La verità sul Commissariamento dei Frati Francescani dell'Immacolata

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La volpe e il pigmeo nella foresta del califfato tradi-protestante

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Riccardo Cascioli è da ormai un anno “in comunione con il commissariamento dei Frati Francescani dell’Immacolata”.

Più importune che opportune se ne è infatti occupato diverse volte.

La levatura dei suoi interventi, accompagnata dal profondo rispetto da lui manifestato verso la dignità delle persone per sua bontà coinvolte, gli ha dato il merito  di trasformare un caso in un casino, cioè in un caso piccolino, da tam tam pigmeo.

L’interessante popolo dell’Africa Equatoriale, noto per la piccola statura, crede tradizionalmente alla metempsicosi.

Qualora un pigmeo analizzasse le risposte del Cascioli al Commissario FFI, potrebbe allora già sperare – nomen omen – nella sua futura reincarnazione in un … Volpi-no!

Sorridiamo al pensiero  di una volpe, inseguita da un affamato cacciatore pigmeo, immaginando la sfida tra una portatore quotidiano di bussola e un esperto conoscitore della foresta pluviale.

Chissà chi vincerà!

La preda o il predatore?

A proposito dei misteri dell’Africa possiamo ancora paragonare il blog LNBQ agli zombi: quando risorge, è più aggressivo di prima!

Poiché il dialogo interreligioso è un must dell’ecclesiologia postconciliare, uno spazio informatico che si reclama cattolico non può mancare di fare riferimento alle Religioni Tradizionali Africane!

L’aggiornamento non finisce qui.

La LNBQ è anche un’Araba Fenice, essendo risorta dalle proprie ceneri.

Non vorremmo che con il piglio aggressivo da fondamentalisti che la caratterizza, conduca i lettori anche verso l’Islamic State!

Che il Cascioli, da califfo del giornalismo, trasformi le rettifiche in sempre nuove polemiche è un fatto accertato.

Questo aiuta a capire la psicologia del personaggio e, accanto alla linea editoriale, la linea ideologica.

Chi si avventura nella giungla mediatica, dove davvero è indispensabile una nuova bussola quotidiana che non è però la LNBQ, oltre a preoccuparsi dell’orientamento, deve stare attento anche a dove mette i piedi.

Anche i Pigmei lo sanno!

Cascioli, infatti, cade nelle sabbie mobili di quel fango provocato da chi, come lui, ha osato e abusato troppo parlare sulla dolorosa vicenda di un Istituto religioso.

Questa dinamica impropria presenta la Chiesa, madre e maestra, come una matrigna che ne sa di meno dei tanti “mercenari” dell’ortodossia cattolica, quelli che si paventano naturalmente più cattolici del Papa e dei pastori “che danno la vita per le pecore”.

Se l’IS si finanzia soprattutto grazie ai pozzi petroliferi occupati, il “califfato cattolico” al quale LNBQ da prova di appartenere, si alimenta pur sempre dai pozzi neri, non quelli del petrolio, bensì quelli del materiale da spurgo utilizzabile, una volta essiccato, come biocarburante.

La disonestà intellettuale è evidente nell’interpretazione del seguente passaggio che il Cascioli cita “Cicero pro domo sua”:

Lo scopo finale delle richieste d’incardinazione in Diocesi appare chiaro: è la costituzione di una piattaforma di lancio, magari off shore come quella dell’Arcidiocesi di Lipa nelle Filippine o in diocesi di minoranza cattolica come in Inghilterra, per raggruppare chierici ordinati in sacris ed ex seminaristi FFI nella speranza di un ribaltone nell’attuale governo della Chiesa universale (…)”.

Il testo del post, tuttavia continuava dicendo: “(… ) che può solo contare su miraggi mentali ai quali non si sottraggono polemisti come Antonio Socci nel suo recente e noiosissimo libro ‘Non è Francesco’”.

E’ chiaro che la capacità di ribaltone non può essere resa possibile da una ventina di disperati.

 “Chi di speranza muore” aspetta piuttosto dagli altri un ribaltone, come se al prossimo Conclave i Cardinali eleggessero un Raymond Burke o come se l’attuale Pontefice dovesse essere deposto dopodomani o diventare vittima di un attentato o di una morte improvvisa.

Sembra fantapolitica, ma in alcuni ambienti cosiddetti “manelliani” circola anche questa vergognosa profezia

Questo è il delirio che il Cascioli attribuisce a noi?

Non pubblicava Cascioli un articolo di Massimo Introvigne nel quale parlava di deriva «pelagiana» come di una rigidità fondata sul sogno di un ritorno a un passato che non può tornare, propria di certi ambienti ultra-conservatori?

Sempre il Cascioli, in tempi non sospetti lasciava parlare l’Introvigne dello scivolone dottrinale di alcuni FFI che, con riferimento a noti insegnamenti di Benedetto XVI, affermavano che tra i giovani frati, tra le suore dell’Immacolata e sulle loro riviste “teologiche” si fosse diffusa una «ermeneutica della discontinuità e della rottura» rispetto al Concilio Ecumenico Vaticano II, che ne leggeva alcuni documenti – i testi, non solo le loro interpretazioni postconciliari – come in contrasto radicale con il Magistero precedente. La stessa interpretazione di «discontinuità» era data alla riforma liturgica: non solo si celebrava la Messa antica, ma si considerava in qualche modo «inferiore» – in qualche caso, addirittura «sospetta» – la Messa nel rito ordinario successivo alla riforma, e questo particolarmente presso le suore.

Il sociologo torinese, esperto di sette, spezzava solo alla fine della sua analisi una lancia a favore della presunta fedeltà al Papa di Padre Manelli, cosa però che dopo soli pochi mesi dal Commissariamento si rivelava ormai inesistente.

Alla resa dei fatti anche la dichiarazione di “devota obbedienza” scomparsa alla chetichella dal sito ufficiale FFI è diventata una bufala che rimane solo in qualche espressione poetica di un instant book sul Papa preparato dal Padre Manelli per la visita al santuario mariano di Castelpetroso (IS) del 19 marzo 1995 di Giovanni Paolo II.

Un atto di vassallaggio rivelatosi ipocrita perché – da più testimonianze – risulta che il Padre Manelli abbia pubblicamente criticato Giovanni Paolo II specialmente durante il Giubileo del 2000.

Nel 2005, in  tempi non ancora al 100% sospetti, l’allora vescovo di Campobasso, Mons. Armando Dini, mandò giustamente via sia i frati che le suore Francescani dell’Immacolata da Castelpetroso

All’epoca subito ne prese le difese Unavox: un fidanzamento allora annunciato con gli FI, ma matrimonio rato e consumato col Commissariamento.

Di fronte a questi soli semplici esempi, quale vescovo accoglierebbe dei religiosi problematici e in rottura con il loro stesso Istituto?

Fughe dal convento, distrazioni di beni, disobbedienze formali, lettere aperte, insulti e calunnie, eresie materiali, formazione incompleta, sono solo alcuni dei peccati rilevati nei poveri “transfughi FI perseguitati” (TFIP).

Può bastare come “passaporto ecclesiale” il dichiararsi “fedeli al Fondatore” facendo – tra l’altro – confusione tra il carisma e la persona?

Non è proprio l’asserita fedeltà a un uomo problematico, idolatrato come un dio e seguito da alcuni più del Papa, il motivo di preoccupazione della Chiesa?

Sarebbero delle nostre sdrammatizzazioni sarcastiche i deliri di cui parla Cascioli?

Peccato che una persona che si espone al pubblico come il Direttore di LNBQ sembri incapace di trovare aspetti divertenti in ogni contesto del quotidiano e vivere una vita all’insegna dell’ottimismo e dello stare piacevolmente insieme agli altri.

Chi sa bene quali siano le proprie virtù e le proprie debolezze e le accetta, è anche colui che sa prendersi non troppo sul serio riuscendo a ironizzare su di sé.

Non era forse proprio questo ciò che mancava all’autoreferenziale Padre Manelli e ai suoi seguaci?

Ci dispiace ora per Riccardo Casciòli (o Càscioli?)

Avranno entrambi perso la bussola?

Alle profezie di sventura sinceramente preferiamo l’Evangelii gaudium di San Francesco e di Papa Francesco!