La verità sul Commissariamento dei Frati Francescani dell'Immacolata

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SENZA ISTITUZIONE NON C’E’ CARISMA

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Dopo la recente Assemblea della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori (CISM) che ha riunito a Tivoli (Roma) i Padri Provinciali e i Custodi dei vari Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica, la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha celebrato la sua 67° Assemblea Generale ad Assisi dal 10 al 13 novembre 2014.

Il tema centrale dedicato alla vita e alla formazione permanente dei presbiteri ha riunito più di duecento membri tra vescovi, religiosi e laici esperti.

Padre Fidenzio Volpi, Commissario Apostolico dei Frati Francescani dell’Immacolata, in qualità di Segretario Generale della CISM è da vent’anni che prende parte per diritto e per competenze alla commissione mista CEI/CISM.

Anche dopo il suo recentissimo incontro con Papa Francesco, diversi sono i vescovi italiani che lo hanno avvicinato per incoraggiare il suo delicato e difficile compito affidatogli dalla Santa Sede.

Un gruppo (25+25) di presbiteri ed ex studenti dei Frati Francescani dell’Immacolata cerca da mesi accoglienza presso qualche Diocesi.

La richiesta sta suscitando riserve e perplessità nei pastori delle Chiese locali perché si è rivelata non conforme al naturale disegno di rimodellare la propria vocazione come prete secolare, ma stratagemma per sottrarsi intanto all’autorità della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e dello stesso Commissario Apostolico in una fase di verifica canonica, dottrinale, disciplinare e finanziaria.

Lo scopo finale delle richieste d’incardinazione in Diocesi appare chiaro: è la costituzione di una piattaforma di lancio, magari off shore come quella dell’Arcidiocesi di Lipa nelle Filippine o in diocesi di minoranza cattolica come in Inghilterra,  per raggruppare chierici ordinati in sacris ed ex seminaristi FFI nella speranza di un ribaltone nell’attuale governo della Chiesa universale che può solo contare su miraggi mentali ai quali non si sottraggono polemisti come Antonio Socci nel suo recente e noiosissimo libro “Non è Francesco”.

Nello scorso inverno, alcuni degli ex superiori dei Frati Francescani dell’Immacolata si erano prodigati in una furtiva e pretestuosa raccolta di firme nella quale si voleva far credere a giovani e inesperti religiosi che il loro gesto avrebbe “salvato il Fondatore” ed evitato che la Santa Sede o il nuovo governo dell’Istituto mitigassero il carisma.

Essi contavano sulla complicità del chiacchierato cardinale Franc Rodé che doveva presentare al Papa una fabbricata petizione per passare sotto la disciplina canonica di Ecclesia Dei e quindi sviluppare una scelta quasi esclusivista della liturgia cosiddetta tridentina non solo per la Santa Messa ma anche per il Breviario.

Pertinente e luminosa è la dichiarazione, ripresa oggi dal sito ultratradizionalista “chiesaepostconcilio”  attribuita a mons. Pozzo della pontificia commissione Ecclesia Dei.

Il prelato triestino ha recentemente fatto capire all’Istituto del Buon Pastore, dipendente da Ecclesia Dei,  che la liturgia tradizionale può essere proibita dall’autorità e che il diritto di critica «seria e costruttiva» al Vaticano II deve cedere il posto all’ermeneutica della continuità.

Dal 2009 in realtà alcuni giovani chierici dei Frati Francescani dell’Immacolata, con un recente dottorato acquisito in discipline ecclesiastiche stavano promuovendo un’agenda più ideologica che teologica di un capzioso dibattito critico contro il Vaticano II.

I mesi recenti stanno ora e finalmente dimostrando nella vita dell’istituto commissariato un accresciuto senso di comunione ecclesiale e di fedeltà ai valori della vita religiosa francescana e mariana senza la maschera dell’ipocrisia di un tempo.

Ai Frati Francescani dell’Immacolata, infatti, dopo appena un mese dal commissariamento,  erano stati sottratti tutti i beni per affidarli alla gestione di figli spirituali e familiari del Fondatore.

Questo, molto probabilmente,  serviva per foraggiare l’agognato novello Istituto religioso che la Santa Sede non potrà mai omologare per decenza e coerenza, oltre che giustizia e sensus ecclesiae.

Malgrado una lettura sempre più serena e chiara sulla vicenda, qualche ex giornalista  come Marco Tosatti continua la sua critica all’azione del Commissario Apostolico Padre Fidenzio Volpi attribuendogli nel suo blog addirittura un’azione dissuasiva nei confronti dei vescovi italiani che vorrebbero accogliere i Frati dissidenti e “transfughi”.

Incomincia a sorgere più di qualche dubbio sulla buona fede e sulla loro probità professionale dopo “fughe” di beni mobili ed immobili, collusioni con ambienti curiali in opposizione all’attuale pontificato di Papa Francesco e appoggi politici di lobbies estremiste italiane ed estere che già credevano di aver assoldato un giovane Istituto internazionale operante anche nel campo della comunicazione.

Quanto ai vescovi che stanno mostrando disponibilità di accoglienza a qualche chierico FFI “transfugo”, si annovera il problematico Mons. Ramon Arguelles delle Filippine, del quale hanno molto parlato i blog tradizionalisti.

Egli sta fornendo “asilo politico” a cinque frati che sono stati spinti simultaneamente a scappare dal convento finanziati dagli amici del Fondatore anche nel costoso biglietto aereo dall’Italia.

L’arcivescovo di Lipa non potrà ancora per molto tempo resistere agli ordini formali di restituire i Frati transfughi alla loro Famiglia Religiosa.

La disobbedienza di Mons. Arguelles è sconcertante, ma un eventuale provvedimento disciplinare nei suoi confronti non potrà sorprendere più di tanto.

L’arcivescovo di Lipa, autorizzando a dei chierici sospesi l’esercizio del ministero, sta consumando un abuso canonico e disciplinare che crea ulteriore confusione nelle anime della sua diocesi e illusione di giovani sacerdoti.

In Italia è nota invece la vicinanza di mons. Mario Oliveri a Mons Bernard Fellay, capo dei Lefebvriani e a Padre Stefano Maria Manelli,  il Superiore deposto dei Francescani dell’Immacolata.

Mons. Oliveri è molto probabilmente tra i vescovi che non disdegnerebbero di accogliere dei Frati disobbedienti o “transfughi”.

I recenti avvenimenti scandalosi che hanno interessato la sua Diocesi di Albenga-Imperia hanno però definitivamente messo in discussione la sua credibilità e quella dei religiosi FFI residenti a Pontelungo rendendo problematica la sua azione di governo.

L’intera vicenda dei Francescani dell’Immacolata sembra volgere oramai a una soluzione con la chiara distinzione tra chi vuole seguire la Chiesa e chi vuole seguire una “sua” chiesa.

L’attenzione dei Vescovi al ministero presbiterale e alla vita consacrata nell’Anno che le è dedicato non può permettere ulteriori ferite al Corpo Mistico di Cristo a favore di messianismi e falsi profeti.

L’Anno dei Religiosi voluto da Papa Francesco è stato pensato nel contesto dei cinquant’anni al Concilio Vaticano II e, più in particolare, del Decreto Perfectae caritatis.

La memoria grata per aiutare i consacrati a vivere il presente con rinnovata disponibilità ad assumere i propri impegni con la gioia che segna una esistenza evangelica, fraterna e missionaria, nella preghiera e nella penitenza, non è forse quanto il Padre Manelli voleva realizzare all’inizio della sua esperienza?

Cos’è andato storto?

C’è sempre tempo per la revisione e la misericordia che distingue i santi dai santoni.

Per lenorme influenza che il Padre Manelli esercita palesemente su parte di “ex” sudditi, laici e suore, basterebbe una sua parola per mettere la pace anziché alimentare odio e divisione.

E’ lecito chiedersi: Perché Padre Manelli non ha mai preso le distanze dalle critiche al Papa, alla Congregazione per i Religiosi, al Commissario, ai suoi figli, in nome di chi credeva di difenderlo con mezzi immorali?
 
Dalla città d’Assisi, il vir catholicus San Francesco, ci ricorda che i doni di Dio non sono da sotterrare nel proprio hortus conclusus, ma essi devono essere donati agli altri con generosità e distacco.

Non a caso il Vangelo di domenica scorsa ci presentava la parabola dei talenti che Papa Francesco ha ripreso nell’Angelus: “Credo che oggi sarebbe un bel gesto che ognuno di voi prendesse il Vangelo a casa, il Vangelo di San Matteo, capitolo 25, versetti dal 14 al 30, Matteo 25, 14-30, e leggere questo, e meditare un po’: “I talenti, le ricchezze, tutto quello che Dio mi ha dato di spirituale, di bontà, la Parola di Dio, come faccio che crescano negli altri? O soltanto li custodisco in cassaforte?”.