La verità sul Commissariamento dei Frati Francescani dell'Immacolata

Home » Posts tagged 'Città di Castello'

Tag Archives: Città di Castello

PADRE MANELLI SI DICHIARA “SANTO E INNOCENTE”

ManB

Nel rientrare in un convento dell’Istituto, Padre Manelli chiede a un quotidiano on line di pubblicare un articolo in sua propaganda e rilascia un’intervista. (http://www.dentrosalerno.it/web/2016/06/06/325237/)

Padre Stefano Manelli dal 6 giugno 2016 ha fatto rientro a Frigento.

Il religioso indagato per una serie di ipotesi di reato contenute in  almeno due corposi fascicoli delle Procure della Repubblica di Avellino e di Roma, si è finalmente piegato all’obbedienza del Commissario Apostolico.

In realtà durante il periodo estivo, secondo le testimonianze raccolte, Padre Manelli ha sempre soggiornato a Frigento per stemperare la calura stagionale.

Sembra, inoltre, che molti suoi familiari abbiano case in affitto per tutto l’anno a Frigento per poter trascorrere sui monti dell’Irpinia piacevoli vacanze.

L’atteso e doveroso rientro di Padre Manelli in una casa religiosa segue comunque il lungo soggiorno a S. Giovanni Rotondo presso una confortevole e costosa struttura alberghiera.

Il Padre Manelli, infatti, aveva ricevuto da mesi il divieto di risiedere presso il convento delle Suore Francescane dell’Immacolata della città sul Gargano, dove si era trattenuto per più di un anno con il pretesto di cure mediche nel vicino ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”.

Il clamore mediatico con il relativo scandalo avevano costretto la Santa Sede, sin dallo scorso autunno, a prendere misure precauzionali per la tutela degli Istituti da lui fondati, specie quello femminile.

Non sappiamo se il Padre Manelli si stabilizzerà a lungo a Frigento.

Sembra infatti che non riesca a sopportare nessuna forma di autorità.

Frigento è il luogo dove Padre Manelli nel 1970 inaugurò con Padre Gabriele Pellettieri, sistematicamente da lui eclissato e spersonalizzato, un’esperienza di vita conventuale pressoché autocefala.

Nel 1982 grazie ai voti dei frati del convento di “Casa Mariana” di Frigento, la cui accoglienza venne allargata anche a soggetti non idonei alla vita religiosa, Padre Manelli divenne Ministro Provinciale dei Frati Minori Conventuali di Napoli.

Un lungo governo fino al 1988 quando la sconfessione da parte dell’Ordine di appartenenza “ispirarono” a padre Manelli la fondazione di un nuovo Istituto: i Frati Francescani dell’Immacolata.

Un governo ininterrotto il suo dal 1990 al 2013, anno del commissariamento apostolico.

Pochi anni dopo fece seguito la fondazione delle suore sulle quali il fondatore aveva quasi un diritto di “vita, morte e… toccamenti” accompagnato da un esercizio diretto di governo sul loro Istituto.

Celebre è l’idillo del Padre Manelli con suor Maria Francesca Perillo che nominò in disprezzo alle più anziane suore filippine, Madre Generale a soli 28 anni.

Questa stessa religiosa poi, deprimendo il Padre Manelli per la lontananza, fondò un monastero a Città di Castello scimmiottando la clausura delle Clarisse e la liturgia delle Benedettine fino a uno scivolone nel lefebvrianesimo.

A fine 2015 Suor Perillo ha ottenuto la dispensa dai voti e si è rifugiata in Inghilterra con un gruppo di consorelle egualmente dispensate dai voti per fondare un monastero filolefebriano. Complimenti!

Sotto il pontificato di Benedetto XVI il provvedimento vaticano fece seguito a una visita apostolica che Padre Manelli cercò d’inficiare senza successo.

Poco dopo la transizione al soglio pontificio, con provvedimento speciale del nuovo pontefice Papa Francesco, il Padre Manelli fu estromesso dal governo dell’istituto da lui fondato.

Come motivi del commissariamento, allo stile di governo autoreferenziale e clanico, alla formazione dei seminaristi incompleta e affrettata, ai rapporti con le suore ambigui, alla gestione delle temporalità poco trasparente, emersero presto altre deficienze anche grazie alle resistenze all’obbedienza di Padre Manelli.

Emerse un mondo di alleati chiamati alle armi dallo stesso Padre Manelli, dall’estrema destra politica al tradizionalismo cattolico filolefebvriano  con il sostegno di qualche porporato come il Raymond Leo Cardinale Burke, grande oppositore e critico dell’attuale pontificato.

Dopo la misteriosa morte del commissario apostolico Padre Fidenzio Volpi, padre Stefano Manelli esultante si stava preparando alla reconquista del suo impero profittando della misconoscenza della realtà dell’Istituto da parte dei nuovi tre commissari.

Il commissariamento del ramo femminile, l’arroganza e le disobbedienze dei suoi accoliti e familiari, l’insincerità truffaldina sulla situazione patrimoniale dell’Istituto e le denunce di alcune ex suore scompaginarono il suo piano.

C’è ormai un disegno di Dio che si delinea con sempre più chiarezza: P. Stefano Manelli non ha saputo vivere ed interpretare ecclesialmente il carisma da lui stesso presentato.

In un Istituto di Vita Consacrata, ha confuso il dono dello Spirito Santo alla Chiesa nella strumentalità degli uomini con un presunto diritto di vita, morte e interpretazione del carisma degli Istituti dei Francescani dell’Immacolata.

Fino ad oggi, infatti, interpellando un suo “figlio spirituale” ci siamo sentiti ripetere sgomenti: “l’Istituto è di Padre Manelli e ne fa quello che vuole”. (sic)

 Lo stesso giorno del rientro di Padre Manelli a Frigento, il piccolo quotidiano on line, “DENTRO SALERNO”, pubblicava un’articolo-intervista al religioso firmata da Rita Occidente Lupo, una “leonessa” classe 1957.

Nel suo contenuto si conferma una forma patologica di narcisismo a causa di riferimenti personali e autoreferenziali con evocazioni di San Pio da Pietrelcina poco pertinenti con la vicenda giudiziaria e canonica che interpella Padre Manelli.

E’ di pubblica conoscenza che il padre Manelli abbia utilizzato la figura dello stigmatizzato del Gargano per accreditarsi verso i suoi devoti, quasi che la santità si trasmettesse per eredità o per il solo fatto di aver fatto la Prima Comunione da un santo e averlo conosciuto.

Se così fosse, il laico presidente Sandro Pertini, amico di San Giovanni Paolo II dovrebbe essere elevato agli onori degli altari!

Il Padre Manelli esordisce la sua intervista propiziata verosimilmente da suoi adepti del salernitano dichiarando: “non so di cosa mi accusino”.

E’ un insulto alle vittime, alla Magistratura e alla verità.

Attraverso gli avvisi di garanzia ricevuti, sa bene su quali capi di accusa è indagato.

Per la cronaca ricordiamo la presunta truffa aggravata, falso ideologico e associazione a delinquere per la questione patrimoniale; atti libidinosi, violenza privata, omissione si soccorso per la questione riguardante i foschi rapporti con le giovani suore.

Quanto al presunto avvelenamento a padre Fidenzio Volpi, gli inquirenti sono discretamente, ma efficacemente all’opera.

Con l’enorme giro di soldi e di beni che Padre Manelli faceva circolare attraverso le donazioni di persone plagiate e disperate che cercavano grazie e consolazioni, è “molto facile” imbastire per i propri genitori un processo di canonizzazione.

Negli anni Quaranta, Cinquanta, tante erano le coppie in un’Italia religiosa e contadina che si aprivano generosamente alla vita offrendo al Signore pene e dolori di un pane quotidiano stentato. Nessuna singolarità nella famiglia Manelli, tampoco per un ostentato rapporto con Padre Pio da Pietrelcina i cui figli spirituali erano centinaia di migliaia.

In nessuna biografia ufficiale si è mai letto finora della famiglia Manelli come “prediletta” di Padre Pio.

Anche se fosse, essa non sta certo onorando un santo al quale pretestuosamente il religioso Stefano si richiama.

Quanto all’apparizione mariana a Settimio Manelli, padre di Stefano, numerose sono le persone che dichiarano in buona fede di aver visto la Madonna o Gesù anche in luoghi non sempre riconosciuti dall’autorità ecclesiastica in merito a manifestazioni soprannaturali: Oliveto Citra, Gallinaro, Medjugorie, etc…

Che tutti o tutte siano canonizzabili?

Ridicola e fuori contesto la poetica immagine del nugolo di uccellini che cinguettavano sul davanzale della finestra della stanza del parto di Padre Manelli.

Ornithocheirus in flight

Ornithocheirus in flight

Questo è successo anche a mio nonno!

Qualora Padre Manelli avesse ricevuto le grazie di diventare un San Francesco redivivo, per il suo attuale comportamento le ha perse tutte.

Speriamo solo in una sincera conversione finché il venerando religioso è in vita.

Sta ancora in tempo.

Mostri obbedienza sincera e duratura, chieda perdono a frati, suore e laici per la divisione che ha provocato e restituisca i beni all’Istituto anziché incantare con le storielle quelle stesse persone semplici che iniziano ormai a porsi più di qualche dubbio sulla sua onestà e sincerità.

Se è davvero umile, la smetta di rilasciare interviste da autoesaltazione.

La gente davvero non se lo merita.

FRANCESCA PERILLO: VOLLE I MARCHI A FUOCO, ORA E’ IN INGHILTERRA

perillo_ilmattino17.01.2016

VOLLE I MARCHI A FUOCO, MISSIONARIA IN INGHILTERRA

Madre Francesca Perillo introdusse la pratica, ora dirige un ordine monastico.

Loredana Zarrella

 

“Dal noviziato tra i conventi di Frigento e Fontanarosa, stretti intorno al Santuario della Madonna del Buon Consiglio, a Città di Castello, in provincia di Perugia, per ricoprire il ruolo di Madre delegata di tutti i Colombai del mondo, lì dove uno statuto rigidissimo avrebbe imposto regole che vanno ben oltre la regola di Santa Chiara osservata dalla monache clarisse.

È la storia di Madre Francesca Perillo, la suora attualmente in Inghilterra per fondare un nuovo Istituto, che diede inizio, verso il 2000, a una nuova esperienza di clausura, sostenuta da Padre Stefano Maria Manelli. A lei si attribuisce l’inaugurazione di pratiche di penitenza estreme come la marchiatura a fuoco con il cristogramma di San Bernardino «IHS».

«Pratiche non imposte», ammettono le suore fuoriuscite, ma in pratica necessarie per non essere messe in minoranza e considerate religiose a metà. «Quelle che non lo facevano erano stimate meno virtuose, oppure si diceva che non amavano Gesù – racconta un’ex suora – . Quando non si faceva, le Superiore dicevano che la suora non era pronta per fare la professione perpetua e non veniva ammessa». Perché poi imitare alla lettera Santa Veronica Giuliani e Beata Florida Cevoli dopo più di trecento anni?

Una deriva tradizionalista che, insieme ad altri elementi, ha fatto scattare mesi fa il commissariamento dell’Istituto delle Suore Francescane dell’Immacolata da parte della Santa Sede. Sotto i riflettori i Colombai in Italia e all’estero, ossia quelli di Alassio e Città di Castello, quelli di Lanherne in Cornovaglia e di Carmen nelle Filippine. Da uno degli Statuti dei Colombai, stampato nel 2006, si legge: «Ogni volta che s’incontra la Madre, le si faccia un inchino di testa…quando si passa davanti alla cella della Madre, si faccia un inchino. Quando però ci sono la Madre Comune o i Padri Fondatori ci si inchini solo davanti a loro e alle loro celle». E ancora: «Le suore che servono a tavola, prima di svolgere il loro servizio, bacino per terra, davanti al tavolo della Madre».

E in altre pagine: «Durante la visita dei familiari alle suore in parlatorio, vi sia sempre “l’angelo”, cioè la suora ascoltatrice (non vista) designata dalla Madre. È evidente che gli esterni (i visitatori, familiari, ecc) non devono sapere della presenza dell’angelo in parlatorio. L’ufficio dell’angelo (l’ascoltatrice) si usi anche per il telefono». Poi ancora: «Le lettere, come è di prassi, si consegneranno alla Madre aperte e si riceveranno aperte (eccetto quelle al oppure dal Padre spirituale, alla oppure dalla Madre Generale o alla oppure dalla Delegata per i Colombai)».

Sono forse questi una sorta di abusi codificati nei Colombai? O una nuova esperienza positiva di clausura, di gran lunga però più restrittiva della vita delle Clarisse dell’Immacolata? Sta di fatto che diversi genitori si sono appellati alla Santa Sede per avere risposte su questo controllo maniacale delle vite delle loro figlie”. .

 Il Mattino, edizione di Avellino – 17 gennaio 2016