La verità sul Commissariamento dei Frati Francescani dell'Immacolata

Home » Posts tagged 'Pietro Luongo'

Tag Archives: Pietro Luongo

PADRE STEFANO MANELLI SFIDA I COMMISSARI

E’ apparso il secondo volume della collana “Un dono dall’alto” edito dalla Casa Mariana Editrice.

E’ la raccolta dei testi legislativi dei Francescani dell’Immacolata e la collezione delle lettere del Fondatore P. Stefano Manelli ai due Istituti di Frati e Suore fino al 2012.

I testi e la presentazione della collana insistono sul carattere “costitutivo” del Voto Mariano indicato come la “ragion d’essere” dell’Istituto.

L’editrice tuttavia non è più espressione dei Francescani dell’Immacolata ma di un raggruppamento di laici vicino a Stefano Manelli. La rappresentanza legale è affidata a tale Claudio Circelli che sembra contare sulla gratuita manovalanza editoriale di pie donne che indossano però velo e abito religioso a confusione del popolo di Dio.

Si tratta di ex suore francescane dell’Immacolata o ragazze figlie di persone vicine al Padre Manelli al quale hanno prestato un voto privato di fedeltà incondizionata che prescinde l’autorità stessa della Chiesa.

Mons. Pasquale Cascio, Vescovo di S. Angelo dei Lombardi sembra che le abbia accolte seppur informalmente o ad experimentum, mentre il confinante Mons. Arturo Aiello, vescovo di Avelino ha avuto qualche perplessità.

Quando le Clarisse di Pietravairano, un tempo legate a Padre Manelli, illuminate finalmente dall’Alto, decisero di prenderne le distanze, lo stesso vendicativo P. Stefano calunniò più volte e pubblicamente l’allora vescovo di Teano-Calvi, passato poi al capoluogo irpino, di avere una tresca con la madre badessa! (sic)

Per rispolverare la memoria ai tanti che hanno seguito la triste vicenda della storia ecclesiale recente e per informare gli ignari, ricordiamo che nel 2009 P. Stefano Manelli strinse un patto scellerato con il famigerato cardinal Raymond Burke per iniziare un virulento attacco contro il Vaticano II prima e il pontificato di Papa Francesco poi associandosi ad ideologi come il fu prof. Brunero Gherardini o il barone Roberto De Mattei.

La belligeranza fu annunciata dai tamburi dell’adozione esclusiva per le suore e per i seminari dei frati dell’usus antiquor della liturgia sotto pretesto – rivelatosi falso – di un’esplicita volontà di Benedetto XVI.

I malesseri creatisi all’interno della famiglia religiosa per un evidente snaturamento del carisma kolbiano e abuso di autorità portò nel 2012 alla visita canonica culminata nel 2013 dal commissariamento.

Nei primi anni del provvedimento disciplinare Padre Manelli fomentò una vera e propria opposizione al governo del cappuccino Padre Fidenzio Volpi che contemperava al gravoso incarico il segretariato della CISM (Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori).

Nel 2015 questo primo commissario apostolico morì tra le invettive e i salmi imprecatori prima e i brindisi poi dei religiosi e religiose idolatri del Padre Manelli.

Subentrò al governo del ramo maschile una troika di commissari: Don Ardito Sabino salesiano e P. Gianfranco Ghirlanda gesuita con P. Carlo Calloni cappuccino.

Nel 2016 esplose giudiziariamente e mediaticamente sui media nazionali e locali il caso di P. Manelli come palpeggiatore seriale delle sue religiose e manipolatore di vecchiette e figlie spirituali dalle quali otteneva lasciti testamentari con la promessa-premio della tumulazione nella cripta del santuario mariano di Frigento nell’Alta Irpinia dove nel frattempo aveva seppellito i genitori.

Lo scopo era creare per la numerosa famiglia naturale gloria e denaro, strumento che nel passato gli aveva permesso approvazioni ecclesiali e nel presente impunità giudiziaria e canonica.

Lo scorso 19 marzo 2019 da fonti certe abbiamo saputo del decreto di sospensione a divinis per Padre Stefano Manelli.

Il religioso, dopo aver risposto alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica che le disposizioni del Papa di non avere più contatti con le suore, di incoraggiare alla collaborazione con i commissari i frati disidenti, di obbedire all’autorità della Chiesa, di restituire i beni sottratti all’Istituto “sono un’obbedienza ingiusta”, ha finto – per opportunismo – col tornare a più miti consigli.

Quale novello Federico II a Canossa – terra non lontana dal luogo di origine del Commissario Sabino Ardito – Padre Manelli ha fatto credere di voler collaborare “per sospendere la sospensione” e contare sulla corruttibilità degli officiali e minutanti del Dicastero Vaticano pronti a nascondere le carte sotto pile di altri documenti “più urgenti” da trattare.

Da allora sono passati quasi tre mesi senza un nulla di fatto.

Sono però passati soprattutto sei anni dal commissariamento senza un nulla di fatto.

Le suore commissariate in epoca più recente hanno praticamente mantenuto le stesse superiore al potere e sono completamente disinformate sulla vicenda.

Come per i frati esiste un governo ombra parallelo che però è universalizzato rispetto a uno zoccolo duro di meno di trenta fraticelli su trecento che credono di continuare a mantenere in ostaggio l’intero Istituto.

Il processo penale nel quale Padre Manelli è imputato insieme all’ex economo P. Bernardino al secolo Maurizio Abate e P. Pietro Luongo andrà presto in prescrizione e il partito del fondatore con i suoi familiari, profittando dell’ignoranza giuridica delle masse, annuncerà “che giustizia è fatta”.

I procedimenti civili per il dirottamento dei beni a mezzo falso ideologico andranno a sentenza, ma saranno messi in sordina salvo le sorprese di magistrati corrotti.

Nel frattempo, grazie a quei personaggi che non riescono a mantenere i segreti o che hanno due piedi in una scarpa, abbiamo appreso che il Manelli conta sulla successione di governo al Dicastero con un Prefetto e Segretario in scadenza di mandato. Il prossimo anno, inoltre, don Sabino Ardito sarà ottantunenne quindi potrebbe essere rimosso per raggiunti limiti di età senza aver risolto il caso malgrado la sua perizia giuridica.

Padre Manelli dal longevo genoma familiare se la ride dalla soddisfazione annunciando ai fedelissimi anche la prossima morte di Papa Francesco e l’avvento di un pontefice a lui favorevole.

“Questo Papa non mi farà niente, tanto non mi possono fare niente… faremo uscire altri scandali nella Chiesa… li ricatteremo…” è la spavalda litania che pronuncia insieme alla calunnia del “… sono tutti massoni e modernisti”.

A questa si aggiunge: “sono degli incapaci, non capiscono nulla”.

In realtà il Manelli sta solo incoraggiando sé stesso più che la truppa di soggetti ideologizzati o semplicemente psicotici che lo segue.

Come da sempre il Manelli divide per imperare.

Dovrà farsene comunque una ragione del suo clamoroso fallimento malgrado il suo volgo fanatizzato raccolga testi di scritti e documenti, pubblichi libri a sua firma, benché sconfessato dalla Chiesa istituzionale.

Diabolos non è forse sinonimo di Divisore?

M.L.C.

Faro di Roma: I GIORNI DELLA VERITA’. RISCHIO CARCERE PER MANELLI, IL “BOIA DI FRIGENTO”

2016-10-01_183107

 

La Procura di Avellino ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di truffa e falso sia per Padre Stefano Manelli da noi chiamato “Boia di Frigento”, sia per Pietro Luongo (padre Pietro Maria), sia per Maurizio Abate (padre Bernardino Maria). Un anno e mezzo fa erano partite le indagini della Procura di Avellino che grazie al lavoro della Guardia di Finanza aveva compiuto sequestri nel marzo 2015 di trenta milioni di euro di proprietà delle due società. Si tratta di 59 fabbricati, 17 terreni, un impianto radio-tv, 5 impianti fotovoltaici dislocati su tutto il territorio nazionale, 102 autovetture, più saldi giacenti su numerosi rapporti di natura finanziaria.

Beni poi rimessi, si, in libertà ma sulla cui liceità di acquisizione e gestione è sempre pesato il dubbio degli inquirenti. Il gup ha accolto le richieste del pm Fabio Massimo Del Mauro, ed ora scatta il procedimento penale a carico degli indagati. I tre – come scrive Loredana Zarrella su Il Mattino – che ora diventano imputati, dovranno rispondere dei reati di truffa e falso ideologico. Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, notificato agli indagati nel luglio scorso, si parlava del “disegno criminoso, con più azioni commesse anche in tempi diversi in violazione di più norme di legge”.

Un disegno che sarebbe stato attuato per sottrarre beni all’Istituto religioso che ha sede a Frigento, in via Piano della Croce, in quel convento intorno a cui si sono concentrate anche altre indagini. Ci sono infatti inchieste su presunti abusi sessuali e maltrattamenti subiti delle suore in diversi conventi dell’Istituto commissariato dalla Santa Sede nel 2013. Reati questi per cui l’83enne Padre Manelli, nato a Fiume, è stato iscritto nel registro degli indagati dal pm Adriano Del Bene. Ad oggi intanto sotto i riflettori sarà l’operato di padre Manelli, individuato dalla Procura come “istigatore e determinatore dell’attività dei correi”, ossia come l’orchestratore della truffa.

Edoardo Izzo

 

I giorni della verità. Rischio carcere per Padre Manelli, il “boia di Frigento”

LA PROCURA: PROCESSO A PADRE MANELLI

2016-10-01_091533

RICHIESTO IL PROCESSO PER PADRE MANELLI

Il Mattino, Ed Avellino, pag. 31

di Loredana Zarrella

Tre richieste di rinvio a giudizio per truffa e falso. A circa un anno e mezzo dall’avvio dell’indagine congiunta con la Guardia di Finanza, la Procura di Avellino chiede il rinvio a giudizio per padre Stefano Manelli, fondatore dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata, per Pietro Luongo (padre Pietro Maria), presidente del Consiglio di Amministrazione dell’associazione “Missione dell’Immacolata” di Frigento, e componente del Consiglio direttivo dell’associazione “Missione del Cuore Immacolato” con sede a Benevento; rinvio a giudizio anche per Maurizio Abate (padre Bernardino Maria), tesoriere della prima associazione (Missione dell’Immacolata) e presidente del Consiglio direttivo della seconda, nonché economo dell’Istituto dei Francescani dell’Immacolata.

14543851_10210733380759844_4136297826919521750_o

Trenta i milioni di euro di proprietà delle due società, già sequestrati dalle Fiamme Gialle nel marzo del 2015. Si tratta di 59 fabbricati, 17 terreni, un impianto radio-tv, 5 impianti fotovoltaici dislocati su tutto il territorio nazionale, 102 autovetture, più saldi giacenti su numerosi rapporti di natura finanziaria.

Beni poi rimessi, si, in libertà ma sulla cui liceità di acquisizione e gestione è sempre pesato il dubbio degli inquirenti. Il Gup ha accolto le richieste del pm Fabio Massimo Del Mauro, scatta il procedimento penale a carico degli indagati. I tre, che ora diventano imputati, dovranno rispondere dei reati di truffa e falso ideologico. Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, notificato agli indagati nel luglio scorso, si parlava del «disegno criminoso, con più azioni commesse anche in tempi diversi in violazione di più norme di legge». Un disegno che sarebbe stato attuato per sottrarre beni all’Istituto religioso che ha sede a Frigento, in via Piano della Croce, in quel convento intorno a cui si sono concentrate anche altre indagini. Ci sono inchieste su presunti abusi sessuali e maltrattamenti subiti delle suore in diversi conventi dell’Istituto commissariato dalla Santa Sede nel 2013. Reati questi per cui l’83enne Padre Manelli, nato a Fiume, è stato iscritto nel registro degli indagati dal pm Adriano Del Bene.

Intanto sotto i riflettori, in particolare, sarà l’operato di padre Manelli, individuato dalla Procura come «istigatore e determinatore dell’attività dei correi», ossia come l’orchestratore della truffa. Perché far entrare laici nelle compagini associative vicine all’Istituto dei frati con la medaglia miracolosa appuntata sul saio grigio-celeste?

Perché modificare gli statuti delle associazioni e trarre in inganno notai e Prefettura con attestazioni mendaci? Perché dichiarare falsamente che padre Fidenzio Volpi, commissario dell’Ordine, aveva dato l’assenso a tali modifiche? Sospetta, tra le tante variazioni fatti, anche la norma introdotta negli statuti delle due associazioni che consentiva la devoluzione del patrimonio, in caso di scioglimento delle compagini, ad enti aventi analogo scopo.

14440777_10210733239476312_9073688689248041689_n

Nell’Istituto dei frati, diviso tra manelliani e sostenitori delle decisioni della Santa Sede, la volontà di cambiare i principi di regolazione delle associazioni è apparsa da subito sospetta. Troppo ingente il patrimonio accumulato negli anni. Un peccato forse lasciarlo nelle mani della gestione commissariale? Conflitti di amministrazione a parte, restano le parole di tanti frati e suore interpellati da Il Mattino, che hanno raccontato delle vessazioni e dell’allucinante clima che si viveva nella congregazione.

GIALLO NEL CONVENTO: CHIUSE LE INDAGINI

ConclusioneIndaginiConvento
Loredana Zarrella
 
Avviso conclusione indagine per Padre Stefano Manelli, fondatore dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata. Stessa comunicazione della Procura a Maurizio Abate e Pietro Luongo, rappresentanti legali delle associazioni Missione dell’Immacolata, con sede a Frigento e Missione del Cuore Immacolato che ha invece sede a Benevento.
I due sono titolari insieme di un patrimonio mobile e immobile da 30milioni di euro. La notifica agli indagati dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari da parte del pm , Fabio Massimo Del Mauro, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Avellino, e titolare del filone d’indagine relativo alla ipotesi di truffa ai danni dell’Istituto dei frati che indossano il saio grigio con sfumatura celeste, si ispirano a San Massimiliano Maria Kolbe, e hanno la loro casa madre a Frigento, punto di riferimento di una costellazione di altre case mariane e conventi, in Italia e all’estero.
Nel marzo 2015 l’avvio dell’inchiesta da parte della Procura di Avellino che, con il lavoro congiunto della Guardia di Finanza, aveva svelato una serie di condotte fraudolente messe in atto dai vertici delle due associazioni vicine alla Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata. Truffa aggravata e falso ideologico i reati contestati.
Sotto la direzione di Manelli, Pietro Luongo, presidente dell’Associazione Missione dell’Immacolata, e Maurizio Abate, tesoriere della compagine, nonché economo dell’Istituto stesso dei frati, avrebbero tratto in inganno il notaio Edgardo Pesiri durante la modifica dello statuto dell’associazione. Modifica condotta con dichiarazioni mendaci e raggiri, tra cui la falsa dichiarazione di assenso da parte di Padre Fidenzio Volpi, commissario dell’Ordine, del tutto all’oscuro invece della manovra, un disegno criminoso volto evidentemente a sottrarre beni all’Istituto per dirottarli in tasche di laici, e mantenere il controllo di un patrimonio da 30milioni di euro, tra beni mobili e immobili. Fabbricati, terreni, autovetture, conti correnti.
Stessa ratio, stesso raggiro nella gestione dell’Associazione Missione del Cuore Immacolato. L’avviso di conclusione delle indagini ricorda il «disegno criminoso, con più azioni commesse anche in tempi diversi in violazione di più norme di legge». Disegno attuato dagli indagati «in concorso tra loro», sottolinea l’avviso che, rispetto al decreto di sequestro preventivo di beni per 30 milioni di euro, emesso lo scorso anno, accosta ai nomi di Abate Maurizio (in religione Padre Bernardino Maria) e Luongo Pietro (in religione Padre Pietro Maria) quello di Manelli Stefano, indicandolo quale «istigatore e determinatore dell’attività dei correi».
L’aggravante, per il frate ottantenne, fondatore dell’Ordine dei religiosi, è quella di avere in pratica orchestrato la truffa, come un deus ex machina. Come previsto dalla legge, a partire dalla notifica dell’avviso, Padre Stefano e gli altri due indagati hanno venti giorni di tempo per presentare memorie, produrre documenti, richiedere nuovi atti di indagine, presentarsi per rilasciare spontanee dichiarazioni o richiedere di essere sottoposti a interrogatorio. È il tempo per loro della preparazione della difesa in caso di rinvio a giudizio e di un processo che si prospetta imminente, a meno che, con la produzione di nuove carte e testimonianze, gli indagati non riescano a far cambiare idea al pm.