La verità sul Commissariamento dei Frati Francescani dell'Immacolata

Home » Posts tagged 'Frati Francescani dell’Immacolata'

Tag Archives: Frati Francescani dell’Immacolata

LA MARCIA SU ROMA DELLA SETTA MANELLIANA

Padre Stefano Manelli vuole disporre per fine agosto 2020 del complesso conventuale di via Boccea, 590 per insediarvi religiosi fuoriusciti dai Francescani dell’Immacolata insieme a suoi nuovi adepti che continuano a seguirlo nella sua visione sul mondo e sulla Chiesa in contrasto con il pontificato di Papa Francesco e il Vaticano II.

Non posso tacere alle confidenze ricevute da un Frate Francescano dell’Immacolata perché “cercare la giustizia con fame e sete, questo è santità”.

La storia

Nel 2006 i Frati Minori della Custodia di Terra Santa decisero di lasciare la parrocchia Santa Maria di Nazaret e il loro collegio nel quartiere di Casalotti in via Boccea, 590.

Il mantenimento della grande struttura e l’impegno pastorale erano infatti sproporzionati alle nuove esigenze di apostolato e all’organico dei religiosi della Custodia concentrata soprattutto in Medio Oriente.

I Frati Francescani dell’Immacolata rilevarono i luoghi e la parrocchia grazie all’accoglienza dell’Ordinario del luogo, Mons. Gino Reali vescovo della diocesi suburbicaria di Porto Santa Rufina.

La stessa diocesi stipulò un contratto di comodato d’uso degli ambienti a titolo gratuito.

L’ecletticità dell’allora Fondatore e Ministro Generale Stefano Manelli avvicendò cinque parroci in sei anni di cui il nipote Fra’ Settimio Manelli fu impegnato per due mandati discontinui: guardiano, rettore e parroco.

Da zelante pastore e con creativo senso ecclesiologico, il Manelli jr. durante la Settimana Santa lasciava la parrocchia con il carrozzone dei suoi studenti e svolgeva i sacri riti presso la casa contemplativa delle Suore Francescane dell’Immacolata a Città di Castello (PG).

In quel momento ivi convergevano i tradizionalisti dell’asse Umbro-marchigiano per assistere il Venerdì Santo al teatrino in chiesa del catafalco e delle tamburellate per rappresentare il terremoto dell’Ora Nona.

In quel monastero degli orrori dove la Suor Maria Francesca Marcella Perillo si faceva flagellare a sangue e marchiava a fuoco il petto delle consorelle si recavano e si firmavano nel registro come visitatori e conferenzieri personaggi come Mons. Bernard Fellay superiore generale della Fraternità San Pio X (Lefebvriani) e il prof. Roberto De Mattei (nobiltà nera romana).

Ad inizio 2013 i Frati Francescani dell’Immacolata acquistarono l’ex Collegio di Terra Santa di via Boccea, 590 perché la situazione in Iraq e in Siria sollecitava liquidità ai Frati Minori della Custodia di Terra Santa per sovvenire a rifugiati e disastrati di guerra.

I Frati Minori proprietari non potevano tenersi un grande immobile a Roma in ozio redditizio e ne sollecitavano l’alienazione.

Il Padre Manelli all’inizio non era molto entusiasta dell’acquisto perché nel frattempo aveva sistemato gli studenti a Sassoferrato in un conventone sempre dei Frati Minori di cui l’allora padre Provinciale Ferdinando Campana, Provinciale delle Marche, non vedeva l’ora di affibbiarlo a qualche ingenua congregazione che avrebbe allievato la spesa manutentiva e ovviato il danno da prevedibile disuso.

L’Istituto dei Francescani dell’Immacolata era all’epoca in piena tridentinizzazione e dopo l’infelice convegno contro il Vaticano II del dicembre 2009, aveva innestato progressive retromarce mettendo l’acceleratore a tavoletta nel 2011.

Le Figlie di Maria Ausiliatrice della vicina università AUXILIUM di Casalotti avevano offerto formazione ai numerosi studenti e qualche monsignore avveduto si chiedeva come mai a Roma gli studenti dei Frati Francescani dell’Immacolata non andassero in una delle tante Università pontificie per una cattolica formazione al sacerdozio.

Manelli si intimorì, anche perché lo studio interno denominato S.T.I.M., chiuso “per volontà del Santo Padre”, non aveva una vera e propria struttura accademica, un corpo docenti decente e sufficiente, affiliazioni con facoltà in grado di rilasciare diplomi di laurea e soprattutto i permessi canonici affidati a un decreto degli anni Novanta ad experimentum del fu Mons. Antonio Forte, vescovo di Avellino, per il convento di Frigento (AV).

“Il Padre Comune” così si decise per la minore visibilità dello STIM nelle Marche dove la coppia Manelli jr. rettore e fra Paolo Siano vicario, marcarono l’apice della paranoia sul complotto pluto giudaico bolscevico massonico all’interno della Chiesa. Il primo a cadere sotto la mannaia della censura fu “L’Osservatore Romano”. In refettorio, al posto del Papa e del Vescovo, campeggiava il ritratto del “Padre Comune” Stefano Manelli con lo scudiero “Gabriele Pellettieri”. Due “semidei” onnipresenti come i ritratti dei tiranni.

La casa generalizia sita a Rocca di Papa stava però venendo a pezzi, anzi era stata messa in vendita, ma il Manelli con il suo fido avvocato Bruno Lucianelli, non si accontentò di mezzo milione di euro, ne voleva uno tutt’intero.

Da premettere che quella casa di via Palazzolo, 2 venne ceduta all’istituto dei Francescani dell’Immacolata da suore di una Congregazione locale fattesi anziane e che la lasciarono a condizione che rimanesse casa religiosa e non oggetto di asta immobiliare.

Nel tira e molla della negoziazione, in piena crisi del settore case, il padre padrone Manelli si decise di acquistare il complesso di Terra Santa di via Boccea, 590 a Casalotti.

Fino al 2013 tutti gli immobili dell’Istituto e le opere, appartenevano all’Associazione “Missione dell’Immacolata” con sede a Frigento (AV).

Il portafoglio dell’Associazione era talmente pieno di beni che la suora Consiglia Carmela De Luca consigliò (nomen omen) di non appesantirla troppo e di creare un’altra associazione ad hoc.

Questo rivelerà due cosette: la prima è l’ingerenza e il totale dominio delle suore dell’Immacolata nelle attività anche economiche dei frati, essendo la suora De Luca l’economa generale a vita.

La seconda cosa, un po’ più birbante, è la debolezza che avesse questa suorina per il superiore di Benevento, stimato “per come celebrava il rito tridentino”. La seconda associazione di cui stiamo parlando, infatti, creata appositamente per il complesso di via Boccea, ha la sua sede a Benevento dove P. Pietro Luongo, imputato con Maurizio Abate (P. Bernardino) e Stefano Manelli al processo penale per frode e falso ideologico, era padre guardiano! I conti tornano.

In quel di Benevento, inoltre, P. Manelli ha molti seguaci: figlie spirituali che invita ad avere tanti figli da mettere in convento; vecchie signore nubili dalle quali farsi prestare automobili e intestare terreni ed appartamenti; preti “leporini” della lobby gay in servizio alla Segreteria di Stato Vaticana per le protezioni e last but not least, un manipolo di tradizionalisti come il prof. Corrado Gnerre, uno dei tanti illusi che crede di essere più cattolico del Papa.

Il nome dato all’Associazione è “Missione del Cuore Immacolato”.

Di questa associazione facevano parte sei Frati francescani dell’Immacolata. Così come per l’Associazione “Missione dell’Immacolata”, solo i religiosi potevano esserne soci sotto il veto finale decisionale del Superiore Maggiore dei Frati Francescani dell’Immacolata.

La nascente e nullatenente associazione venne nel febbraio 2013 alimentata da bonifici in provenienza fattuale dei Frati Francescani dell’Immacolata. La neonata associazione aveva il conto corrente all’Unicredit di via dei Rettori a Benevento.

Con due assegni circolari di suddetta banca si pagò il complesso di via Boccea per 2.700.000 euro e ivi si trasferì la Curia Generalizia.

La negoziazione, stando alle testimonianze, venne fatta con P. Ferrario l’allora delegato per l’Italia della Custodia. Suor Consiglia De Luca, ricorda il frate minore, tentò anche di far dichiarare un prezzo inferiore, ma stavolta non ci riuscì così come era invece successo pochi anni prima per l’hotel “L’Abbazia” di Frigento, dove continua a nascondersi il P. Manelli credendo che nessuno sappia il suo segreto di Pulcinella.

C’è da chiedersi a questo punto perché tutte le temporalità dei Francescani dell’Immacolata venissero intestate a delle associazioni pubbliche di diritto privato.

E’ presto detto.

Manelli nelle sue fantapoesie faceva credere che questo significasse vivere secondo povertà francescana.

In realtà i frati e le suore si ritrovavano ad essere soci proprietari di beni da decine di milioni di euro!

Manelli persino nel suo commento alla “Traccia Mariana di Vita francescana”, un testo spirituale sulla vita religiosa privo di linguaggio canonico e da lui per primo non osservato, dichiara che i soci devono essere sempre frati e suore con i rispettivi economi generali come referenti.

L’11 luglio 2013 i Frati Francescani dell’Immacolata vengono commissariati e padre Manelli rimosso dall’incarico.

Dopo poco più di un mese, appena si rende conto della serietà di P. Volpi e della volontà di vederci chiaro su tutto si reca presso due notai; uno per associazione: il 29 e il 30 agosto 2013.

Lo scopo, facendo credere che è ancora il Superiore Generale, poiché ne conservava il titolo nominale ma non l’autorità, è lo scompaginamento societario: via i religiosi e dentro i laici.

Per l’Associazione “Missione del Cuore Immacolato” dell’immobile di Boccea tra i soci figura il cognato Antonio Allocca. Anche la cognata, Annamaria Sancioni, moglie di Pio Manelli, mamma di Manelli jr.  è all’interno delle compagini associative.

Sono atti pubblici redatti per Avellino dal notaio Edgardo Pesiri e per Benevento dal notaio Elena Calice.

Il papà della signorina notaio, dopo mesi di inattività, beneficierà poco dopo dell’appalto per la costruzione di un albergo tra S. Giovanni Rotondo e Monte Sant’Angelo che il Manelli motiva come “luogo nel quale, essendo entro 30 Km da San Giovanni Rotondo, quando l’asteroide che sta per cadere sulla terra farà danno (sic), nessuna vittima lì ci sarà”.

Da premettere che anche la ditta di costruzioni della famiglia di Suor Consiglia Carmela De Luca, rifugiatasi in Francia, aveva ricevuto anni prima un appalto per la costruzione del convento delle suore a Frigento. Altro che gli scandali della Regione Lombardia!

Disponiamo inoltre di testimonianze su falsificazioni di testamenti a Fontanarosa (AV), luogo dove oggi si sono stanziati nell’ex convento delle suore, dei pii uomini adepti del Manelli che escono con l’abito religioso dei Frati Francescani dell’Immacolata pur essendo fuggitivi e ridotti allo stato laicale.

Il defunto Padre Fidenzio Volpi in una lettera circolare all’Istituto dell’8 Dicembre 2013 farà presente la sottrazione fraudolenta di beni ecclesiastici, patrimonio stabile di un Istituto religioso di Diritto Pontificio sottoposto alla disciplina ecclesiastica per le temporalità e non all’arbitro di P. Manelli. Sullo statuto modificato delle associazioni, infatti, non c’è più scritto come finalità le opere e le missioni dei Francescani dell’Immacolata, ma “lo spirito di padre Manelli”.

Volpi sarà denunciato in sede civile dai familiari di P. Stefano Manelli per queste sue rivelazioni.

E’ la vendetta di Stefano Manelli e la bile del nipote Settimio che ad ogni piè sospinto vuole querelare pure gli spaventapasseri dell’orto.

Volpi vorrebbe trattare in sede di mediazione civile ma poi viene insultato da Maria Guerini, un’inavvenente che poteva solo sposare la causa del tradizionalismo sul blog Chiesa e post Concilio, avverso a Papa Francesco e seguita a ruota da un certo don Camillo, amante di merletti e sottane che quando incontra i frati per strada si dice pentito poiché se la fa sotto. Entrambi infatti saranno subito querelati ma la morte prematura di P. Volpi interromperà il processo a loro carico mentre la famiglia Manelli continua a chiedere indennizzo agli eredi di Padre Volpi, ai Cappuccini di Milano e ai Francescani dell’Immacolata permettendosi anche di far scrivere sui soliti blog che la “Legge” ha dato ragione a Padre Manelli. (continua…)

PROCESSO A MANELLI, PRIME TESTIMONIANZE A MAGGIO

di Loredana Zarrella

Il Mattino, pagina Avellino, ed. 3/11/2017

Primo atto in Tribunale del processo a padre Manelli. Incardinato in aula, ieri mattina, il procedimento per falso ideologico a carico di Stefano Manelli, fondatore dell’Ordine dei frati dal saio grigio-celeste, ma anche di padre Pietro Maria (Pietro Luongo) e padre Bernardino Maria (Maurizio Abate), rappresentanti legali delle due associazioni, «Missione dell’Immacolata» e «Missione del Cuore Immacolato», cui sono intestati i beni dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata, e finite sotto inchiesta per presunte irregolarità nella gestione.
Assenti gli imputati, il giudice Francesca Spella ha ammesso, e rinviato all’8 maggio, la prova orale dei testi proposta dagli avvocati Gianfranco Antonelli e Domenico Ducci, rispettivamente difensori di Maurizio Abate e Stefano Manelli. Presente all’udienza, ma solo come uditore, l’avvocato Enrico Tuccillo che, per «divergenze interpretative» (come dichiarato a Il Mattino), ha rinunciato alla difesa di Padre Manelli.
Il noto legale partenopeo, che è già riuscito a far scagionare Manelli dalle accuse di abusi e molestie verso le suore, facendole archiviare, resta il difensore di Pietro Luongo. All’udienza a cui era presente come uditore, si è fatto però rappresentare dall’avvocato Francesco Gala Trinchera.
Nessuna proposta di testimoni per la difesa di Padre Pietro Maria. «Dimostrerò la totale estraneità di Pietro Luongo senza chiamare in causa testi ma basandomi solo sugli atti», afferma Tuccillo che, a margine dell’udienza, cita un altro fascicolo ancora aperto tra i filoni di inchiesta che pendono, da tre anni ormai, sull’intero Istituto dei frati fondato a Frigento. Il riferimento del legale è a quella decina di «complottisti, tra religiosi e laici» che avrebbero ordito un piano contro Padre Manelli.
Il nodo da sciogliere, presso il Tribunale di Avellino, resta intanto quello che lega i tre frati imputati a carte che sarebbero state manipolate subdolamente, con l’inganno di notai e Prefettura. «Nell’imputazione si assume che i soci originari siano stati destituiti in maniera formalmente non corretta, secondo la normativa dello statuto all’epoca vigente – dice l’avvocato Antonelli – Vi sono in realtà ragioni specifiche per le quali sono stati destituiti. L’ipotesi ruota intorno alle dichiarazioni rese al notaio circa la completezza o meno della compagine societaria. È chiaro che sia importante sentire se questi soci siano stati destituiti o meno in maniera consapevole e quali fossero le ragioni della loro destituzione. A nostro giudizio è fondamentale che la lista testi venga mantenuta intatta. Sono tutti oggetti della prova particolarmente significativi. Valuterà il giudice poi. Sarà una battaglia simpatica sotto questo aspetto».
La lista dei testi è particolarmente corposa. Al momento, il giudice ha ammesso i primi due. L’8 maggio si ascolteranno gli ufficiali della Guardia di Finanza (Palumbo e Carpenito) che hanno redatto l’informativa e che, quindi, hanno assunto le testimonianze. Agli atti sarà acquisita, come è doveroso che sia dal punto di vista processuale, anche l’originaria querela di Padre Fidenzio Volpi, il commissario apostolico dell’Istituto, morto nel 2015. Al tempo delle modifiche statutarie non venne interpellato. I frati, anzi, dichiararono ai notai, falsamente, di aver avuto il suo assenso.

IL MATTINO: RESTA IN CARCERE L’AGGRESSORE DEI DUE FRATI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA

10gen17ritprimailmattino

dalla Prima Pagina de Il Mattino ed 10 gen. 2017

Frigento: il giallo dell’aggressione a Roma dei testi contro padre Manelli

“MI SENTIVO PERSEGUITATO”, IN CARCERE IL FERITORE DEI FRATI

“Mi sentivo perseguitato dai frati” ha detto ai carabinieri Renzo Cerro, il 42enne ciociaro che sabato pomeriggio ha aggredito, con un coccio di bottiglia, due religiosi a Roma. Processato ieri mattina per direttissima, ha confessato, ammettendo le sue responsabilità. Disposta la carcerazione. Gaeta aveva testimoniato contro Manelli. C’è un legame con l’aggressione? I sostenitori di padre Stefano non ci stanno e gridano al complotto contro il fondatore. “E’ assurdo pensare ad un collegamento caso Gaeta – caso Manelli; squallido insinuare che vi sia un mandante”.

Il legame Padre Gaeta, aggredito due giorni fa a Roma, con Papa Francesco. > Zarrella a pag. 30

 

15895379_10211800943008233_8246484726809196818_n-1

dall’edizione di Avellino, pag. 30

Frigento: lo scandalo dell’Istituto Francescano

RESTA IN CARCERE LO SQUILIBRATO CHE HA FERITO I FRATI

di Loredana Zarrella

«Mi sentivo perseguitato dai frati» ha detto ai carabinieri Renzo Cerro, il 42enne ciociaro che sabato pomeriggio ha aggredito, con un coccio di bottiglia, due religiosi dell’Ordine dei Francescani dell’Immacolata, nella sacrestia di Santa Maria Maggiore, a Roma. Processato ieri mattina per direttissima, dopo essere stato arrestato in flagranza e accusato di lesioni gravissime, ha confessato, ammettendo le sue responsabilità. Disposta la carcerazione.
Sta meglio ed è rientrato negli alloggi dei frati, dopo l’operazione d’urgenza al Policlinico Umberto I, Padre Angelo Gaeta, il sacrestano della Basilica papale che ha avuto la peggio durante la brutale aggressione. È uno degli accusatori di Padre Manelli, l’83enne frate fondatore dell’Ordine sospeso al doppio filo della giustizia, un processo canonico e uno avviato presso il Tribunale di Avellino, a sua volta doppio, penale e civile. A Padre Angelo, intimo amico di Papa Francesco, resta uno sfregio in viso, per la ferita profonda, dallo zigomo al mento, procurata da un collo di bottiglia usato come arma da Cerro, e un interrogativo destinato a rimanere senza risposta.

Perché il 42enne, originario del Frusinate, si è avventato contro di lui e contro il giovane frate filippino Padre Gregorio Adolfo accorso in suo aiuto? Per i carabinieri di piazza Dante, a Roma, è il gesto di un uomo con problemi psichici, un senzatetto con precedenti per piccoli reati contro il patrimonio. Ha agito però con lucidità, ben vestito, nonostante fosse senza fissa dimora, con l’esplicita intenzione di far male a Padre Angelo.

Così, sabato pomeriggio, con la tagliente e rude arma di vetro nascosta sotto il giubbotto, si è diretto dritto verso la sacrestia, al di là della navata gremita di fedeli, eludendo tutte le misure di sicurezza anti-terrorismo predisposte intorno alla Basilica, compresi i metal-detector che, evidentemente, non sono pensati per rilevare il vetro, ma solo il metallo.

Ascoltato ieri pomeriggio dal Maggiore Lorenzo Iacobone, comandante della Compagnia dei carabinieri che hanno fermato la fuga di Cerro, Padre Angelo Gaeta ha affermato ancora una volta di non conoscere l’aggressore che, mentre gli sfregiava il volto, farneticava, dicendo di agire secondo gli ordini di una setta. Gli inquirenti escludono ogni connessione con il ruolo di testimone che Padre Angelo Gaeta ha rivestito nel processo in cui è implicata l’Associazione Missione dell’Immacolata, con sede a Frigento, e che vede Padre Stefano Manelli al centro di una presunta fraudolenta gestione dei beni immobili, di proprietà dell’Istituto dei Frati.

Padre Angelo, 52 anni, originario di Pellezzano, in provincia di Salerno, ha testimoniato contro l’azione di governo del frate fondatore dell’Ordine. Il religioso salernitano aggredito, che da diversi anni riceve il Papa nella Basilica liberiana prima e dopo i suoi viaggi apostolici, ha fatto il noviziato e parte degli studi a Frigento.

È stato Segretario generale dell’Ordine e, in virtù di questa carica, ha fatto parte dell’Associazione Missione dell’Immacolata ma fu estromesso da questa, a sua insaputa, da Padre Manelli. È per questo, per il peso giuridico della sua deposizione, unito alle attese sanzioni canoniche nei confronti del frate 83enne, che l’aggressione è apparsa sospetta. Ma i sostenitori di Padre Stefano non ci stanno e gridano, ancora una volta, al complotto ordito contro il fondatore: «È assurdo pensare a un collegamento caso Gaeta-caso Manelli; squallido insinuare che vi sia un mandante» replicano, a muso duro, attraverso i blog e i social network.

IL MATTINO: TESTIMONI CONTRO PADRE MANELLI, FERITI A ROMA

15941280_10211790865516302_723883204775260462_n

Lo scandalo di Frigento

TESTIMONI CONTRO PADRE MANELLI, FERITI A ROMA

I due frati della Congregazione sotto inchiesta aggrediti da squilibrato a Santa Maria Maggiore

di Loredana Zarrella

Singolari coincidenze, legate a prevedibili e imminenti provvedimenti canonici nei confronti di Padre Stefano Manelli, fanno da sfondo all’aggressione avvenuta a Roma, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, ai danni di due frati francescani dell’Immacolata.

Padre Angelo Gaeta e padre Gregorio Adolfo, tra gli accusatori di Manelli, erano in sacrestia quando, sabato pomeriggio, verso le 18, un uomo di 42 anni si è diretto minaccioso verso di loro con un coccio di bottiglia, eludendo tutti gli apparati di sicurezza, gendarmeria vaticana e pattuglie dell’esercito. Li ha sfregiati al volto, farfugliando frasi come «la Chiesa non mi capisce», e poi è scappato via, fuori dalla Basilica papale situata sul Colle Esquilino, dove ha cercato di disfarsi dell’improvvisata arma di vetro.

Ma la sua fuga è durata poco. Fermato dai carabinieri, Renzo Cerro, questo il nome dell’aggressore, originario di Roccasecca, in provincia di Frosinone, è stato portato in caserma. Ancora da chiarire i motivi alla base del folle gesto che ha portato i due frati in ospedale, al Policlinico Umberto I, tra lo sgomento dei fedeli che, dopo aver sentito le urla provenire dalla sacrestia, hanno visto lo sconosciuto fuggire all’esterno.

Padre Angelo Gaeta, sacrestano della Basilica, e amico di Papa Francesco, è stato trasportato d’urgenza al pronto soccorso, in codice rosso, per una profonda ferita dallo zigomo al mento. Operato d’urgenza, ha fatto sapere ora di stare meglio. Più lievi le ferite riportate dall’altro religioso. Subito scongiurata la matrice terroristica del gesto, i carabinieri hanno chiarito che il movente, seppur ancora in corso di accertamento, è da rintracciare nei sentimenti di astio che Renzo Cerro, con precedenti per droga, nutre verso la Chiesa. Secondo la ricostruzione riferita ad «Avvenire» dal cardinale arciprete della basilica liberiana, Santos Abril y Castelló,

L’UOMO AL MOMENTO DELL’AGGRESSIONE AVREBBE AFFERMATO DI AGIRE «SECONDO GLI ORDINI DI UNA SETTA».

«Non ce l’avevo con loro due, ma sono un incompreso, la Chiesa non mi ha capito», ha detto in caserma. Si ipotizza che possa soffrire di disturbi psichici. Ma si ipotizza anche che il gesto sia legato alla delicata situazione che ruota intorno alla Congregazione fondata a Frigento da Padre Stefano Manelli, esautorato dal suo ruolo di guida dell’Ordine da Papa Francesco nel 2013 per presunti abusi di potere, sia nella gestione del patrimonio sia nel governo della vita dei frati e delle suore, diverse di cui hanno affermato di aver subito abusi sessuali.

L’aggressione del ciociaro contro i frati dell’Immacolata potrebbe essere letta, dunque, come un’intimidazione verso chi ha testimoniato contro l’operato di Padre Stefano Manelli. O come uno sfregio alla Chiesa di Papa Francesco, lo stesso che dispensò tutti i membri religiosi dal voto privato di speciale obbedienza alla persona del fondatore. Il riferimento, esplicito, era alla costrizione di suggellare, con il sangue, voti di fedeltà a Padre Manelli.

Padre Angelo Gaeta, che ha vissuto nel convento di Frigento fino ai primi anni ’90, ha di recente testimoniato nell’ambito del processo sulle irregolarità nella gestione dell’Associazione Missione dell’Immacolata. È stato infatti socio dell’associazione ma fu estromesso a sua insaputa da Manelli.

Sul frate fondatore pende ancora il reato di falso ideologico mentre ora il giallo sull’aggressione ai frati si aggiunge a quello sulle morti sospette del frate filippino trovato morto nel pozzo nel 2002, nel convento di Frigento, e di Padre Fidenzio Volpi, il commissario dell’Ordine deceduto nel 2015, sulla cui barba sono poi state rinvenute tracce di arsenico.

GENTE: NEL CONVENTO DEGLI ORRORI SI SPALANCA LA CRIPTA NERA

13062225_10209345702268749_4628298873623711729_n

GENTE: Avellino. Perquisizione choc all’Istituto Francescano dell’Immacolata

Soldi, abusi. E ora l’indagine per una morte sospetta. Tre inchieste cercano di far luce su Stefano Manelli, padre padrone del monastero

NEL CONVENTO DEGLI ORRORI
SI SPALANCA LA CRIPTA NERA

da Frigento (Avellino) Loredana Zarrella

Una cripta misteriosa, un frate morto in circostanze poco chiare, un giro vertiginoso di soldi destinati ai poveri e invece rimasti lì, in appositi conti correnti. Nel mezzo, il sospetto di plagi e abusi sessuali ai danni di decine di suore. Tutti elementi che hanno costretto i carabinieri a un nuovo sopralluogo a Frigento, cuore della provincia di Avellino. E così l’attenzione sui Frati Francescani dell’Immacolata è di nuovo massima.

E’ una vicenda, a metà tra Il nome della rosa di Umberto Eco e i romanzi fantareligiosi di Dan Brown, che dura addirittura dal 1998 quella che vede protagonista il convento irpino. Con al centro un solo, ambiguo personaggio: padre Stefano Manelli, 83 anni il prossimo 1° maggio. Lui che, attualmente indagato dalla procura di Avellino per violenza sessuale e maltrattamento e destituito dal ruolo di guida dell’ordine dalla Santa Sede, si è ritirato in una comunità religiosa a San Giovanni Rotondo. Il paese di San Pio, il frate dei miracoli al quale padre Manelli per decenni ha detto di rifarsi autoproclamandosi addirittura, secondo alcune testimonianze, depositario delle sue sacre stimmate.

Eppure c’è lo sguardo vigile della Santa Sede, ma anche quello più palpabile della magistratura sulla sua opera ecclesiastica. Su quell’ordine religioso che conta circa 700 religiosi tra frati e suore, sparsi in tutto il mondo, già commissariato nel 2013. Ora un bliz dei carabinieri ha scosso la quiete del convento irpino, lì dove padre Manelli avviò a partire dagli anni 70 una nuova esperienza di vita francescana sulle orme di san Massimiliano Maria Kolbe. Un progetto di fede che, secondo decine di testimonianze, si è infranto a partire dal 1990, dopo cioé che la Chiesa riconobbe il nuovo istituto. A quel punto si sarebbe instaurato progressivamente un vero culto verso il fondatore, un controllo assoluto e dispotico sulla vita dei religiosi e una vigilanza morbosa sui movimenti delle suore.

13051726_10209345702188747_5122640893260288177_n

Gente num. 17-2016, prima di copertina – vedi in basso a sinistra

FRA’ MATTEO MORI’ CADENDO IN UN POZZO E FU SEPOLTO NELL’IPOGEO

E’ per vederci chiaro che la Procura di Avellino ha dunque predisposto il sopralluogo nel convento e nel vicino santuario della Madonna del Buon Consiglio. Quindici carabinieri hanno ispezionato in particolare la cripta, la dispensa e il luogo dove venne ritrovato cadavere, nel 2002, frate Mattew Lim, rinvenuto in un pozzo cisterna. E hanno verificato tra l’altro le condizioni igieniche dell’ipogeo, uno spazio angusto interrato dove dal 2000 sono stati sepolti nove corpi, tra cui i genitori di Manelli, Settimio e Licia, dichiarati Servi di Dio dalla Chiesa, suore, frati e benefattrici che alla loro morte hanno lasciato i beni all’istituto di padre Stefano. Beni non esigui: si parla di parecchi ettari di terre, di appartamenti, di ville e negozi tra Roma e Perugia. Sarebbe stato proprio il fondatore a volere questa sorta di cimitero privato, in vista della creazione di un movimento religioso intorno al Santuario.
Una decisione che suscita non poche perplessità: perché, ci si chiede ora, far riposare nella cripta i resti di consacrati e laici, senza aver avuto il visto della Diocesi che è l’ente proprietario della struttura? E le autorizzazioni rilasciate a suo tempo dall’Asl e dal Comune, ora in mano ai carabinieri, sono tutte regolari?

Sepolto laggiù c’è appunto anche il frate filippino Mattew Lim, originario di Quezon City, che a 30 anni, nel luglio 2002, fu trovato esanime nel pozzo del convento. Un incidente, secondo gli inquirenti di allora che non trovarono sul corpo del frate tracce di colluttazione. Qualcuno, timidamente, azzardò l’ipotesi del suicidio. Ma i confratelli lo esclusero perché fra’ Matteo, come veniva chiamato, era gioviale e gran lavoratore. Oggi, alla luce di nuove testimonianze e incongruenze, si fanno largo sospetti ben diversi. E’ per questo che la Procura ha deciso di riaprire il caso per escludere che possa essersi trattato invece di omicidio.

Quanto alla dispensa, i militari sono andati alla ricerca di cibi scaduti. Tra le accuse mosse a padre Stefano da alcuni religiosi, infatti, c’era la costrizione a mangiare alimenti avariati. In questo senso, però, nessuna traccia di anomalia è stata trovata dagli agenti. Del resto, sarebbe stato difficile a tre anni di distanza, dal momento che le accuse risalgono al periodo precedente al 2013, quando un decreto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, firmato dal prefetto Joào Braz de Aviz e approvato da Papa Francesco, dispose il commissariamento dell’Istituto per disordini interni alla vita religiosa.

Accanto alle indagini della Santa Sede e della Procura di Avellino, c’è poi anche quella avviata dalla Guardia di Finanza. Perché questa è anche una storia di soldi e nel mirino è finita la gestione di un cospicuo patrimonio: 30 milioni tra denaro e beni immobili sequestrati a due associazioni legate all’istituto, con un’ipotesi di reato pesantissima per truffa e falso ideologico. Un filone anche penale, avviato dall’avvocato Giuseppe Sarno, legale della gestione commissariale dell’ordine con un dossier da brivido. Che passa anche da giuramenti dell’orrore.

UN’EX SUORA: “DURANTE UN RITIRO SPIRITUALE MI TOCCO’ IL PETTO, DISSE CHE ERA UN MODO PER ACCAREZZARE GESU’ “

Un’ex suora racconta: “Il Manelli nel convento di Frattocchie, vicino Roma, ci disse che avremmo dovuto scrivere una formula con il sangue con cui ci impegnavamo a obbedire ai Padri Fondatori, specie a lui”. Ci sono poi i presunti vizi del religioso. Un’altra ex suora ha rivelato: “In occasione di un ritiro a Pietralcina, in un casolare di campagna, padre Stefano mi metteva la mano in petto e la muoveva in senso rotatorio. Alla mia sorpresa a quel gesto insolito disse che, poiché ero piena di Gesù e dell’Immacolata nel mio cuore, lui in quel modo li sentiva, era come se li accarezzasse. Ha continuato anche in seguito e ho notato che faceva questa cosa anche ad altre suore”. C’è chi racconta di veri tentativi di approccio da parte del frate: “Non vergognarti, considerami il tuo sposo”. E qualcuno parla anche di induzione alla prostituzione di alcune suore nei confronti di sedicenti benefattori del convento.

Papa Francesco è intervenuto. Con un decreto del 19 ottobre 2015 si sono dispensati tutti i membri religiosi dal voto privato di speciale obbedienza alla persona del fondatore. Il quale si dichiara innocente, anzi vittima di una macchinzione. “E’ tutto un complotto”, sostiene attraverso l’avvocato Enrico Tuccillo, “un golpe ordito da alcuni frati per mettere le mani sui soldi dell’istituto”.

2016-01-07_211010

QUEI PATTI DI SANGUE. Uno dei giuramenti scritti con il sangue dalle suore. Il patto secondo le testimonianze era preteso da padre Manelli. Papa Francesco ha sciolto le religiose da ogni tipo di vincolo.

cappa-magna-6-11

LE ALTE SFERE VENIVANO PER LUI DAGLI STATI UNITI. Il cardinale americano Raymond Leo Burke, 88 anni, nel 2010 con padre Manelli e madre Michela Cozzolino, superiora delle suore francescane dell’Immacolata.

 

Loredana Zarrella
Gente, num. 17 – sett. 3/05/2016, pag. 37.

 

IL MATTINO: Benevento. Blitz in convento, inchiesta sui frati morti e sui presunti abusi alle suore

2016-04-16_122223

di Loredana Zarrella

Frigento. Nuove telecamere sono state puntate sul convento del Buon Consiglio. Sono gli occhi elettronici diretti dai militari dell’arma, non più quelli dislocati, fino a qualche settimana fa, dai registi di Rai e Mediaset. Ieri mattina, verso le 9.30, il sopralluogo dei Carabinieri, con tanto di dispositivi per l’acquisizione di immagini, guidato dal capitano della Compagnia di Mirabella Eclano Leonardo Madaro. Un’ispezione minuziosa su mandato del pm Adriano Del Bene, il magistrato titolare del filone d’inchiesta sui presunti abusi perpetrati da Padre Stefano Manelli, il fondatore dell’Ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata destituito dalla Santa Sede dal suo ruolo di guida.

Si cercano tracce e riscontri oggettivi sui fatti che risalgono al governo del frate ultraottantenne indagato dalla Procura della Repubblica di Avellino per i reati di violenza sessuale e di maltrattamento. In modo particolare, i 15 militari dell’Arma che ieri mattina si sono portati presso il convento ed il santuario della Madonna del Buon Consiglio, si sono soffermati sulla cripta, sulla dispensa e sul luogo dove venne trovato cadavere, nel 2002, frate Matteo. Tre locali, tre luoghi cardine dell’inchiesta. Guidati dal padre guardiano del convento e rettore del Santuario Padre Tarcisio Pascale, i militari hanno verificato le condizioni igienico-sanitarie della collocazione di diversi cadaveri nell’angusto spazio della cripta.

Nove i corpi sepolti, a partire dai primi anni del 2000, con l’assenso del Comune e dell’Asl. Ci sono i resti dei genitori di Manelli, per cui è in corso il processo di beatificazione, quelli di alcuni benefattori, di frati e suore, tra i primi il filippino di 30 anni Mattew Lim, originario di Quezon City, che nel luglio del 2002 cadde, come risulta dai registri, nel pozzo del convento. Il nuovo sopralluogo, e le rinnovate verifiche sulla fattibilità accidentale, scattano a seguito delle accuse mosse da alcune religiose in particolare, denunce raccolte anche nell’ormai famoso dossier scandalo a disposizione della Procura.

Fu davvero un incidente quello di fra’ Matteo? Perché e in quali condizioni igieniche sono state conservate le spoglie dei defunti nella cripta? Perché non nel cimitero comunale? Si tratta di tombe a norma? Altri inquietanti interrogativi potrebbero porsi se dovessero essere accertati profili di reato ben più gravi. Tutti i fatti al vaglio degli inquirenti sono accaduti nel tempo in cui Padre Stefano era Ministro Generale dei Frati che hanno appuntato sull’abito grigio-celeste, al lato del cuore, la cosiddetta «medaglia miracolosa».I militari si sono soffermati anche intorno alla dispensa dei frati per verificare se ci fossero o meno alimenti scaduti. Nessuna traccia. Dopotutto le accuse dei religiosi, costretti a mangiare cibi avariati, fanno riferimento al periodo che precede il commissariamento del 2013.Sorpresa e incuriosita intanto, ieri mattina, all’arrivo delle pattuglie, la gente del posto, lungo quella via, Piano della Croce, che ospita il complesso religioso ma anche case, bar e tabaccherie.

I riflettori di nuovo riaccesi sul convento, dove attualmente vivono circa nove frati, riportano alla ribalta mediatica l’inchiesta avviata dalla Procura di Avellino su più filoni, di natura penale e patrimoniale. Esclusa per ora dai controlli e dalla visita delle Forze dell’ordine la casa delle Suore Francescane dell’Immacolata, poco distante dal convento maschile.

Giovedì 14 Aprile 2016, 23:08:06 – Ultimo aggiornamento: 15-04-2016 10:29

http://www.ilmattino.it/avellino/inchiesta_morti_blitz_convento-1670339.html
12670390_10208813131314808_3341505048389504823_n

 

VATICAN INSIDER: INTERVISTA AL CARD. BRAZ DE AVIZ SUI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA

2016-02-24_094130

Braz de Aviz: le vocazioni devono essere gioiose

A colloquio con il Cardinale brasiliano Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica: «Siamo grati a Dio ma anche a papa Francesco, che ha dato una spinta nuova e forte soprattutto per i carismi storici senza lasciar fuori quelli nuovi»
LUCA ROLANDI
ROMA

Nell’ambito dell’assemblea regionale dell’Usmi e il Cism del Piemonte di sabato 13 febbraio dal significativo titolo «Una vita religiosa a misura di Francesco», il cardinale Joao Braz de Aviz, introdotto dal vescovo di Ivrea monsignor Edorado Aldo Cerrato si è soffermato sul tema davanti a una platea attenta e dialogante, documentata dalla diretta dell’incontro trasmessa da Mediacor.tv in streaming.

 

Eminenza, la vita consacrata, la vita religiosa e il magistero di Francesco, quali sono le sue impressioni e prospettive?

«Si è appena concluso l’Anno della Vita consacrata, tempo nel quale abbiamo respirato un’aria di rinnovamento e rilancio della vocazione. In questo momento ci sono due grossi sentimenti che abbiamo riferito a papa Francesco. Prima di tutto un sentimento di gratitudine verso il Santo Padre. Il tempo che stiamo vedendo nella vita consacrata lo dobbiamo a Dio ma anche a papa Francesco, che ha dato una spinta nuova e forte soprattutto per i carismi storici senza lasciar fuori i nuovi carismi. C’era una certa difficoltà a capire il futuro della vita consacrata, soprattutto in Europa, Stati Uniti e Australia che sono continenti dove il peso e la stanchezza dei religiosi è maggiore. E spesso i religiosi si sono chiusi nelle proprie mura. Ma c’è anche tanta novità, per esempio riguardo i monasteri: molti muoiono ma ne nascono molti di più. Secondo sentimento è la questione della fedeltà. Se esistono delle difficoltà noi sappiamo chi seguire per scoprire le nuove sensibilità del nostro tempo e saper cambiare, rimanendo però fedeli alla Parola e la presenza di Gesù. Ci sono delle difficoltà connesse alla vita cristiana, però c’è anche tanta luce».

 

Oltre 2mila religiosi ogni anno lasciano. Un problema che riguarda le congregazioni di tutto il mondo, ma ci sono anche segnali positivi?  

«Questo dato dei 2mila religiosi deve essere inquadrato in una cifra di un milione e 500mila consacrati nel mondo, cioè se lo consideriamo nell’insieme è proporzionale che ci siano problemi, però il Papa lo trova molto alto. Ci dice che bisogna tornare a imparare il discernimento. Il numero non può essere un discernimento, dobbiamo riconoscere i segni di una vera vocazione. Questo è molto importante. Bisogna trovare le vocazioni provate dal Vangelo e bisogna che siano vocazioni gioiose. Penso che nemmeno l’Europa sarà chiusa a questo. Però bisogna cambiare, occorre ritrovare questa freschezza. Questo darà a tutte le congregazioni nuove vocazioni. Su questo sono tranquillo perché abbiamo avuto delle congregazioni che sono state cancellate e sono tornate, anche quando era rimasta una sola persona. Perché non potrebbe essere così oggi? Quando c’è vita non tramonta la speranza».

 

I Francescani dell’Immacolata. Qual è la situazione adesso?

«Si sta evolvendo in positivo, abbiamo adesso un commissariamento non più di un commissario, ma di tre commissari, abbiamo fatto dei passi molto interessanti riguardo la formazione, riguardo anche la conduzione del proprio istituto, io penso che stiamo camminando bene, il Papa lo segue da vicino, con molta attenzione».

 

Religiosi e consacrati come operano in campo ecumenico?

«Sono davvero profetici i religiosi e i consacrati. Il primo incontro a Roma della vita consacrata è stato ecumenico, il Papa lo ha voluto personalmente. Lo abbiamo preparato con una certa cura, per evitare ripercussione negative con le altre chiese. Abbiamo fatto un piccolo incontro con una cinquantina di religiosi cattolici e una cinquantina religiosi delle altre chiese. La sorpresa è stata che quando abbiamo guardato ai reciproci fondatori abbiamo ricordato che al loro tempo, non esistevamo divisi. Il monachesimo orientale è stato il primo nucleo del monachesimo che poi si è sviluppato in Europa. Questa memoria ci ha permesso di percorrere una strada nuova. Dobbiamo continuare gli incontri ecumenici per sviluppare questo spirito tra di noi. In tutti questo desiderio è profondo e autentico perché le nostre origini sono comuni».

Fonte:  VATICAN INSIDER

 

IL VATICANO: PADRE MANELLI NON PUO’ RESTARE

12669516_10208663539335102_2696554599118912407_n

Frigento: La vicenda dell’istituto francescano

IL VATICANO: PADRE MANELLI NON PUO’ RESTARE

Il cardinale De Aviz interviene sul caso del frate accusato di gravi molestie

di Loredana Zarrella
Il Mattino – Irpinia – sab. 6 feb 2016, pag. 33

«Stefano Manelli non potrà più restare». E’ l’esternazione chiara, forte e inequivocabile, a cui si è lasciato andare il cardinale Joao Braz de Aviz, in occasione di un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa cattolica «Servizio Informazione Religiosa», conosciuta con l’acronimo «SIR» e vicina alla Conferenza episcopale italiana presieduta dal cardinal Angelo Bagnasco.

In quanto prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, il cardinale Braz de Aviz ha firmato diversi provvedimenti relativi all’Istituto dei Francescani dell’Immacolata fondato da Padre Stefano Manelli, controfirmati dall’Arcivescovo José Rodriguez Carballo.

L’11 luglio 2013 firma il decreto di commissariamento della Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata, il 12 ottobre del 2015 il decreto di commissariamento dell’Istituto delle Suore Francescane dell’Immacolata, il 19 ottobre 2015 il decreto con cui si dispensano tutti i membri religiosi dei frati francescani dell’Immacolata e delle suore francescane dell’Immacolata, ed eventuali associati di questo istituto, dal voto privato (o promessa) di speciale obbedienza alla persona del fondatore.

«Stiamo lavorando con tenacia, perché i disguidi sono seri – ha dichiarato il Cardinale Joao Braz de Aviz – Il terribile voto nel sangue è stato sciolto da Papa Francesco. Stefano Manelli è stato allontanato. La questione economica è in mano alla magistratura italiana. La formazione è stata affidata alle Università Pontificie e ai centri riconosciuti. Ci sono tre commissari che stanno guidando l’Istituto in un percorso di normalizzazione. Ciò avverrà soltanto se ci sarà un cambiamento: non tutti, però, sono d’accordo. Abbiamo fiducia che qualcosa si muova. Quel che è sicuro, è che Stefano Manelli non potrà più restare».

Dichiarazioni che lasciano presagire seri provvedimenti da parte della Chiesa. Il prefetto della Congregazione dei religiosi omette, per ben due volte, l’appellativo di «Padre» a Stefano Manelli. Come mai? E’ nell’aria una sospensione a divinis o addirittura una riduzione a stato laicale?

Destituito intanto dalla Santa Sede dal suo ruolo di guida spirituale dell’Istituto da lui fondato, Padre Stefano Maria Manelli, 83 anni il prossimo 1 maggio, si trova attualmente a San Giovanni Rotondo, dove è tornato dopo una breve permanenza a Frigento, dal 21 novembre al 29 dicembre scorsi. Il trasferimento dal convento di Frigento alla cittadella della carità, dove si trova la «Casa Sollievo della Sofferenza», gli sarebbe stato momentaneamente accordato, da parte dei commissari apostolici, per motivi di salute.

Da tempo la formazione dei seminaristi è stata affidata alle università riconosciute dalla Santa Sede

Dalle parole del cardinale Joao Braz de Aviz è facile immaginare ora altri decreti in arrivo dal Vaticano. Atti a favore della Chiesa di Papa Francesco e contro le eventuali derive pericolose maturate nel governo dell’Istituto religioso fondato a Frigento da Padre Manelli. Si parla di derive lefebvriane, di fanatismo, esaltazione e plagio.

Gli inquirenti della Finanza e della Procura, da parte loro, dovranno accertare i reati di truffa aggravata e falso ideologico, oltre agli abusi e alle molestie che Padre Stefano avrebbe compiuto ai danni delle suore.

CORRIERE DELLA SERA: PER LA PERIZIA GRAFOLOGICA LA FIRMA E’ DI MANELLI

2016-01-07_211238

La firma apposta da padre Stefano Maria Manelli sotto la lettera scritta con il sangue da una ex suora è autentica?

Una perizia grafologica di parte attribuisce al fondatore dei frati dell’Immacolata la firma sul giuramento

– di Amalia De Simone /Corriere TV

2016-01-07_210715

La firma apposta da padre Stefano Maria Manelli sotto la lettera scritta con il sangue da una ex suora è autentica? Sì, almeno secondo la perizia la perizia commissionata all’avvocato Giuseppe Sarno, il legale che depositò presso l’autorità giudiziaria i dossier sui presunti abusi nei conventi dei frati e delle suore francescane dell’Immacolata. Le informazioni contenute nei dossier hanno portato all’apertura di un’inchiesta da parte della procura di Avellino che sta cercando di far luce su pratiche penitenziali estreme, abusi, ricatti e perfino ipotesi di induzione alla prostituzione denunciate da suore, frati ed ex religiosi, nei documenti raccolti da monsignor Fidenzio Volpi (deceduto alcuni mesi fa), commissario apostolico nominato dal Vaticano dopo la sospensione del fondatore dell’Istituto Padre Stefano Maria Manelli.

2016-01-07_210837

L’analisi

Alcune suore avevano parlato di patti di sangue, cioè lettere scritte con il sangue nel corso di un rito voluto proprio da Manelli. Corriere.it ha mostrato due di queste lettere e raccolto le testimonianze delle ex suore. Oggi un perito è chiamato a spiegare se la firma apposta su una di queste «promesse» sia di padre Manelli. «Ci sono pochi dubbi, la firma sembra quella di Manelli. L’analisi è parziale perché ho potuto esaminare solo documenti prodotti dall’avvocato Sarno – spiega Gianluca Capra, consulente grafologico specializzato in grafologia giudiziaria – Avevo a disposizione la cartolina scritta col sangue, alcune lettere scritte da Manelli e una busta inviata sempre dal fondatore. Ho proceduto secondo il metodo analitico-comparativo cercando di porre in rilievo analogie e difformità. Dall’analisi emerge che con elevata probabilità i documenti sono stati vergati dalla stessa mano. Vi erano alcuni punti che erano caratterizzanti il gesto scrittorio e che si sono riprodotti durante l’analisi delle scritture comparative per quanto riguarda la pressione scrittoria o l’alternanza degli assi letterali e così via… Non solo non ho trovato grosse difformità ma ho rilevato delle importanti similitudini tra le firme. È chiaro che questo è un giudizio che per quanto abbia un elevata probabilità di essere corretto, andrebbe approfondito con una perizia ad hoc».

2016-01-07_211010

Lettere a sostegno del fondatore

Secondo Capra, le lettere scritte con il sangue ad un primo esame (non è stata infatti eseguita una perizia specifica) sembrerebbero entrambe scritte sotto stress psicologico e probabilmente sotto costrizione per l’andamento della grafia discendente, in quanto sono evidenti segni di titubanza e spasmi pressori. Intanto l’avvocato di padre Manelli sostiene di aver ricevuto tantissime lettere a sostegno del fondatore. Anche le indagini vanno avanti. I carabinieri stanno continuando ad interrogare suore ed ex religiose che avevano inserito la loro testimonianza nel dossier.

Originale e video: http://video.corriere.it/firma-apposta-padre-stefano-maria-manelli-sotto-lettera-scritta-il-sangue-una-ex-suora-autentica/f5c28b1e-b457-11e5-b7e0-5cea02412f89

 

Il Mattino: Patto di sangue, accuse a padre Stefano. Una perizia grafologica attribuisce al frate la firma in calce al giuramento

12512094_10208441603346841_97213588_n

 

Patto di sangue, accuse a padre Stefano. Una perizia grafologica attribuisce al frate la firma in calce al giuramento

di Loredana Zarrella

«Padre Stefano Maria» : è la firma apposta con una penna a inchiostro blu sotto la lettera firmata con il sangue da una suora il 21 maggio 1993, come patto di fedeltà al Fondatore della Congregazione. “Una firmaa autografa del fondatore dei Frati Francescani dell’Immacolata” secondo la perizia grafologica richiesta dall’avvocato Giuseppe Sarno, il legale della gestione commissariale dell’Ordine.

“Dall’analisi dei documenti in nostro possesso – scrive il consulente grafologo Gianluca Capra – e dai riscontri tecnici effettuati si deduce con elevata probabilità che la firma in verifica, apposta sul documento allegato alla seguente relazione tecnico peritale… a nome di “P. Stefano Maria” è riconducibile alla stessa persona firmataria dei documenti comparativi…”.

La perizia di parte conferma così quanto sostenuto finora dalle tante ex suore fuoriuscite dall’Istituto commissariato dalla Santa Sede nel 2013. Testimonianze venute fuori nel giugno scorso, con il dossier scandalo su quei patti di fedeltà che le consorelle sarebbero state costrette a sottoscrivere con il sangue.

Voci a cui il frate ultraottantenne aveva replicato nel novembre scorso attraverso la tv, nel programma di Rai Uno “La vita in diretta”. “Costrizioni, violenze, persecuzioni – aveva detto Manelli, – Non esistono queste cose. Non ricordo nulla, né di aver messo mai firme. L’unica firma che io metto è quella sul registro delle professioni religiose che si fanno con le sante messe, le celebrazioni, ecc. Non ricordo nulla anche perché, effettivamente, sono cose di 23 anni fa, eccetera. Non credo proprio, quindi”.

Dossier – L’analisi sarà posta all’attenzione degli inquirenti che indagano sulla vicenda.

La perizia parla invece di altro. Parla di una controfirma veritiera di Padre Manelli al patto di sangue, che ricorda i riti di affiliazione in uso tra i clan mafiosi; controbatte, in modo oggettivo, almeno al momento, in attesa di ulteriori verifiche, quanto invece contestato e smentito dal frate. “Sono solo fantasie – aveva detto Manelli, – accuse inventate dalle fuoriuscite come una specie di rivalsa perché dimostrati non idonei alla vita religiosa”. Perché inventarsi di aver firmato allora patti di fedeltà a lui e al suo cofondatore Padre Gabriele Maria Pellettieri?

La perizia, che sarà messa a disposizione degli inquirenti, si aggiunge al già corposo fascicolo sul caso dei Frati Francescani dell’Immacolata. Come elementi comparativi utili al lavoro di consulenza tecnico – grafica sono state utilizzate altre cartoline firmate da Padre Stefano Manelli.

Il Mattino – Irpinia – ed. 6 gennaio 2016