa che “sapeva tutto”, continueremo ad essere moralmente abusate ogni giorno.

Il dr. Tuccillo presenta il Manelli come l’ultraottuagenario da sedia a rotelle.

L’espediente della malattia trentennale gli ha permesso di scavalcare sempre e ovunque l’austerità da lui stesso imposta nelle nostre comunità.

Come nei più scandalosi e beceri luoghi del consumismo tutto era personalizzato per lui: dagli orari, all’alimentazione e persino il riposo.

Quello che è mancato prima e quello che manca adesso è la dignità.

Questo lo dico forte.

Nel film Spotlight la madre di una delle vittime non vuole chiedersi nessun perché, difende il prete, che ha sodomizzato il figlio, a prescindere da tutto.

L’orco è come un dio al quale tutto è concesso, compreso il diritto di vita e di morte sui suoi sudditi.

Se gli orchi di quella storia bostoniana sono ispirati dal più banale e pervertito desiderio di possesso sui corpi dei ragazzi,  mi chiedo cosa soggiaccia alle ispirazioni del Manelli.

Più volte si è parlato di disturbi della personalità, di delirio di onnipotenza, narcisismo patologico, megalomania, fino alle grottesche etichette di guitto e califfo.

Non sta a me giudicare, ma ne ho viste tante…

Ci sono volute le dimissioni di Benedetto XVI per lanciare un sasso nello stagno di acqua putrefatta di un sistema curiale.

Mi aspetto dalla Chiesa, insieme alle mie sorelle, discernimento nella sapienza del cuore e nella prudenza; giustizia nella verità e nella carità, ma mi aspetto soprattutto una decisione, anche se non necessariamente di condanna.

Come successo per altri fondatori o altre figure carismatiche di cui lo stesso Manelli ci parlava con disprezzo, è giunta l’ora che lui stesso sia allontanato nel senso di non più interferire sulla vita dei Francescani dellImmacolata, suore, frati e laici.

Lo richiede il bene comune.

Non sta a me trovare le formule canoniche o le soluzioni pratiche più adatte, ma la Chiesa non può più indugiare sul tempo.

I cattolici scendono nel Circo Massimo contro la stepchild adoption del ddl Cirinnà e la Chiesa permette che si perpetui violenza contro due famiglie religiose scaraventate nel Circo mediatico propiziato da un uomo ancora lucido, vivo e vegeto, con impeto decisionista?

Alla stampa chiedo certamente rispetto e non gossip, sia sulle vittime che sul carnefice e le complici.

In questo senso sto apprezzando il lavoro di RAI Uno più di altri banali rotocalchi scandalistici.

C’è tanto clamore e tanto materiale da rendere inutili ipotesi romanzate.

Questo favorirebbe solo il finale del thriller nel quale l’orco del film dell’orrore, vorrebbe la distruzione totale.

So che esiste una parte ancora sana negli istituti, ma credo soprattutto nella redenzione, quella che auguro al Manelli, prima che sia troppo tardi.

Fino all’ultimo respiro c’è ancora posto in Paradiso per il ladrone pentito…

Sanzioni in arrivo per padre Manelli, il boia di Frigento

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Non si sgonfierà come una bolla di sapone il caso di padre Stefano Manelli, il fondatore dei francescani dell’Immacolata esautorato dalla Congregazione vaticana dei religiosi nel 2013, con un provvedimento approvato prima da Benedetto XVI e poi da Papa Francesco. Sono ora in arrivo, infatti, ulteriori sanzioni canoniche dopo le notizie (rilanciate anche da questo quotidiano on line) relative a patti vergati con il sangue, marchiature a fuoco e altre umiliazioni inflitte principalmente alle giovani più deboli tra le suore del ramo femminile dell’istituto che in alcuni casi avrebbero subito anche molestie e addirittura sarebbero state spinte a prostituirsi. “Boia di Frigento” lo abbiamo definito perché tutto questo manifesta una spaventosa propensione ad abusi di potere e di ogni genere.

La Santa Sede non lascerà senza giustizia le vittime di tali abusi. “Stiamo lavorando con tenacia – assicura il cardinale Joao Braz d’Aviz, prefetto della Congregazione vaticana in un’intervista al Servizio Informazione Religiosa – perché i disguidi sono seri. Il terribile voto nel sangue è stato sciolto da Papa Francesco. Stefano Manelli è stato allontanato. La questione economica è in mano alla magistratura italiana. La formazione è stata affidata alle Università Pontificie e ai centri riconosciuti. Ci sono tre commissari che stanno guidando l’Istituto in un percorso di normalizzazione. Ciò avverrà soltanto se ci sarà un cambiamento: non tutti, però, sono d’accordo. Abbiamo fiducia che qualcosa si muova. Quel che è sicuro, è che Stefano Manelli non potrà più restare”.

Ha distrutto tante anime: dal 1998 ad oggi quante denunce per padre Manelli

Al 1998 risalgono le prime denunce insabbiate proprio in Vaticano e dal 2002 Manelli non poteva essere più superiore generale, ma ha “fatto le carte false”, come si suol dire, per rimanere attaccato alla sua poltrona. Ma la storia di padre Stefano Manelli parte da più lontano. Il sacerdote è nato a Fiume\Rijeka (Hrvatska) il 1° maggio 1933, è stato membro dei frati conventuali, dai quali si era allontanato per seguire una vocazione connotata da un maggiore rigore di vita e da una più accentuata pietà mariana, sul modello di San Massimiliano Kolbe. Ma, col passare del tempo il sacerdote cambia atteggiamento tentando di imporre alla nuova Congregazione (con i metodi che il nostro quotidiano online ha descritto con vari pezzi supportati dalle indagini portate avanti da Papa Ratzinger) una “sterzata” in senso tradizionalista, con la richiesta di adottare la messa in latino come liturgia ordinaria ed esclusiva, cosa non possibile essendo l’Istituto nato dopo il Concilio. Una recente inchiesta della magistratura ha poi fatto emergere imponenti irregolarità amministrative. Intanto i “fedelissimi” di padre Manelli hanno lasciato le fraternità trovando accoglienza in due diocesi (una in Italia e l’altra nelle Filippine).

La malattia di padre Volpi

Un vero ginepraio, nel quale padre Volpi nel luglio 2013 si è trovato coinvolto. Il primo commissario apostolico nominato dalla Santa Sede, padre Fidenzio Volpi, scelto perché segretario del Cism, l’organismo rappresentativo dei religiosi in Italia non immaginava che il centro di Manelli fosse così compromesso alla radice, ed alla scoperta di una situazione davvero irrisolvibile decise comunque di accettare per: “per obbedienza al Santo Padre”. Lo stress di questa situazione difficile però non ha lasciato scampo al sacerdote. L’Ictus che ha colpito il cappuccino lo scorso 29 aprile è stato letale, due mesi di ospedale finiti in tragedia con la morte in giugno. “Nel giorno in cui la Chiesa celebrava il Corpus Domini, come il chicco di grano che muore nella terra, siamo sicuri – si legge nella nota dei Francescani dell’Immacolata (ovvero della maggioranza che è rimasta nell’Istituto ed applica il Concilio Vaticano II) – che simile sacrificio porterà abbondanza di frutti spirituali”.

I frati, non tutti sono colpevoli

I Francescani dell’Immacolata non sono certo come padre Stefano Manelli, anzi, molti di loro hanno cercato con il tempo di distanziarsi dal fondatore. I tre Commissari nominati dalla Santa Sede stanno rimettendo tutto al posto giusto benché incontrino resistenze da uno sparuto e spaurito numero di irriducibili religiosi fedeli al Fondatore a prescindere da tutto e da tutti. La volontà delle massime autorità vaticane è tagliare completamente il “cordone ombelicale” che lega gli istituti al fondatore. Questa grossissima resistenza di alcuni fa sorgere spontanee alcune domande: la fedeltà a oltranza nasconde un patto? Un legame familiare stretto o l’interesse personale di alcuni? L’idea che ci siamo fatti è che forse mancando lo spessore umano in molti di loro c’è paura a rimanere senza chi li ha protetti, anche perché nell’immaginario collettivo il “caso dei Francescani dell’Immacolata” è diventato sinonimo di orrore e di errori riconducibili al Fondatore degli Istituti maschile e femminile quale effetto collaterale di chi ha voluto avocare a sé stesso ogni scelta di governo, di formazione e di gestione secondo il noto e pubblicizzato adagio: “… non c’è foglia che cada che Manelli non voglia…”. Molti si chiedono fino a che punto siano responsabili delle aberrazioni anche alcuni frati, suore, familiari e laici a lui vicini; resta il fatto che il Manelli abbia comunque “lasciato fare…”, e comunque da ciò che abbiamo potuto apprendere da altre testimonianze (ed è l’ipotesi che a noi sembra più realistica) sarebbe stato padre Manelli a “viziare” e compromettere persone (trovate in un momento di debolezza) a lui vicine per crearsi una sorta di “guardia pretoriana”. Dopo le prime denunce del 1998 insabbiate purtroppo dal Vaticano, la magistratura italiana oggi ha aperto un’indagine, e facendo i rilievi del caso presto potrebbero esserci importanti novità che peserebbero come un macigno sul padre Manelli oltre agli annunciati provvedimenti canonici per i quali sono interessati tre organismi vaticani e un pool di esperti. Lo scaltro “boia” Manelli stava ultimamente architettando una via di fuga con la creazione di una sorta di Repubblica di Salò grazie a un pugno di fedelissimi; in queste ultime ore ci giunge voce che il tentativo è miserevolmente fallito. Scabrose nuove rivelazioni arrivano ogni giorno ed anche dall’estero su aiuti a famiglie di frati poveri in cambio di sudditanza al Manelli. Suor Francesca Perillo fu trascinata nell’oblio più profondo e lei come tanti altri frati e suore hanno chiesto e ottenuto la dispensa dai voti per avvicinarsi al lefebvrianesimo in Inghilterra. Una clarissa dell’Immacolata che faceva parte delle formatrici fino a poco tempo fa affermava addirittura: “i lefebvriani salveranno la Chiesa!”. A noi viene spontaneo riflettere e concludere l’ennesimo pezzo su questo “improponibile” sacerdote con una frase: “Homo faber ipsius fortunae” (ogni uomo è artefice del proprio destino)… E Manelli pagherà per la sofferenza inflitta.

 

Edoardo Izzo

Originale al link: http://www.farodiroma.it/2016/02/05/sanzioni-canoniche-in-arrivo-per-il-boia-di-frigento/

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NUOVI COMMISSARI PER I FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA

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Nominati don Ardito, padre Ghirlanda e padre Calloni. Parenti e collaboratori di padre Fidenzio Volpi, il primo commissario recentemente scomparso, scrivono una lettera ai nuovi responsabili: «È stato calunniato, minacciato e osteggiato perché difendeva il magistero. Nell’Istituto c’è un dissenso dottrinale sulla concezione della messa»

 

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO
18/07/2015

 

Dopo la morte del cappuccino Fidenzio Volpi, avvenuta lo scorso 7 giugno, la Santa Sede ha nominato tre nuovi commissari per i Francescani dell’Immacolata, l’istituto fondato da padre Stefano Manelli. Sono il salesiano don Sabino Ardito, il gesuita padre Gianfranco Ghirlanda e il cappuccino padre Carlo Calloni. I primi due sono canonisti, il terzo è postulatore generale del suo ordine.

 

 

La decisione di commissariare i Francescani dell’Immacolata era stata presa già alla fine del pontificato di Benedetto XVI, anche se l’atto formale da parte della Congregazione per i religiosi era arrivata quando già si era insediato Papa Francesco: la Santa Sede era stata chiamata in causa per dissidi interni all’istituto, dove una parte dei frati non approvava il cambiamento in senso tradizionalista e l’uso esclusivo del messale antico.

 

 

La vicenda torna alla ribalta in questi giorni a motivo di una lettera che i parenti e i collaboratori di padre Volpi (la nipote Loredana Volpi, Mario Pianesi e Mario Castellano) hanno inviato ai tre nuovi commissari. Ricordando le sofferenze di padre Volpi, i tre firmatari scrivono che egli «non ha purtroppo trovato in questa vita un Cireneo che lo aiutasse a portare la sua croce. Ciò ha contribuito alla sua solitudine, dolorosa e sofferta al punto di concorrere a causarne l’improvvisa e prematura dipartita».

 

 

Parlando della figura dello scomparso commissario apostolico, i firmatari della missiva ai suoi successori affermano che «è comunque improprio dire che egli non è stato capito», e che l’ostilità nei suoi confronti «risultava tanto più accanita quanto più fermo e deciso si dimostrava padre Volpi nel difendere, al punto di impersonarle, le grandi verità della nostra fede, riflesse nel magistero della Chiesa, espresso dai Sommi Pontefici e dai Concili».

 

 

Secondo i parenti e i collaboratori di padre Volpi, lo «scontro» tra il commissario e i i suoi «detrattori» all’interno dei Francescani dell’Immacolata come all’esterno, «risultava inevitabile», perché «esso traeva origine dal motivo stesso per cui la Santa Sede era stata indotta a nominare un commissario apostolico dell’Istituto».

 

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Da sinistra: Padre Carlo Calloni OFM Capp, Padre Gianfranco Ghirlanda SJ, Don Sabino Ardito SDB,

 

«Lo stesso Santo Padre – si legge ancora nella missiva – nel rescritto con cui ha accompagnato il decreto di nomina di Padre Volpi, ha fatto riferimento non tanto alla forma della celebrazione, quanto piuttosto alla stessa concezione della messa, del Sacramento dell’eucarestia posto a fondamento della nostra fede. Ed è precisamente il dissenso sulla concezione della messa, sul fatto cioè che essa debba coincidere o meno “ad substantiam” con la forma in cui viene celebrata, che ha causato le attuali divisioni nella Chiesa: tanto quella già pienamente consumata con i tradizionalisti non più in comunione con la Santa Sede, quanto quella che si è manifestata in modo strisciante, in particolare nell’Istituto cui padre Volpi era preposto».

 

 

«Quando si giunge a mettere in discussione la stessa validità della messa quale viene usualmente celebrata nella Chiesa cattolica, si mette con ciò stesso in discussione il fatto stesso che essa sia la vera Chiesa, l’autentica comunità dei credenti in Gesù Cristo». Dunque, dalla lettera inviata ai nuovi commissari, si evince che nei Francescani dell’Immacolata non ci sarebbe stata soltanto una sempre maggiore adesione alla forma extra-ordinaria del Rito romano, vale a dire la messa secondo il messale preconciliare. Si sarebbe messa anche in discussione la validità della messa nella forma scaturita dalla riforma liturgica post-conciliare.

 

 

I tre firmatari sottolineano che le divergenze erano dunque sul piano dottrinale, e non sul piano meramente giuridico. «Spostando la controversia sul terreno giuridico – scrivono parenti e collaboratori di padre Volpi – si è fatto, sia pure inconsapevolmente, il gioco della controparte, che aveva tutto l’interesse a nascondere – ampliando a dismisura per l’appunto il contenzioso giuridico – la propria eresia dottrinale… Non difendendo adeguatamente la persona e l’opera del commissario apostolico, nel nome della “terzietà” e della “imparzialità” proprie di chi doveva dirimere il contenzioso con i suoi detrattori, si è dunque finito per omettere la doverosa difesa precisamente del Magistero ecclesiale».

 

 

La nipote e i collaboratori del commissario scomparso il mese scorso ritengono che per completare il lavoro di padre Volpi sia necessario «il concorso di tre soggetti». La Congregazione per i religiosi, che «non dovrebbe limitarsi a valutare l’azione di governo cui si accingono i nuovi commissari apostolici soltanto in base alla sua formale aderenza alle norme del Diritto canonico, bensì in base alla adesione sostanziale dell’Istituto al Magistero del Papa e del Concilio».

 

 

Il secondo soggetto sono i vescovi, che talvolta, scrivono i tre firmatari, hanno «preteso di sostituirsi alla Santa Sede, dando torto a Padre Volpi nel contenzioso giuridico che lo opponeva a certi religiosi dell’Istituto» e in qualche altro caso stanno «ancora incoraggiando la disobbedienza, in forma collettiva ed organizzata, di parte dei componenti dell’Istituto». Il terzo soggetto «è rappresentato dal laicato dell’Istituto. Da parte di esso non si è mai espressa una parola di solidarietà, di sostegno o di apprezzamento verso la persona e l’opera di padre Volpi».

 

http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francescani-immacolata-42425/

 

TUTTI I NEMICI DEL PAPA (La Repubblica 3 gennaio 2015)

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I conservatori: Bergoglio troppo riformista

Tutti i nemici del Papa

Di Marco Ansaldo

Città del Vaticano. “L’Avvenire” scende in campo a difesa del Papa. Un Francesco che, a dispetto delle svolte, comincia ad essere attorniato dalle critiche e azzannato dai lupi. Con un editoriale del suo direttore, Marco Tarquinio, il quotidiano dei vescovi argina l’ultimo attacco. A pagina 22.

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Tutti i nemici di Papa Francesco

“Il riformismo turba i fedeli”

E scatta un appello in sua difesa

 Attacchi di Cardinali e Teocon. Ma le comunità di base raccolgono firme pro-Bergoglio “Lo sentono come un pericolo per la Chiesa, così gli hanno dichiarato guerra”.

Di Marco Ansaldo

Città del Vaticano. “L’Avvenire” scende in campo a difesa del Papa. Un Francesco che, a dispetto delle svolte, comincia ad essere attorniato dalle critiche e azzannato dai lupi. Con un editoriale del suo direttore, Marco Tarquinio, dal titolo «La barca di Pietro, i “contro rematori” e la fiducia in Francesco», il quotidiano dei vescovi argina l’ultimo attacco. «Belle le lettere sulla ruvida uscita prenatalizia contro il nostro Papa – scrive Tarquinio –. Un segno che merita risposta, anche se qui di solito polemiche così ineleganti e condotte in modo capzioso e deformante non trovano eco. In scena sono state le vere parole e i veri gesti di Francesco. Il Papa della Chiesa “povera per i poveri” e “ospedale da campo” del nostro mondo spesso feroce con i feriti e i più deboli».

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Il direttore del quotidiano cattolico Marco Tarquinio parla di “contro rematori”

Ma chi sono i “contro rematori”? Lo spiega uno dei lettori di Avvenire: «Chi fa pubblicità a favore di coloro che remano contro». L’attacco era arrivato il 24 dicembre sul Corriere della Sera, da parte dello scrittore Vittorio Messori. «Una mossa congeniata – scrive Tarquinio – per fare rumore con la pretesa di “segnare” il Natale». Messori si era infatti lanciato in una requisitoria contro Jorge Bergoglio, parlando in una «confessione che avrei volentieri rimandata, se non mi fosse stata richiesta», definendolo Francesco un papa «imprevedibile, tanto da far ricredere via via anche qualche cardinale che era stato con i suoi elettori». Nell’articolo aggiungeva: «imprevedibilità che continua turbando la tranquillità del cattolico medio».

Belle ma poche le lettere dei lettori pubblicate da Avvenire. Molte però le reazioni che arrivano adesso dalla base, da tutta Italia. Dal movimento “Noi siamo Chiesa” al Centro Studi “Edith Stein” di Lanciano, da “Una Chiesa a più Voci” di Ronco di Cossato Biella alla Comunità Le Piagge di Firenze, e poi il Coordinamento delle Teologhe Italiane, la Comunità Michea di Napoli, il Gruppo Impegno Missione di Casavatore (Napoli) con il missionario comboniano Alex Zanotelli, le Comunità Cristiane di Base-Italia, di S. Paolo-Roma, di O Regina-Genova, di Nord Milano, la rivista “Preti Operai”, il Centro Balducci – Zuiano (Undine).

Tutti a sostegno di una raccolta di firme riunita sotto l’indirizzo (firmiamo.it/fermiamo-gli-attacchi-a-papa-francesco). Tra i primi firmatari dell’appello, Don Luigi Ciotti rappresentante del gruppo Abele e Libera. Dice Vittorio Bellavite, coordinatore di “Noi siamo Chiesa”: «Questa presa di posizione va ben oltre la polemica con Messori. Riguardo alla situazione generale della Chiesa e le diffuse e quasi sempre silenziose ostilità nei confronti di Papa Francesco». Spiega Don Paolo Farinella, parroco della Chiesa di San Torpete, nei carruggi di Genova e autore dell’iniziativa: «L’attacco è mirato e frontale, “richiesto” una vera dichiarazione di guerra, minacciosa nella sostanza di un avvertimento di stampo mafioso: Il Papa è pericoloso. E’ tempo che torni a fare il Sommo Pontefice e lasci governare la Curia. L’autore non fa i nomi dei “mandanti”, ma si mette al sicuro dicendo che il suo intervento gli “è stato richiesto” »

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Apertura ai divorziati risposati, dialogo con i non credenti: per alcuni sono atti “destabilizzanti

 

Don Farinella argomenta, e individua nell’ «attacco frontale di cinque cardinali (Muller, Burke, Brandmuller, Caffarra e De Paolis)» ciò che ha rafforzato «il fronte degli avversari che vedono in Papa Francesco “un pericolo” che bisogna bloccare a tutti i costi».

Il punto è che il nodo della Chiesa riformista di Bergoglio è arrivato al pettine. O lo si scioglie o si taglia. Dopo la clamorosa rinuncia del pontificato di Benedetto XVI, l’improvvisa comparsa di un Pontefice Argentino, con il nome impegnativo di Francesco, ha travolto i credenti e la Gerarchia. Le sue parole, le tante iniziative, persino i simboli adottati (scarpe da camminatore, borsa da lavoro nera, croce d’argento semplice) hanno conquistato i fedeli. Ma le relazioni nella Curia, soprattutto dopo le bacchettate di Bergoglio sulle 15 malattie che la infestano, sono le più diverse. Dalla Sala Clementina alcuni cardinali sono usciti l’altro giorno a testa bassa, con le orecchie che fischiavano e ora la lista dei nemici del Papa «venuto dalla fine del mondo» comincia a farsi fitta. Dapprima è cominciato il chiacchiericcio sul «Papa strano». Poi davanti al chiaro impeto riformista, al dialogo intessuto con i non credenti e atei, al Sinodo di ottobre con le aperture ai divorziati risposati e omosessuali, i dubbi dei conservatori su Bergoglio hanno finito per nutrire un dossier corposo. Una pratica che si irrobustisce negli ultimi giorni.

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Il 13 dicembre, nel complesso di S. Spirito in Sassia, s’è tenuto un convegno dal titolo “La crisi della famiglia e i Francescani dell’Immacolata”. Una riunione in cui la divisione dell’Istituto dei Frati dal saio azzurro, ora commissariati da Francesco, è apparsa compattare il fronte conservatore. Le relazioni parlavano di «processo di destabilizzazione entrato nella Chiesa, e il Sinodo dei Vescovi lo ha mostrato in modo evidente» (Claudio Circelli), o di «divorzio, aborto, eutanasia, tappe di questa inesorabile marcia antiumana, ci troviamo di fronte ad un piano di matrice totalitaria» (Elisabetta Frezza). Infine «dialogo accoglienza amore pace sono parole liquide mutate dalla modernità, che non significano assolutamente niente» (Piero Mainardi). Tutte puntate contro il Papa.

Commenta il professor Mario Castellano, cattolico e attento osservatore delle vicende dell’Istituto commissariato: «Il Tradizionalismo nelle sue varie espressioni, sia quelle ancora collocate nella Chiesa, sia quelle lefebvriane, che mettono in discussione il Magistero a partire dal Concilio, sia infine quelle sedi-vantiste, da cui viene negata l’autorità Papale, ha scelto come terreno di scontro la vicenda dei Frati Francescani dell’Immacolata con lo scopo di minare l’unità del cattolicesimo».

Antonio Socci lo ha definito “idolo dei media e dei membri del Parlamento Europeo”

 

E’ del 12 dicembre un articolo di Antonio Socci su “Libero” in cui si parla di Bergoglio come «Idolo dei media, dei Membri del Parlamento Europeo», ma soprattutto «della sinistra in occidente». E non è un caso che la copertina di “Le Nouvel Observateur” dell’ 11 dicembre fosse dedicata al Pontefice sotto il titolo: «Chi vuole la pelle di Francesco? ». Profetizza sul suo libro appena uscito in Francia (“Jusqu’où ira Francois?”) il vaticanista di Le Figaro, Jean-Marie Guénois: «Riuscirà Francesco? Da un certo punto di vista, questo Papa agitatore è già riuscito. Se tutto si fermasse domani, il calcio dato al formicaio lascerà una traccia duratura. D’ora in poi nulla sarà più come prima». Amen.